The Curse (seconda parte)

Pedro, Pedro… mai scherzare col Bambino…

L’8-4-74 è un giorno storico per il baseball: durante il quarto inning dell’incontro Atlanta-Los Angeles, Hank Aaron spedisce la palla oltre la recinzione per la 715a volta nella sua carriera. Mentre il record di Babe Ruth viene battuto, i tifosi dei Red Sox esultano, sperando che l’evento porti la maledizione del Bambino alla cessazione.

Ma nel corso della stessa stagione “The Curse” si mostra più viva che mai, quando i Sox, nel mese di settembre, scialacquano 5 partite di vantaggio in 9 giorni, trovandosi ad inseguire di 1½.

L’anno successivo Boston veleggia nell’American League East, spazza via Oakland in 4 gare per aggiudicarsi il pennant, e rifila un sonoro 6-0 ai Reds nell’apertura delle World Series.

In gara 2 Cincinnati è ad un out dalla sconfitta (e dallo 0-2 nella serie) ma segna due punti al nono e vince 3-2. Nel terzo incontro è Boston che mette a segno due punti al 9°, ma Cincinnati vince al 10°, con una evidente interferenza non chiamata dall’arbitro Larry Barnett.

Con i Reds sopra 3 a 2 il 21 ottobre si gioca gara 6, una delle più memorabili partite della storia delle World Series. I Sox si trovano sul baratro quando, sotto 6 a 3 all’8°, mandano nel box il pinch-hitter Bernie Carbo che, con un homer da 3, impatta l’incontro; poi nella parte bassa del 9° sprecano una situazione di basi piene e 0 outs, estendendo l’incontro agli extra-inning.

All’11° il salvatore è Dwight Evans che, con una spettacolare presa in salto, deruba Joe Morgan di un fuoricampo, e doppia Griffey (senior) che si era staccato dalla prima. Nella parte bassa del 12° Carlton Fisk incoccia pesantemente la palla che sorvola il Green Monster: le immagini di Fisk che saltando urla alla palla di rimanere in territorio buono sono storiche (se avete visto Will Hunting è la scena che lo psicologo Robin Williams racconta al genio ribelle Matt Damon) e per Boston si profila un’altra gara 7.

Nella partita decisiva i Sox chiudono il 5° inning sopra 3 a 0. Nella sesta difesa sprecano un possibile doppio gioco mandando la palla nel dugout; il battitore successivo, Tony Perez, mette a segno il proprio terzo HR della serie, portando i suoi a una lunghezza di svantaggio. Pete Rose completa la rimonta spingendo a casa Giffey nella parte alta del 7°, poi Willoughby sale sul monte per fermare l’attacco dei Reds.

L’8° attacco di Boston vede proprio Willoughby nel box con le basi vuote e 2 out, ma il manager Darrell Johnson lo sostituisce col pinch-hitter Cecil Cooper (1 su 18 nella serie) che non combina nulla, portando il rookie Burton sul mound per l’ultima difesa di Boston. Con 2 strike e 1 ball, e 2 outs, Joe Morgan colpisce un singolo a destra che porta a punto Griffey. I Reds Sox non segnano nell’ultimo attacco e perdono, per la terza volta, le World Series in 7 partite, pur avendo superato Cincinnati nei punti segnati, nella media battuta e nell’ERA.

Passano tre anni e il 7 settembre 1978 gli Yankees invadono Boston per una serie di 4 partite; i Newyorkesi, che a metà  luglio inseguivano a 14 lunghezze, sono 4 gare dietro i Red Sox capolista e lasciano la città  dopo aver compiuto quello che entra negli annali come il “Boston Massacre”.

I punteggi con cui si impongono le pinstripes sono 15-3, 13-2, 7-0, 7-4 con 67 valide e 5 errori commessi contro 21 e 12. Tra gli highlights (o lowlights?): in gara 1 Munson mette a segno 3 valide prima che Boston abbia mandato nel box l’ultimo del line-up; il giorno dopo il lead-off giunge in prima con un singolo ed è in terza sul secondo lancio dell’incontro; nella terza il perdente è Eckersley, 9 vinte e 0 perse fino al momento, mentre, per New York, Guidry concede solo 2 valide; nell’incontro conclusivo ben 4 Yankees registrano 3 valide.

Grazie ad 8 vittorie nelle ultime 8 gare, i Sox riescono a riacciuffare i grandi rivali, guadagnandosi il diritto di ospitarli nuovamente per uno spareggio.

Per 6 inning Boston comanda (2 a 0) e Torrez è in perfetto controllo, avendo concesso solo 2 valide; ma al 7° l’inaspettato eroe è Buck Dent, 9° uomo dell’ordine di battuta di New York, che supera il Green Moster con due compagni in base. Nella parte bassa del nono, con i Sox in rimonta, Remy batte in campo destro, dove Pinella è completamente abbagliato dal sole tramontante, ma la palla si va ad infilare direttamente nel guanto di Lou. La stagione di Boston termina con un pop di Yastrzemski, che lascia in terza il punto del pareggio.

“Congratulazioni Boston Red Sox, campioni del mondo 1986” recita il tabellone dello Shea Stadium la notte del 25-10-1986. I Bostoniani, dopo aver vinto gara 5, 6 e 7 delle ACLS, avevano espugnato New York nei due incontri inaugurali delle World Series; avevano poi fallito la chiusura della pratica al Fenway perdendo 2 partite su 3, ma per la sesta presentavano sul monte Clemens, uno dei migliori lanciatori di sempre.

“Rajah” tirava 4 riprese di no-hit, ma i Mets riuscivano in extremis a prolungare l’incontro oltre il nono. Al 10° i Sox segnavano 2 punti, mentre nella parte bassa New York vedeva eliminati in successione i primi due uomini che si presentavano nel box, provocando l’apparizione della fatidica scritta sullo scoreboard.

In tale clima di celebrazione Gary Carter trova una valida che pare del tutto inutile, mentre il lanciatore di Boston Bruce Hurst viene scelto come MVP della classica d’autunno; un singolo di Kevin Mitchell pota Carter in seconda, ma Schiraldi ottiene subito 2 strikes su Ray Knight e Boston è a un solo strike da infrangere la maledizione.

Sul massimo svantaggio Knight ottiene una corta Texas che porta a casa Carter per il 5-4 e Mitchell in terza, ponendo termine alla prestazione di Schiraldi. Il nuovo lanciatore Bob Stanley si porta sul 2-2 contro Mookie Wilson, che per due volte rimane in vita con dei foullballs; il lancio successivo non è controllato dal ricevitore e i Mets pareggiano.

Con Knight in seconda, Wilson batte una lenta rimbalzante verso la prima, dove Bill Buckner se la vede sfilare sotto il guanto e tra le gambe; Knight giunge a casa e i Mets si ritrovano inaspettatamente con la serie sul 3 a 3, mentre migliaia di fans nel Massachussets tornano a percepire l’ombra della maledizione.

C’è comunque ancora gara 7, e i Sox escono benissimo dai blocchi, portandosi sul 3 a 0 nel secondo attacco, tenendo poi gli avversari all’asciutto per 5 riprese; al sesto i Mets pareggiano e l’inning dopo segnano 3 punti sul neo-entrato Schiraldi.

La rimonta di Boston nell’8° è vanificata da un HR sul conto di 0-2 di Strawbewrry e da un RBI-single del lanciatore Orosco; i Red Sox sono ancora sconfitti in sette gare, dopo aver lasciato un totale di 69 corridori sulle basi, traditi da Schiraldi, asso del bullpen in regular season (1.41 di ERA in 25 apparizioni) e autentica frana negli incontri decisivi (perdente in gara 6 e 7 con 13.50 di ERA).

Le due sconfitte allo Shea Stadium rappresentano anche l’inizio di una serie di 13 consecutive in post-season, che ha termine soltanto nel 1998: a spazzare i Sox sono gli A’s (4 partite a 0 nell’ '88 e nel '90) e gli Indians (3 a 0 nelle Division Series del 1995). Nella prima delle serie con Oakland Dennis Eckersley, passato nelle fila verde-oro, registra 4 salvezze in altrettante sfide alla sua ex squadra, con 0.00 di ERA ed una sola valida concessa in 6 riprese.

The Curse ha già  trovato occasione di manifestarsi anche nel nuovo millennio, precisamente nel maggio 2001. Pedro Martinez, asso del monte dei Sox, dopo aver sconfitto gli Yankees, proclama alla stampa le seguenti parole: ”Svegliate il Bambino e lasciatemelo affrontare… gliene sparerò una dritta nel c#@!”. Al tempo della dichiarazione Pedro è 7 a 1 con 1.44 di ERA, ma da quel momento appare soltanto in altri 7 incontri (senza ottenere vittorie) a causa di un infortunio alla cuffia dei rotatori; Boston scivola lentamente dalla zona play-off e perde i rimanenti scontri diretti con gli arcirivali di New York.

Nella stessa stagione Roger Clemens vince 20 partite su 23 decisions, Curt Schilling finisce 22-6, Jamie Moyer 20-6, Aaron Sele 15-5, Tom Gordon 1-2 con 27 salvezze, Jeff Fassero 4-4 con 12 salvezze, Paul Quantrill 11-2 con 2 salvezze.

I sette hanno tutti recenti trascorsi a Boston e il loro salario complessivo è inferiore di 5 milioni rispetto a quanto guadagnato dal pitching-staff dei Sox, il quale non è andato oltre un record di 82W-79L.

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