Capitan Clutchness? Macchè! Capitan Costanza.
Spesso sentiamo telecronisti, commentatori, opinionisti, giornalisti e persino giocatori parlare di quanto sia importante battere una valida "clutch" per portare a casa una vittoria. Molti giocatori vengono per questo caratterizzati ed etichettati come "clutch" players, ossia giocatori che riescono a produrre nei momenti più delicati. Ma la clutchness (ossia la capacità di essere clutch in maniera costante) di un giocatore esiste davvero o è solo una leggenda metropolitana?
E' relativamente facile definire un momento clutch all'interno di un determinato incontro. Può essere quando una squadra è sotto di un punto ed ha 2 corridori in seconda e terza base con due out nella parte bassa del nono inning. Una valida presumibilmente vince (o comunque sicuramente pareggia) la partita, mentre un out la perde. Noi, in quanto spettatori, sappiamo che le possibilità di fare un out siano maggiori rispetto alle possibilità di battere valido (o anche di ottenere una base su ball) quindi partiamo spesso "prevenuti" e ci aspettiamo un'eliminazione. Se l'hitter viene eliminato, evitiamo giustamente di crocifiggerlo (il più delle volte), ma se batte valido, allora ha prodotto una valida "clutch". Quando un giocatore si ripete relativamente spesso, lo definiamo clutch come battitore.
Il problema con questo discorso è che quasi sempre i migliori giocatori di una squadra sono anche i suoi migliori clutch players. E' naturale: più forti sono, più possibilità hanno di battere, e questo vale in qualsiasi situazione, che sia clutch o meno. Secondo varie scuole di pensiero però molti giocatori riuscirebbero a tirare fuori ancora qualcosa di più dal proprio talento nelle situazioni delicate, migliorando ulteriormente le proprie prestazioni. Questo implicherebbe implicitamente che il giocatore in questione non si impegni al 100% nelle situazioni definibili come ordinarie. Per molti, però, il battitore gioca sempre al 100%, ma nelle situazioni clutch una specie di aura magica lo circonda e riesce a produrre ancora di più. In realtà un'affermazione del genere andrebbe dimostrata. Tutti i discorsi sulla clutchness si basano su aneddoti e memorie popolari, quindi per definizione è impossibile impostare una difesa concreta.
Un altro problema per quanto riguarda la clutchness è che si fa fatica a definire cosa sia clutch, e soprattutto quanto lo sia. Per un giocatore dei Red Sox battere la valida della vittoria a settembre contro gli Yankees ha un'importanza ben diversa rispetto a fare la stessa cosa contro i Devil Rays ad aprile. Inoltre per un rookie (che magari gioca per farsi notare) qualsiasi turno di battuta è clutch perché si gioca il proprio futuro. Per un veterano che non ha nulla da dimostrare magari non è clutch neanche il turno di battuta della possibile vittoria. Questo permette ad ogni persona di definire la clutchness a modo proprio e quindi è assolutamente impossibile verificare l'attendibilità delle varie affermazioni.
E' stato dimostrato che esista il contrario, ossia il fattore "choker". Parliamo dei giocatori che nei momenti delicati tendono a fallire regolarmente. Chiunque abbia praticato e visto sport avrà notato giocatori col "braccino" nei momenti che contano. Come dicevamo, questo fattore esiste, ma normalmente solo per un determinato periodo, ossia fino a quando il giocatore in questione non ha successo per un paio di volte, sbloccandosi e sovvertendo tutte le avversità precedenti. Da lì in poi, il giocatore torna ad avere una performance assolutamente regolare, in linea con quelle precedenti nella stagione regolare o nelle situazioni ordinarie.
In quanto esseri umani noi tendiamo ad avere una memoria selettiva. Quando un giocatore ha successo, si fa velocemente una reputazione e poi tende a mantenerla a lungo nel tempo. I giornalisti sono corresponsabili di questo problema, quando ci mostrano splits assurdi tipo "il giocatore X batte 6-10 con 2 out e RISP". Un campione statistico così ridotto non ha senso, ma dire che il giocatore batta .600 in situazione clutch fa decisamente impressione. Per avere un senso però i campioni statistici devono essere particolarmente consistenti. Per valutare le imprese di un giocatore servono le statistiche di una carriera intera. Conseguentemente, anche per valutare le sue statistiche clutch servirà un campione analogo, no? No, di solito per tifosi e giornalisti bastano poche partite, magari una serie o due di incontri e la reputazione è formata.
Questo discorso vi arriva da qualcuno che ha visto le meraviglie di David Ortiz negli ultimi anni. In realtà Ortiz non ha avuto un successo particolare nelle situazioni clutch, se non in quelle di walkoff. Non è poco, naturalmente, ma parliamo pur sempre di un campione estremamente ridotto da una ventina di turni di battuta. Se ha avuto particolare successo, lo deve primariamente alle sue grandi qualità da formidabile battitore, e solo in seguito ad un'eventuale clutchness.
Abbiamo selezionato, per verificare le teorie di "clutchness", alcuni formidabili giocatori di anni recenti per verificarne gli splits dell'intera carriera in varie situazioni, per controllare quanto entri il fattore clutchness nelle loro prestazioni nei momenti delicati. I nomi scelti:
Nome BA/OBP/SLG/OPS
Derek Jeter .317/.389/.463/.852
David Ortiz .286/.379/.551/.930
Bernie Williams .297/.381/.477/.858
Travis Hafner .289/.398/.557/.955
Alex Rodriguez .305/.387/.575/.962
Sono 5 grandissimi giocatori, e questo è fuori discussione. Abbiamo preso quelli che vengono visti come i più grandi clutch hitters dei tempi moderni (Jeter ed Ortiz), un veterano con una grande carriera alle spalle (Williams), un giocatore in crescita (Hafner) ed un rinomato "choker" (Alex Rodriguez). Andiamo a misurarli nelle varie situazioni, tenendo sempre presente le statistiche succitate.
RISP
Una delle più classiche situazioni clutch è quella coi corridori in posizione punto. Come hanno prodotto i nostri eroi?
Derek Jeter .311/.407/.435/.842
David Ortiz .298/.400/.504/.904
Bernie Williams .305/.399/.468/.867
Travis Hafner .278/.410/.551/.961
Alex Rodriguez .303/.400/.553/.953
Avete notato qualcosa? L'OBP di tutti si alza. Questo è naturale: sono grandi hitters, quindi coi corridori in base i lanciatori non vogliono regalare una facile opportunità di colpire, e concedono qualche base su ball in più. Per il resto le statistiche sono spaventosamente simili. La differenza massima è di soli 26 punti di OPS ed appartiene ad Ortiz, che peggiora, contrariamente alla sua straordinaria reputazione. Jeter (l'altro grande clutch hitter) peggiora di 10 punti, Williams migliora di 9, Hafner di 6 e Rodriguez peggiora di 9. Si tratta sempre di statistiche tremendamente simili. Per quanto riguarda Ortiz: sono pochi anni che è titolare a tempo pieno, e si sta normalizzando rispetto ad inizio carriera. Anche da questo deriva la sua grande clutchness attuale, ossia ad una semplice normalizzazione rispetto ad inizio carriera.
Close and Late
Le statistiche close and late vengono accumulate dal settimo inning in poi con un differenziale di massimo un punto tra le due squadre, in una situazione dunque in cui una valida può cambiare l'esito finale dell'incontro.
Derek Jeter .285/.384/.418/.865
David Ortiz .290/.386/.596/.982
Bernie Williams .286/.382/.472/.854
Travis Hafner .261/.391/.481/.872
Alex Rodriguez .278/.374/.537/.911
Ancora una volta notiamo una somiglianza straordinaria tra le statistiche dei vari giocatori. Jeter e Williams sono quelli che hanno giocato più tempo ed hanno le statistiche più normalizzate. Rodriguez e Hafner sono un po' peggiori, ma sempre straordinari, e Papi è, come sempre, strepitoso, questa volta un po' meglio delle sue statistiche generali.
Playoffs
Ma nessun giocatore è realmente clutch se non produce nei playoffs. E' in questa circostanza che Ortiz e Jeter hanno creato la propria leggenda, se vogliamo. Bernie ha tonnellate di record (grazie anche al fatto che gli Yankees arrivino sempre in fondo). Hafner si deve ancora misurare, mentre Rodriguez è considerato un choker in virtù delle proprie prestazioni recenti. Vediamo le loro statistiche nei playoffs.
Derek Jeter .314/.382/.480/.862
David Ortiz .301/.383/.552/.935
Bernie Williams .273/.374/.473/.847
Travis Hafner N/A
Alex Rodriguez .280/.367/.485/.852
Queste statistiche sono particolarmente interessanti. Perché? Perché per forza di cose il campione statistico è ridotto. Sono pochi quelli con la fortuna di giocare davvero tante partite nei playoffs, però le poche partite che ciascun giocatore disputa rimangono legate alla memoria collettiva, e la sua fama si sviluppa di conseguenza. In questo caso abbiamo preso gente come Williams e Jeter, che ha giocato tantissimo nella post-season (114 e 102 partite rispettivamente). Per loro com'è la differenza statistica? Jeter ha 10 punti, 10 punti soltanto più della media in carriera, e Williams ha 11 punti in meno. In poche parole, giocano esattamente come nella Regular Season. Però Jeter è Mr. November per aver battuto un fuoricampo importante nelle World Series, e Bernie Williams ha praticamente tutti i record offensivi possibili (HR, RBI e R) dei playoffs. Eppure si tratta di due grandi giocatori (un Hall of Famer in Jeter ed un "quasi" in Williams) che hanno semplicemente continuato a fare quello che hanno sempre fatto durante l'anno, né più, né meno, altro che clutch!
Ortiz, l'eroe del 2004 per Boston, ha una OPS di 5 punti superiore alle sue statistiche in carriera. Nelle ALDS del 2003 ha battuto .095/.174/.143/.317, da far rizzare i capelli a chiunque. Nelle ALDS del 2004 invece ha prodotto .545/.688/1.000/1.688, che mette paura anche solo a scriverlo. Ma l'ALDS del 2003 ha rappresentato il vero Ortiz? O quella del 2004? E' possibile che nessuna delle due abbia messo in piazza il vero fenomenale slugger dominicano? Alla fine si è trattato di 2-21 nel 2003 e 6-11 nel 2004. Come si fa a giudicare davvero un giocatore con 21 o 11 turni di battuta? Un po' di fortuna o sfortuna, un calo di forma e via. Fino al 2004 sarebbe stato visto come uno dei più grandi chokers della storia forse, se fosse stato esaminato con più cura. Queste le sue OPS nelle serie giocate nel 2002 e 2003: .616, .688, .317, .905. Tutte notevolmente sotto le medie in carriera (tranne l'ultima, che è inferiore, ma di poco). Queste le OPS da allora: 1.688, 1.199, 1.086, 1.083. Alcuni dicono: è diventato clutch. Noi diciamo: normalizzazione. Quando si parla di una decina di partite a post-season, è chiaro che qualche giocatore andrà bene e qualche altro andrà male. Con un campione statistico adeguato invece possiamo trarre conclusioni più accurate ed approfondite. E' vero che l'Ortiz attuale non è quello del 2002 e forse neanche quello del 2003, quindi è presumibile che continui ad alzare le proprie medie, ma tutto ciò non è appunto additabile alla sua presunta clutchness, ma semplicemente al fatto che sia uno dei migliori hitters di questa generazione.
Arriviamo infine ad Alex Rodriguez. Nel suo caso effettivamente ci sono più di 100 punti di OPS di differenza, e non sono pochi (questa è l'unica differenza sensibile di tutto lo studio). Bisogna però intanto tenere presente che parliamo di 35 partite, e poi qui entra in gioco il fattore "choker". A-Rod è stato etichettato come tale negli ultimi anni, perfidamente dai giornalisti e dai propri tifosi e con aria di scherno da quelli avversari. Nel 2005 e 2006 ha sicuramente dato tutte le ragioni del mondo ai suoi critici, producendo OPS da .635 e .204 rispettivamente, ma parliamo di sole 9 partite. Prima di queste 9, ecco le sue OPS nelle varie serie di playoffs: .876, .616, 1.253, 1.213, .859. Ha battuto più di .400 sia nell'ALCS del 2000, sia nell'ALDS del 2004. Se Mariano Rivera non avesse bruciato la salvezza in gara-4 dell'ALCS 2004, sarebbe stato probabilmente nominato MVP della serie ed altrettanto probabilmente avrebbe condotto la squadra al titolo contro dei Cardinals sottotono, non facendo mai nascere la sua fama negativa. In seguito a quella gara-4 tutti gli Yankees sono crollati, ma l'opinione pubblica si è accanita su di lui, primariamente per la fesseria fatta nel colpire il braccio di Bronson Arroyo, ma probabilmente era uno degli ultimi colpevoli della debacle di quella squadra, dal punto di vista prettamente tecnico. Effettivamente ha chiuso la serie da 7 partite con .258/.343/.516/.859, ma il "clutch" Jeter ha chiuso addirittura con .200/.368/.233/.601, evitando la fustigazione generale nonostante oltre 250 punti di OPS in meno. Nessuno dubiterebbe mai di Jeter, mentre tutti lo fanno di Rodriguez.
Non stiamo istigando i lettori a definire Jeter un anti-clutch o A-Rod un eroe di clutchness, ma stiamo semplicemente cercando di dimostrare che la clutchness non esista. Jeter ha a sua volta avuto delle serie inette. Oltre all'ALCS del 2004, ha avuto .407 di OPS nelle World Series del 2001, o .329 nelle ALCS dello stesso anno. Naturalmente tante altre volte è stato eccezionale (1.401 nelle ALDS del 2002 o 1.467 nelle ALDS 2006), ma alla fine le varie circostanze fanno media, e le statistiche tornano ad essere quelle che accumula durante la stagione regolare, una volta che il campione diventa sufficiente per il giudizio. Perché un giocatore del genere deve essere apprezzato e giudicato positivamente per una serie, e "perdonato" per un'altra? Perché le ALDS del 2006 contano nel definirlo clutch e le ALCS del 2001 no? Magari non era in forma, magari era infortunato, magari è stato sfortunato. O magari il campione statistico era troppo ridotto per avere una qualche attendibilità . Ma alla fine tutto (per il pubblico) si riduce ingiustamente ad una reputazione che si costruisce con una particolare valida o un momento di gloria. Chi ricorderebbe Bucky Dent sennò? Aaron Boone è un giocatore clutch? Tutte le squadre e tutti i giocatori hanno momenti, strisce ed eventi fortunati e sfortunati. Non c'è magia, non c'è caso, non c'è niente, ma è semplice baseball.
Molti tifosi degli Yankees ritengono che Boone e Dent siano stati "magicamente" aiutati dalla maglia che indossavano, ma se A-Rod è un choker la colpa è solo sua. E quando finalmente batterà .400 in una serie (magari da 5 partite sole) di playoffs, allora la "magia" del Bronx avrà colpito ancora e sarà finalmente "clutch-Rod". Per noi sarà "normalized-Rod". Per concludere il discorso sul terza base degli Yankees: è chiaro che adesso, con tutte le attenzioni negative che riceve, senta il peso del mondo sulle spalle nei playoffs, quindi non è da escludere che continui ad avere qualche performance negativa nelle prossime serie di post-season, ma quello che si può dire è che una volta che si sarà sbloccato, liberandosi dei suoi complessi (e dei suoi critici feroci), tornerà a giocare alla grande anche in quelle partite, come ha fatto ad inizio stagione battendo valide importanti su valide importanti. Ci toccherà leggere poi come sia finalmente diventato un "vero Yankee" e sciocchezze del genere. In realtà una lettura anche solo lievemente accurata delle statistiche storiche permette di capire che certi trends siano comuni a tutti i giocatori quando il campione statistico è così ridotto. Nessuno ha criticato A-Rod per aver battuto .200 a maggio e luglio di quest'anno (giustamente), eppure le sue statistiche dei playoffs si basano su un analogo e ridottissimo campione statistico.
In Conclusione
E' curioso pensare che per una valida o due qualcuno si ritrovi con l'appellativo di clutch, ma così è. Ma voi definireste mai "choker" Mariano Rivera? Ovviamente no, ed ha anche statistiche inguardabili (in senso positivo) sia in Regular Season che nei Playoffs. Eppure ha bruciato due salvezze colossali nel 2001 (gara-7 delle World Series) e nel 2004 (gara-4 dell'ALCS) che probabilmente sono costate due titoli agli Yankees. Ma è il caso. Un closer brucia salvezze e non c'è niente che si possa fare. Quelle due sono state costosissime, ma questo non deve intaccare la sua grandezza ed è sciocco mettersi a parlare della sua clutchness.
Per citare nuovamente Hafner, l'anno scorso sembrava letteralmente impazzito quando c'erano le basi cariche o almeno degli uomini in posizione punto. Batteva come una macchina. Quest'anno quanto batte in queste situazioni? Beh, .167 (.684 OPS) con le basi cariche, e .194 (.748 OPS) con gli uomini in posizione punto. I campioni statistici sono troppo ridotti per trarre conclusioni, ma non è che fosse clutch l'anno scorso e choker quest'anno. E non è neanche giusto considerare le sue abilità dell'anno scorso come indicative, e quelle di quest'anno come casuali (e viceversa). Si tratta di una semplice normalizzazione. L'anno scorso e questo sono individualmente da considerare come anomalie. Il campione statistico più completo indica invece statistiche completamente normali. I tifosi di Cleveland possono tranquillizzarsi: tornerà a battere, e non lo farà perché è clutch, ma perché è un grandissimo giocatore.
La clutchness non esiste. E' una frase ad effetto, che va contro tutto ciò che sappiamo. Ma alla fine tutto ciò che sappiamo (o pensiamo di sapere) si riduce a semplici aneddoti basati su uno o due turni di battuta, o partite, o serie. In uno sport in cui si giocano 162 partite ogni anno, non ha senso fare un discorso di questo tipo perché chiunque può avere una buona giornata. Endy Chavez ha fatto una presa pazzesca nell'ALCS dell'anno scorso: è un clutch fielder? O quando Fernando Tatis ha battuto due grandi slam in un solo inning, qualcuno ha pensato che fosse materiale da Hall of Fame o che fosse un grande clutch hitter?
Nel baseball tutto è motivato. La magia, le maledizioni e la clutchness non esistono. Sono forse proprio suggestioni di questo tipo che ci fanno innamorare dello sport e tutti continueremo inconsciamente ad aspettare il turno di battuta di Jeter o Ortiz (dipende dalla fede), credendo che abbiano superpoteri, ma alla fine tutto va mantenuto in prospettiva quando facciamo discorsi seri e anche se suona bene dire che un giocatore sia più bravo di un altro in una determinata circostanza, dobbiamo tenere presente che non è vero. I mancini hanno una media battuta più alta con l'uomo in prima, ma questo succede perché c'è un diverso posizionamento della difesa (che tiene attaccato l'uomo alla prima base) che apre un buco notevole per il battitore: questa è una differenza concreta che porta a risultati concreti. Invece quando parliamo di differenze di pressione, dobbiamo tenere in mente come queste nel lungo termine non si sentano nei professionisti, che alla fine continuano a produrre come hanno sempre fatto. Le serie brevi invece sono terribilmente condizionate da fortuna, forma, caso e magari anche dalla pressione o altri fattori esterni, ma è per questo che dobbiamo rigorosamente astenerci dal giudicare un giocatore per un singolo turno di battuta o una singola serie di partite.
Il baseball è fantastico perché è fatto di aneddoti, ma quando si discute il valore dei giocatori, è sempre meglio attenersi ai fatti. Magari A-Rod si sbloccherà in questa post-season e giocherà alla grande, ma gli Yankees perderanno a causa di Jeter. Sarebbe divertente, chissà cosa direbbero i giornalisti e i tifosi a quel punto!