Yankees 6 – Red Sox 5

Aaron Boone esulta: il suo homerun manda gli Yankees in finale!

La “maledizione del bambino” ha colpito ancora: Boston perde la partita, e quindi la serie, in un modo talmente rocambolesco e, ad un certo punto, inaspettato da far credere che quel complesso di inferiorità , maturato dai Red Sox in questi decenni, li porti sempre a mollare proprio ad un passo dalla meta.

Non serve soltanto il fattore psicologico però a spiegare questa sconfitta: sul campo, per tutta la serie, si sono visti errori dilettanteschi nel gioco fra le basi e, soprattutto in questa gara 7, nella gestione dei pitchers da parte di Grady Little, il loro manager.

L'occasione buttata al vento dai Red Sox appare grandissima, se pensiamo che, nella parte bassa dell'ottavo inning, Boston si trovava in vantaggio di ben 3 lunghezze ed era in pieno controllo, quando Little si è intestardito a puntare sul suo asso, Pedro Martinez [14W-4L ERA 2.22] nonostante questi mostrasse chiari segni di affaticamento, dopo aver disputato 7 innings di grandissimo livello!

Grady ha sostituito Martinez solo quando gli Yankees erano riusciti a pareggiare la partita mettendo a segno ben 4 valide e 3 punti in un solo inning!

La decisione del manager appare ancora più incredibile se pensiamo all'efficacia dei suoi rilievi: Ebree e Timlin, in questa serie, sono stati praticamente perfetti, lasciando a secco gli Yankees (0 punti concessi) nei 10 inning da loro giocati!

Se è vero che Grady ha commesso degli errori, va però dato atto agli Yankees di non aver mai abbassato la guardia e, come nella loro tradizione, di avere sempre combattuto credendo nella possibilità  di raggiungere la vittoria finale.

I complimenti vanno comunque a entrambe le franchigie, che hanno disputato un Championship meraviglioso, tanto ricco di tensione, di spettacolo, di emozioni che sarà  ricordato per molto tempo.

Ma veniamo alla cronaca: Gara 7 si gioca al mitico Yankee Stadium, gremito in ogni ordine di posti (56.279 spettatori), in una giornata soleggiata con una temperatura mite (16 gradi) e un vento non fastidioso (solo 18 Km/h).

Joe Torre manda sul monte Roger “The Rocket” Clemens [310W-163L ERA 3.19 in 20 anni di carriera!], il 41enne pitcher oramai giunto alla sua ultima stagione, ma sempre affidabile in gare di questa importanza.

Il lineup è quello anti-Pedro con Enrique Wilson in terza base, Nick Johnson al numero 2 e Karim Garcia all'esterno destro.

Giambi, in netta difficoltà  durante la post-season (.216), è retrocesso dal ruolo di cleanup allo spot numero 7, mentre al suo posto viene schierato Bernie Williams.

Il lineup è dunque il seguente:

1-Alfonso Soriano (2B)
2-Nick Johnson (1B)
3-Derek Jeter (SS)
4-Bernie Williams (CF)
5-Hideki Matsui (LF)
6-Jorge Posada (C)
7-Jason Giambi (DH)
8-Enrique Wilson (3B)
9-Karim Garcia (RF)

Grady Little punta su Pedro Martinez come partente e conferma in blocco il lineup vittorioso in gara 6, puntando sull'ottimo momento di Nomar Garciaparra, reduce da un 4 su 5, di Todd Walker (.368), di Trot Nixon e di Jason Varitek.

I titolari per questa gara sono quindi:

1-Johnny Damon (RF)
2-Todd Walker (2B)
3-Nomar Garciaparra (SS)
4-Manny Ramirez (LF)
5-David Ortiz (DH)
6-Kevin Millar (1B)
7-Trot Nixon (RF)
8-Bill Mueller (3B)
9-Jason Varitek (C)

Il match inizia con l'atteso dominio dei pitchers, ma già  al secondo inning accade ciò che tutti i tifosi degli Yankees temevano: Clemens viene messo subito sotto pressione e toccato duro prima da Millar (con un singolo), poi da Trot Nixon che spara la palla di Roger oltre le recinzioni dello Yankee Stadium segnando i primi due punti (Boston 2-NYY 0).

Clemens sembra rimettere le cose a posto eliminando al piatto Mueller, ma con due eliminati, si presenta in battuta Varitek che realizza un doppio.

Gli Yankees vanno nel pallone e una palla lanciata male da Wilson per eliminare Johnny Damon, consente a Varitek di segnare un altro punto (Boston 3-NYY 0).

Il secondo inning si chiude con 3 valide e 3 punti per Boston, con un Clemens duramente scosso, con la difesa newyorkese in palese difficoltà  e con la sensazione che i Red Sox abbiano in mano la gara.

Questa sensazione viene confermata dalla scarsa vena delle mazze newyorkesi (appena 2 valide nei primi 4 innings) dominate da un Martinez preciso e potente come nelle sue migliori giornate.

Quando all'inizio del 4° inning Kevin Millar realizza il secondo Home Run della giornata (Boston 4-NYY 0) la stagione degli Yankees pare al capolinea: Clemens regala una base-ball a Nixon e poi una valida a Mueller, e per Torre questo è sufficiente per mandarlo negli spogliatoi dopo soli 3 innings in cui ha concesso 6 valide e ben 4 punti.

Con gli uomini agli angoli e zero eliminati, sale sul monte di lancio Mike Mussina [0W-3L ERA 4.66 in questi P.O.]; The Moose è considerato il capro espiatorio per le due sconfitte subite contro Wakefield e quindi si trova ad affrontare una situazione critica in uno stato di grande pressione psicologica.

Mike questa volta da il meglio di sé rispondendo con i fatti a tutti i suoi critici: prima elimina al piatto Varitek e poi, grazie anche alla sua difesa, termina l'inning con un doppio gioco su una battuta debole di Damon.

La marea dirompente dei Sox è così arginata dalla diga eretta da Mussina, il quale porta a termine 3 innings concedendo 2 sole valide e innescando la miccia che porterà  alla rimonta dei Bronx Bombers.

Rinfrancati dalla prestazione difensiva, si svegliano finalmente i battitori degli Yankees: siamo nella parte bassa del 5° inning, sulla situazione di due eliminati, quando Jason Giambi [.250 con 41 HR e 107 RBI in stagione] riesce a colpire duramente la palla di Martinez spedendola tra i suoi fans (Boston 4- NYY 1).

Pedro però ritrova subito la concentrazione e l'efficacia dei suoi lanci, almeno fino alla parte bassa della settima frazione, allorché, con due eliminati, gli si ripresenta davanti Jason Giambi: identica situazione, identico risultato, con i tifosi che si contendono la palla sparata da Giasone oltre le recinzioni (Boston 4-NYY 2).

Sul monte dei Bombers è intanto iniziata la girandola delle sostituzioni: entrano infatti Heredia, Nelson ed addirittura David Wells, partente in gara 5, che però da rilievo non è altrettanto efficace tanto da farsi toccare duro da Ortiz, per quello che è il quinto fuoricampo della partita (Boston 5- NYY 2).

Boston sembra ancora in controllo, Pedro dice a Little di non essere stanco e va sul monte per giocare l'ottavo inning; nel bullpen Ebree e Timlin si stanno scaldando, così come Williamson che è pronto per chiudere la partita al nono.

Il manager dei Sox si fida ciecamente del suo lanciatore, ormai un veterano consapevole dei suoi limiti e della sua condizione fisica.

Il primo a presentarsi al piatto è Nick Johnson che viene eliminato al volo da Garciaparra.

Il secondo è Derek Jeter, il “clutch player” per antonomasia, colui il quale dà  sempre il meglio nei momenti topici quando c'è bisogno di suonare la carica per i suoi compagni.

Jeter, ancora una volta, non tradisce, colpendo un doppio che il seguente singolo di Williams trasforma in un punto per i Bombers (Boston 5- NYY 3).

A questo punto tutti si aspettano che Little sostituisca Martinez, ormai stanco ed in palese difficoltà , invece il testardo manager lo lascia in campo in balia delle mazze yankee: prima Matsui e poi Posada realizzano due doppi che portano a casa altrettanti punti, dando agli Yankees il momentaneo pareggio (NYY 5- Boston 5).

I Red Sox hanno avuto la loro grossa occasione e la hanno sprecata malamente; l'inerzia ora è tutta dalla parte dei New York Yankees: il pubblico festeggia con grida roboanti l'uscita di scena di Martinez e applaude a scena aperta quando Torre fa entrare in campo Mariano Rivera, “Mister Automatic”.

Tutti allo Yankee Stadium sanno che questo significa quasi sempre vittoria e quindi l'entusiasmo è alle stelle.

I Red Sox, però, non mollano un millimetro: Ebree e Timlin sono perfetti anche in questa occasione e dunque si va agli extra innings.

Rivera gioca 3 innings interi, cosa rara per un closer, concedendo solo 2 valide.

Si arriva così alla parte bassa dell'undicesimo inning; sul monte di lancio c'è Wakefield [2W-0L nella serie], che ha già  passato indenne il decimo inning, quando al piatto si presenta Aaron Boone.

Boone batte .161 in questi play-off e Torre lo ha inserito come pinch runner all'ottavo inning per sfruttare la sua velocità  fra le basi.

Primo lancio di Wakefield che Boone colpisce duramente: il pubblico grida “GO-GO-GO” e la palla va ad adagiarsi nel lower deck sinistro dello Yankee Stadium.

Game Over.

Il vincente, nonché MVP della gara e della serie, è Mariano Rivera, il perdente è, il comunque ottimo, Tim Wakefield.

Gli Yankee vincono partita e serie, il pubblico, tutto in piedi applaude e urla, i giocatori si abbracciano, Joe Torre piange commosso sulle spalle della moglie dopo aver ringraziato ad uno ad uno i suoi ragazzi.

Opposto l'umore dei Red Sox che sanno di aver dato il cuore in questa serie, ma purtroppo neanche questo è bastato.

Un finale da film hollywoodiano per una serie storica che ha tenuto l'America incollata ai teleschermi come non accadeva da diverso tempo.

Gli Yankees accedono dunque alle World Series: a contrastare il loro cammino, verso il 27° titolo di campioni del mondo, saranno i sorprendenti Florida Marlins, i quali, partendo dalla Wild Card, hanno eliminato prima i favoritissimi San Francisco Giants di Barry Bonds e poi, con un finale rocambolesco, i Chicago Cubs del duo delle meraviglie Wood-Prior.

La sfida finale inizia già  stanotte con il duello tra David “Boomer” Wells [15W-7L ERA 4.14] e Brad Penny [14W-10L ERA 4.13].

Con queste premesse non potrà  che essere una serie entusiasmante.

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