The Curse (prima parte)

Neanche il grande Ted Williams è riuscito a ri-portare il titolo a Boston…

Tra i dugouts e gli spalti è possibile assistere ad una serie di rituali che nulla hanno da invidiare a quelli delle tribù animiste. Cappellini protesi a mo' di elemosina per raccogliere la fortuna, battitori che fanno cambiare la musica che li accompagna nel box per interrompere una serie negativa, berretti indossati sottosopra, “rally monkeys” e chi più ne ha più ne metta.

La superstizione pare prosperare sulla terra rossa; quando poi una maledizione scagliata più di 80 anni or sono continua a colpire puntuale in ogni occasione, anche il più scettico è portato a credere a qualcosa di soprannaturale.

Specie se arrivi quattro volte alla classica d'autunno e perdi sempre in 7 gare.
Specie se il miglior battitore puro della storia ad ottobre non ne azzecca una, ed il suo erede naturale lascia, in più occasioni, i potenziali punti del pareggio sulle basi.
Specie se il lanciatore che hai venduto e che aveva un ERA di 9.00 nella post season registra un bello 0.00 quando torna da avversario.
Specie se ti trovi 4 volte ad uno strike da essere campione del mondo e non riesci a portare a casa la Series.

E potremmo continuare con facili grounder passate tra le gambe, corridori che inciampano, interferenze non chiamate, esitazioni su rilanci a casa. Sempre in momenti cruciali. E ancora, un closer che ti porta, con un ERA di 1.41, alle World Series dove invece compila un incredibile 13.50; vantaggi incolmabili sprecati nelle ultime settimane di regular season; eroi improbabili che trovano la ribalta proprio contro di te.

Cominciamo dal principio

L'American League nasce nel 1901 e tra gli "original teams" c'è la compagine di Boston, che di lì a qualche anno prenderà  il nickname di Red Sox.

Nel 1914 si unisce alla squadra un giovane lanciatore che chiude la stagione 2 a 1; il mancino che in carriera non avrà  mai un record perdente, si chiama George Hermann Ruth. Dopo aver vinto 18, 23 e 24 decisioni nelle stagioni successive, comincia ad essere schierato come esterno sinistro (quando non è sul monte).

In sei anni i Sox si giocano 3 World Series, aggiudicandosele tutte. "The Babe" tira un complete game di 14 riprese nelle finali del 1916 e uno shutout (1 a 0) in quelle del 1918, nelle quali ottiene un'altra vittoria. Nella stagione 1919 ne batte 29 oltre la recinzione, più di quanto riesca a fare qualsiasi altra squadra, ma il campionato se lo giocano i Reds e i White Sox (è l'anno dello scandalo delle partite vendute). Ruth è pagato 10.000 $ (mentre in altre franchigie i migliori guadagnano sui 15.000 $) e i Sox non intendono ritoccare il suo salario. La notte dopo Natale il più grande di tutti i tempi è ceduto ai New York Yankees per 100.000 $, e la maledizione ha inizio.

Boston, che dal 1901 al 1919 giocò e vinse 5 serie mondiali, non ha più aggiunto trofei alla propria bacheca, mentre gli Yankees si aggiudicarono il primo titolo nel quarto anno dell'era Ruth, e ad esso ne hanno fatti seguire 25 (!).

Nei primi 14 anni "The Curse" non ha pietà  e i Bostoniani sono 9 volte ultimi e 2 penultimi, e fino al 1945 non partecipano ad una post-season; nel contempo a New York hanno già  10 titoli.

Nel 1946 ritornano dalla guerra Ted Williams, Johnny Pesky, Bobby Doerr e Dom DiMaggio e i Sox dominano l'American League. Alla vigilia delle World Series sono dati come favoriti (2 contro 1 è la quota dei bookmakers) sui St. Louis Cardinals di Stan Musial, ma la squadra del Missouri trova un inaspettato eroe nel lanciatore Harry Brecheen, che ne vince 3 con un ERA di 0.45.

Il grande atteso, Ted Williams (sarà  la sua unica serie mondiale), chiude con una media di .200 e lascia punti fondamentali sulle basi. DiMaggio si infortuna in gara-7 ed il suo sostituto s'impappina nel raccogliere una valida: è l'8°, e Enos Slaughter, ignorando il suggeritore di terza, gira verso casa dove giunge salvo grazie ad un'indecisione di Pesky al taglio. I Cards vincono 4-3 la partita come la serie; Harry Walker, .237 in stagione regolare registra .412 nelle series.

Nel 1948 le Calze Rosse hanno un'altra opportunità  di accedere alle gare per il titolo, quando acciuffano gli Indians sul filo di lana, costringendoli a giocarsi tutto in uno spareggio secco. L'eroe di turno è un rookie di nome Gene Bearden, mandato sul monte con un solo giorno di riposo, e capace di regalare a Cleveland il diritto di disputare la classica d'autunno.

L'anno successivo la storia è poco diversa: Williams e soci hanno, il 4 luglio, un record perdente; poi un luglio, un agosto e un settembre perfetti li portano al comando. L'ultima serie è a casa degli Yankees, con due partite da giocare e una di vantaggio da difendere sugli stessi Newyorkesi. Il 1° ottobre sembra volgere tutto a favore dei Sox che acquistano presto 4 punti di vantaggio; poi, sul 4 a 2, un errore su un possibile doppio gioco riaccende le speranze dei padroni di casa, che prima acciuffano il pareggio poi, all'8° e con 2 outs, trovano il punto decisivo nel solo-homer di Johnny Lindell.

Il 144° ed ultimo incontro vede sul monte Ellis Kinder, vincente nelle ultime 15 decisioni e imbattuto da oltre un anno e mezzo contro gli Yanks. Nella parte bassa del 1° il leadoff Rizzuto apre con un triplo; la difesa di Boston decide di giocare profondo il battitore successivo, che con una corta rimbalzante sul seconda base sblocca il risultato. Il punto, di fatto deliberatamente concesso, rimane l'unico dell'incontro fino all'8°, quando New York dilaga (5-0) su una corta volata a destra: le basi sono piene, ci sono due outs, e Al Zarilla si tuffa, prende la palla al volo, ma questa gli esce dal guanto.

Finisce 5-3, Ted Williams non mette a segno valide e cede lo scettro di miglior battitore a George Kell (Tigers) che con un due su tre finale lo supera .3429 a .34275 (!).

Dal 1950 ha inizio un nuovo lungo periodo buio, in cui i Sox navigano costantemente lontano dalla post-season. Il 25-9-65 i Kansas City Athletics si permettono di schierare, contro Boston, il 59enne Satchel Paige che concede una valida in tre inning prima di accomodarsi su una sedia a dondolo di legno, dalla quale assiste al resto dell'incontro.

Il 1967 vede una splendida lotta in vetta all'American League, con Boston che chiude con un incontro di vantaggio su Minnesota e Detroit grazie, ancora una volta, ad una fantastica rimonta da luglio a settembre.

Le World Series sono anche l'occasione di rivincita sui Cardinals. In gara 1 Roger Maris, che 6 anni prima militando negli odiati Yankees aveva battuto l'home run numero 61 proprio contro i Sox, batte a casa gli unici due punti dei Cards. Dall'altra parte Boston non riesce a decifrare il pitcher Gibson, ed il solo punto giunge sul fuoricampo del lanciatore Santiago. Le squadre si spartiscono gara 2 e 3, e per la quarta è di nuovo sul monte Bob Gibson: l'asso di colore tira uno shutout, e ancora una volta Maris si prende carico della parte offensiva con un altro paio di RBI.

Sul 3-1 per St. Louis la serie sembra chiusa, ma i Sox riescono a conquistare il diritto di giocare gara 7. Da una parte c'è sul monte Jim Lomborg, vincente in gara 2 e 5, ma dall'altra è di nuovo in scena Gibson: terzo complete game per lui, 7 a 2 il finale ed ancora un RBI per Maris; per la seconda volta dall'inizio della maledizione, Boston perde 4 a 3 da St.Louis.

Il 1972 passa alla storia come l'anno del primo sciopero dei giocatori, ma nel Massachussets lo ricorderanno per aver mancato la post-season di mezza partita. La serie finale è di nuovo quella decisiva, con Boston e Detroit che si disputano la stagione in tre partite. Il momento chiave è alla terza ripresa del primo incontro: con i Sox sotto di uno e Aparicio in prima, il grande Yastrzemski mette a segno un triplo, ma Aparicio inciampa per ben due volte, e i due si ritrovano insieme sul sacchetto di terza, provocando la fine dell'inning. I Tigers si aggiudicano due incontri su tre, e con essi l'accesso alle World Series.

Fine Prima Parte

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