Rivedremo mai un Vin Baker tonico ed attivo?
27 febbraio 2003: Vin Baker viene sospeso dai Boston Celtics a tempo indeterminato. Causa reale: alcolismo.
Dopo la droga ed il fumo, l'alcool è il vizio più pericoloso per la salute, ma a differenza degli altri due, un bicchiere giornaliero di vino o di birra non è dannoso, anzi, molti medici e studiosi lo consigliano per migliorare il nostro sistema cardiovascolare. Come tutte le cose, chi esagera rischia danni gravi sul proprio corpo.
Spesso è proprio la caratteristica di elemento utile se usato in piccole dosi a dare la giustificazione a continuare a bere, alibi per menti deboli che rischiano di entrare in un circolo vizioso dove è necessario tracannare quantità sempre più elevate e con sempre maggiore gradazione.
Infatti chi beve in genere ha necessità si sostituire con l'alcool qualcosa che manca o compensare qualcosa che prima si aveva ed adesso non si ha più. Il modo corretto d'agire consiste nel cercare di capire come fare per risolvere il proprio problema, da soli o con l'aiuto di altre persone (familiari, medici, psicologi); la pigrizia, l'orgoglio, la timidezza e quant'altro invece porta a trovare sfogo nell'alcool.
Vin Baker, ala-centro dei Boston Celtics, ha avuto molti demeriti, ma è riuscito a prendere sinceramente atto della propria situazione di alcolista.
Nato il 23 novembre 1971 nel Connecticut, uno degli Stati appartenenti alla regione statunitense del New England, si è distinto nelle sue prime stagioni NBA come un ottimo giocatore nei Milwaukee Bucks. I suoi problemi sono nati dopo il suo trasferimento a Seattle: Baker non ha mai legato con la città e qui sono nati i suoi primi problemi con l'alcool.
La notizia che nell'estate 2002 i Boston Celtics, in cerca di un giocatore d'area che potesse aiutare Tony Battie sotto i tabelloni, lo volevano con loro lo ha reso molto felice, tanto da festeggiare il trasferimento con un principesco party a casa sua, poco distante dalla città bostoniana (per i parametri americani 200 chilometri non è una distanza elevata).
Sembrava tutto bello, ma proprio dal successivo autunno la sua parabola, in discesa durante il suo soggiorno nello stato di Washington, invece che tornare a salire, ha avuto una spaventosa accelerazione al ribasso. Il giocatore non riusciva a giocare, sembrava come bloccato, impaurito, perso. Nemmeno l'aiuto sincero di Antoine Walker, ottimo motivatore prima ancora che ottimo giocatore, lo ha sbloccato.
In quei mesi Baker, invece che farsi aiutare, ha commesso il classico errore di chi mette la testa sotto terra per non vedere. Come ha ammesso recentemente Baker, "coach O'Brien mi aveva fatto sedere un paio di volte dicendomi - se pensi che ci sia un problema dobbiamo saperlo per risolverlo - ovviamente l'alcolismo mi ha fatto dire - no, nessun problema, sto bene - ".
Rifiutando l'aiuto esterno, la sua situazione non poteva che peggiorare, difatti il 27 febbraio 2003 Baker, chiaramente in enorme difficoltà a giocare in una lega competitiva com'è l'NBA, viene sospeso a tempo indeterminato.
Ne seguiranno proteste da parte dell'associazione giocatori con minacce di denunce alla magistratura americana, ma nessuna di queste minacce è stata messa in pratica: era troppo evidente la bontà e l'inevitabilità della scelta dei dirigenti dei Celtics per temere alcunché di risvolti legali.
Dopo questi avvenimenti viene fatto volutamente calare il silenzio attorno alla vicenda ed all'uomo.
All'inizio pochissimi sapevano addirittura dov'era il giocatore, in seguito è stato fatto trapelare che era in clinica per disintossicarsi dall'alcool, cercando di tenere il giocatore il più possibile lontano dai riflettori della cronaca, l'ultima cosa di cui il giocatore, anzi, l'uomo, aveva bisogno.
Proprio allo scopo di proteggerlo, anche la motivazione di sospensione non faceva nessun cenno all'alcool, ma era un generico "problemi personali".
Ora si sa di più su quello che ha fatto Baker: cinque giorni dopo la sospensione ha iniziato un programma di riabilitazione alla clinica Silver Hill Hospital in New Canaan, Connicticut, della durata di 28 giorni. Successivamente ha trascorso 10 settimane a casa con la supervisione a domicilio di medici specializzati con frequenza giornaliera e test regolari alla clinica Silver Hill. Infine ha frequentato degli incontri con un'associazione di alcolisti anonimi due-tre volte a settimana e parlato con il suo sponsor ogni giorno.
Contrariamente a quello che era trapelato in quelle settimane, Baker non ha subito nessun trattamento antidepressivo. Al contrario, era perfettamente cosciente della sua situazione e ha addirittura ringraziato i dirigenti che lo hanno sospeso, facendogli prendere atto della sua situazione e dandogli la forza di rimettere in senso la sua vita e la sua carriera.
Le sue cure non sono finite qui. Prima dell'inizio del training camp, Baker, i Celtics e l'NBA hanno studiato un piano: il progetto è che Vin Baker frequenterà tutte le associazioni di alcolisti anonimi di ogni città durante le trasferte dei Celtics ed in ognuna di queste città avrà a disposizione dei consiglieri e qualcuno che possa parlare con la squadra riguardo la situazione di Baker in ogni momento. Inoltre il giocatore porterà sempre con sé uno speciale telefono cellulare dedicato alle chiamate con la Lega ed i pubblici ufficiali. È un telefono sperimentale che verrà testato proprio con Baker durante la stagione che sta per iniziare.
In pratica la filosofia è questa: l'NBA ha visto che c'è un problema e vuole risolverlo. Tu Baker prendi tanti soldi? OK, ti facciamo mantenere il contratto, ma non ti permetteremo d'avere una ricaduta e dovrai sottostare ai nostri strettissimi controlli. La cosa curiosa di tutta questa faccenda è che Baker non ha creato nessun tipo di problema, e questo gliene va dato merito.
È evidente che l'uomo-Baker ha fatto tutto quello che doveva per liberarsi del suo problema, adesso è il giocatore-Baker che deve fare la sua parte, e la sta facendo, visto che si è allenato tutta l'estate per tornare competitivo al training camp dei Celtics, prima con fermate a Miami e Las Vegas, poi il suo programma di recupero fisico lo ha riportato a casa, nel Connecticut, dove ha tenuto una media di due allenamenti giornalieri, al mattino da solo e nel pomeriggio con la squadra dell'università del Connecticut.
Vin Baker ha un contratto molto oneroso che lo lega ai Celtics: 13,5 milioni di dollari questa stagione, 14,625 milioni quella successiva e 15,75 milioni di dollari nella stagione 2005-2006. Queste cifre in genere sono riservate ai giocatori migliori, livello che Baker aveva solo sfiorato nei suoi anni d'oro a Milwaukee e che ora sembra impossibile anche solo sperare di riavvicinare.
In più, proprio il contratto di Baker limita fortemente il salary cap e, di conseguenza, le ambizioni dei biancoverdi, di fatto costretti ad attendere il termine di questo contratto-capestro prima di poter ambire a raggiungere i piani alti della NBA.
Risulta chiaro che lo scambio architettato dai Celtics per far arrivare Vin Baker a Boston sia il maggior candidato per la nomina di "peggior scambio della storia dei Boston Celtics". Alla fine la felicità di tornare nei luoghi dell'infanzia è stato la fine della sua carriera da giocatore " semprechè il Baker-uomo non abbia fatto un lavoro così buono da permettere al Baker-giocatore d'avere la tranquillità mentale e fisica necessaria per tornare a giocare non dico come ai tempi di Milwaukee, ma almeno cercando d'onorare nel modo migliore possibile il suo contratto.
Sarebbe un bel finale di Hollywood, ma la vita reale è tutt'altra cosa, purtroppo" o per fortuna.