Nick The Quick non ha ancora finito di stupirci…
C'è gente che vive per anni mentendo a se stesso e agli altri, fingendo di essere qualcun altro e, agli occhi di tutti, non appare poi tanto male. C'è gente, invece, che ama a tal punto essere se stesso che gli altri non lo sopportano solo perché non ha freni, perché non gliene frega niente del giudizio, dell'opinione, delle odiate aspettative, delle false intenzioni.
C'è gente, come Nick Maxwell Van Exel, che per questo motivo si è rovinata un'immagine, una carriera, che si è fatto una fama nel senso più negativo del termine.
Quest'anno, dopo essere appena stato ceduto dai Mavs ai Warriors, Nick ha davanti un'altra – l'ennesima – stagione dal contorno oscuro. Certo è che lui vorrebbe essere altrove, non in un altro "gulag" NBA dove la doppia-vu è merce rara come il diamante, e di questo lui non ne fa certo mistero. Ma, d'altronde, perché dovrebbe? I soldi, sicuro, possono muovere tutto oggigiorno, ma di certo non il fuoco che arde dentro e che si chiama passione e voglia di vincere.
Laureato a Cincinnati in sociologia, premiato dalla comunità della città di Denver per l'impegno sociale, ambasciatore per l'organizzazione religiosa National Benevolent Association, partecipante attivo in iniziative benefiche come la distribuzione gratuita di tacchini nel giorno del Ringraziamento, adora giocare a tennis e a golf.
No, non stiamo parlando di MJ, ma di Nick Van Exel. Lo stesso Van Exel che a febbraio di un anno fa si è beccato 20.000 $ di multa per accuse verbali con un arbitro e sette anni fa è stato squalificato per 7 partite e multato di 25.000 $ per avere messo le mani addosso a Ron Garretson, altro arbitro.
Lo stesso Nick Van Exel depennato dalla lista dei candidati dagli Hornets prima del draft perché non presene ad un loro camp al quale era stato invitato, lo stesso che non è mai andato d'accordo con il proprio coach: Del Harris prima (poi rivisto per un anno e mezzo sulla panchina dei Mavs), Mike D'Antoni poi.
Eppure le due facce della medaglia le puoi prendere e farne spazzatura non appena scende in campo: un crossover di quelli spezza-caviglie (che gli vale il soprannome The Quick), un tiro da tre alterno ma terribilmente letale quando conta (primo nella storia dei Lakers per bombe messe a segno)" continuiamo? Un ultimo dato, allora: 25 punti di media e 53 per cento al tiro contro i Kings nell'inferno delle sette partite negli scorsi playoff. In due parole, un all star. Punto e basta.
Molto però non è andato a segno nella sua carriera perché a volte non è importante segnare tanto, ma farlo nel canestro montato dalla parte giusta e possiamo tranquillamente dire che Nick è sempre stato l'uomo sbagliato nel posto sbagliato. Forse solo un team come Dallas poteva dargli quel ruolo che è di sua competenza, ma è durata davvero poco e l'idea finale è sempre quella che, tutto sommato, di lui ne puoi fare anche a meno.
Ai Lakers c'era troppa attenzione a tenere buoni due super come Kobe & Shaq, che di lui se ne sono un po' dimenticati, specie proprio coach Harris; e con uno così, con quella personalità , non è una cosa che ti puoi permettere di fare.
Con Denver, a giocare a perdere, non puoi pensare che resista: dei grandi numeri non gliene frega un tubo se poi intorno non ha nessuno a cui darla via, quindi meglio andarsene. Con i Warriors, sembra già iniziata male: un paio di dichiarazioni per così dire "fuorvianti" che fanno intendere l'idea di essere precipitato nel vuoto di una squadra senza né capo né coda, probabilmente una di quelle messe peggio dopo i recenti scambi. Coach Eric Musselmann trema già "
Indosserà il 37 e non è un numero scelto a caso. Al 37° posto, infatti, è stato scelto da Jerry West undici stagioni fa e la scelta di questo numero non è certo un caso.
Ai Warriors vedremo un guerriero vero, uno che non sta mai zitto, che dice sempre quello che pensa e che, come tutti quelli come lui, è segnato a perdere sempre e così sarà ancora. Lo vedremo tirare i liberi dal punto più lontano possibile o da quello più esterno sulla sinistra, solo per dirti "io non sono come gli altri". Puoi amarlo o puoi odiarlo (più facile, sicuramente), ma di certo saprai sempre ciò che pensa perché non farà mai tesoro dei suoi pensieri. E delle sue giocate uniche, incredibili, da all star.
Una cosa dobbiamo imparare da Nick: non siamo obbligati a dovere dimostrare qualcosa a tutti i costi, ma dobbiamo dimostrare a noi stessi che la prima persona che crede in noi e in cui crediamo siamo proprio noi stessi.
Let's get the party start, Nick