Hideki Okajima è un prodotto dello scouting internazionale di Boston
Abbiamo avuto il privilegio di intervistare Craig Shipley, vice-presidente dell'organizzazione dei Boston Red Sox e capo dello scouting internazionale. Shipley ha avuto una buona carriera in MLB, giocando dal 1986 al 1998 in varie squadre (Dodgers, Mets, Padres, Astros ed Angels), prevalentemente in quanto terza base, ma anche da interbase. Le sue cifre in carriera sono state .271/.302/.371, ed ha fatto della difesa la sua qualità migliore.
Dopo aver concluso la sua carriera nel 1998 tra gli Angels, è stato assunto prima dai Padres e poi dai Red Sox come osservatore, fino ad arrivare alla sua posizione attuale.
Craig ci ha gentilmente concesso questa chiacchierata esclusiva, molto rilassata ed informale, focalizzata sugli aspetti internazionali del baseball americano e dei Red Sox in particolare.
Iniziamo con una domanda prettamente personale: chi è stato l'idolo della tua gioventù?
In realtà , essendo io australiano ed essendo cresciuto in Australia, non ho avuto particolari idoli nel mondo del baseball. All'epoca era molto difficile sapere qualcosa del baseball di Major League nel mio paese e l'accesso alle fonti di informazione era piuttosto complesso.
Oggi questo è cambiato. Anche se le tv locali non mostrano il baseball, come quest'anno in Italia, ci si può tranquillamente abbonare ad MLB.tv e vedere tutte le partite di tutta la stagione.
Si, credo che l'MLB abbia fatto un lavoro splendido nel rendere capillare la propria distribuzione. Attualmente è possibile accedere molto facilmente a tutte le informazioni cercate nel giro di pochi minuti. Quello che è stato fatto dal sito MLB.com è splendido, e consente di avere tutto il baseball americano a portata di mano. Sicuramente è qualcosa di estremamente positivo per la diffusione dello sport.
In ogni caso cosa pensi che possa fare il baseball americano per aumentare la propria popolarità in Europa, sia dal punto di vista del seguito che del marketing? Pensi che si stia facendo abbastanza o che comunque ci siano delle frontiere da esplorare a breve termine?
Sai, io ho una mia teoria sulla crescita di uno sport all'estero. Secondo me si sta facendo bene, ma in ciascun paese l'esplosione autentica c'è di solito quando un talento locale riesce a farsi notare nello sport in questione. I media iniziano ad interessarsi della situazione, i ragazzi cercano di emularlo ed in generale c'è molta più attenzione sullo sport straniero. Vedere un proprio connazionale farsi onore all'estero è sempre motivo di orgoglio.
Non bisogna sottovalutare però il fatto di avere una lega nazionale competitiva. E' molto importante che per i giovani il baseball americano diventi l'obiettivo massimo, ma anche la continuazione naturale del loro processo di maturazione. Se si guarda alla Corea, o a Taiwan o al Giappone, questi posti hanno delle leghe professionali molto rispettate e seguite, e dunque l'MLB è seguita anche perché risulta naturale farlo in quanto riflesso della loro realtà locale.
Poi alla fine se queste realtà locali rispettate producono un rappresentante in America, in grado di farsi onore, l'intero baseball ne trae beneficio come seguito. Se un giocatore italiano dovesse arrivare in MLB, creerebbe un sacco di interesse.
Quindi si può dire che per una definitiva affermazione del baseball in un paese estero, secondo te sia indispensabile un rappresentante ad alto livello che faccia da traino.
Effettivamente si. Quando un tuo giocatore poi riesce ad esprimersi al massimo livello genera attenzione. Credo che questo valga anche per l'Italia e per tutti i paesi europei. Quando un giocatore riuscirà ad arrivare in MLB e riuscirà ad affermarsi, ci sarà per inerzia una maggiore attenzione nei suoi confronti, e quest'ultima genererà interesse in chi segue.
Attualmente più vicina dell'Italia alla realizzazione di questo sogno c'è forse l'Olanda, con Rick Vanden Hurk, Wladimir Balentien e Jair Jurrjens che hanno tutti già debuttato in MLB.
E' vero. Dal punto di vista dello scouting noi non riteniamo Jurrjens olandese, ma di Curacao come Andruw Jones, però mi rendo conto di come le sue prestazioni, ed ancora di più quelle degli altri due, possano riscuotere interesse ed attenzione nel suo paese.
Vedi molto potenziale in Europa, per l'espansione del baseball?
Certo, ne vedo molto. C'è molto che ci piace dei giocatori europei: sono atletici e portati per lo sport. Puoi guardarli ed effettuare una proiezione più o meno efficace di ciò che potrebbero diventare nel futuro ed in questo sono molto simili agli americani. Quando si cercano giocatori che potrebbero diventare estremamente forti, le prime cose che si guardano sono velocità e potenza perché non è facile trovare una combinazione del genere in giocatori giovani, ma in Europa non mancano. Sono convinto che l'Europa produrrà degli ottimi giocatori prima o poi; già adesso stanno iniziando ad uscire, e siamo molto vicini alla firma di un coordinatore per l'osservazione dei giovani europei, che si occuperà di visionarli per almeno 90 giorni l'anno in prima persona.
Anche i Red Sox hanno appena firmato un giovane lanciatore destro tedesco: Jennel Hudson. Cosa ci puoi dire di lui?
E' giovane ma ha un ottimo potenziale. E' grezzo, come d'altra parte sono quasi tutti i giovani della sua età , specie quelli che vengono dall'Europa. Le qualità sono quelle che si possono trovare nei coetanei americani, e la maggior parte dei difetti è a causa alla mancanza di pratica sul campo. In Europa non si gioca abbastanza a quell'età per sviluppare le proprie abilità . Se aggiungiamo a questo un pizzico di mancanza d'esperienza da parte degli allenatori, abbiamo un mix che può rallentare la crescita dei giovani del vecchio continente. Non è assolutamente un problema di talento di base o di doti fisiche, ma di sviluppo di queste doti. Jennel ha un ottimo corpo, un'ottima stazza, tanta forza ed un buon talento, quindi siamo molto contenti di averlo preso. E' il tipo di giocatore che cerchiamo, che crediamo possa muoversi e crescere all'interno del nostro sistema. Con un po' di fortuna e con una crescita adeguata, un giorno potrebbe anche contribuire alla nostra squadra di Major League.
Cosa cerchi in un giovane di questa età ? Quando si guarda un ventiduenne, è sicuramente più facile capire quali siano le sue doti e dove possa arrivare. Ma in un teenager cosa viene osservato ed apprezzato, considerato quanto siano grezze le sue qualità ?
Abbiamo delle cose specifiche che cerchiamo. Per ogni squadra è un po' diverso, ma i nostri scout hanno delle indicazioni precise e vanno a cercare quegli attributi.
La famosa "coachability", ossia l'abilità di seguire le indicazioni dell'allenatore e migliorarsi secondo esse, è una di queste qualità ?
E' sicuramente molto importante, ma non quanto quelle che possiamo definire come "projectable tools" (Le "five tools" tipiche del baseball di solito vengono elencate come la capacità di battere di contatto, la capacità di battere con potenza, la velocità , la difesa ed il braccio di tiro, ndr). Bisogna ricordarsi che in questo mercato, a queste età , abbiamo a che fare con ragazzi che per la maggior parte sono immaturi dal punto di vista mentale e fisico. Puoi avere il ragazzo più disciplinato ed allenabile del mondo, ma se non ha il talento o non ha il fisico, non potrà comunque combinare niente. A volte magari trovi un giocatore con tutto il talento del mondo, ma non ascolta, non si fa allenare e non migliora. Diventa compito nostro cercare di fargli capire l'importanza della coachability e del lato mentale dello sport.
Il punto numero uno però riguarda le tools potenziali, anche se poi abbiamo anche altri fattori mentali importanti che cerchiamo in un giovane, come la stessa coachability, la personalità ed il carattere. Abbiamo una filosofia di acquisire ragazzi con tools ed intelligenza, e speriamo che questo porti a produrre giocatori che potranno aiutare i Red Sox un giorno.
A questo punto dello sviluppo, quanto ritieni che sia importante l'analisi oggettiva e statistica di un giocatore?
E' più difficile valutare i giocatori che hanno giocato poco e dunque non hanno prodotto dati. Le statistiche di un ragazzo che ha lanciato 3-4 innings all'Accademia Europea non saranno di grande aiuto nel prendere decisioni, perché non costituiscono sufficiente informazione. Qualsiasi dato statistico della maggior parte dei giocatori amatoriali del mercato internazionale non sarà tanto efficiente o indicativo di abilità futura tanto quanto lo sarebbe per un giocatore di AA, AAA, Major League o proveniente dal college. Bisogna soppesare la performance basandosi sul livello di gioco. Più lontani si è dalla Major League e minore è il peso da dare alle statistiche.
L'analisi statistica è assolutamente imperativa, ma è male interpretata da alcuni che ritengono che possa essere usata per trarre ogni conclusione. Proprio come guardare soltanto alle tools non dice tutto, a questi livelli neanche le statistiche possono dirti tutto, e devi sapere come bilanciare le due cose ed usarle entrambe in modi e tempi appropriati. Per un ragazzo senza dati prodotti, come Jennel Hudson, le statistiche non sono un fattore ed è per questo che i giocatori internazionali più giovani sono i più difficili da valutare.
Secondo Jim Lefebvre e Bruce Hurst, coi quali ho avuto la possibilità di parlare a Tirrenia durante l'Accademia Europea, i difetti dei giovani europei non riguardano il talento o il potenziale, ma la mancanza di partite giocate. Credi che una soluzione possa essere quella proposta di formare una "Lega Europea" dove far giocare delle squadre affiliate alle organizzazioni MLB, alla stregua di un altro campionato di singolo A? I giocatori potrebbero giocare di più, sotto la guida di coach MLB, ovviando alla mancanza di pratica che è il più grande difetto dei giovani europei.
Questo è sicuro, perché non c'è dubbio che si migliori giocando sempre di più. Concordo con Bruce e Jim, e con tutto il cuore ed auspico la nascita e la crescita di una lega europea. La lega sarebbe un grande passo, ma non riesco ad ipotizzarla composta interamente da giocatori controllati da organizzazioni MLB. Forse potrebbe essere fatto tra 10 o 20 anni. Attualmente la vedrei bene come una lega con 2-3 squadre di ogni importante paese europeo, con degli accordi cooperativi individuali stretti con le organizzazioni MLB. Per avere un pieno supporto (in termini di giocatori inviati dalle squadre MLB, ndr), dovrebbe però essere giocata dopo la fine della stagione di minor league.
C'è poi da dire che noi già operiamo 8 squadre. Secondo molti addetti ai lavori, 8 squadre sono persino troppe in rapporto al numero autentico di prospetti che possono essere prodotti. Per questo motivo, gestire in proprio una squadra in Europa sarebbe difficile per molte ragioni, ma cooperare con altre organizzazioni ed un paese per gestire assieme una squadra sotto la guida dell'MLB sarebbe qualcosa che ci interessa molto. Ci sono molti problemi logistici in questo momento, ma non è troppo presto per iniziare a parlare di questo progetto. E' una grande idea ed è qualcosa che aiuterebbe molto la crescita mondiale del nostro sport.
Un'altra idea che è stata avanzata, con tempi di realizzazione inferiori, è quella della costruzione (finanziata in parte dall'MLB) di uno stadio appropriato in Italia, con la disputa di alcune partite di esibizione o di stagione regolare, per attirare più attenzione e visibilità . Che ne pensi?
E' una grande idea. Credo che l'MLB abbia le risorse per costruire stadi in giro per il mondo che vadano bene per i nostri standard e credo che questo faccia molto bene alla diffusione dello sport nei vari paesi interessati. Offrirebbe una grande spinta allo sport e giocare partite in quegli stadi sarebbe ottimo per lo sport, l'MLB ed i paesi ospitanti.
Cambiando un po' argomento, si è parlato di istituire un draft anche per i giocatori internazionali. Attualmente fanno parte del draft amatoriale solo i giocatori provenienti dai licei e dai college americani, mentre i giocatori internazionali vengono acquisiti in quanto free agents. Pensi che sia giusto passare al draft anche per i giocatori stranieri?
Penso che davvero la struttura attuale sia quella ideale. Secondo alcuni il draft internazionale sarebbe positivo per lo sport, ma bisogna considerare che tutti i paesi del mondo operino con leggi sportive diverse e non siano tutti tenuti a servire l'MLB. E' difficile pensare che tutti accettino le nostre indicazioni. Alcune nazioni potrebbe rifiutarsi di partecipare, per esempio il Giappone, ed il talento verrebbe sprecato. Certamente alcune squadre preferirebbero il draft e da un punto di vista astratto ci sono tanti potenziali vantaggi, ma i problemi pratici lo rendono non fattibile in questo preciso momento.
Per quanto riguarda l'amateur draft, quello classico, credi che l'MLB debba cambiare qualcosa? Tanti giocatori scivolano a causa dei problemi di firmabilità , ed il fatto che certe squadre siano più disposte a spendere rende sbilanciata la distribuzione del talento. L'MLB raccomanda le cifre da dare ad ogni singola posizione del draft, ma sono poche le squadre che rispettano queste indicazioni. Credi che debba essere implementato il concetto di "hard slotting" (cifra prefissata da dare al giocatore scelto, a seconda della posizione di scelta, col giocatore che ha come unica possibilità quella di rifiutare la scelta, ma non quella di trattare sui soldi, ndr)?
Come sai io mi occupo di scouting internazionale, ed il draft amatoriale è interesse di altri nella nostra organizzazione. Quello che posso dirti è che credo che l'hard slotting possa sicuramente aiutare lo sport. Il problema è che un sacco di gente dovrebbe essere d'accordo sul concetto: le squadre, l'ufficio del Commissioner e l'associazione dei giocatori. Se non sono tutti d'accordo, non c'è possibilità di cambiare le cose. Da ex giocatore, credo che tutto sommato un giocatore debba guadagnarsi i soldi per quello che fa durante la carriera in MLB, e non per quello che potrebbe fare. Naturalmente questo non significa che i giocatori non debbano ricevere bonus adeguati a seconda del giro in cui vengono scelti. Io capisco perfettamente le decisioni di determinati proprietari che decidono di non pagare più delle indicazioni dell'MLB, anche se questo poi implica che non potranno firmare giocatori eccellenti.
L'anno scorso i Red Sox hanno firmato due giocatori interessanti, come Engel Beltre e Oscar Tejeda. Naturalmente deve essere stato un dolore per te veder partire Beltre nell'affare-Gagne. Qual è il tuo pensiero su di lui?
Sono molto dispiaciuto e deluso dalla partenza di Engel. Abbiamo passato molto tempo ad osservarlo e molto tempo anche per convincerlo a firmare con la nostra squadra. E' sempre una delusione ed un dispiacere per me vedere un giocatore di questo potenziale partire, ed il fatto che un'altra squadra l'abbia voluto in un affare per vendere un suo giocatore di Major League parla del suo valore. Ma alla fine capisco l'affare e capisco le necessità della squadra. Tutte le nostre operazioni sono incentrate sulle vittorie e sui successi della nostra squadra di MLB, quindi le motivazioni del nostro GM Theo Epstein sono chiarissime e giustissime. Ci sono dei momenti in cui devi lasciar andare dei giocatori che vorresti tenere perché un affare del genere può fornire un aiuto notevole alla squadra, e quindi devi fare scelte difficili.
Credi che le squadre debbano investire di più nello sviluppo e nell'acquisizione dei giovani talenti anziché sul mercato dei free agents? Ogni anno un sacco di soldi vengono sprecati in giocatori veterani mediocri. Con quei soldi si potrebbe finanziare una stagione di scouting e sviluppo.
Ogni squadra ha una sua filosofia. Nel mercato attuale secondo me gli stipendi medi sono così lontani dagli stipendi minimi che ha un senso sempre maggiore lo sviluppo di giovani talenti, ma a livello MLB anche l'esperienza può essere importante per alcuni. Quello che è davvero fondamentale è bilanciare lo sviluppo con le acquisizioni per ottenere un buon risultato.
Sei comunque soddisfatto con le operazioni dei Red Sox? Allocano sufficienti risorse allo scouting, internazionale ed amatoriale?
Assolutamente. Abbiamo una proprietà fantastica, da John Henry a Tom Werner a Larry Lucchino, tutti condividono lo stesso concetto di organizzazione di successo. Comprendono l'importanza dello sviluppo dei giovani ed hanno i mezzi per finanziarlo adeguatamente. Spendiamo soldi per andare a sviluppare il talento che ci serve a livello giovanile ed amatoriale e speriamo per acquisire i migliori free agents. La proprietà ci da' tutti i soldi di cui abbiamo bisogno per firmare i giocatori amatoriali.
Bisogna poi ricordare che sia anche importante usare bene i soldi. Non è che si possano riversare dollari su dollari sui giovani. Si raggiunge un punto in cui il prodotto non vale più gli investimenti, e noi responsabili dobbiamo essere in grado di trovare l'equilibrio giusto ed utilizzare i finanziamenti in maniera giusta e senza sprechi. Ogni anno nel mercato internazionale ci possono essere (secondo l'industria) 10-15 giocatori di primo piano potenziale, ma non ci si ferma lì, perché dietro c'è una marea che se osservata attentamente può fornire grandi soddisfazioni e richiede investimenti, non necessariamente abbondanti ma intelligenti.
Parliamo un attimo anche di mercato giapponese. C'è la possibilità che altri giocatori interessanti vengano immessi sul mercato in questa off-season, come Fukudome o Saitoh, che opinione hai nei loro confronti?
Beh, posso intanto dire che Kaz Saitoh non è un free agent e probabilmente non verrà messo all'asta dalla propria squadra. Lo escludo stando alle mie informazioni, e sarei estremamente sorpreso se questo avvenisse.
E Fukudome?
Mi dispiace molto, ma non possiamo commentare su nostre potenziali mosse di mercato riguardanti giocatori.
In generale comunque, come credi che i giocatori giapponesi possano rendere in MLB? Valgono gli investimenti che vengono fatti?
Si. Siamo molto contenti di quanto prodotto da Daisuke e Hideki (Matsuzaka ed Okajima, ndr), che sono stati parte importante del nostro successo di quest'anno, ma la scoperta del valore dei giapponesi risale fino ai tempi di Nomo o Matsui ed altri. Ci sono grandi giocatori in Giappone, si gioca il miglior baseball al di fuori dell'MLB ed i migliori hanno dimostrato di meritare l'attenzione rivolta loro dall'MLB.
Per concludere, chi è il singolo giocatore che ti ha reso più orgoglioso del tuo lavoro di scout internazionale?
Beh, prima di rispondere a questa domanda, devo dirti che tutti i giocatori vengono prima scoperti dai nostri scout di zona, che effettuano anche i primi contatti. Non c'è mai una singola persona responsabile e meritevole di tutto, quindi il merito deve essere adeguatamente ripartito. Tornando al discorso però, sono molto contento di molti giocatori che fanno attualmente parte della nostra organizzazione. C'è stato duro lavoro messo da parte di tutti e prendiamo molti giocatori grazie a gente come Johnny Di Puglia, il nostro coordinatore degli osservatori per l'America Latina o Jon Deeble, il nostro coordinatore per la zona del Pacifico. Ovviamente se dovessi citare due giocatori, non potrei prescindere da Daisuke e Hideki, che hanno richiesto un grande lavoro da parte mia, di Jon Deeble e di Theo Epstein, e che siamo felicissimi di avere in squadra. Ma noi operiamo in maniera così capillare da non poter indicare dei singoli nomi, né a livello di giocatori né a livello di osservatori. Sono tutti frutto del lavoro coordinato dell'organizzazione. Inoltre lavoriamo su due aspetti ben diversi nel mercato internazionale: l'acquisizione di professionisti giapponesi e l'acquisizione di giovani talenti amatoriali, coi primi che possono avere un impatto immediato, mentre i secondi devono essere sviluppati prima di arrivare a Boston.
Ti ringrazio tantissimo per la gentilezza. Siamo arrivati alla conclusione della nostra intervista. In bocca al lupo per l'off-season, ed a tanti altri nuovi successi negli anni a venire.
Grazie a voi, è stato un piacere.