O Miami o mi odi

Bosh,Wade e James lanciano la loro sfida

L'estate dei Miami Heat brilla di una luce intensissima e si riscalda con un calore che va ben aldilà  di quello espresso dal nome della franchigia o emanato dal tropicale clima della Florida.

Tutti e tre che si fanno largo tra la folla in delirio,Wade,Bosh e Lebron James sembrano tre marziani usciti da un'astronave per raccogliere l'ovazione di un popolo impazzito solo a vederli sfilare,tre giganti che s'incamminano a grandi passi verso l'obiettivo più bello e complicato,ovvero regalare a tutta quella gente che li ha accolti come divinità  la vittoria dell'anello.

Non sarà  facile,nonostante le premesse ci siano tutte e le sensazioni non possono che esser positive.

La mente del team,Pat Riley ha messo su la migliore formazione possibile,anche perchè non si è fermato soltanto ai tre big ma ha firmato anche un ragazzo niente male come Mike Miller e un vecchietto di tutto rispetto che risponde al nome di Zydrunas Ilgauskas.

La squadra è davvero al completo,ora sta al cuore,cioè ai giocatori,battere forte e ancor più forte perchè le altre grandi della pallacanestro a stelle e strisce non sono certo rimaste a guardare e staranno già  studiando le opportune contromisure da porre innanzi all'astronave aliena appena atterrata a Miami.

Come ogni grande operazione che si rispetti,non mancano complimenti,polemiche,incredulità  e commenti di ogni genere:
ammiratori e denigratori si fronteggiano in una battaglia verbale dai toni accesissimi,a cominciare da quelli di Dan Gilbert,proprietario dei Cavaliers,che non ha esitato a scagliarsi su LeBron James,colui che ha abbandonato la nativa Cleveland in un modo che lassù(non in Paradiso…ma in Ohio,ci manca solo che se la prenda anche il Padre Eterno,ndr) non è davvero piaciuto a nessuno:come una fucilata al petto.

E per la verità  di critiche ce ne sono state diverse,addirittura Mr Michael Jordan ha fatto sapere la sua delusione per la scelta del prescelto,che secondo mezza America,per farla breve,doveva andare a giocare in una squadra che lui stesso,da numero1 assoluto avrebbe poi dovuto guidare all'anello. Non gli Heat del talentuoso e già  vincente Wade insomma.

Dunque la bella franchigia della Florida a dispetto del suo romantico nome si è attirata le antipatie di buona parte degli addetti ai lavori.

Premettiamo che questo è il Miami report,e dal nostro punto di vista avere una così grande squadra è qualcosa di fantastico,perchè l'importante è vincere o tentare ma comunque evitare psicologie legate ai singoli.

Detto questo c'è poi da aggiungere che probabilmente la principale delusione degli oppositori viene dal fatto che la prima scelta del draft 2003 non sia approdato nella grande mela,ovvero New York,una città  che dal punto di vista cestistico(senza guardare ad altro) attira molto di più l'immaginario e la curiosità  della gente,i tifosi allo stadio,insomma,una città  dove il basket pulsa nelle vene del popolo newyorchese in maniera spasmodica e differente rispetto alla più fredda(sentimentalmente parlando,ovvio…) Miami di cui gli States che amano il basket se ne quasi infischiano.

Obama lo voleva nella sua Chicago,gli italiani lo avrebbero ben visto a New York con D'Antoni,mentre a Cleveland speravano rimanesse a vita ma noi non ci sentiamo affatto di criticare LeBron che tanti hanno definito coniglio per essersi andato a nascondere dietro le spesse spalle di Wade.

Non lo critichiamo per il semplice fatto che vincere è il primo desiderio di ogni atleta senza pensare a dove e come,cosa che invece il prescelto ha fatto per tanti anni cercando di aiutare la sua città  e arrivando a 25 anni con 2 MVP ma nessun anello.
E tutti i campioni sognano di giocare con al proprio fianco altri campioni e nessun'altra squadra poteva garantire all'ex Re di Cleveland tutto ciò e subito.

Qualcuno sarà  rimasto poi infastidito dai modi con cui l'affare è maturato,overo la celeberrima conferenza stampa seguita dalla grandiosa presentazione del not one,not two ecc. ecc. ma sono “americanate” che han vaccinato milioni di statunitensi nel corso dei decenni,ragazzi qui abbiamo assistito a ben altre infiammazioni televisive,come ad esempio,senza andar troppo indietro nel tempo,un Presidente che davanti al suo Paese dovette spiegare come aveva…diciamo “corteggiato” (bestemmiando…) una sua stagista.

Altro che not one,not two!

Da questo punto di vista LeBron è soltanto figlio di una nazione che a volte fa apparire giganti eventi che nel resto del mondo non si sa neanche che esistano e altre volte fa apparire naturali immagini di bombardamenti e guerre varie.

Ma torniamo agli Heat e alla loro forza.
Quest'anno ce n'è parecchia e l'obiettivo è un anello che resta comunque difficile,perchè Los Angeles e Boston attenderanno il prescelto al varco e faranno di tutto per sbattergli la porta in faccia.

Proprio Celtics e lacustri tra l'altro faranno parte di due tappe delicate nel calendario di Miami che aprirà  sul terreno dei biancoverdi la sua stagione il 26 ottobre e giocherà  la sera di Natale contro Bryant e co.

Wade e Bosh daranno una gran bella mano a King James,poi bisognerà  vedere quanto impiegherà  per carburare un team che in effetti è nuovo di zecca.
E qui coach Spoelstra dovrà  dimostrare tutto il suo valore per zittire i maligni che lo vogliono a casa dopo 15-20 partite con Riley fieramente al suo posto.
Lui ha giurato di no,e noi gli crediamo.

Invece per James adesso c'è il numero 6,già ,niente più 23(anche perchè poi Jordan non si fa gli affari suoi e se ne esce con paragoni strani…ndr) e la nostra impressione è che vedremo un basket spettacolare e sfide talmente avvincenti da appiccicarti al video anche se hai Charlize Teròn in camera che ti aspetta.

Era una battuta.

Ma la bellezza di questa sfida è notevole anche se Riley si è messo contro una nazione intera.
C'è già  chi dice,devono vincere tutti tranne che loro,dunque sarà  davvero uno contro tutti?
Possono i 3 Big reggere questa battaglia stellare?
Nonc'è dubbio,se son marziani sì.

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