Mike Piazza ha definito i fans dei Mets i migliori del mondo.
Pochi giorni fa, Mike Piazza ha annunciato il suo ritiro dal baseball giocato.
“After discussing my options with my wife, family and agent, I felt it was time to start a new chapter in my life,”
“It has been an amazing journey … So today, I walk away with no regrets."
“I knew this day was coming and over the last two years. I started to make my peace with it. I gave it my all and left everything on the field.”
Dietro a queste parole, traspare il gusto amaro di chi avrebbe girato la mazza ancora qualche volta se gli fosse stata data una occasione ma così non è stato.
Traspare anche l'orgoglio di un giocatore che, scelto al sessantaduesimo giro del draft 1988 su espressa richiesta di Tom Lasorda nell'indifferenza generale, ha dominato offensivamente il suo ruolo in tutto e per tutto, rivoluzionandone la concezione.
Mike non è mai stato un giocatore solo baciato dal talento, né da un fisico da superman; Mike è sempre stato uno che ha lavorato sodo e per questo probabilmente i tifosi lo hanno sempre amato.
Quando fu scelto era un prima base: privo di un braccio fulminante, nel tempo si è costruito un know-how tale da poter chiamare difensivamente una partita in maniera impeccabile da catcher per poi dare spettacolo quando saliva al piatto.
Dal suo primo assaggio di MLB con i Dodgers (1992), Piazza snocciola cinque spettacolari stagioni a Los Angeles che culminano nel 1997 in una linea statistica che stupisce: 362/431/638 con 40 HR e 124 RBI sono il biglietto da visita con cui entra nella stagione che lo farà diventare free agent.
Ma l'importanza di Piazza non si può quantificare con i numeri: a distanza di anni, la trade che lo portò dai Dodgers ai Mets (con tappa ai Marlins) viene ricordata come un evento che cambiò la sorte delle due franchigie, a tutto vantaggio dei newyorchesi.
Colui che sarebbe potuto essere tranquillamente l'emblema dei Dodgers per altri dieci anni, venne venduto dalla allora neo proprietà (la News Corp) all'insaputa di tutti e nell'incredulità di compagni di squadra e tifosi: i Marlins lo girarono immediatamente ai Mets, dove Piazza ha rappresentato il primo mattone della rinascita di una franchigia allora schiacciata dalla popolarità immensa dei concittadini Yankees.
E' stata una delle peggiori trade mai viste, non solo per il valore assoluto dei giocatori coinvolti, quanto per le ripercussioni negative che la trade stessa ebbe su tutto l'ambiente dei Dodgers.
Piazza ai Mets è rimasto per otto stagioni, confermando assolutamente il suo valore e i suoi numeri almeno fino al 2003: l'inesorabile declino lo ha portato su cifre che normalmente sono considerate buone, anche se da lui ci si aspettava sempre più del necessario.
Le ultime due stagioni, una a S. Diego e l'altra ad Oakland da DH, hanno rappresentato il canto del cigno per lui che, in carriera, mette insieme un Rookie of the Year ('93), 12 volte All Star, 10 Silver Slugger ed una presenza costante nelle votazioni del MVP, in cui arriva due volte secondo.
Per capire la trasformazione di un ruolo, quello di catcher, che Piazza ha indotto, si guardi a questa statistica: solo 8 catchers hanno superato i 30 HR, i 100 RBI e hanno avuto una media battuta superiore a .300.
Mike Piazza lo ha fatto per sei stagioni, compresa quella in cui ha giocato per Dodgers, Marlins e Mets.
Chiude con una linea di 308/377/545 con 427 HR (di cui 396 da catcher, record assoluto) e 1335 RBI: l'entrata nella Hall of Fame lo attende senza alcun dubbio mentre si è scatenato il dibattito se quel viaggio Mike lo farà con in testa un cappellino dei Dodgers oppure con quello dei Mets.
Le bellissime parole che Mike ha speso per ringraziare il pubblico dei Mets fanno capire per chi batta oggi il suo cuore, infliggendo un dispiacere senza limiti a tutti i tifosi dei Dodgers che continuano a vederlo vestito di blue nel loro immaginario.
Non conosco le richieste di Piazza per giocare un'altra stagione ma, fossi stato nei McCourt (proprietari dei Dodgers), avrei riportato Mike a Los Angeles anche solo per lavare in parte l'onta di quella ridicola cessione e per fargli chiudere la splendida carriera dove l'aveva iniziata.
A prescindere dal cappello che porterà , la sua impronta resterà impressa nella memoria di tutti: in quella di chi l'ha temuto da avversario (leggendarie le liti con Clemens) ed in quella di chi ha avuto la fortuna di annoverarlo dalla propria parte.
Grandissimo Mike, grazie di tutto quello che ci hai fatto vedere.