La consacrazione doveva arrivare, prima o poi. E consacrazione fu.
Kevin Durant è partito in sordina, ha fatto in modo che i riflettori non venissero puntati tutti su di lui e quando si è scesi in campo ha dominato l'edizione 2010 dei Mondiali svolti in Turchia, conclusasi con la vittoria americana.
E' stato un successo molto significativo, perchè gli USA hanno ripreso lo scettro di re del basket, che dal 2002 al 2008 era stato messo pesantemente in discussione. Prima la Jugoslavia, poi l'Italia e infine la Grecia li eliminarono nelle varie competizioni, mettendo a nudo tutti i limiti tecnici e tattici di cui i padroni di questo sport soffrivano.
E se una sconfitta nei Mondiali del 2002 poteva essere un caso isolato, ben più pesante fu la medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 2004.
A quel punto i giocatori, lo staff tecnico e dirigenziale a stelle e strisce capì che bisognava rimboccarsi le maniche e avere un maggiore rispetto per gli avversari, divenuti competitivi.
Da qui l'arrivo di un nuovo GM, Jerry Colangelo, e di un nuovo allenatore, Mike Krzyzewsky. Nonostante l'insuccesso ai Mondiali 2006, il progetto andò avanti con la vittoria alle Olimpiadi di Pechino 2008 e ai Mondiali di pochi giorni fa.
Missione compiuta, gli Stati Uniti sono di nuovo sul tetto del mondo.
Eppure, il successo del 12 settembre scorso ha tutto un altro sapore rispetto a quello di due anni fa. Perchè stavolta c'è stato un giocatore che si è nettamente elevato al di sopra dei suoi compagni, e che ha impressionato ogni addetto ai lavori.
Stiamo parlando, come detto in apertura di articolo, di Kevin Durant.
Ci eravamo fatti un'idea sulle sue qualità nel 2007, quando entrò nella Lega.
Allora si vedeva che aveva qualità di grande realizzatore, confermate quest'anno dal titolo di capo-cannoniere con 30.1 punti di media a partita.
Dal 2007 ad oggi ne è passata di acqua sotto ai ponti, e le tappe fondamentali nella crescita di questo ragazzo sembrano essere state fondamentalmente tre. Innanzitutto i primi due anni a Seattle, dove si è scontrato con una realtà piuttosto dura.
Giocare una stagione per raggiungere al massimo le 30 vittorie non dev'essere il massimo, ma nonostante ciò KD ha lavorato duro sul proprio gioco, sul proprio tiro, sulla interpretazione della partita. Il tutto con l'obiettivo di diventare, nel medio termine, un leader affidabile e riconosciuto come tale dai propri compagni.
La seconda tappa fondamentale risale alla pre-season del 2009-2010: in questo periodo sono nati i nuovi Oklahoma City Thunder, una squadra finalmente dotata di talento e di giocatori capaci di supportarlo.
Gli arrivi di Harden, Ibaka e Sefolosha, aggiunti alla crescita di Westbrook e Green, hanno portato i ragazzi guidati da Scott Brooks a vincere ben 50 partite, a fronte di 32 sconfitte.
Durant ha tratto beneficio da tutto ciò, togliendosi grandi soddisfazioni come il primo All-Star Game, la vittoria del titolo di capo-cannoniere, il secondo posto nella corsa al premio di MVP e la prima partecipazione ai play-off, dove si è trovato subito contro Ron Artest, il difensore a uomo più forte di tutta la NBA.
Il duello tra i due era attesissimo alla vigilia, così come tutti avevano gli occhi puntati sul ragazzo di Washington, alle prese con una grande sfida. Ecco, forse l'unica grande delusione dell'anno appena passato è stata proprio la serie contro i Lakers, ma parliamo di un ostacolo molto, molto difficile da affrontare.
Artest nel corso delle 6 gare lo ha seguito, lo ha contrastato, ha fatto valere il suo fisico arcigno e ha tirato fuori tutto il suo impegno per fare in modo di neutralizzarlo. E ci è riuscito, visto che Durant ha chiuso con 25 punti di media ma soprattutto con il 35% al tiro a fronte dei 30 punti e del 45% di regular season.
Poco male. E' stato un anno praticamente perfetto per lui, che dopo 2 mesi di vacanza si è legato ai Thunder fino al 2015 (per 86 milioni complessivi) e si è buttato con grande entusiasmo e voglia di fare nella avventura della nazionale USA.
Nel corso dei Mondiali tutti i suoi compagni, da Rose ed Iguodala passando per i veterani Billups ed Odom, non hanno mai esitato ad affidargli la palla nei momenti più delicati. E lui ha risposto alla grande, mostrando grande freddezza, maturità e capacità di attaccare il canestro in ogni modo.
Tiri dalla media e dalla lunga distanza, schiacciate, tiri liberi, grande abilità anche nei passaggi…dal punto di vista offensivo, questo ragazzo sembra non avere limiti.
E' alto 2 metri e 08 ma ha l'agilità di una guardia, e fermarlo diventa davvero difficile, a meno di non avere una grande difesa di squadra e un diretto marcatore molto, molto tosto.
Il problema è che poche squadre hanno a propria disposizione entrambe le cose.
Dal punto di vista difensivo Durant ha sicuramente una grande abilità a rimbalzo, ma fino ad ora non è mai stato messo in condizione di dover difendere duro in una manifestazione importante, perciò pronunciarsi sotto questo aspetto sarebbe prematuro.
L'anno che verrà rischia di imporre questo ragazzo e la sua squadra nel gruppo delle pretendenti al titolo. Ad Ovest non vediamo una squadra, a parte i Lakers, che possa dirsi realmente superiore ai Thunder, e gli stessi giallo-viola faticarono molto ad eliminarli.
Per il resto ci sono ottime squadre, ma non avversari nettamente superiori. Insomma, ad Oklahoma City i presupposti per divertirsi ci sono tutti, e l'intera Lega guarderà nella loro direzione con molto interesse e un pizzico di preoccupazione.
Sull'onda dell'entusiasmo, diversi addetti ai lavori hanno parlato di Durant come del miglior giocatore al mondo, superiore anche ai vari Kobe, LeBron e Wade…
Parere personale: aspettiamo, perchè tanti giocatori fenomenali hanno mostrato qualche carenza quando si trattava di arrivare al top. O, dopo aver passato mesi a parlarne, LeBron non ha insegnato nulla?