Buchholz lancia un no-hitter

Clay Buchholz portato in trionfo da Jason Varitek dopo il no-hitter!

Le lacrime, ad un certo punto, sono scese sulle guance del rookie di Nederland, Texas.
E non erano per l'emozione dell'impresa appena compiuta, ma erano per la spallata al naso ricevuta da David Ortiz che si era unito agli altri compagni di squadra nella corsa per abbracciare Clay Buchholz sul monte di lancio di Fenway Park.

E se il primo a raggiungere il rookie era stato il catcher Jason Varitek che aveva accuratamente evitato il braccio stanco da 115 lanci (73 strike) gli altri non erano andati tanto per il sottile nell'invadere l'infield ed “assalire” Buchholz.

È stato Fenway Park lo sfondo perfetto ed i Baltimore Orioles la vittima sacrificale (10-0 il risultato finale) di una partita che resterà  a lungo nella memoria dei tifosi bostoniani.

Buchholz ha infatti lanciato il terzo no-hitter (partita senza concedere valide) del 2007. Ma questa volta è davvero una prestazione ancora più fuori dal comune.

Dopo Justin Verlander dei Tigers e Mark Buehrle degli White Sox è un rookie dei Red Sox, alla sua seconda partenza in assoluto, a dominare il lineup avversario (9 gli strikeout) e a non concedere praticamente nulla (tre basi su ball ed un colpito) affrontando, grazie ad un colto in base, solo 30 battitori nel completare la sua partita.

La giocata chiave della giornata è stata opera di un altro rookie, il seconda base Dustin Pedroia. All'inizio del settimo, con la tensione ormai a livelli ben percepibili, Miguel Tejada batteva una legnata che passava attraverso il monte di lancio e che eludeva il guantone proteso di Buchholz.
No hitter andato è stato il pensiero immediato dei 36,819 spettatori presenti.

Ma, venendo dal nulla, ecco Pedroia: tuffo, guanto, presa, lancio, estensione di Youkilis, presa, piede di Tejada sul sacchetto di prima, out. Una spettacolare giocata, eseguita ed osservata tutta d'un fiato ed ecco che la speranza di vedere la storia prendeva davvero corpo.

Il fatto è che un no-hitter si sa quando finisce, ma non si sa quando inizia…nel quarto inning? nel quinto? nel sesto?
Oppure quando i commentatori radiotelevisivi iniziano a fare gli scaramantici e non menzionano più la parola “no-hitter”, ma solo alludono al fatto della grande prestazione, del nessuna valida concessa?
Oppure quando il lineup avversario, dopo una giocata difensiva particolarmente buona, inizia a credere anch'esso che ci sia qualcosa davvero grosso che bolle in pentola…ma proprio oggi deve accadere, proprio contro di noi?!

E non c'era miglior modo per iniziare settembre per i Boston Red Sox, nel mezzo di una intensa pennant race con gli archirivali di New York, gli Yankees, sempre vicini e pronti ad approfittare di ogni passo falso dei ragazzi del New England.

Ma facciamo un passo indietro.
Quello di Clay Buchholz sembra un destino segnato dalle stelle. Scelto dai Sox (dopo Jacoby Ellsbury e Craig Hansen e prima di Jed Lowrie e Michael Bowden!) come compensazione per aver perso Pedro Martinez come free agent (giugno 2005).

Buchholz esordisce nelle leghe maggiori contro Roger Clemens, alt fermi tutti, ma non era solo AA?? (Portland SeaDogs contro Trenton Thunder, 23 maggio 2007).
Vero, ma è lui che affronta The Rocket in una delle sua partite di preparazione all'esordio con gli Yankees.

E poi la chiamata in AAA il 16 luglio.
Ed infine la chiamata a Boston per coprire un doubleheader con gli Angels affiancato all'asso della rotazione Josh Beckett.

Anche se le parole di Terry Francona erano chiare: "Anche se lancerà  un no-hitter tornerà  in AAA!” Wow.

E dopo la vittoria all'esordio ecco la nuova chiamata, il primo settembre, all'espansione dei roster a 40 giocatori. Tocca di nuovo a te Clay, ci sono gli Orioles, gli Yankees hanno già  vinto, sono a 4 partite e mezza. Vincere.

Ed ecco i primi out, un colpito, nessuna valida, via veloci fino all'inizio del quinto inning quando back-to-back basi su ball a Kevin Millar ed Aubrey Huff spingono il pitching coach John Farrell ad una visita sul monte. Limitare i danni.

Clay ne esce brillantemente: stirkeout, ground ball e volata di Jay Payton co Millar che resta in terza. Nel sesto nuova base su ball per iniziare l'inning, ma Brian Roberts vien cancellato colto fuori base. La tensione cresce quando una gran volata di Corey Patterson viene raccolta da un'eccellente giocata difensiva di Coco Crisp per il secondo out e quando Nick Markakis gira a vuoto per lo strike out che chiude l'inning.

L'attacco Sox nel frattempo chiude la partita segnando 4 volte nella parte bassa del sesto per un vantaggio che legge 8-0.

L'inizio del settimo è forse la chiave di volta dell'intera partita.
Dopo la giocata di Pedroia il feeling dell'impresa è palpabile. La folla esplode ad ogni veloce di Buchholz, ad ogni cambio di velocità  che generi una girata a vuoto. Millar va K ed Huff alza una candelaccia che Youkilis agguanta in zona foul per chiudere il settimo.

Nell'ottavo è Scott Moore a far correre Coco, mentre JR House sventola a vuoto il terzo strike e Payton batte una rimbalzante a Buchholz stesso che la infila nel guanto e sottomano la porge a Youkilis (sembra l'ultimo out delle World Series 2004) e mancano solo tre out.

Ma è il pitch count adesso a preoccupare lo staff dei Red Sox. Sia il manager Tito che il GM Theo Epstein non vogliono sovraccaricare il ragazzo. Buchholz non ha mai lanciato più di 98 volte in uno start.

Decidono che comunque vada 120 sarà  il tetto massimo. Il comebacker (girata al primo lancio di Payton) è il lancio numero 103. Sarebbe terribile doverlo fare uscire magari ad un solo out dall'impresa.

Nel nono, con la tensione ormai altissima, Brian Roberts, veterano di mille battaglie, va out con l'ottavo K di Buchholz, mentre Crisp agguanta un'altra lunga volata di Patterson per il penultimo out. E sale al piatto Nick Markakis, conto 1-2, curva congelante, Markakis la guarda, Jason parte a razzo verso il monte, Joe West enfaticamente chiama lo strike.

Esplode Fenway Park. La voce dei commentatori, Orsillo, Castiglione, Remy, gracchia altissima: "No Hitter! No Hitter!"

Il 23enne texano affonda in una marea bianca di Red Sox.
E Josh Beckett prende in giro Curt Schilling…

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