Ad un mese dalla decisione di Lebron James di lasciare Cleveland è il momento di raccogliere le idee i pensieri e cercare di capire se ci potrà essere un futuro ad un certo livello per i Cavaliers oppure se è tempo di tornare ad essere “The Mistake on the Lake.
Punto primo: che ci crediate o no il figlio prediletto dell'Ohio, il giocatore che doveva cambiare la storia del gioco e portare i Cavaliers alla terra promessa, al titolo NBA, riscattando così una città uno stato che non vince nulla a livello di sport professionistico da decenni, ha deciso di levare le tende ed andare ad evoluire a Miami, a casa di D-Wade.
Punto Secondo: è tutto vero, non è una fiction o il copione di un film tipo Space Jam…
Adesso i Cavaliers si trovano con una meravigliosa arena, con un centro di allenamento e un centro di medicina sportiva tra i più moderni al mondo, costruiti a pochi metri dalla casa, o meglio dalla ex-casa, di Lebron, ma non hanno una stella che riempia quell'arena e che usi quelle strutture.
Oltre alla partenza della propria stella, i Cavaliers hanno cambiato allenatore, con l'uscita di Mike Brown e l'arrivo di Byron Scott, e anche il GM Danny Ferry ha chiuso la sua collaborazione con la franchigia.
Parlare di anno zero per la società dell'Ohio credo oggi sia riduttivo: il roster, la guida tecnica e la figura societaria di riferimento sono sparite, e al momento soltanto parzialmente rimpiazzate.
In una situazione di ricostruzione, dove non ci sono certezze tecniche in campo, dove allo stesso tempo nessuno si aspetta nulla dai Cavaliers 2010/2011, la scelta di un allenatore come Byron Scott lascia diversi dubbi, difatti Scott ha si portato in finale i New Jersy Nets, ma lo a fatto con uno staff tecnico di un certo tipo e sopratutto con Jason Kidd in campo.
Ha si portato a stagioni vincenti gli Hornets, dove però Chris Paul da Wake Forest dirigeva l'orchestra come il miglior playmaker della Lega.
Byron Scott, probabilmente molto bravo in altre cose, non ha mai avuto la necessità di dare un gioco offensivo alla sua squadre, di implementare un sistema in cui far muovere i giocatori. Se con un playmaker con Paul, Scott ha fatto camminare gli Hornets, con il personale a disposizione a Cleveland cosa farà ?
In una situazione di totale ricostruzione, di assenza di pressione da parte di tutto l'ambiente, probabilmente scegliere un allenatore senza il pedigree di Scott, e senza il suo stipendio, ma con un progetto tecnico più marcato, oppure abituato a lavorare e sviluppare giovani e giocatori di medio livello, sarebbe stata una mossa più condivisibile da parte della società .
L'ideale probabilmente sarebbe stato Larry Brown ma al momento il coach non si muove da Charlotte, comunque un allenatore di quel tipo, piuttosto che un allenatore alla Brooks, alla D'Antoni, ma un gestore, un uomo immagine come Scott oggi non serve ai Cavaliers, serve un allenatore che sviluppi il materiale tecnico a disposizione attraverso un idea di gioco.
Felice di sbagliarmi ma Scott non è mai stato questo tipo di allenatore e non credo riuscirà ad esserlo per i Cavaliers che rischiano così di perdere una stagione in un progetto non adeguato alle necessità della squadra.
Nel mercato i Cavs non hanno potuto essere competitivi con i migliori free agents disponibili, dopo l'uscita di scena di James, al momento hanno scambiato con Minnesota West e Telfair per Hollins e Session, ed hanno firmato l'ex Nuggets Joey Grham.
Un po' poco per sostituire James; inoltre con Ilgauskas, che in altro modo, con altro stile, ha deciso di lasciare i Cavaliers dopo 12 stagioni ed è andato a raggiungere James a Miami, anche la guida spirituale dello spogliatoio dei Cavs ha cambiato indirizzo…
Adesso i Cavaliers hanno un quintetto con Session, Williams, Parker, Jamison e Varejao, evidentemente manca un pezzo all'interno di questo quintetto, nessuno di questi giocatori è mai stato un go-to-guy: non c'è una guida tecnica indiscutibile, il giocatore con più esperienza, più affidabile del quintetto è probabilmente Anthony Parker, che però non è una giocatore di riferimento NBA.
Nemmeno i due giocatori più prolifici e tecnicamente validi della squadra, Jamison e Williams, hanno mai avuto in mano una squadra NBA, nè sono in grado di essere dei veri leader in campo.
Questa situazione unita alla prevista gestione tecnica di Byron Scott non lascia prevedere una stagione facile per i Cavaliers, molto probabilmente la squadra cercherà di lottare per dimostrare il suo valore anche senza James, ma i limiti tecnici sembrano oggettivi e non è improbabile una stagione da lotteria per la franchigia dell'Ohio.
Credo che sia da qui che occorre iniziare a pensare che per Cleveland è davvero come essere un Expansion Team, tutto nuovo, tutto da inventare, senza sapere a che livello di pallacanestro è la squadra.
Ed intanto il calendario della prossima stagione, preparato ad hoc, fa cominciare la stagione dei Cavaliers, a Cleveland, contro i Miami Heat di Lebron James.
The Day After Tomorrow, l'anno zero di una franchigia che credeva di aver trovato il suo leader ed invece si trova a dover ricominciare tutto da capo.