Quale stagione attende questi 3 grandi campioni?
Passato il mese di luglio, che è stato rovente come non mai per le franchigie NBA, i rapporti di forza per la stagione 2010/2011 si stanno delineando in modo sempre più chiaro con il passare delle settimane.
Molte squadre hanno completato il proprio roster: alcune hanno messo a segno grandi colpi, altre hanno aggiunto qualche rinforzo ad una squadra già solida, ed altre ancora si sono indebolite e si preparano ad un anno di transizione, sperando che i propri giocatori possano sorprendere in positivo.
Insomma, il più è stato fatto nel mese di luglio. Ma anche agosto ha riservato alcuni movimenti interessanti, riguardanti dei veterani di grande spessore, che nonostante l'età continuano a voler competere ad alti livelli nella Lega.
Shaquille O'Neal, Allen Iverson, Tracy McGrady: questi sono i tre nomi sui quali ci concentreremo in quest'articolo, per capire un po' di più nel loro futuro all'interno delle rispettive squadre. O, nel caso di Iverson, per capire quale sarà il loro futuro in generale, dal momento che il quattro volte capocannoniere è ancora un free agent, in attesa dell'occasione giusta per tornare a giocare.
Shaquille O'Neal (Boston Celtics)
Shaq ci riprova. E' dal 2006, anno in cui vinse il suo quarto e finora ultimo anello, che O'Neal ha avuto la possibilità di competere per il titolo, e in tutti e quattro i casi non solo la vittoria gli è sfuggita, ma non è mai riuscito neanche ad avvicinarsi ad essa.
In principio, furono i Miami Heat campioni in carica, che uscirono al primo turno dei Play-Off 2007 contro i Chicago Bulls. Gli Heat erano un gruppo di campioni, però quasi tutti erano troppo anziani ed appagati dalla vittoria raggiunta solo 12 mesi prima.
Nel febbraio del 2008 arrivarono i Phoenix Suns a puntare sul centro di Newark. Niente da fare anche qui: in quella stagione i "Soli" uscirono al primo turno contro la loro nemesi storica, i San Antonio Spurs, perdendo 4-1. Nel 2009, invece, nemmeno raggiunsero la post-season.
Arriviamo, così, all'epoca recente. Nel luglio del 2009 Shaq viene spedito ai Cleveland Cavaliers, tra i più accreditati alla vittoria finale. Sapete tutti come è andata. Vittoria agevole (4-1) al primo turno contro i Chicago Bulls, sconfitta netta (4-2) contro i Boston Celtics.
Proprio i Celtics scelgono di puntare su O'Neal. Non importa che abbia 38 anni, non importa che il suo calo fisico sia evidente ormai da diverso tempo, né preoccupa la sua straripante personalità . Come ha affermato l'allenatore dei bianco-verdi, Doc Rivers:
"Ci siamo parlati prima che firmasse il contratto che lo avrebbe legato a noi. Sono stato molto chiaro: gli ho detto che non giocherà più di 30 minuti nella nostra squadra, ma 20-25 di media. A quel punto stava a lui accettare le nostre condizioni, e si è detto disponibile"
E così, il 4 agosto scorso "The Big Aristotele" è diventato un giocatore dei Boston Celtics, firmando un contratto della durata di due anni, a 2 milioni e 700 mila dollari complessivi di ingaggio.
"Sono ancora affamato di vittorie, ed è per vincere che sono qui. I soldi non mi importano, se avessi voluto guadagnare di più non sarei mai arrivato qui, dove sono ora. Tutto quello che chiedevo per gli ultimi due anni della mia carriera era di poter competere per il titolo, e i miei nuovi compagni vogliono raggiungere il mio stesso obiettivo. Siamo forti, molto forti, e io sono pronto a recitare la mia parte"
Queste sono sicuramente parole da ammirare. E' dal suo approdo ai Miami Heat del 2004, anno in cui per la prima volta non era più la punta di diamante della propria squadra, che Shaq ha accettato di ridimensionare il proprio ruolo all'interno delle franchigie per le quali giocava.
Prima instaurò un ottimo rapporto con Wade, poi si impegnò al massimo con i Phoenix Suns, e infine l'anno scorso coi Cavaliers ha dato tutto il proprio apporto ai compagni, senza creare alcun tipo di problema.
Quando dice che vincere è l'unico motivo che lo spinge ancora a giocare, dice la verità . Così come è vero che Boston avrà bisogno di lui, visti l'infortunio grave subito da Perkins e il ritiro di Rasheed Wallace.
Il reparto lunghi sarà composto, oltre al nuovo arrivato, da Garnett, Davis e Jermaine O'Neal, in attesa del suddetto Perkins. La concorrenza non manca, e il rischio che Shaq giochi solo 15-20 minuti massimo di media c'è. Ma è anche vero che lui è un centro vero, che sa ancora essere importante sia in attacco che in difesa, e ad oggi la coppia con Garnett sembra la più affidabile sotto canestro.
Insomma, a 38 anni una nuova sfida attende questo fuoriclasse. Riuscirà a scrivere un nuovo capitolo di una carriera scintillante?
Allen Iverson (?)
Allen Iverson, e un punto di domanda laddove dovrebbe esserci il nome della sua squadra. Già , dovrebbe… perchè "The Answer" non ha ancora deciso dove giocherà la prossima stagione.
Una cosa è certa. Lo vedremo nuovamente sul parquet, dato che la voglia di continuare con il basket c'è, nonostante i 35 anni e i tanti problemi personali. Ed è anche certo che molti tifosi, a partire dai suoi fans, hanno la stessa voglia di rivederlo in campo, per ammirare ancora un talento tanto cristallino quanto dannato.
All'inizio della scorsa stagione, il nativo di Hampton sembrava aver compiuto la scelta migliore per la propria carriera. Rimane un campione, un combattente, un grande realizzatore, ma non può più essere un punto di riferimento per una squadra che punta al titolo. Questo è il ragionamento più logico che andava fatto un anno fa, come è il ragionamento più logico da fare oggi e negli anni a venire.
Anche Iverson sembrava averlo fatto. E invece no. Aveva accettato di andare ai Memphis Grizzlies, e a parole disse che quello era il posto giusto per lui. Ma dopo appena 3 partite giocate, e una volta capito che il suo ruolo sarebbe stato quello di sesto uomo, lasciò la squadra.
Troppo umiliante partire dalla panchina per lui, troppo umiliante vedere compagni meno bravi e molto, molto più giovani di lui come Mike Conley, OJ Mayo o Rudy Gay che venivano presi maggiormente in considerazione. Per questo motivo, la favola è finita prima ancora di cominciare.
Dopo un mese di assenza dal parquet, "The Answer" decise di tornare laddove sapeva che lo avrebbero trattato da re. A Philadelphia, con i suoi amati 76ers, nel luogo in cui aveva trascorso le prime 10 stagioni della sua storia NBA, firmando un contratto annuale da 1 milione e 350 mila dollari. Il tutto per giocare una squadra poco competitiva, ma nella quale lui sarebbe stato la stella. Indiscussa, inattaccabile.
E ora? A due mesi dall'inizio del campionato, non si sa quale sarà la sua decisione. Tralasciando le squadre sulla carta più deboli, che potrebbero acquistarlo tutte senza che la loro mossa abbia ripercussioni a breve sugli equilibri della Lega, le opzioni più realistiche sembrano essere queste tre:
1) Miami Heat
PRO: Wade guardia, James ala piccola, Bosh ala grande. Da queste tre certezze non si scappa. Il playmaker titolare, ad oggi, è Mario Chalmers, un buon giocatore che rimane però un'incognita ad alti livelli. In questo senso gli Heat appaiono come la scelta migliore: Iverson potrebbe essere il playmaker titolare ed inseguire il tanto agognato titolo.
CONTRO: Guadagnerebbe il minimo salariale per un veterano, e non sarebbe certo lui la stella della squadra.
2) Charlotte Bobcats
PRO: Nel ruolo di playmaker i Bobcats sono sguarniti, dal momento che dopo aver perso Raymond Felton sono rimasti coi soli DJ Augustin e Shaun Livingston, giovani e acerbi. AI sarebbe la stella della squadra, e in più troverebbe Larry Brown, il coach che più ha saputo rendere "The Answer" un leader.
CONTRO: Anche qui, contratto al minimo salariale. Brown sarebbe disposto ancora ad allenarlo? Di certo, è uno dei pochi allenatori a poter gestire uno spogliatoio con Allen Iverson, Stephen Jackson e Kwame Brown…
3) Cleveland Cavaliers
PRO: I Cavs hanno maggiore spazio salariale, e potrebbero offrire anche 8 milioni all'MVP del 2001. Nel roster ci sono ottimi giocatori, a partire da Williams, Varejao, Parker, Jamison…
CONTRO: …ma difficilmente l'organico si dimostrerà sufficiente a lottare per il titolo. Perso LeBron, a Cleveland la situazione è molto difficile, sia a livello tecnico che ambientale, nonostante i proclami del proprietario Dan Gilbert, il quale ha promesso ai suoi tifosi la vittoria di un titolo nel breve periodo.
Tracy McGrady (Detroit Pistons)
Il discorso di McGrady è assimilabile, in parte, a quello di Iverson. Anche in questo caso parliamo di un campione che sente di poter competere per il titolo, frenato negli anni dagli infortuni e da compagni non all'altezza.
T-Mac ha 31 anni, di cui 13 spesi nella NBA, ed una storia molto particolare alle spalle.
Anche lui è un realizzatore fantastico, un buon rimbalzista e passatore, ma le sue carenze in fatto di leadership ed un fisico molto fragile gli hanno impedito di raccogliere dei risultati pari al suo talento.
Per ben 7 volte ha condotto la sua squadra ai play-off, e in tutte e 7 le occasioni non è riuscito a vincere una singola serie. Una maledizione, che cercherà di sfatare con i suoi nuovi compagni dei Detroit Pistons.
Cosa può fare a Detroit?
I Pistons, ad oggi, sono una squadra divisa in due parti: nei ruoli di playmaker, guardia ed ala piccola i giocatori buoni non mancano, dal momento che oltre a lui ci sono Rodney Stuckey, Ben Gordon, Richard Hamilton e Tayshaun Prince. Forse non il massimo dal punto di vista difensivo, ma la qualità e la quantità c'è.
Casomai il problema è sotto canestro, dal momento che mancano uno-due big man di valore. Ben Wallace può essere una buona aggiunta dalla panchina ma come titolare lascia a desiderare, mentre Chris Wilcox è un buon giocatore ma non certo un campione, e lo stesso dicasi per Charlie Villanueva e Jonas Jerebko.
Per questo è probabile che il GM Joe Dumars ricorrerà al mercato, in modo tale da vendere uno tra Hamilton e Prince in cambio di un lungo di spessore. A quel punto la squadra sarebbe davvero competitiva, con un McGrady destinato probabilmente ad uscire dalla panchina per dare il suo contributo.
Certo, la sua situazione fisica è davvero difficile: oltre ai problemi alla schiena che lo affliggono da anni, c'è anche un ginocchio che lo ha limitato lo scorso anno. Questi infortuni incidono non solo sul numero di partite giocate ma anche sulle sue prestazioni in campo, impedendogli di aggredire il canestro e di sfruttare una rapidità che, di base, avrebbe.
I Pistons hanno deciso comunque di puntare su di lui, e T-Mac si è detto disponibile anche a partire dalla panchina. Il contratto firmato durerà solo un anno, anche qui alla cifra minima per un veterano come ha fatto Shaq: 1 milione e 350 mila dollari.
Tre campioni che rappresentano un pezzo di storia NBA hanno quindi deciso di rimettersi in gioco, per l'ennesima volta.
Si può discutere sul loro carattere, sulla loro integrità fisica o sul ruolo che avranno nelle rispettive squadre, ma non sul grande talento che hanno a disposizione.
Così come è fuori discussione il loro orgoglio e la voglia di gridare a tutti che sono ancora pronti a recitare un ruolo importante in campo, magari per vincere il titolo.