Brad Penny sta mostrando lampi di grandezza
Si sta rivelando come uno dei migliori pitcher dell'intera MLB ma ancora da molti non viene considerato un vero asso del monte: ha solo 29 anni ma al suo dito può già vantare un anello, simbolo della vittoria dei Marlins nel 2003.
E di quelle World Series, Brad Penny fu vero protagonista.
Ma partiamo dall'inizio.
Brad nasce il 24 maggio 1978 a Blackwell (OK) e muove i primi passi nel mondo del baseball con i Mighty Tigers della Broken Arrow High School: il ragazzo a 18 anni viene scelto al quinto giro del Draft 2006 da Arizona e nel suo primo anno di Rookie League totalizza un 2-2 (ERA 2.36).
Dopo un buon 1997 in Single A (10-3 ERA 2.73), esplode agli occhi di tutti nel 1998 nella California League facendo incetta di premi e riconoscimenti; il record di 14-5 e una ERA 2.96 gli valgono il titolo di MVP della Lega, giocatore dell'anno Level A, miglior giocatore di tutte le minors di Arizona e l'inserimento di Baseball America come All Star Starting Pitcher delle Minors.
Ma tutto questo non avrà valore per Arizona l'anno dopo, quando Brad, reduce da un brutto anno in Double A con un record di 2-7 e una ERA di 4.80, viene venduto ai Florida Marlins per portare in Arizona Matt Mantei.
Non sarà un giorno memorabile per i responsabili del mercato dei D'Backs, ma certamente se lo ricorderanno da lì a pochi anni a Miami.
Brad finisce il 1999 in Double A e nel 2000 viene quasi costantemente inserito nel roster dei Marlins risultando un rookie affidabilissimo; lancia da partente ben 22 volte con una ERA di 4.81, in linea con la media dei lanciatori di Florida, ottenendo 8 vittorie a fronte di 7 sconfitte.
L'anno seguente migliora nettamente nel controllo dei suoi lanci e stabilisce i propri record personali per strikeout (154) e inning lanciati (205), abbassando la propria ERA a 3.69 e guadagnando 10 vittorie.
Dopo un 2002 di piccola regressione, nel quale i suoi numeri tornano a somigliare molto a quelli del suo primo anno, arriva l'anno in cui Penny potrà avere la soddisfazione di fregiarsi dell'anello.
Nel 2003 Brad torna a lanciare in modo più che adeguato, ottiene 14 vittorie e con i suoi compagni arriva alla post season dove, tra la sorpresa generale, vince la World Series contro gli Yankees: nella serie vince gara 1 e gara 5, risultando decisivo anche se la straordinaria prestazione di Josh Beckett in gara 6 oscura in parte il suo notevole contributo.
Al suo quinto anno di majors, inizia la stagione con Florida lanciando ancora meglio di quanto non avesse mai fatto: la sua ERA è di 3.15 quando Los Angeles si svena per averlo.
I Dodgers sacrificano LoDuca, Mota e Juan Encarnacion per ottenere il potente braccio di Brad, provocando più di una perplessità nei tifosi soprattutto a causa della partenza del catcher, vero idolo di Los Angeles.
Le critiche aumentano quando, da lì ad un mese, Brad subisce un infortunio al quadricipite e termina la sua stagione nei Dodgers con un totale di 11.2 innings lanciati.
Un riacutizzarsi dello stesso infortunio nel settembre seguente mina anche la stagione 2005, una delle peggiori che i Dodgers ricordino: il crollo della squadra coinvolge anche Penny che ottiene solo 7 vittorie, subendo 9 sconfitte ma con un ERA dignitosa (3.90) e 175 inning lanciati.
Nel 2006, finalmente libero da infortuni e nel pieno della sua maturità agonistica, mostra finalmente quello di cui è capace con una prima parte di stagione fantastica: il record di 10-2 con un'ERA di 2.91 gli consentono di esssere il lanciatore partente della National League all'All Star Game.
Una seconda parte di stagione orribile però sporca le sue statistiche che rimangono comunque ottime a fine stagione: oltrepassa per la prima volta le 15 vittorie in stagione (16-9) e totalizza ben 33 partenze formando con Lowe l'asse portante della rotazione dei Dodgers che conquistano la post season, dove saranno eliminati dai Mets in sole tre partite.
Penny, nel momento di forma peggiore che si ricordi, fa una apparizione come rilievo da dimenticare in fretta.
La sensazione di aver trovato un asso capace di rinverdire i fasti dei lanciatori passati dunque viene attenuata dall'inspiegabile calo della seconda parte di stagione, ma che Penny abbia le abilità per stabilirsi ai vertici tra i lanciatori è fuori discussione.
Nel 2006 i Dodgers acquisiscono a metà stagione il veteranissimo Greg Maddux per rinforzare la rotazione: Maddux si darà da fare sul monte ma forse il suo contributo migliore lo fornisce fuori dalla competizione.
Il riconosciuto fuoriclasse parla spesso con Penny, approfondendo con lui soprattutto l'aspetto mentale del lancio e fornendogli preziosi consigli da mettere in pratica.
Qualsiasi cosa Maddux abbia detto a Penny, questa deve aver funzionato alla grande: quest'anno Brad sembra aver risolto molti dei problemi comportamentali che lo avevano afflitto sinora, soprattutto una perniciosa tendenza alle proteste contro gli arbitri che spesso gli aveva causato espulsioni e squalifiche.
Anche la selezione dei lanci sembra essere migliorata grazie ai consigli del prossimo Hall of Famer e quest'anno Penny ha di nuovo dominato la prima parte di stagione, addirittura migliorando i numeri del 2006 (10-1 ERA 2.39) e conquistando di nuovo il ruolo di partente all'All Star Game.
Pensare che prima dell'opening day era dato come pedina di scambio per ottenere un battitore dovrebbe far rabbrividire ogni tifoso dei Dodgers.
I suoi numeri attuali sono stratosferici: 13-3 con ERA 2.66 sono al top della intera MLB; in 23 partenze ha lanciato 149 innings ad una media di 6.47 a partita colmando una lacuna che negli anni passati lo aveva afflitto non poco, ovvero l'alto numero di lanci che spesso lo costringevano ad uscite precoci.
Ha messo K 104 battitori a fronte di 47 basi ball, concedendo la miseria di 4 home run, statistica questa che farebbe invidia al groundballer più estremo. Tra i pitcher con più di 100 inning lanciati solo Peavy, Young e Hudson hanno concesso poco come lui.
Per un lanciatore di potenza come Penny, se mantiene questa media, vorrebbe dire chiudere la stagione con 6 home run concessi, suo record personale e statistica di valore assoluto indubbio.
A Maggio, contro Florida, ha messo strikeout 14 battitori avversari
Penny, lanciatore destro, ottiene tutto ciò principalmente con la sua four seam fastball, stabilmente registrata tra i 93 e i 96 mph, alternandola con una two seam sinker leggermente più lenta e una power curveball: non è una varietà di lanci clamorosa ma sono sufficienti a far venire il mal di testa a molti battitori.
Quest'anno poi Brad sta avendo una stagione incredibile anche al piatto:
una media battuta di .295 con 6 RBI, 4 doppi e una OBP di .326 sono numeri da far invidia ad un pinch hitter, dunque ci aspettiamo almeno un homer da qui alla fine della stagione (ne ha 2 in carriera, entrambi a Florida nel 2003).
Potrebbe essere il primo battitore in maglia Dodgers dai tempi di Valenzuela a registrare a fine stagione una media battuta superiore alla ERA (escludendo i punti decimali); attualmente siamo a .295 contro 2.66, dunque c'è un buon margine da difendere.
In conclusione, a Penny non manca nulla per essere considerato un asso ma ancora non ha convinto la maggioranza degli esperti che effettivamente lo sia: i numeri ci dicono che è in crescita e forse addirittura potrà migliorare ancora visto che ha solo 29 anni.
Questo finale di stagione ci dirà se il calo dell'anno scorso è stato un caso o se ci sono altri motivi a provocarlo e quali: purtroppo adesso la sua squadra non lo sta sostenendo come meriterebbe e la crisi dei Dodgers gli ha fatto perdere due partite nelle quali ha ben lanciato, ma avere Brad Penny sul monte è garanzia di stare in partita anche quando l'attacco non segna.
Mi darete del pazzo, ma io lo vedo Cy Young (se i compagni gli danno una mano…..).