Intervista a Mike Marshall

Mike Marshall, versione anni '70 (sopra), e oggi.

Sfogliando il libro dei record, nella sezione dedicata ai lanciatori c'è una lunga lista di primati, quelli che richiedono di aver lanciato un numero spropositato di inning e partite all'anno, stabiliti nel XIX secolo e mai avvicinati nell'era moderna. In mezzo a questi, una manciata risale a metà  degli anni '70.

Poiché avevo stabilito un nuovo record MLB lanciando 179 inning finali in 92 partite nel 1973, Walter Alston mi disse che, a meno che io non gli dicessi altrimenti, mi avrebbe considerato disponibile per ogni incontro. Non gli dissi mai altrimenti.

Nel 1974 quel record divenne di 106 apparizioni. Se pensate alle comparse tipiche dei closer di oggi - Mariano Rivera che entra al nono -, o agli specialisti da un out amati da Tony LaRussa, siete fuori strada: insieme alle 106 presenze sul monte, lo stesso individuo ritoccò il numero di inning lanciati in rilievo, 208 e 1/3. In un periodo arrivò a salire in pedana, altro record, per 13 volte di fila.

Dopo aver lanciato in 13 incontri consecutivi, saltai la seconda partita di un doubleheader, quindi lanciai in altre quattro gare consecutive. Pertanto, il record dovrebbe essere 17 giorni consecutivi.

Stiamo parlando di Mike Marshall, il primo rilievo ad aggiudicarsi il Cy Young Award.
Anzi, stiamo parlando con Mike Marshall. Il rilievo di Tigers, Pilots, Expos, Dodgers, Braves, Rangers, Twins e Mets ci ha concesso una chiacchierata a distanza via email, rispondendo esaurientemente alle nostre domande, spesso alle 7 del mattino. Con questa chiacchierata, e con quanto egli riporta sul proprio sito, scopriremo che la sua resistenza sulla collina non è dovuta ad un braccio di gomma, come sostenevano ai suoi tempi; il dr. Mike Marshall sostiene che tutti possono replicare i suoi sforzi e, oggi, ottenere risultati ancora migliori.

Procediamo con ordine, e lasciamo che sia egli stesso a presentarsi.

Sono cresciuto ad Adrian, Michigan, una cittadina di circa 10.000 abitanti nell'angolo sudorientale dello stato, vicino Toledo, Ohio. Ero il più grande di quattro bambini, di cui una sorella un anno più giovane di me. Ho frequentato la Adrian High School, l'unica scuola pubblica in città . Poiché i miei zii materni erano ottimi atleti al liceo, di cui uno eccellente nel football prima di divenire coach, volevo diventare un coach di football e di baseball al liceo. Dopo la high school, firmai un contratto di baseball professionistico per poter guadagnare i soldi per completare il college.
Poiché la Michigan State University era un college a sistema trimestrale piuttosto che semestrale, ero in grado di completare due trimestri l'anno, piuttosto che un semestre l'anno. Nell'undergratuate school mi laureai in educazione fisica, con un minor in matematica. Dopo aver superato il corso obbligatorio di Kinesiologia al penultimo anno, decisi che volevo perseguire una laurea di dottorato e mi laureai in Exercise Physiology con un minor in Physiological Psychology, e specializzazioni in kinesiologia e motor skill acquisition.
Frequentando un corso extra a trimestre riuscii a laurearmi in dieci trimestri, anziché nei normali dodici trimestri. Immediatamente mi iscrissi al master in educazione fisica. Conseguii il master in quattro trimestri dopo aver completato la tesi. Poi mi presi un anno di pausa prima di iniziare il dottorato per giocare un inverno a Portorico.
Poiché ho giocato a baseball da professionista per venti anni, quattordici nelle Major Leagues, ho allungato il mio programma di dottorato per nove anni. Dopo aver completato la mia dissertazione, conseguii il dottorato e feci un altro anno di ricerca post dottorato.

Il baseball fu dunque un modo come un altro per mantenersi gli studi. In seguito vedremo che gli studi ricambiarono il favore.

Marshall non iniziò nemmeno come lanciatore.

Nel 1964 giocai interbase per i Chattanooga Lookouts nella Southern League in doppio A. Poiché battevo ben oltre .300 all'All Star Break, fui selezionato quale interbase partente. Sfortunatamente, più o meno un mese dopo la pausa, la parte bassa della schiena iniziò a infastidirmi, al punto che non riuscivo a piegarmi per raccogliere le rimbalzanti, a muovermi lateralmente o sventolare la mazza. Ciò nonostante, la squadra mi forzò a continuare a giocare e le mie statistiche crollarono.
L'anno successivo i Phillies mi misero nel roster di triplo A come interbase. Però, dopo l'episodio del mal di schiena dell'anno prima, decisi che la mia schiena non poteva sopportare il supplizio di giocare interbase e dissi al direttore del Player Development che sarei diventato un lanciatore oppure avrei dovuto ritirarmi.
Mi rimandarono a Chattanooga e mi lasciarono lanciare. Ma, nel giorno dei tagli, sebbene stessi lanciando bene, mandarono me, mia moglie e due bambini piccoli, attraverso tutta la nazione fino a Eugene, Oregon, dove giocai la stagione.
Lo spring trainning successivo i Phillies mi cedettero ai Tigers. Anche i Tigers mi volevano far giocare interbase. Dissi loro che, per mostrare che ero in grado di lanciare, avrei giocato un mese all'interbase e avrei lanciato per un mese. Poi avremmo potuto decidere la strada che avrei dovuto intraprendere. Dopo aver battuto terzo nel lineup per un mese, avevo una media sopra .300 e loro mi dissero che volevano mantenermi all'interbase, dicendomi persino che mi avrebbero promosso in triplo A, ma io dissi loro che mi avevano promesso un mese da lanciatore.
In un mese da closer, vinsi 11 partite in rilievo con un'ottima media punti guadagnati. Prima del Memorial Day, la stagione successiva, ero nelle Major Leagues come lanciatore.

Passò il mal di schiena?

No, ma, il non dover piegarmi per raccogliere rimbalzanti e sventolare una mazza, rallentò il deterioramento del disco intravertebrale tra la quinta vertebra lombare e la prima vertebra sacrale. Fui in grado di lanciare dal 1965 al 1977 prima di aver bisogno di un intervento chirurgico per rimuovere i frammenti di quel disco intravertebrale distrutto. Se avessi continuato a giocare interbase, mi sarebbe servito un intervento molto prima.

La prima stagione nelle big leagues, il 1967, la chiuse con le seguenti statistiche:
1W – 3L; 10 SV; 59 IP; 1.98 ERA.

Benchè, nel 1967, per i Tigers, ebbi un'ottima media punti guadagnati, al termine della stagione, per poter diventare il miglior lanciatore possibile, dal punto di vista dell'abilità  e della resistenza agli infortuni, sapevo di dover cambiare il mio movimento e la mia strategia di lancio.

Perché cambiare tutto, quando poi non era andata così male?

Cambiai il mio movimento di lancio perché non volevo perdere ulteriore angolo di estensione e flessione nel mio gomito di lancio.

Per aggiustare il proprio movimento, Mike aveva bisogno di vedersi bene e trovò la strumentazione adatta negli ambienti universitari.

Per filmare ad alta velocità  il mio movimento di lancio nel 1967, presi a prestito una cinepresa 16 mm da 400 fotogrammi al secondo dal Dipartimento di Ingegneria Agricola e una 16 mm da 64 fotogrammi al secondo dal mio professore di kinesiologia, Bill Heusner.

Ovviamente una transizione non avviene mai in modo indolore.

Come risultato passai i tre anni successivi faticando a ritrovare il mio gioco. Alla fine, nel 1972, con i Montreal Expos, ritrovai il mio giocoe finii quarto nelle votazioni per il Cy Young Award, il miglior risultato mai ottenuto da un rilievo.

Siamo andati un po' avanti. Dopo un anno nelle Minors, Marshall si riaffacciò nelle Majors nel 1969, proprio quando queste avevano subito diverse trasformazioni: era avvenuta una forte espansione (4 nuove franchigie), erano state istituite le Division e, per porre fine al dominio dei lanciatori, culminato nel 1968, erano state prese alcune contromisure, tra cui l'abbassamento del monte di 10 centimetri.

Diminuendo un lato di un triangolo rettangolo, accorciarono l'ipotenusa. Come possono l'abbassare il punto in cui la palla attraversa il piatto di casa e il ridurre la distanza aiutare i battitori?

Marshall era finito proprio in una delle nuove compagini, i Seattle Pilots che, dopo solo una stagione a nordovest, sarebbero stati trasferiti a Milwaukee.

In una delle mie stagioni finite nel dimenticatoio, il 1969, lanciai per i Seattle Pilots. Benchè mi conquistai il posto di secondo partente, al pitching coach non piaceva la screwball che lanciavo e diceva ai ricevitori di non chiamarla. Stavo ancora apprendendo il mio gioco, ma ebbe più successo dell'atteso, incluso uno shutout da due valide contro Frank House, Mike Epstein e gli altri Washington Senators guidati da Ted Williams.
Sfortunatamente, quando, alle 10 di sera, rientrando in albergo a Cleveland dopo cena, terminò un concerto rock e diversi giovani che ne uscivano decisero che avevo i soldi per il loro autobus nel mio portafogli. Sebbene riuscii a tenermi i miei soldi, mi lussarono la spalla di lancio, terminando la mia stagione.

Probabilmente non si ricorderebbe nessuno dei Pilots, se non fosse che proprio quella squadra è al centro di Ball Four, il controverso diario di Jim Bouton. L'autore ricorda di essere stato compagno di stanza di Marshall, seppure per un periodo brevissimo.

Non ricordo di essere stato in stanza con Jim Bouton, ma ricordo che continuamente scriveva appunti. Dopo la stagione, mi mandò una copia del suo manoscritto e mi chiese cosa ne pensassi. Feci un po' di redazione per rimuovere i colpi bassi e i passaggi che mettevano in ridicolo e glielo rispedii. Pubblicò la mia edizione.
Pensai e continuo a pensare che Ball Four dicesse la verità  sul giocare in Major League senza imbarazzare nessuno. La verità  è che non tutti i giocatori di major league sono esseri umani di qualità  e giocare in major league non è tutto quello che il pubblico pensa che sia.

Già  che ci siamo momentaneamente allontanati dal terreno di gioco, andiamo a visitare la carriera di rappresentante dei giocatori, nella quale pure ha avuto ruoli fondamentali nella storia del baseball.

Durante lo spring training del 1968, i miei compagni di squadra ai Detroit Tigers mi elessero rappresentante dei giocatori. Però il General Manager non voleva che fossi il rappresentante dei giocatori della squadra. Pertanto mi rispedì giù nelle squadra di triplo A a Toledo, Ohio. Poiché stavo lavorando a modificare il mio gioco, mi presentai e vinsi 15 partite da partente e fui votato lanciatore destro dell'anno.

Abbiamo scoperto perché nel '68 Marshall era di nuovo in triplo A.

Nel 1972, i miei compagni dei Montreal Expos mi elessero loro rappresentante. Continuai nell'incarico finchè gli Expos mi vendettero ai Los Angeles Dodgers. Nel 1974, i miei compagni nei Los Angeles Dodgers mi elessero loro rappresentante.

Il caso di Curt Flood era ancora fresco, la Reserve Clause - più attiva che mai - vincolava virtualmente a vita i giocatori al club che per primo li aveva messi sotto contratto. Qualcuno, però, la pensava diversamente.

Dopo la stagione 1974, Andy Messersmith mi fece visita alla Michigan State University per imparare come eliminare i difetti che producevano infortuni nel suo movimento di lancio "tradizionale". Nel corso di quella visita, gli parlai di un piano che avevo per eliminare anche la reserve clause del nostro contratto, cosicché potessimo diventare free agents. Fu d'accordo.

La clausola diceva che, qualora società  e giocatore non avessero trovato accordo per un nuovo contratto, automaticamente si considerava rinnovato il precedente per un anno. I proprietari avevano sempre interpretato ciò in maniera perpetua, ora l'associazione giocatori riteneva invece che, terminato l'anno in cui l'atleta aveva giocato con il contratto automatico, egli era libero di offrire a chiunque i propri servizi.

In seguito nessuno di noi due firmò un contratto per la stagione 1975. Invece lasciammo che i Dodgers rinnovassero i nostri contratti a qualunque cifra essi volessero pagarci. A fine stagione l'Associazione Giocatori dichiarò che Andy aveva lasciato trascorrere l'anno richiesto da contratto per diventare free agent e aprì una causa davanti al giudice del Major League Baseball.
Sfortunatamente per me, nel 1974, poiché avevo firmato un contratto che mi garantiva uno specifico salario minimo per il 1975, sebbene non avessi firmato il mio contratto per il 1975, l'Associazione Giocatori decise che mi ero accordato sul mio salario per il 1975 quando avevo firmato il contratto del 1974 e, di conseguenza, non potevo richiedere la free agency.
Quando il giudice assegnò a Andy la free agency, in modo che ora era in grado di negoziare con tutte le squadre di Major League per la migliore offerta salariale, pensai che i giocatori di baseball avrebbero avuto gli stessi diritti dei cittadini in qualsiasi altro impiego di cercare il datore di lavoro pronto a offrire il massimo per i loro servizi.
Sfortunatamente, la leadership della MLBPA si vendette. Anziché far sì che i giocatori potessero negoziare per la migliore offerta, dovevano giocare sei anni in major league prima di poter diventare free agent.
Poiché la maggioranza dei giocatori non giocavano mai più di quattro anni di Major League Baseball, solo i giocatori di alta qualità  avevano una possibilità  di free agency.

Torniamo sul campo. Eravamo rimasti al 1972, con il quarto posto nella corsa al Cy Young Award.

Nel 1973 e 1974, continuai a migliorare il mio gioco e finii secondo e primo nel Cy Young Award, rispettivamente. Comunque, dopo la stagione 1974, decisi che avevo bisogno di imparare a lanciare una curva. Anziché sviluppare una mia tecnica, mi impratichii con la curva "tradizionale" supinata.

In che modo un lanciatore così dominante può rendersi conto di aver bisogno di un nuovo lancio?

A partire dal 1971, ho traccia di ogni lancio che ho tirato a ogni battitore che ho affrontato. Quando tornavo nel dugout dopo un inning, mettevo questa informazione su un foglio di gara che avevo sviluppato. Qualche volta, qualcuno in panchina compilava il foglio gara per me, ma io controllavo sempre che fosse accurato. Semplicemente portavo una carpetta e un foglio gara nel dugout prima della partita.

Le elaborazioni di quei fogli di gara potete trovarle nel suo testo Coaching Pitchers, del 2003, disponibile gratuitamente sul suo sito. Nel 23° capitolo, trovate il modello su cui Marshall segnava i dati, nel 24° 25° e 26° le informazioni che da essi ha tratto. Le analisi sull'efficacia dei singoli lanci e sulle sequenze di lanci sono illuminanti; proprio da questi numeri Marshall si accorse che gli servivano nuovi lanci per eliminare determinati tipi di battitore che avevano avuto successo contro di lui. Non male per uno che, secondo un articolo apparso sul Los Angele Times nel 2007 non vuole sentir parlare di sabermetrica.

Non ho problemi con la sabermetrica. Il mio problema è quando i general managers usano queste statistiche solo per decidere chi draftare o per chi andare sul mercato. Credo che se valutano i giocatori sulla base di statistiche specifiche, allora dovrebbero insegnare ai propri giocatori come migliorare queste statistiche.

Oggi Marshall non avrebbe bisogno di fare i compiti tra un inning e l'altro, con Sportvision che, con la tecnologia PitchFx, fornisce dati su location, break, punto di rilascio e velocità  di ogni lancio.

L'unica informazione di valore è il tipo di battitore, la sequenza dei lanci e il risultato del turno in battuta.

Torniamo a quella famosa nuova curva.

Per il primo mese della stagione 1975 tutto andò molto bene. La curva migliorava il mio gioco. In cinque partite nel primo mese con i lanciatissimi Cincinnati Reds, lanciai quindici inning e li lasciai a zero. Sfortunatamente, in una partita contro i San Francisco Giants durante il secondo mese, lanciai la mia nuova curva al massimo della potenza e mi ruppi una costola sul lato sinistro.
Sebbene arrivai settimo e quinto nelle votazioni del Cy Young Award all'età  di 35 e 37 anni, sapevo che, se avessi conosciuto il modo di lanciare propriamente una curva, sarei potuto essere un lanciatore molto migliore.
Poi, nel 1988, mentre ero coach al college, scoprii come lanciare curve in modo corretto. Chiamo la mia curva la Maxline Pronation Curve. Le chiavi del suo successo sono: anziché supinare il rilascio, prono il rilascio e conduco il mio braccio di lancio in linea retta verso il piatto di casa base. Se, nel 1975, avessi saputo come fare ciò, allora avrebbero dovuto spedire il Cy Young Award a casa mia ogni anno.

Siamo arrivati al dottor Marshall, che crea nuovi tipi di lancio, con l'aiuto, per dirla con le sue parole, dei due più grandi pitching coach del baseball, Sir Isaac Newton e Daniel Bernoulli. Nel 19° capitolo del libro precedentemente menzionato, Mike presenta l'equazione dei fluidi di Bernoulli e l'Effetto Magnus, e come l'opportuno studio della fisica abbia portato alla nascita di diversi lanci, che egli ha etichettato con nomi un po' difficili da annunciare in diretta mentre il rilievo si scalda: la Four Seam Maxline Pronation Curve e la Two Seam Torque Fastball Slider sono solo un paio; la lista completa, che permette di destreggiarsi contro ogni tipo di battitore, è sempre a disposizione sul sito.
L'ideazione di lanci a prova di galleria del vento non può non risvegliare il ricordo del clamore suscitato dalla Gyroball, il fantomatico (?) lancio creato in laboratorio in Giappone, balzato agli onori della cronaca con l'arrivo in America di Daisuke Matsuzaka.

La Gyroball è una sinker di bassa qualità . La mia Maxline Fastball Sinker è una sinker di alta qualità . Creai la mia Maxline Fastball Sinker per una lezione in aula per studenti in kinesiologia come parte della mia spiegazione dell'Effetto Magnus nel principio dei fluidi di Bernoulli.

E Newton? Lo trovate al capitolo 29, con le sue tre leggi del moto, successivamente tradotte in istruzioni per lanciare in maniera efficiente. Non sarebbe giusto da parte mia - né sarei all'altezza del compito - raccontare il movimento di lancio secondo Mike Marshall; ancora una volta vi invito ad approfittare dei suoi scritti gratuitamente disponibili. Se però, prima di addentrarvi nella lettura, date uno sguardo ai video presenti sempre sul suo sito, noterete, anche con occhio profano, un paio di evidenti differenze rispetto al movimento tradizionale. Il lanciatore non compie alcuna torsione, ma dirige il suo corpo e, di conseguenza, il suo braccio in linea retta verso casa base; inoltre il gomito effettua una vistosa pronazione al momento del rilascio.
Personalmente, leggendo la descrizione della pronazione, e poi vedendola messa in atto nei filmati, ho subito pensato alla screwball, lancio che effettivamente era nel repertorio di Marshall.

Prima di comprendere che, per prevenire la riduzione dell'angolo di estensione e flessione nel mio gomito di lancio, dovevo pronare decisamente il gomito prima, durante e dopo il rilascio, lanciavo una sinking fastball e un pull slider. Immediatamente dopo aver realizzato la necessità  di pronazione del braccio di lancio, iniziai a lavorare sulla screwball.

Generalmente, la parola screwball è associata, sì, a successo, ma anche a scarsa durata di chi ne fa uso. Tranne che per un rilievo, capace di apparire in 92 incontri nel 1973 e in 106 nell'anno successivo.

Non sono a conoscenza di alcuno studio valido che dimostri che lanciare screwball provochi infortuni al braccio. So per certo che si perdono angolo di estensione o flessione. Ma ciò non preclude la possibilità  di infortunio al legamento ulnare collaterale e al parte anteriore della spalla. Ciò che causa tali infortuni sono "reverse pitching forearm bounce" e "striding closed".

Come detto, però, alcune delle scoperte sono arrivate quando la carriera nel baseball di Marshall era già  finita.
Per un po' i beneficiari dei suoi studi furono studenti del college.

Dopo essere stato licenziato dal West Texas A&M, capii che non sarei più stato in grado di ottenere un altro posto da coach di baseball al college. Pertanto decisi che, se avessi mai voluto che il mio movimento di lancio si affermasse nel baseball, allora avrei dovuto allenare dei lanciatori per conto mio. Dopo qualche anno in cui li allenai nel cortile di casa mia, a causa della grande richiesta, aprii il mio Baseball Pitching Research & Training Center.

Era il Natale del 1999 e, già  da tempo, Mike Marshall sperimentava il muro che il baseball oppone a chi cerca di introdurre un cambiamento a qualcosa di radicato da cento anni. Anche quando la novità  è supportata da solide basi scientifiche. A seguire i suoi corsi, programmi variabili da 60 a 724 giorni, di cui trovate dettaglio sulla sua pagina web, non arrivano i prospetti scelti nei giri alti.

I ragazzi che decidono di allenarsi con me per un minimo di 280 giorni sono generalmente diplomati al liceo che non hanno ricevuto una borsa di studio per giocare a baseball e frequentare il college oppure giocatori infortunati.

William Rodeffer è un caso ancora diverso, comunque emblematico del giovane che si presenta al centro di Marshall in Florida.

Prima di trasferirmi in Florida e allenarmi con il dr. Marshall non ero nel baseball. Stavo lavorando in un laboratorio per un master e non giocavo a baseball da quando avevo 13 anni.
Avevo periodicamente svolto ricerche sul dr. Marshall dall'estate 2006, quando avevo iniziato a guardare nuovamente il baseball per la prima volta da anni. Il mio rinnovato amore per il baseball mi fece tornare la voglia di riprendere a giocare, ma davvero non avevo alcuna abilità  da mettere in mostra. Quando avevo lanciato nelle giovanili ero stato un completo autodidatta e volevo andare da qualche parte dove ci fosse qualcuno in grado di insegnare dalla base. Non ci sono molti posti che lo facciano davvero, specialmente quando la persona in questione ha 22 anni. L'allenamento del dr. Marshall richiede di base di dimenticare tutto ciò che uno sa (o pensava di sapere) sul lancio. Fortunatamente, non sapevo un granchè sul modo tradizionale di lanciare, così non c'era molto per me da dimenticare.
Avevo pianificato di allenarmi a casa nel New Jersey, ma Yahoo Sports fece un articolo sul dr. Marshall e il suo Complesso che mi fece prendere in considerazione i benefici di allenarmi direttamente con l'uomo che aveva creato il programma. L'articolo uscì agli inizi di maggio e il nuovo gruppo di lanciatori doveva presentarsi per metà  agosto, così valutai rapidamente quanti soldi avrei dovuto risparmiare e quali strumenti musicali avrei dovuto vendere affinché il trasferimento fosse confortevole. Arrivai in Florida con circa 500$ con cui vivere dopo aver pagato al dr. Marshall le quote necessarie per gli allenamenti e l'alloggio.

Anche William ha regalato un po' del suo tempo alla riuscita di questo articolo, rispondendo pure lui a un paio di email. Ci racconta la vita al centro.

Ci svegliamo in genere tutti tra le 8 e le 9.05 per allenarci ogni mattina. Io preferisco alzarmi più vicino alle 8 così riesco a farmi il tè e una colazione decente. Ma molti non si alzano fino all'ultimo momento possibile, che è un beneficio del fatto che il complesso di allenamento si trovi proprio in cortile. Ci alleniamo tipicamente dalle 9.15 alle 10.30-11. In genere Doc passa alcuni minuti discutendo con noi qualche email o evento interessante che gli sono capitati. Per esempio CBS Evening News è in contatto con lui per circa una settimana per fare un servizio, e noi ne veniamo aggiornati.
Gli alloggi sono spartani, ma non peggio che un dormitorio o un ostello standard. I muri, i pavimenti, i soffitti, i bagni, i letti e gli armadi sono tutti dipinti di bianco. Tornando a casa per le vacanze è stato un po' un sovraccarico sensoriale, dato che me ne stavo in una casa con qualche sembianza di uno schema di colori e cose con una naturale rifinitura in legno. Ogni appartamento è dotato di due poltrone, un frigorifero, un microonde, stoviglie, qualche pentola e padella, un televisore, qualche tipo di lampada a stelo, due letti a castello, un attaccapanni e due-tre armadi.
Provvediamo noi stessi al cibo. Alcuni sono più inclini a mangiare fuori su base regolare piuttosto che preoccuparsi di cucinare. Personalmente, cerco di minimizzare il mangiare fuori e mangiare il più possibile pasti preparati da me e bilanciati. Arrivai qui senza sapere niente e imparai al volo come cucinare un sacco di cose diverse.
Dopo allenamento, lavoriamo tutti allo stesso circolo ricreativo di lusso. Nei giorni liberi ognuno fa le sue cose. Alcuni coordinano gite alla spiaggia, alcuni di noi se ne stanno semplicemente a casa, fanno shopping, eccetera. Quando fui non occupato per circa due mesi, intrapresi l'hobby di cuocere al forno diversi tipi di pane e altre cose.

Ovviamente gli chiediamo che tipo di insegnante è Doc, come lo chiamano loro.

Il dr. Marshall ha un approccio all'insegnamento che è molto simile a ciò che uno si aspetterebbe da un professore del college. Non ti salta addosso ogni volta che fai un errore, ma ci da il tempo di identificare i problemi e correggerli noi stessi prima di intervenire con i comandi di emergenza. Ci sono state persone che hanno interpretato il suo stile come non attento o apatico, ma ciò è grossolanamente ianaccurato. Marshall vede ogni cosa che facciamo e tiene tabelle sui nostri progressi. È un sostenitore dell'apprendimento quale "processo personale", e se lui ci correggesse continuamente non ci permetterebbe di imparare.

Infine William aggiunge dell'altro sulla personalità  di Marshall.

Il dr. Marshall è decisamente una gran fonte di umorismo all'inizio della giornata. La sua ironia può ben essere descritta come alternativamente asciutta, grottesca e accademica. Può esser egualmente divertente per chi è meno incline all'intellettuale con la sua attitudine diretta "pane al pane, vino al vino". Il dr. Marshall non è uno che addolcisce le proprie parole quando si discute di lanciare una palla da baseball, così ascoltarlo raccontare conversazioni da cui può uscire piuttosto secco è pure una buona fonte per una risata. È una sorta di George Carlin con un titolo di dottorato.

Per chi volesse seguire ciò che accade dalle parti di Zephyrillis, William ha un blog personale.

Torniamo al professore e alle difficoltà  nel diffondere il suo verbo.

Il maggior ostacolo all'affermarsi del mio movimento di lancio è l'intolleranza del tipico pitching coach al college o nel baseball professionistico. Non sanno di non sapere cosa stanno facendo, cosicchè costringono i miei ragazzi ad aggiungere difetti che provocano infortuni al mio movimento di lancio.

Un manifesto di questo genere di atteggiamenti fu Jeff Sparks, che con l'aiuto di Marshall raggiunse le Majors nel 1999 (era nella vicina Tampa Bay). Incuranti delle sue abilità , i pitching coach ad ogni livello cercavano di riconvertirlo al movimento di lancio canonico. L'ordigno esplose in campo, con Jeff che litigò platealmente, in diretta TV, con il proprio catcher Mike DiFelice che, secondo ordini dall'alto, evitava accuratamente di chiamare la screwball al proprio compagno di batteria.
Si ripeteva una storia vecchia di 30 anni.

Qualcosa però sta cambiando.

Fortunatamente stiamo iniziando a trovare alcuni coach del college che intendono lasciare in pace i miei ragazzi. Naturalmente la situazione è per me di mandare i miei lanciatori ad un mio ex assistente che sia un pitching coach al college.

A un primo sguardo si potrebbe ipotizzare anche qualche problema con il regolamento per i lanciatori allenati da Marshall, in particolare riguardo ai pickoff. I suoi lanciatori fronteggiano sempre casa base, pertanto si direbbe che tenere gli uomini in base possa diventare difficoltoso.

Le regole del baseball richiedono solamente che i lanciatori compiano il passo verso la base verso cui stanno tirando. Non è necessario che utilizzino la posizione set. Non devono prima separarsi dalla pedana con il piede di lancio.

Quando si guardano i video sul pickoff nella sezione special reports, ci si accorge che - addiritura - i lanciatori destri diventano particolarmente efficaci a controllare l'uomo in prima. Resta qualche dubbio sul corridore in seconda.

Oggi insegno ai miei lanciatori a usare il mio movimento drop out wind-up, nel quale stanno di fronte al piatto di casa base con le mani unite davanti a loro, ma con il piede del lato del guanto un passo intero dietro la pedana di lancio. Poiché non hanno il piede del guanto a terra davanti alla pedana di lancio, questa è una posizione wind-up, non una posizione set.
Da questa posizione, per vedere dove si trovano i corridori in seconda base, i miei lanciatori volgono la testa da un lato o dall'altro. Se c'è in atto una giocata di pickoff, allora girano la testa verso casa base per un secondo, poi girano il corpo frontale alla seconda base e compiono il passo con il loro piede del guanto verso la seconda, e tirano. Sebbene debbano girarsi di 180°, per passare la palla in seconda rapidamente, essi sono in grado di applicare piena forza ai propri tiri.

Il pickoff in seconda è un aspetto del gioco che Marshall aveva rivoluzionato durante la propria carriera da Major Leaguer, molto prima di abbandonare il movimento di lancio tradizionale.

Nel 1969, quando lanciavo per i Seattle Pilots, usavo una versione modificata del "tradizionale" momento di lancio. Con quell'azione del corpo, sviluppai un pickoff verso la seconda base, nel quale, come lanciatore destro, anziché ruotare il mio corpo 270° in senso antiorario e fare il passo verso la seconda con il mio piede sinistro, ruotavo il mio corpo 90° in senso orario e facevo il passo verso la seconda con il piede destro. Poiché applicavo forza sulla spalla con il mio metodo della linea retta, ero in grado di tirare con potenza la palla verso la seconda base. Come risultato del tempo considerevolmente minore che impiegavo nel rilascio e la forza nel mio tiro, fui in grado di cogliere vari corridori fuori dalla seconda base.

Lo scambio di email è quasi giunto al termine; ci resta la curiosità  di sapere come sarebbe il "baseball alla Mike Marshall". Partiamo dall'alto: supponiamo che un General Manager - illuminato o disperato - decida di convertire i lanciatori della propria organizzazione al movimento che promette efficacia e lontananza dalla lista infortunati, e dia pieni poteri a Mike Marshall per organizzare la rivoluzione. Che cosa accadrebbe?

Dubito che un general manager mi darebbe pieni poteri. Probabilmente invece mi sarebbero dati lanciatori infortunati, o sul punto di essere rilasciati. Dovrei dimostrare che sono in grado di trasformare quei lanciatori in lanciatori esenti da infortuni e molto abili, che siano meglio di quelli che hanno tenuto.
In ogni caso, per andare al tuo scenario, la prima cosa che farei sarebbe riprendere filmati ad alta velocità  di tutti i lanciatori nell'organizzazione.
Poi prenderei tutti i lanciatori appena draftati e firmati e farei loro iniziare il mio 724-day adult baseball pitchers interval-training program. Naturalmente dovrei compilare rapporti almeno settimanali sui loro progressi e sono sicuro che il Front Office manderebbe qualcuno a controllare di persona.
Con gli altri lanciatori nell'organizzazione farei due cose:
1. Mostrerei loro i loro filmati ad alta velocità , spiegherei quali difetti hanno che possono provocare infortuni, e mostrerei loro gli aggiustamenti che dovrebbero fare per evitare infortuni al braccio di lancio.
2. Come programma d'allenamento per l'off season su base volontaria offrirei loro l'opportunità  di completare il mio 120 day high school baseball pitcher interval-training program.
A tutti i lanciatori infortunati nell'organizzazione farei completare il mio 280 day adult baseball pitcher interval-training program.

Sarebbe necessario un sacco di aiuto e servirebbero dunque coach preparati.

Per farmi aiutare in questo lavoro porterei nel baseball lanciatori che ho allenato.

Avrebbe, Marshall, da dire la propria riguardo il mercato per i lanciatori?

Per quanto riguarda il consigliare l'organizzazione sull'opportunità  di acquistare specifici lanciatori, sarei lieto di raccontare al general manager quali difetti da infortunio hanno quei lanciatori e di fornire la mia opinione su quanto presto finiranno in lista infortunati.

Passiamo, invece, alla base. Il dr. Marshall indica chiaramente nei propri scritti che, prima dei 13 anni, nessun ragazzo dovrebbe lanciare a livello competitivo, dopodiché molte limitazioni dovrebbero essere imposte sui carichi di lavoro dei giovani pitcher. Ci delinea come, secondo lui, dovrebbe essere organizzato il baseball, a tutela di braccia ancora in formazione.

Per quanto riguarda programmi di baseball giovanile, richiederei per prima cosa che ogni partecipante si sottoponesse a radiografie frontali e laterali per entrambi i gomiti entro una settimana dal loro compleanno. Da questi raggi X determinerei la loro età  biologica e li metterei nei seguenti raggruppamenti.
I giocatori di età  biologica pari a 13 e 14 anni lancerebbero nella mia nuova Junior League. Permetterei a questi lanciatori di lanciare un solo giro di lineup due volte la settimana per due mesi consecutivi.
I giocatori di età  biologica pari a 15 e 16 anni lancerebbero nella mia nuova Senior League. Permetterei a questi lanciatori di lanciare un solo giro di lineup due volte la settimana per tre mesi consecutivi.
I giocatori di età  biologica pari a 17 e 18 anni lancerebbero nella mia Super Senior League. Permetterei a questi lanciatori di lanciare per due giri di lineup due volte la settimana per quattro mesi consecutivi.

Abbiamo approfittato fin troppo del tempo e della gentilezza del dr. Marshall; lasciamolo ai suoi ragazzi al Baseball Pitching Research & Training Center.
Prima, però, una curiosità : dove tiene il suo Cy Young Award? Ci sono altri riconoscimenti di cui vada particolarmente orgoglioso?

Insieme ai miei premi di giocatore del mese, giocatore dell'anno, pompiere dell'anno e altri premi, tengo il mio Cy Young Award in una scatola in soffitta.
Sono soltanto orgoglioso della qualità  dei miei sforzi 365 giorni all'anno per 20 anni della mia carriera di baseball.

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