Jon Lester esulta: lo scoreboard racconta l'impresa
Ci sono grandi imprese sportive, portate a termine con determinazione e sacrificio, e destinate a rimanere negli annali per sempre, ci sono imprese sfiorate ma incompiute, di cui si perdono lentamente le tracce ed i nomi dei protagonisti, e ci sono storie umane che vanno al di là del valore atletico e sportivo dell'evento, che ripagano un'intera stagione di attese e magari di delusioni.
Era successo lo scorso anno a Curt Schilling ad Oakland contro gli A's, il 7 giugno, quando Shannon Stewart gli rovinò la festa con una valida proprio all'ultimo out dell'ultimo inning, mentre neanche tre mesi dopo, il 1° settembre, l'impresa riusciva a Clay Buchholz, rookie alla sua seconda apparizione in Major League e questa volta a Fenway Park davanti ad un pubblico in delirio.
Ma l'impresa di Jon Lester di ieri ha qualcosa in più, se si considera la sua storia: Scelto dai Red Sox al secondo giro nel 2002 dopo un brillante inizio carriera ai tempi del liceo che gli era valso tre titoli MVP, e successivamente una rapida ascesa nelle minors, due anni fa esordì in MLB, dopo la chiamata forse un po' prematura, e forzata anche a causa di una serie di infortuni che avevano colpito la rotazione della prima squadra; ma subito Jon aveva dimostrato di valere tutte le aspettative che erano state riposte in lui, e di essere perfettamente all'altezza della lega.
Poi durante l'estate, dopo una serie di test a cui si era sottoposto per trovare l'origine di un fastidio alla schiena, inizialmente imputato alle conseguenze di un non grave incidente stradale in cui era rimasto coinvolto, la terribile diagnosi del tumore. Fu enorme la commozione a Boston perché queste sono le cose che possono far finire la carriera di un atleta, talvolta per il fatto medico in sé, talvolta per l'incapacità di reagire e di combattere.
Fortunatamente per lui il trattamento andò a buon fine e la lenta riabilitazione che lo tenne lontano dai campi delle majors per quasi un anno, lo fece tornare quello di prima, chiudendo la scorsa stagione regolare senza neanche una sconfitta ed in chiaro miglioramento rispetto all'anno precedente. La Baseball Writers' Association of America gli conferì il Tony Conigliaro Award, in onore della battaglia combattuta e vinta contro la malattia; ma l'ultima perla doveva ancora arrivare, infatti fu sua la vittoria nella decisiva gara 4 delle World Series del 2007.
Ecco che la prestazione di ieri sera acquista un valore speciale, per lui, per i tifosi, per tutta la squadra, e chi ha vissuto in diretta l'impresa ha visto persone commosse ovunque la camera spaziasse, a partire dai cronisti della NESN, Jerry Remy e Don Orsillo, che fin dal momento in cui ha iniziato a balenare il pensiero del no-hitter, non lo hanno di fatto mai nominato, e poi i suoi compagni, che alla fine della gara a turno lo hanno abbracciato a lungo, e poi ancora sugli spalti, tifosi emozionati e commossi piuttosto che festanti e deliranti, e poi il pitching coach John Farrell, che lo ha guidato nella riabilitazione, e poi…
…e poi resta l'immenso valore sportivo della prestazione, solo 2 baserunners arrivati con 2 basi su ball, 9 strikeous, ultimo out incluso, impressionanti per il coraggio, per la determinazione con cui Jon per tutta la partita non ha mai avuto paura di attaccare la zona di strike, e nonostante i 130 lanci complessivi ha dimostrato che ne aveva ancora.
E così ora Jon Lester è entrato nella storia dei Red Sox, nella storia del baseball e dello sport, con uno di quegli eventi che cambiano la carriera: ora Jon è ufficialmente uno di quelli bravi, ma bravi veramente, se qualcuno aveva ancora qualche dubbio. Il suo è stato il 18° no-hitter nella storia della franchigia di Boston, ed il quarto nella carriera del catcher Jason Varitek, a cui va sicuramente una parte del merito e che non a caso ora guida la speciale classifica di quelli che vivono l'evento dall'altra parte del piatto di casa base, e poi"
"e poi quel toccante, lungo abbraccio con il manager Terry Francona, che raccontiamo per ultimo; piangeva, e il caos che impazzava al di fuori sembrava non riguardare minimamente nessuno dei due, mentre si parlavano all'interno di un mondo tutto loro; cosa si siano detti in quei momenti non lo sapremo mai, ma abbiamo letto oggi le loro dichiarazioni:
"E' un secondo figlio per me",
dice l'uno,
"E' un secondo padre per me",
risponde l'altro. Non c'è niente altro da aggiungere.