World Series 2003

Aaron Boone dopo aver infranto i sogni di Boston

Alla fine il sogno di tutta America, tranne ovviamente dei tifosi di Yankees e Marlins, non si è avverato.

Lo scontro finale nelle World Series tra due delle squadre più “storiche” della lega, con più tradizione e con due stadi leggendari, il Wrigley Field di Chicago ed il Fenway Park di Boston, è svanito nell'arco di 24 ore, nelle Gare-7 delle Championship Series.

Ancora una volta le due maledizioni che si narra incombano sui Boston Red Sox e sui Chicago Cubs si sono scagliate impietosamente su 2 città  che da quasi 100 anni aspettano di poter festeggiare un titolo.

E dire che quest'anno i presupposti sembravano esserci.

Dopo aver vinto la propria Division superando in volata Astros e Cardinals i Chicago Cubs si sono affidati ai due loro assi sul monte, Mark Prior e Kerry Wood per eliminare nelle Division Series i super-favoriti Atlanta Braves, che hanno però deluso, al solito, nei playoff.

Quando quindi nelle finali di NL i Cubs si sono trovati avanti nella serie contro i Marlins per 3-1, per di più con la possibilià  di giocarsi in casa le ultime 2 partite proprio con Prior e Wood, le World Series sono apparse al popolo delle città  ventosa ad un passo.

Ma poi uno strepitoso Josh Beckett in Gara-5, uno sciagurato tifoso che ruba un out fondamentale ad Alou in Gara-6, ed un Kerry Wood che batte un fuori campo ma che fa battere anche i Marlins e si fa battere in Gara-7 hanno gettato Chicago nella disperazione: la maledizione ha colpito ancora.

Diverso il discorso per i Red Sox, arrivati ai playoff con la wild card.

Prima una serie estenuante, e molto emozionante, con gli Oakland A's, conclusasi a Gara-5 con Boston che rovescia il fattore campo approfittando anche delle defezioni di 2 dei “tre tenori”, il magico trio di pitcher degli Athletics, Mark Mulder e Tim Hudson.

Poi è arrivata la tanto attesa sfida con i rivali di sempre, i New York Yankees.

Anche questa è stata una serie memorabile, affascinante e quanto mai incerta, che ha visto susseguirsi colpi di scena prima di arrivare, come si conviene in questi casi, al gran finale: Gara-7 allo Yankee Stadium con Roger Clemens contro Pedro Martinez.

E la partita non ha deluso: grande equilibrio e vittoria dei Bronx Bombers all'undicesimo inning grazie ad un home-run di Aaron Boone su Tim Wakefield.

Anche in questo caso, dunque, Red Sox che si devono inchinare alla maledizione, nonostante un vantaggio di 4-0 a metà  partita che poteva sembrare quasi rassicuante.

Alle World Series dunque si sfideranno i Florida Marlins, per la seconda volta nella loro storia al gran ballo finale, e i pluridecorati New York Yankees, alla ricerca del ventisettesimo titolo della loro gloriosa storia.

I Marlins, expansion team del 1993, tornano alle World Series dopo 6 anni, da quel 26 ottobre 1997 quando Craig Counsell toccò il cuscino di casa base nell'undicesimo inning di Gara-7 consegnando alla squadra della Florida il primo storico titolo.

Da quel giorno molte cose sono cambiate, non ci sono più Counsell, Renteria, Sheffield, Leiter e Kevin Brown, ma lo spirito di quella sorprendente stagione sembra essere tornato.

Sarà  stato forse il ritorno dell'unico “Original Marlin” presente in squadra, Jeff Conine, ma sta di fatto che il Joe Robbie Stadium è tornato ad entusiarmarsi per i propri nuovi eroi, che hanno il volto giovane di Josh Beckett, Miguel Cabrera, Alex Gonzalez, Dontrelle Willis.

Ma soprattutto di Mike Lowell, terza base esploso quest'anno e tornato in tempo per i playoff, e dell'MVP delle Championship Series Ivan “Pudge” Roidriguez, autentico trascinatore dei suoi, al primo anno in Florida dopo una vita trascorsa nei derelitti Rangers.

Non avevano nulla da perdere a settembre, quando hanno spazzato via nello scontro diretto i rivali per la Wild Card Race, i Phillies, e non l'avranno nemmeno contro gli Yanks, ma i ragazzi di coach Jack McKeon, quarto manager più vecchio della storia, sono pronti a fare della loro incoscienza un'arma letale per affrontare la corazzata Yankees.

Già , gli Yankees.
Per loro, e per i milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo, un'assenza di 2 anni dalle World Series è già  un'eternità , e allora Joe Torre ed i suoi Bombers si sono puntualmente ripresentati all'appuntamento con la storia, con la solita disarmante dimostrazione di forza, esperienza, lucidità .

Anche loro sono cambiati dall'ultima Gara-7 di World Series giocata, quella memorabile del 2001 al Bank One Ballpark di Phoenix, quando Mariano Rivera concesse a Luis Gonzalez la valida del primo titolo D'Backs.

Non ci sono più Tino Martinez, Robin Ventura, Todd Zeile e David Justice, ma come al solito il talento allo Yankee Stadium si spreca.

Quest'anno a guidare gli Yanks alla conquista del ventisettesimo titolo saranno Jason Giambi, ritrovatosi in Gara-7 contro Boston con 2 HR, l'ormai collaudatissima coppia di interni Jeter-Soriano, il “Godzilla” del Sol Levante Hideki Matsui, ma soprattutto la sensazionale ed impareggiabile batteria di partenti a disposizione di Joe Torre.

Un mix di esperienza, potenza ed intelligenza difficilmente eguagliabile: il futuro Hall of Famer Roger Clemens, il rigenerato, e perdonato dopo la sua polemica autobiografia, David Wells, il mancino Andy Pettitte e l'affidabile Mike Mussina.

In Gara-1, in programma sabato notte, saliranno sul monte proprio David Wells, eroe insieme ad Aaron Boone delle Championship Series, e Brad Penny.

Il pronostico, come per Gara-2 e Gara-3 in cui dovrebbero affrontarsi rispettivamente Mike Mussina e Mark Redman, Andy Pettitte e Josh Beckett, sembra chiuso, ma non sorprendiamoci troppo se Pudge e compagni dovessero regalare un'altra impresa alla storia della MLB.

Il grande momento è arrivato.
Buone World Series a tutti.

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