Il talento di Papelbon

Jon Papelbon il giorno del debutto in MLB

Jonathan Papelbon è il closer dei Boston Red Sox, ed è forte. E' talmente forte che la sua squadra ha appena acquisito Eric Gagne, ma il canadese si limiterà  a fare da setup per Paps (o Steel, come è stato soprannominato qui in Italia). Gagne, per chi non lo sapesse, nel 2003 ha vinto il Cy Young Award della National League salvando 55 partite su 55 chances ottenute (con 1.20 di ERA). Ha una striscia di 84 salvezze consecutive, ed un record complessivo di 177 salvezze su 184 opportunità  avute (96%, migliore della storia). E farà  da setup a Papelbon!

Non solo è percepibile la fiducia del front office dei Red Sox nel giovane fenomeno, ma è la sua incredibile classe a rendere questo un atto dovuto. Papelbon ha 26 anni, è al secondo anno intero in MLB. L'anno scorso, da closer dei Red Sox ha avuto 0.92 di ERA, la seconda più bassa dal termine della "dead ball era" (per i pitchers con almeno 50 innings lanciati in una stagione), peggiore solo rispetto al 1990 dell'Hall of Famer Dennis Eckersley (0.61 nel 1990 da closer degli Athletics). Ha perso il titolo di Rookie of the Year (finito al pur meritevole Justin Verlander) a causa di un infortunio che l'ha tolto di mezzo per tutto il mese di settembre e che gli ha anche evitato di diventare il Rookie con più salvezze della storia (si è fermato a 35 - il record di Sasaki resiste a 37). Il ragazzo è impressionante, probabilmente unico. Però non è un closer naturale. Ha successo nel ruolo, ma lo ha perché è un grandissimo lanciatore. Le sue caratteristiche però non si addicono a quelle del ruolo specifico e sarebbe meglio impiegato in rotazione. Parliamone, ma prima diamo una veloce occhiata alla sua carriera.

La Carriera

Jonathan Robert Papelbon è nato il 23 novembre 1980 a Baton Rouge, Louisiana. Ha frequentato la Bishop Kenny High School di Jacksonville, Florida, e nei suoi ultimi 3 anni di liceo è sempre stato tra gli All Stars cittadini. Una volta diplomato, è finito alla Mississippi State University, dove è stato compagno di Paul Maholm, lanciatore mancino dei Pirates. Il ragazzo, nato e cresciuto nel sud degli USA (e si sente dal suo accento, come in questa ridicola pubblicità !) ha fatto il closer presso la sua università , ottenendo in 3 anni un'ERA di 2.90, non eccellente ma di certo non da buttare (2.28 nell'ultimo anno).

Nel 2002 Billy Beane lo sceglie per i suoi Oakland Athletics al 40° giro (1208° giocatore scelto), ma lui decide di rimanere un altro anno all'università  nella speranza di arrivare alle College World Series e di essere scelto più alto l'anno successivo. Si mormora che anche i Phillies lo volessero scegliere, ma che lui abbia rifiutato per ragioni analoghe a priori.

Nel 2003 ancora una volta nessuno pensa a lui nei primi giri, nonostante le sue eccellenti statistiche periferiche lascino presagire un buon potenziale. Ancora una volta è una squadra sabermetrica (come gli Athletics l'anno prima) a notarlo, ed i Boston Red Sox lo scelgono al 4° giro (114° in totale).

Per massimizzarne il potenziale, i Red Sox decidono di convertirlo in lanciatore partente nel proprio sistema. Papelbon debutta coi Lowell Spinners in Short Season A a 22 anni, giocando 6 partite da partente e 7 da rilievo. La sua ERA di 6.34 non spaventa i Red Sox, che ancora una volta riconoscono la bontà  delle sue statistiche periferiche ed attribuiscono (giustamente) la mezza annata storta ad un bel po' di sfortuna, e lo promuovono comunque l'anno successivo a Sarasota in Advanced A. La prima stagione intera da partente è un successone per Papelbon, che chiude con 12-7, 2.64 ERA, ma anche con 153 strikeouts in 129 IP, che lo impongono all'attenzione generale. Per Baseball America è uno dei migliori prospetti del sistema dei Red Sox: il terzo per l'esattezza, dietro Hanley Ramirez e Jon Lester.

Papelbon inizia il 2005 in rotazione coi Portland Sea Dogs in AA ed in 14 partite abbassa la propria ERA addirittura a 2.48, mantenendo altissimi totali di strikeouts ma migliorando il proprio controllo. A metà  stagione, i Red Sox decidono addirittura di promuoverlo in AAA, a Pawtucket. Papelbon non risente minimamente del salto di qualità  e gioca benissimo. Dopo sole quattro partenze però ci si rende conto che in MLB serva un braccio, perché la squadra è a pezzi. Il tempo di dare 3 apparizioni da rilievo a Papelbon e via con un'altra promozione. In AAA la sua ERA è di 2.93 alla fine. Inizia la storia di Papelbon in MLB.

Il 31 luglio 2005 Papelbon debutta in MLB, da partente contro Brad Radke e i Twins a Fenway Park. Lancia una buona partita, anche se l'emozione del debutto lo tradisce mostrando lacune di controllo (ben 5 BB). Concede un fuoricampo a Jacque Jones e uno a Justin Morneau, ma lascia la partita in parità , non prima di aver comunque totalizzato 7 strikeouts in 5.1 IP (con 2 punti guadagnati sul lanciatore).

Nel 2005 i Red Sox in ogni caso hanno bisogno primariamente di rilievi, e Papelbon dopo 3 partenze va a dare una mano nel bullpen. A fine stagione avrà  avuto 2.65 di ERA e sarà  stato una delle ragioni principali per l'ingresso dei Sox nella post-season. I lampi di classe fanno pensare a molti analisti che l'anno successivo farà  parte della rotazione dei Red Sox.

Nel 2006 succede qualcosa che pochi avevano previsto: Keith Foulke non torna efficace durante lo Spring Training, ed il GM Theo Epstein, con la rotazione senza un posto libero, indica Papelbon come closer: ritorno alle origini per il ragazzo della Louisiana, che proprio così aveva iniziato all'università . Il successo è lancinante. Papelbon durante lo Spring Training ha aggiunto al proprio repertorio una splitter, insegnatagli dal maestro Curt Schilling, ed è diventato ancora più intoccabile. Non concede un punto in tutto aprile e non brucia una salvezza fino a metà  giugno, partendo con 20 su 20, con un'ERA di 0.24 davvero minuscola.

C'è un problema però: il bullpen dei Red Sox, a parte lui, è davvero poca cosa. Il manager Terry Francona lo utilizza decisamente troppo, e Papelbon inizia a perdere efficacia. Brucia ben 6 opportunità  di salvezza delle ultime 21, prima di cedere del tutto fisicamente a causa di un guaio alla spalla ad inizio settembre chiudendo la stagione anticipatamente. Non deve comunque trarre in inganno il numero di salvezze bruciate: molte avvengono perché viene chiamato in campo nell'ottavo, magari a basi già  cariche e sopra di un solo punto. La sua ERA di 0.92 testimonia l'efficacia mantenuta durante tutto l'arco della stagione.

Nell'off-season si parla di farlo diventare partente in pianta stabile, per farlo lavorare in giorni regolari e preservarne il braccio. Ancora una volta però la rotazione è a posto, e Papelbon vuole a tutti i costi continuare a chiudere. Viene accontentato. In questo 2007 finora ha 16 salvezze su 18 opportunità  con 2.09 ERA, eccellente come c'è da aspettarsi. Spesso non viene utilizzato in giorni consecutivi per preservare il braccio d'oro, ma finora non c'è stato nessun problema rilevante (a parte forse ad inizio maggio, quando ha perso velocità  sulla fastball ed è stato fuori per un paio di partite). Gagne servirà  anche per chiudere nei giorni in cui mancherà  Paps.

Scouting Report

Papelbon ha una fastball a 4 cuciture terrificante, tra 93 e 97 miglia orarie. La fastball "esplode" verso l'alto, nel guanto del ricevitore, ed è molto difficile toccarla. La lancia spesso in alto nella zona e per gli hitters fare contatto spesso diventa un miraggio. L'esplosione della fastball la fa percepire come ancora più veloce. Ha un eccellente movimento che "entra" nei battitori destri e genera una quantità  industriale di giri di mazza a vuoto ed in ritardo (o sotto la traiettoria della palla). Papelbon lavora tantissimo con la veloce, e spesso la lancia per un intero turno di battuta magari umiliando l'avversario di turno. Prendete il povero Aubrey Huff, l'altra sera (primo agosto): 3 lanci, 3 fastballs, 3 giri di mazza a vuoto identici. Semplicemente intoccabile ed inarrivabile. Per molti hitters, è come una palla di fiamme a 130 miglia orarie. Papelbon non si cura particolarmente del comando, ma generalmente si limita a lanciarla nella zona dello strike, nella parte alta, sfidando apertamente gli hitters e vincendo quasi sempre.
Il problema della fastball? Quando gliela toccano, è leggerissima da battere perché lanciata verso l'alto con uno spin che ne propizia la battuta profonda. Al contrario delle sinkers di Webb o Wang (definite più volte come facilissime da toccare ma pesanti come palle da bowling), la fastball di Papelbon decolla letteralmente quando la mazza fa un contatto pieno. Questo succede molto raramente, ma comunque succede. Non è raro vedere Papelbon subire un fuoricampo o un flyout profondo sulle palle ben colpite dagli avversari. E' al contrario difficile vedere singoli battuti con queste caratteristiche: normalmente i singoli contro di lui sono incredibilmente fortunati o "sbucciati" dagli hitters.

Il secondo lancio di Papelbon è la slider, che è l'unico altro lancio che possiede sin dai tempi del liceo. La palla si abbassa notevolmente, allontanandosi dagli hitters destri e tocca le 90 miglia al massimo, attestandosi sulle 80 alte (87-89 in genere). E' il lancio che più gli piace per mettere strikeout i destri e lancia la slider quasi esclusivamente a loro e quasi esclusivamente avanti nel conto. Raramente inizierà  un turno di battuta con la slider, anche se gliel'abbiamo visto fare con Derek Jeter ad esempio, messo strikeout su 3 lanci (slider, fastball, fastball) tutti girati a vuoto in questa stagione.

Il terzo lancio è la splitter. Qualitativamente è molto migliore rispetto alla slider. Papelbon non possedeva la splitter prima del 2006. Durante lo Spring Training, parlando con Schilling, ha imparato dal migliore e ora si può tranquillamente dire che l'allievo abbia superato il maestro. E' la sua arma per mettere strikeout i mancini. La lancia molto spesso con 2 strike sul conto, e quando ha il sentore che un hitter possa girare il primo lancio, lo coglie fuori tempo presentandogli la splitter (anche se succede raramente - in stagione ricordiamo questo solo con Hank Blalock, poi vittima di strikeout). Papelbon effettua il lancio nelle 90 basse (90-91 miglia orarie) e quando lancia la splitter alla perfezione, appare come una fastball che muore negli ultimissimi metri di traiettoria finendo nello sporco davanti a Varitek, con gli hitters che girano senza trovare più la palla. Dichiaratamente, non lancia mai la splitter cercando la zona dello strike, ma solo per mandare gli hitters a pescare a vuoto. Quando la lascia in alto, ha commesso un errore.

Da closer, Papelbon usa solo questi 3 lanci. In realtà  è dotato anche di una curva, nelle 80 basse (80-83) con traiettoria 12-6 (come Beckett per intenderci). Gli abbiamo visto lanciare la curva solo un paio di volte in 2 anni, e sebbene non sia assassina come la splitter o la fastball, è molto efficace ed è un peccato che non la utilizzi maggiormente. Viene poi il cambio di velocità , anche quello nelle 80 basse (81-84 circa), ma esiste finora solo negli scouting reports, perché in partita non ne ha bisogno e non lo utilizza. Durante le ultime due off-seasons ha lavorato anche su una sinker a 2 cuciture nelle 90 basse e su una cutter intorno alle 92-93, ma erano lanci in previsione di una ri-conversione a partente, che non è mai avvenuta, ed alla fine li ha abbandonati.

Non un closer

Papelbon è un grandissimo lanciatore dicevamo, dotato di 4 lanci (forse 5, col cambio), e ne stava perfezionando altri 2 che probabilmente non vedranno mai la luce. Lanciando da closer, il suo stile è molto diverso (dai partenti) e sfida ripetutamente gli hitters con la sua fastball. Ottiene strikeouts in continuazione (è il leader MLB in K/9 ossia strikeouts per partita, con 13.03 - Brett Myers è secondo staccatissimo con 12.44 e solo in 4, inclusi loro due, sono sopra 12) ed è ciò che veramente gli interessa. Vede gli hitters solo una volta in partita, quindi non ha una vera necessità  di variare il proprio repertorio. E' sprecato a chiudere, col talento che ha. La chiusura dovrebbe essere lasciata a gente come Mariano Rivera o Billy Wagner. Rivera è stato un partente infimo, dotato di un super-lancio (la cutter) e di un buon comando, ma di un repertorio per il resto estremamente "normale". Trasformato in closer, dove può limitarsi ad usare la cutter tutte le volte che vuole senza soffrirne, è stato devastante, diventando un sicuro Hall of Famer. Wagner a sua volta ha una fastball ed una slider eccellenti, ma poco altro dietro. Uno con la varietà  di Papelbon può avere successo, ma sarebbe meglio impiegato come partente.

C'è però un motivo molto più importante e specifico per il quale dovrebbe iniziare e non chiudere le partite. Per quanto sia un lanciatore formidabile, forse il migliore in assoluto in MLB, con le migliori fastball e splitter di questa generazione, abbiamo citato il fatto che bruci più salvezze di quanto il suo talento, la sua ERA ed i suoi strikeouts dovrebbero indicare. Perché? Questo accade per la sua propensione a concedere fuoricampo. Come dicevamo, quando entra lui, la difesa potrebbe anche riposare visti tutti gli strikeouts che ottiene. Ogni tanto però gli capita di concedere un fuoricampo. Per un closer, che normalmente viene chiamato al lavoro nelle partite molto ravvicinate, una bomba può costare la partita. E Papelbon, per quanto sia più completo di tanti altri closers, non è proporzionalmente più efficace. Intendiamoci, è il migliore o tra i migliori, ma non distanzia gli altri per quanto gli sarebbe invece permesso dal talento.

E' difficilissimo, quando non impossibile, battere una serie di valide a Papelbon: è accaduto solo 4 volte in 2 anni che gli battessero 3 valide (e comunque mai più di 3) in una singola apparizione! Da partente, una caratteristica del genere sarebbe insuperabile. Un fuoricampo non può battere un partente (magari lancia 7 innings, concedendo un fuoricampo, che magari è da 2 punti ma è comunque una grande prestazione) ma può fare molti danni con un closer. Papelbon è 206° (su 222) tra i rilievi con almeno 20 IP nel rapporto tra groundballs e flyballs con 0.62. Con lui le palle non vengono messe in gioco. Se vengono messe in gioco, di solito viene fatto per aria. Spesso si tratta di popups (più del 10% di palle battute per aria non esce dall'infield, e molte altre sono estremamente corte) prodotti grazie ad un cattivo contatto, ma talvolta esce il doppio o il fuoricampo ben colpito, e quelle palle viaggiano molto ma molto lontano. Dicevamo che colpire Papelbon non sia facile. Non solo gli strikeouts eliminano la maggior parte degli avversari affrontati, ma solo il 16% di palle colpite si trasforma in line drives. Queste sono statistiche periferiche che, se appartenessero ad un partente, sarebbero mortali per gli avversari. Da closer, la propensione al fuoricampo occasionale concede sempre una speranza: che sia con fortuna o abilità , basta un lancio per raddrizzare la partita.

Per comprendere meglio quanto dannosi siano i fuoricampo concessi da Papelbon, andiamo a vedere ed analizzare tutti i punti concessi da closer, ossia da un anno e mezzo a questa parte: negli ultimi 2 anni, ha concesso 16 punti in totale, e 7 fuoricampo. Già  messa così, la proporzione è notevole. Ma bisogna notare che 2 fuoricampo siano avvenuti con uomini in base, portando il totale dei punti subiti a 9. Pensate, ben 9 punti su 16 (56%), in 2 anni, sono arrivati tramite fuoricampo. E sono quasi sempre stati costosi! In 5 occasioni ci sono state salvezze bruciate, ed in un'altra addirittura è stata persa la partita (era in campo in situazione di pareggio). E' normale per un closer che un punto subito costi. Ma è normale che un giocatore che in pratica ha una discreta propensione a concedere fuoricampo (e quasi niente altro) debba essere sprecato a chiudere una partita? Peraltro tutti i fuoricampo, tranne 2, sono arrivati sul conto con 2 strikes, quando ha cercato di chiudere la pratica con lo strikeout su fastball medio-alta: palla impattata e fuori.

Giusto per renderci conto della proporzione di punti e fuoricampo, andiamo a vedere alcuni dei migliori closers in circolazione, negli ultimi anni (ricordando che Papelbon abbia 7-16 ossia 44% come proporzione):
Francisco Cordero ha 33/180 (18%)
JJ Putz ha 27/87 (31%)
Joe Nathan ha 49/179 (27%)
Billy Wagner ha 70/193 (36%)
Trevor Hoffman ha 81/274 (30%)
Mariano Rivera ha 48/239 (20%)
Francisco Rodriguez ha 29/94 (31%)
Huston Street ha 8/49 (16%)
Brad Lidge ha 34/136 (25%)

Nessuno si avvicina. Molti sono davvero lontanissimi (Street, Rivera e Cordero per esempio). Se dovessimo includere anche tutti i punti che erano in base al momento del fuoricampo, la differenza sarebbe ancora più lampante, ma il punto è che Papelbon abbia successo non certo per le sue caratteristiche fatte apposta per il ruolo, ma perché è un grandissimo pitcher. Se, con queste caratteristiche, fosse un'unghia meno bravo, verrebbe riempito di punti dagli avversari.

Quello che bisognerebbe chiedersi è: è giusto che uno dei migliori talenti, forse il miglior pitcher in assoluto, degli ultimi anni venga sprecato a fare il super-closer, quando tutto sommato anche altri potrebbero fare il suo lavoro con una piccola differenza qualitativa? Da partente sarebbe abbastanza unico, potrebbe utilizzare tutto il proprio repertorio e lavorerebbe con regolarità . Negli ultimi anni i Red Sox non hanno avuto la fortuna di trovare un'alternativa sin dall'inizio (Okajima è sbocciato a stagione inoltrata - Gagne è appena arrivato) e quindi la scelta è stata obbligata se non addirittura giusta. A questo punto però forse sarebbe il caso di riconsiderare la scelta in vista del 2008, acquisire un closer d'élite e mettere Papelbon a fare quello che sarebbe il suo vero lavoro, ossia partire. Uno tra i migliori lanciatori dei nostri tempi non può essere lasciato ad ottenere risultati ottimi (ma comunque non assurdi tipo il succitato 2003 di Gagne, inarrivabile) da closer, quando potrebbe fare lo stesso da partente. Contro Papelbon le squadre avversarie possono sempre avere la speranza di impattare una benedetta volta quella fastball, rimettendosi improvvisamente in gioco. Con Street questo non avviene, e Street non vale mezzo Papelbon come lanciatore in assoluto, ma è di poco meno efficace come closer. Secondo noi, per quanto Paps rimanga tra i migliori closers in circolazione e forse addirittura il migliore in assoluto attualmente, impiegarlo da partente mettendo Okajima o Gagne a chiudere la prossima stagione (sempre che il canadese rimanga, e non è affatto ovvio) sarebbe il modo migliore di impiegare tutto il suo talento fino in fondo.

Vedremo cosa faranno i Red Sox in ogni caso, e vedremo se finalmente ci sarà  uno spazio vuoto in rotazione, o se tornerà  a fare il fuoriclasse nel bullpen. Non dobbiamo dimenticarci inoltre che Papelbon ami il ruolo del closer, e la volontà  del giocatore è molto importante in situazioni del genere. Potrebbe continuare e finire la carriera da closer: non sfrutterebbe pienamente il proprio talento, ma lo ricorderemmo sempre come uno dei più grandi, a prescindere.

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