Evan Turner, ci si aspetta moltissimo da lui!
Doug Collins ed Evan Turner.
I Philadelphia 76ers ripartono da qui, sperando di non aver bucato la scelta del nuovo capo allenatore per il secondo anno consecutivo e pregando che la loro seconda scelta assoluta faccia vedere quanto di buono fatto ad Ohio State, assumendosi quel ruolo di go-to-guy che da queste parti manca dai tempi di Allen Iverson (quello vero, non la minestra riscaldata vista recentemente).
CONFERENCE: Eastern
DIVISION: Atlantic
ARRIVI: Tony Battie (FA), Craig Brackins (trade da New Orleans), Spencer Hawes (trade da Sacramento), Andres Nocioni (trade da Sacramento), Darius Songaila (trade da New Orleans).
PARTENZE: Royal Ivey (FA), Willie Green (trade con New Orleans), Rodney Carney (FA), Jason Smith (trade con New Orleans), Samuel Dalembert (trade con Sacramento), Primoz Brezec (FA)
DRAFT: Evan Turner (2a scelta)
PROBABILE QUINTETTO BASE
PG J. Holiday
SG E. Turner
SF A. Iguodala
PF E. Brand
C S. Hawes
ROSTER
GUARDIE: Jrue Holiday, Lou Williams, Evan Turner, Jodie Meeks
ALI: Andre Iguodala, Thaddeus Young, Jason Kapono, Andres Nocioni, Craig Brackins, Elton Brand, Darius Songaila
CENTRI: Spencer Hawes, Marreese Speights, Tony Battie
HEAD COACH: Doug Collins
Commento
Per la seconda estate consecutiva quindi i Sixers aprono la stagione con la scelta del nuovo allenatore.
Tra un colloquio e l'altro e rumors che si rincorrono la scelta è ricaduta sul veterano Doug Collins, già visto dalle parte di Philadelphia a cavallo degli anni '70 nelle vesti di giocatore, che per l'occasione toglie cuffie e microfono della TNT per sedersi, sette anni dopo, su una panchina NBA.
Se per tutt'America, e non solo, l'estate 2010 verrà ricordata come “l'estate della decisione di LeBron”, per i cittadini di Philadelphia e più in generale per i tifosi della franchigia la speranza è che tale data sarà invece per sempre affiancata all'inizio dell'era di Evan Turner.
Baciati dalla fortuna durante la serata della lotteria, rappresentati da Jrue Holiday, i Sixers si sono potuti fregare le mani con la pallina numero due con la quale, qualche settimana dopo, sono stati in grado di selezionare il prodotto di Ohio State, neo “Naismith Player of the Year” dell'ultima stagione di college basketball.
Sempre ricalcando le orme della passata stagione quando scambiarono Reggie Evans per Jason Kapono, i Sixers sono stati una delle prime squadre a muoversi sul mercato, anticipando l'inizio della Free Agency con una trade che ha registrato la partenza di Samuel Dalembert, uno dei punti fermi delle ultime annate, in direzione Sacramento.
Al suo posto sono arrivati due giocatori: Spencer Hawes e l'argentino Andres Nocioni. Entrambi faranno parte delle rotazioni di coach Collins, con il primo che dovrebbe essere il centro titolare al fianco di Elton Brand.
Con pochissimo spazio salariale a disposizione il general manager Ed Stefanski ha preferito lasciar scorrere le prime, infuocate, settimane di Free Agency. La prima ed unica firma è arrivata a fine luglio quando è stato raggiunto un accordo su base annuale con il veterano Tony Battie, su esplicita richiesta di Collins.
L'ex Orlando Magic potrà dare un cambio all'intero reparto lunghi, potendo essere utilizzato sia da ala forte che da centro. Ma grazie alla sua esperienza sarà utilissimo nel ruolo di guida per i due giovani Marreese Speights e, appunto, Hawes.
Il roster è poi stato di nuovo puntellato, qualche mese più tardi, con una seconda trade che anche questa volta ha visto coinvolti due giocatori che, come Dalembert, fino ad oggi non avevano conosciuto franchigia NBA al di fuori di quella di Philadelphia. Willie Green e Jason Smith sono infatti stati impacchettati e spediti in direzione New Orleans, da dove invece sono arrivati il lituano Darius Songaila, quinta squadra in otto stagioni per lui, e il prospetto Craig Brackins, scelto al primo giro dell'ultimo draft da Oklahoma City e poi subito girato agli Hornets.
Il talento uscito da Iowa State era stato già seguito in passato da Rod Thorn, neo presidente della squadra (inserito nel quadro dirigenziale della società dopo la decisione di concludere il suo rapporto di lavoro con i New Jersey Nets, per via probabilmente dell'arrivo del magnate russo Prokhorov) che pare abbia spinto per questa mossa.
Il potenziale messo a disposizione di Collins, in una Eastern Conference che sembra essere spaccata tra le “super potenze” e il resto delle squadre, è sicuramente valido e una posto tra le prime otto sembra poter essere raggiungibile. Detto questo, il lavoro dell'ex capo allenatore di Pistons e Wizards è tanto e, secondo il nostro punto di vista, le fortune di questa squadra passeranno prevalentemente da tre situazioni critiche.
La prima è sicuramente rappresentata da Evan Turner, dalle cui mani dipenderà non solo parte della stagione ma anche il futuro della franchigia.
Inserire un giocatore con tanti punti nelle mani e che possa attirare su di sè le attenzioni delle difese avversarie dovrebbe giovare anche ad Andre Iguodala, il quale non è invece mai stato in grado di assumersi con costanza il ruolo di prima opzione offensiva della squadra.
Affiancargli un giocatore come Turner potrebbe trasformarlo in una eccellente spalla con compiti prettamente difensivi e con meno pressioni in attacco, se vogliamo un po' come accaduto durante gli ultimi Mondiali al fianco di Kevin Durant. A proposito, un'altra seconda scelta assoluta di un recente draft…
Il secondo punto di domanda viene posto su Thaddeus Young, largamente criticato durante la passata stagione per via di prestazioni poco convincenti ed altalenanti, certamente non all'altezza di quello che tifosi e soprattutto front office si aspettavano. Young non è mai stato in grado di trovare la sua collocazione all'interno della squadra, faticando a giocare da ala piccola e non potendo essere affiancato ad Elton Brand nel ruolo di ala forte, ha quindi fatto da spola tra quintetto e ruolo di sesto uomo non trovando mai continuità di minuti, gioco e soprattutto prestazioni.
Uno dei compiti di Collins sarà quindi quello di cercare di trovare la giusta collocazione al talento di Young. Secondo le prime indiscrezioni il nuovo allenatore sembra portato ad utilizzare il mancino ex Georgia Tech come sesto uomo in grado di cambiare sia una delle due guardie (Turner o Iguodala) che eventualmente Brand nel ruolo di power forward.
Infine dando un'ultima occhiata al roster di questa squadra salta all'occhio la costruzione non proprio omogena di esso. Troviamo un'incredibile abbondanza di giocatori di ali (come vedete dallo specchietto sono addirittura sette, otto se vogliamo considerare anche Battie) e la preoccupante scarsità di profondità nel settore lunghi e, in parte, anche in quello di guardia.
Il vuoto lasciato da Dalembert sembra essere ciò che più preoccupa, visto che sarà difficilmente colmabile a cause delle deficienze difensive sia di Hawes che di Speights, due giocatori molto simili ed atipici, che preferiscono giocare lontano dal canestro e che potrebbero trovarsi in grossa difficoltà in mezzo all'area contro giocatori più pesanti e forti fisicamente di loro.
Tanti sono i punti di domanda, ma tanta è anche la voglia di tornare a fare due bene dopo un paio di stagioni disastrose. Conosciamo il pubblico di Philadelphia e sappiamo che ci metterà poco a farsi sentire se le cose dovessero iniziare a mettersi male. Doug Collins ed Evan Turner sono avvisati, noi staremo a guardare.