“In His Big League Debut” – “Jackie Romps Home From Second Base As 26,000 Cheer”
Un ragazzo di 26 anni, nero, dal fisico particolarmente atletico e un uomo sulla sessantina, vestito di scuro, con un cappello a bombetta e gli occhiali; discutono all'interno di un aeroporto. Il ragazzo sale su un aereo, destinazione Venezuela, ma non può svelare il contenuto del dialogo ai suoi compagni curiosi; l'uomo d'affari se ne va, a preparare l'annuncio che cambierà una nazione.
Jack Roosevelt Robinson nasce a Cairo, Georgia, il 31 gennaio 1919, da Jerry - lavoratore in una piantagione - e Mallie, collaboratrice domestica. Jerry abbandona la famiglia (altri quattro bambini) quando Jackie ha sei mesi; poco tempo dopo Mallie, con tutta la prole, sale su un treno, per lasciare le invivibili discriminazioni razziali del sud, e trasferisce la famiglia a Pasadena.
Jackie eccelle nello sport, prima al liceo poi alla UCLA; inizia con il calcio, è quarterback poi halfback nel football, gioca a tennis e ping pong, è per due anni il top scorer della Pacific Coast Conference a basket, si laurea campione nazionale di salto in lungo e batte costantemente .400 nella squadra di baseball.
Il talento nello sport consente a Robinson di avere relazioni con ragazzi bianchi, ma mette in luce la difficile situazione sociale americana.
Mentre il fratello Mack è nella Germania nazista a conquistare, nei 200 piani, l'argento olimpico alle spalle di Jesse Owens, Jackie non se la passa troppo bene nella libera e democratica America: la piscina gli è concessa solo in giorni prestabiliti, molti locali sono preclusi totalmente a lui e agli altri Afro-americani; inoltre, gli avversari nelle numerose discipline in cui compete non mancano di metterla sul piano razziale per minare la solidità delle sue performance.
Nemmeno economicamente le cose vanno per il meglio, così il ragazzo lascia UCLA a pochi esami dalla laurea, per fare il direttore atletico in una struttura per giovani e, successivamente, siglare un contratto alle Hawaii in una squadra di football semiprofessionistica.
Rientra sulla terraferma statunitense all'indomani dell'attacco giapponese a Pearl Harbor, ed è presto arruolato.
A Fort Riley, Kansas, non è concesso ai neri l'addestramento per divenire ufficiali; oltre a Robinson, nella base, è di stazione anche il peso massimo Joe Louis, che si fa promotore di una protesta volta a sovvertire lo status quo: al proprio congedo, Jackie Robinson è luogotenente.
L'uscita con onore dall'esercito, avvenuta nel 1944, rischia di essere anticipata a causa di un incidente a sfondo razziale: all'autista di un bus militare non andava che un "negro" sedesse nelle prime file.
Branch Rickey è il "Mahatma".
Anch'egli di umili origini, dopo essere cresciuto lavorando in fattoria nell'Ohio, approda in Major League prima come giocatore quindi come manager.
Il Rickey che passerà alla storia è però quello che siede alla scrivania, con un orecchio incollato alla cornetta di un apparecchio all'epoca non troppo diffuso.
Nel suo ufficio a St. Louis, dove ricopre la carica di amministratore per i Cardinals, sono appese - incorniciate!- le seguenti parole:
Colui che non vuole ragionare è un bigotto.
Colui che non sa ragionare è uno sciocco.
Colui che non osa ragionare è uno schiavo.
Un giorno, nell'agosto del '54, dirà che "la gente del baseball - e includo me stesso - è lenta a cambiare e accettare idee nuove".
La sua prima grande idea nuova ("non fu un colpo di genio, fu necessità "), ai tempi dei Cardinals, è l'istituzione del farm-system, che a poco a poco ogni Major League Club otterrà .
La seconda idea nuova è il "Nobile Esperimento".
Da quando Fleetwood Walker era stato estromesso dai campi di gioco su gentile richiesta di Cap Anson ("Get that nigger off the field!"), le formazioni di National e American League avevano mantenuto un tacito accordo che sanciva l'esclusione dal campo di ogni giocatore abbondantemente pigmentato.
Il giudice Landis, nominato primo Commissioner all'indomani dello scandalo Black Sox, non aveva mai mancato di sottolineare che niente impediva alle squadre di MLB di aggiungere atleti neri ai propri roster ma, di fatto, aveva sempre opposto fermamente l'integrazione del baseball.
Con la seconda guerra mondiale appare evidente la grande contraddizione americana: gli stessi ragazzi che sono interdetti dal passatempo nazionale combattono e muoiono accanto ai bianchi.
Branch Rickey, nel 1945, decide di compiere quel passo in più che nessuno aveva osato fare: diversi tryout erano stati concessi ai giocatori delle Negro Leagues da Boston, Chicago, Washington e altre squadre, ma non si era mai andati oltre.
Il Mahatma inizia a setacciare la nazione in cerca dell'uomo giusto per spianare la strada del MLB agli Afro-Americani: la ricerca si ferma su Jackie Robinson, grande atleta, dal comportamento esemplare (non beve né fuma), istruito e con qualche episodio importante di lotta per l'integrazione durante la carriera militare.
Forse non è per idealismo, probabilmente Rickey prevede che il suo esperimento porterà molta gente all'Ebbets Field, o forse Branch sta cercando di ritagliare per se un posto importante nel libro di storia.
Il 28 agosto 1945 intrattiene per tre ore Jackie Robinson, presentandogli ogni possibile situazione ostile che lo attende nei successivi anni.
Jackie, non abbiamo alcun esercito. Virtualmente non c'è nessuno dalla nostra parte. Nessun proprietario, nessun arbitro, pochissimi giornalisti. E ho paura che molti fan saranno ostili. Saremo in una difficile posizione. Possiamo vincere solo se convinciamo il mondo che io sto facendo questo perché tu sei un grande giocatore, un fine gentiluomo.
Mallie Robinson aveva insegnato ai suoi ragazzi il rispetto di se stessi e l'autostima, ingredienti indispensabili per vivere da neri in un mondo bianco.
Mr Rickey, sta forse cercando un Afro-Americano che non abbia il coraggio di reagire?
Rickey aveva chiesto a Robinson di immagazzinare per un paio di anni - finché non fosse stato accettato - tutti gli insulti e abusi che inevitabilmente gli sarebbero stati rivolti. Gli aveva ripetuto il passaggio delle sacre scritture in cui si invita a porgere l'altra guancia.
No, sto cercando un giocatore che abbia abbastanza attributi per non reagire.
Jackie Robinson gioca nel 1945 la sua unica stagione nelle Negro Leagues: è nel roster dei Kansas City Monarchs, una delle più rinomate compagini del campionato segregato.
All'interbase è un discreto difensore, ma ha problemi a raggiungere le battute nel buco e piazzarsi per l'assistenza; presto appare evidente che il suo futuro sarà dall'altro lato del keystone.
Nel box mostra potenza e doti di contatto, chiudendo la stagione a .345 di media; il vero spettacolo, però, lo dà sulle basi: l'atleta di tante discipline è sempre in movimento, alla ricerca di una rubata o di una base extra" o soltanto per far saltare i nervi al pitcher avversario.
Per giocare a baseball anche durante l'inverno, Jackie si aggrega a una selezione All-Star alla volta del Venezuela. Prima della partenza, all'aeroporto, Branch Rickey, che ha già messo il ragazzo sotto contratto, si raccomanda di non far trapelare nulla durante il viaggio e il soggiorno. Agli altri Negro Leaguers sull'aereo, Jackie racconta che la conversazione appena conclusa verteva su una nuova lega per neri che il Mahatma sta organizzando.
A Caracas Robinson condivide la stanza con Gene Benson, esterno più vecchio di lui di sei anni e nelle Negro Leagues da oltre un decennio. Ben presto Eugene diviene il confidente di Jackie: le loro conversazioni, sull'impatto della firma e della futura carriera di Robinson, si protraggono nelle notti venezuelane. Quando il rookie esprime perplessità sulla propria riuscita nei Dodgers, il veterano gli assicura che, se è stato capace di colpire i lanciatori delle Negro Leagues, non avrà problemi con quelli di Major.
Il 23 ottobre, mentre il ragazzo è nell'America Latina, Branch Rickey annuncia al mondo del baseball il contratto che rompe una lunghissima tradizione: Jackie Robinson è nell'organizzazione dei Dodgers e giocherà la stagione 1946 in triplo-A a Montreal.
La collocazione al di fuori degli Stati Uniti dell'ultimo gradino prima di Brooklyn è una benedizione; nonostante ciò non tutto fila liscio nella prima stagione di baseball integrato: diversi giocatori di Baltimore minacciano di boicottare le partite con Montreal, e ritirano il proposito solo quando il presidente dell'International League li avverte che il provvedimento che intende prendere per loro è una sospensione vitalizia dal baseball.
Il primo incontro dell'anno per i Montreal Royals si tiene il 18 aprile a Jersey City; l'indomani, sulla Montreal Gazette, apparirà il seguente resoconto:
Il primo uomo della propria razza a giocare nel baseball organizzato moderno ha battuto un fuoricampo da tre che ha viaggiato per 333 piedi e ha aggiunto tre singoli nell'ampia vittoria dei Royals per 14 a 1 su Jersey City. Per completare la giornata di lavoro, Robinson ha rubato due basi, segnato quattro volte e battuto a casa tre punti. Gli è stato anche addebitato un errore.
Nel Quebec Robinson è adorato, ogni volta che giunge in prima il tifo rincara, trascinato dalla danza con cui Jackie minaccia il proprio decollo verso la posizione punto. Altrove la vita è meno semplice, negli alberghi e in campo.
In un incontro, su una smorzata, l'avversario che giunge a coprire la prima base riceve l'assistenza ed elimina Jackie con una violenta guantata ad altezza sospensorio; Robinson, a fatica, trattiene i demoni che ha in corpo, come pattuito in inverno. A partita terminata, l'avversario lo raggiunge per scusarsi e rivelare che il gesto era stato ordinato da Rickey in persona.
Jackie chiude la stagione a .349, primo dell'International League, con 3 HR, 66 RBI, 40 basi rubate, 113 punti segnati e una media difesa di .985, dopo aver completato la transizione da shortstop a seconda base.
I Royals giocano le Little World Series opposti ai Colonels; le gare a Louisville sono un vero calvario per il nero, sottoposto costantemente a insulti razziali provenienti dagli spalti e dal dug-out di casa. Montreal, però, si aggiudica il titolo vincendo in casa la settima partita.
I tifosi, abituati al ruolo di fucina di talenti della propria squadra, sono consci di aver visto l'ultimo incontro di Robinson in maglia Royals, e non perdono l'occasione di regalargli il dovuto tributo. Jackie è abbracciato e baciato sul terreno del Delormier Stadium e, a fatica e tra le lacrime, si fa largo in mezzo alla folla per raggiungere la clubhouse. Fuori dallo stadio, ancora migliaia di persone lo attendono e lo accompagnano lungo Ontario Street per diversi isolati, finché un motociclista gli offre un passaggio all'hotel.
Un reporter di Louisville scriverà sui propri appunti destinati ai lettori del sud:
E' probabilmente la prima volta che una folla di bianchi scatenati ha inseguito un negro per le strade mossa da amore anziché odio.
Jackie ha convinto Rickey, ora Rickey deve convincere gli altri owners e il commissioner.
Nel 1947 non c'è più il giudice Landis al vertice del MLB; da qualche anno gli è subentrato A. B. "Happy" Chandler.
Ogni volta che ci fosse il sentore che un nero fosse ammesso al baseball, Landis aveva una risposta standard; ho letto i verbali delle riunioni. Landis diceva – Ho detto tutto quanto c'è da dire sull'argomento. La risposta è no.- Quindi passava ad altre questioni.
Come la sede di Montreal per il triplo-A dei Dodgers, anche la figura di Chandler quale Commissioner è una coincidenza favorevole all'esperimento.
Non era il mio mestiere decidere chi poteva giocare a baseball e chi no. Il mio mestiere era controllare che il gioco fosse disputato correttamente e che tutti avessero le stesse possibilità . ["] Pensai che un giorno avrei dovuto incontrare il mio Creatore, ed Egli mi avrebbe chiesto -che cosa hai fatto con tutti quei ragazzi neri?-.
In gennaio si tiene un meeting al Walford-Astoria Hotel di New York: ci sono Rickey, gli altri 15 owners, e Chandler. Si vota sulla questione Robinson; il commissioner legge le schede, una a una: 15 voti contrari, uno favorevole, quello di Rickey. Il Mahatma, su tutte le furie, abbandona la stanza.
Nei giorni successivi si confida con Chandler: la popolazione nera si aspetta la promozione di Robinson, se questa non avviene ci saranno rivolte ad Harlem, probabilmente incendi all'Ebbetts Field.
Quindi mi chiese che cosa avrei fatto io di tutto questo. Gli dissi che avrebbe potuto fare ciò che voleva con i propri giocatori ["] e se avesse promosso Jackie Robinson, sarebbe stato trattato come chiunque altro. Penso fosse tutto ciò che voleva sentirsi dire.
Tutto a posto, o quasi.
Bisogna convincere alcuni Dodgers ad accoglierlo in squadra, problema affrontato dal manager Leo Durocher:
Non mi importa se il tizio è giallo o nero, o se ha le strisce come una fottuta zebra! Io sono il manager di questo giocatore e io dico che gioca!
Bisogna obbligare gli avversari a giocare contro di lui, e a questo pensa il presidente della National League Ford Frick:
Non mi importa se metà della lega va in sciopero. Coloro che lo faranno, incontreranno rapida ricompensa. Saranno sospesi, e non mi importa se ciò smantellerà la National League per cinque anni. Questi sono gli Stati Uniti d'America e un cittadino ha lo stesso diritto di giocare di chiunque altro.
C'è lo spring training, in Florida, profondo sud. Ed Charles, terza base dei Miracle Mets del 1969, ricorderà della primavera 1947:
Chiunque nella nostra parte della città voleva vederlo. Persone anziane e bambini piccoli, invalidi e ubriaconi" tutti camminavano per le strade. Alcune persone avevano le stampelle, e qualche cieco si aggrappava alle braccia degli amici, camminando lentamente nella parata verso il Ball Park, per sedersi nella sezione segregata. Lo guardammo giocare quel giorno e finalmente credemmo a ciò che avevamo letto sui giornali, che uno di noi era là , sul campo di gioco. Al termine della partita, noi bambini seguimmo Jackie mentre camminava con i suoi compagni verso la stazione, e quando il treno partì, corremmo lungo le traversine ascoltando i suoni finché potemmo. E quando alla fine non potemmo più sentire, corremmo ancora un po' e poi mettemmo le orecchie sui binari così da poter percepire le vibrazioni di quel treno che portava Jackie Robinson. Volevamo essere parte di lui quanto più a lungo potevamo.
Durante quel marzo e quei primi di aprile, Robinson comincia a fare assaggiare ai Major Leaguers il proprio dominio sulle basi; al termine di un incontro il manager Casey Stengel catechizza i propri Yankees:
Tutti voi ragazzi, quando entrate nello spogliatoio, voglio che controlliate i vostri armadietti. Oggi quello ha rubato tutto quello che voleva là fuori, per cui potrebbe anche avervi portato via le mutande!.
Ci siamo, è il 15 aprile 1947, esattamente 60 anni fa.
Jackie Robinson esordisce in Major League: Ebbetts Field, 26.623 spettatori, prima base (in seconda c'è Eddie Stanky), secondo in battuta, contro i Boston Braves, partente Johnny Sain.
Al primo turno nel primo inning, gli lanciai una curva bassa e lui colpì una rimbalzante sull'interbase Dick Culler.