Tempi bui per i L.A. Galaxy

Alexi Lalas: attualmente ha poco da ridere…

Quattordici (14) punti in classifica. Tredici (13) partite giocate. La miseria di tre (3) vittorie, a fronte di cinque (5) pareggi e altrettante sconfitte. Differenza reti negativa: per un solo gol, ma pur sempre negativa. Conseguenza di tutto questo è il penultimo posto (nella Western Conference e in classifica generale).

Di chi stiamo parlando? Dei Real Salt Lake, of course" ops, correzione: ci stiamo riferendo ai Los Angeles Galaxy.

È proprio così: la 1ª squadra di L.A. si sta dibattendo nei bassifondi di una classifica che non merita, per effettive potenzialità  tecniche, per blasone e per ambizioni. Eppure la realtà  è questa, e conviene cercare di analizzare la squadra nel suo complesso per capire le ragioni di una debacle così clamorosa quanto inaspettata.

Lo scorso anno la squadra si trovava all'incirca nello stesso stato: l'allenatore di allora, coach Steve Sampson, venne esonerato per tentare di dare una scossa ai giocatori. Sampson aveva il merito di aver portato una squadra non particolarmente ricca di talento (se escludiamo Landon Donovan) fino alla vittoria della MLS Cup 2005.

Ma la campagna 2006 richiedeva un altro profilo ed era chiaro che Sampson non aveva più il polso della situazione, così è stato chiamato in sua vece l'ex ct della nazionale canadese Frank Yallop. Nonostante alcuni evidenti miglioramenti, la squadra non riuscì a qualificarsi per la post-season, ma sembrava che con Yallop in panchina la stagione 2007 avrebbe potuto essere foriera di soddisfazioni.

Attenzione, abbiamo parlato di miglioramenti nel gioco rispetto a quanto fatto vedere fino a quel momento: ciò non significa che la squadra in un attimo fosse tornata competitiva. Ma questo è quello che i dirigenti di L.A. hanno voluto vedere.

Certamente nel quartier generale dei Galaxy tutte le attenzioni saranno state rivolte, comprensibilmente, verso l'affaire-Beckham e tutti i vantaggi che ne potranno venire in futuro, ma intanto la squadra gioca nel presente e il presente dice che il roster di L.A. non offre sufficienti garanzie. I motivi sono molteplici.

1 - sgombriamo il campo dagli equivoci: la colpa non è certo di Yallop, che anche quando è stato intervistato da Play.it ha dimostrato molto buon senso e conoscenza del proprio lavoro.

2 - l'arrivo di Beckham ha quasi fatto passare sotto silenzio il fatto che nel roster dei Galaxy non ci sia nemmeno un difensore che abbia la statura del leader. Tutt'al più c'è qualche buon giocatore (Chris Albright e Quavas Kirk), ma il resto della difesa è costituita da giocatori troppo giovani e senza esperienza.

Il front-office ha cercato di correre ai ripari ingaggiando il difensore Abel Xavier: buona addizione, ma il portoghese ha già  35 anni e nelle 5 partite giocate fin qui ha dimostrato di aver ancora bisogno di entrare in confidenza coi nuovi compagni.

3 - ovviamente il fatto che Beckham sia sbarcato a L.A. da quasi un mese ma abbia giocato solo 12 minuti e poi si sia infortunato sballa tutti i piani di risalita. L'aiuto di un talento come Becks assicurerebbe di certo qualche punto in più (diciamo una decina?) che non farebbe gridare al miracolo, ma renderebbe i Galaxy una squadra in piena corsa per i play-off. Attenzione, però: il calcio non è il basket, uno o due elementi non cambiano il volto di una squadra in maniera sostanziale.

Inoltre c'è un altro fattore da tenere in considerazione: alcuni tifosi hanno già  manifestato apertamente il malcontento verso il buon David che non scende in campo, ma i soldi li prende lo stesso. Rischio che questo malcontento si allarghi anche agli altri giocatori? Alto, molto alto.

4 - in attacco (se escludiamo Donovan) non c'è il classico attaccante che la sbatte dentro a ripetizione: l'attaccante più prolifico a roster è Edson Buddle, arrivato da Toronto. Nelle 4 partite giocate fin qui ha segnato 2 reti e se assistito a dovere può fare il suo, di certo non si può pretendere che risollevi L.A. da solo.

Servirebbe che il leader della squadra, ossia Landon Donovan, decida di emergere nei momenti decisivi e non si nasconda come ha invece la tendenza a fare. Ma su Donovan riapriamo vecchi discorsi triti e ritriti. La situazione attuale dei Galaxy ci conferma solo che la nostra impressione su Landon è più che veritiera.

Quanto detto fin qui ci porta ad una considerazione: poiché è il front-office ad occuparsi del potenziamento della squadra, c'è da ritenere responsabile di tutto ciò il presidente e GM dei Los Angeles Galaxy, che risponde al nome di Alexi Lalas.

Non ce ne voglia il rossocrinito, ma se come giocatore ha dimostrato di poter dire la sua anche nel nostro campionato, come dirigente sta lasciando terra bruciata in ogni franchigia di cui va ad occupare la poltrona: a San José non lo rimpiangevano di certo, e a New York è riuscito nell'impresa di esonerare un allenatore come Bob Bradley (attuale ct della Nazionale e unico allenatore finora ad essere stato eletto 2 volte Coach Of The Year, non il primo cretino che passa per strada) proprio mentre la squadra stava lottando per i play-off, a 3 giornate dalla fine.

Che Lalas abbia le sue ragioni per fare certe scelte è fuor di dubbio, e non vogliamo nemmeno entrare nella sua testa per vedere il disegno che sta tentando di costruire.

Un risultato l'ha raggiunto: mettere i Los Angeles Galaxy sotto i riflettori. Peccato che (per ora) sia solo per una questione d'immagine; per i risultati rivolgersi altrove, please.

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