Lakers: i voti alla stagione

I tifosi dei Lakers sono decisamente soddisfatti…

Come l'anno scorso, anche se con qualche giorno di ritardo, ci ritroviamo a tirare le somme per quanto riguarda la stagione 2009/2010 dei Los Angeles Lakers.

I motivi per cui questo articolo esce alle porte di agosto, e quindi ad un mese e mezzo dalla fine del campionato, va ricercato nei tantissimi avvenimenti che si sono succeduti (e si stanno succedendo) all'interno della NBA.

Tra il draft e il mercato dei free agent gli spunti di discussione non sono mancati, e già  da ora l'attesa per la prossima stagione è più che mai febbrile. Una stagione nella quale i Lakers dovranno difendere il titolo di campioni in carica.

Ebbene sì: come tutti saprete, i losangelini si sono aggiudicati il titolo del 2010, ripetendo il successo dell'anno prima. E' il sedicesimo trionfo della storia giallo-viola, giunto dopo una Finale accesissima contro i rivali di sempre, i Boston Celtics.

Anche in questi ultimi 12 mesi non sono mancati i colpi di scena, le grandi partite, dei momenti da ricordare e c'è veramente molto, molto, molto di cui parlare. Partiamo dunque!

Pagelle di fine stagione

Come dissi nel report di fine stagione dell'anno scorso, né io né Alessandro siamo soliti dare voti alla squadra, e tanto meno ai singoli giocatori. Ma alla fine della stagione si può fare uno strappo alla regola, in fondo le "pagelle" sono un buon modo per parlare in modo più approfondito di ognuno dei protagonisti.

Kobe Bryant: il leader, tecnico ed emotivo, della squadra più forte della Lega. E' il quinto anello della sua carriera, il secondo trofeo di MVP delle Finali, entrambi premi che sono giunti al termine dell'ennesima, grandiosa stagione. E tutto nonostante un mignolo ed un ginocchio malandati.

Da spedire negli annali le due serie di play-off giocate contro gli Utah Jazz al secondo turno (32 punti, 6 assist e 4 rimbalzi di media, con il 52% dal campo) ma soprattutto le Finali di Conference contro i Phoenix Suns, nel corso delle quali mette a referto 34 punti, 8 assist e 7 rimbalzi di media, tirando sempre con un ottimo 52% dal campo. Voto: 8+

Pau Gasol: continua il momento magico del centro spagnolo, che da 3 anni a questa parte accumula successi su successi. Prima gioca due finali, perdendole, alle Olimpiadi di Pechino e in NBA (2008), poi mette a segno l'accoppiata Europei-Titolo NBA (2009) e, infine, ripete l'impresa con i Lakers quest'anno.

Un posto nella storia come uno dei giocatori europei più forti di sempre non glielo toglie nessuno. Dimostra di essere diventato un giocatore solido sia in attacco che in difesa, capace di farsi sentire quando la palla scotta di più. Voto: 8

Derek Fisher: a quasi 36 anni, Fisher è risultato nuovamente decisivo per la sua squadra. Si sa, è uno dei giocatori che più riesce a migliorare il suo rendimento nei play-off, e anche questa volta il suo apporto è risultato fondamentale. Anche in difesa ha tenuto botta contro Deron Williams, Steve Nash e Rajon Rondo, di certo tre clienti bruttissimi contro i quali il numero 2 giallo-viola ha risposto alla grande.

Sembra avere 10 anni di meno dal punto di vista fisico, sin da settembre ha lavorato molto sulla velocità  e sulla resistenza e i risultati si sono visti. Per quanto riguarda i suoi tiri pesanti, scegliete voi: la tripla della vittoria in Gara-3 contro i Jazz? L'intero quarto quarto di Gara-3 in Finale, in cui mette a segno 11 punti con 4 su 4 dal campo? Oppure la tripla del pareggio in Gara-7, sempre di Finale, a coronare la rimonta dei suoi compagni? Da applausi. Voto: 7+

Ron Artest: voleva l'anello, e lo ha vinto. Aveva promesso a Kobe Bryant che, se avessero giocato insieme, non avrebbe perso una finale contro i Boston Celtics come avvenne nel 2008. E ha mantenuto la promessa.

Certo, il suo inserimento negli schemi è stato difficile e il suo tiro da 3 ondivago (35% in stagione regolare, 29% ai play-off): ma quando c'è stato bisogno di lui, ha tirato fuori gli artigli. L'aver mantenuto i nervi saldi per tutto il tempo, le marcature su Durant e Pierce nei play-off, il canestro vincente nella delicatissima Gara-5 contro i Phoenix Suns… insomma, il contributo è stato di quelli importanti. Gara-7 delle Finali rimarrà  scolpita per sempre nella sua memoria. Voto: 7

Lamar Odom: sembra aver perso un po' di brillantezza rispetto agli ultimi anni, e forse è così. Ma da sesto uomo rimane un lusso che poche altre squadre si possono permettere, perchè è un giocatore che sa fare veramente tutto.

Porta palla, difende, penetra nelle difese avversarie…il suo problema storico è il tiro, ma d'altronde se avesse pure quello sarebbe un fenomeno. E' probabilmente il giocatore più incostante dei Lakers, ma ha comunque più alti che bassi. Ha accettato di guadagnare meno soldi e di continuare ad essere il sesto uomo pur di avere la possibilità  di vincere altri anelli, e non è da tutti. Voto: 6,5

Andrew Bynum: un passo avanti rispetto agli scorsi play-off, questo è poco ma sicuro. Nel 2009 Bynum non faceva in tempo ad entrare in campo che subito doveva uscire per problemi di falli. In questa stagione si è comportato bene, mettendo a referto 15 punti ed 8 rimbalzi di media in regular season, più alcune buone gare di play-off. Gara-5 contro i Thunder (21 punti, 11 rimbalzi, 8 su 10 dal campo), Gara-2 con Utah (17 punti, 14 rimbalzi, 7 su 9 dal campo), Gara-2 coi Celtics (21 punti, 6 rimbalzi e 7 stoppate) sono stati dei lampi abbaglianti.

Il fisico c'è, le doti tecniche anche, ora resta da vedere quanta stoffa da campione ha questo 22enne centro a livello mentale. Il ginocchio non gli ha dato tregua neppure quest'anno, e a breve si opererà  per la terza volta negli ultimi tre anni. Forse è proprio questo il suo più grande nemico. Voto: 6+

Shannon Brown: ha giocato tutte e 95 le partite di questa stagione, e ha regalato diverse schiacciate spettacolari in giro per l'America, pur deludendo allo Slam Dunk Contest di Dallas. Non ci sono stati sussulti particolari, ma il suo ruolo lo ha svolto egregiamente, dando la possibilità  ai compagni pari-ruolo di rifiatare.

I mezzi a sua disposizione non saranno eccezionali, salvo qualità  atletiche spaventose, ma può benissimo stare nella rotazione di una squadra da titolo, cosa che fa da 2 anni a questa parte. Voto: 6

Jordan Farmar: per lui vale un po' lo stesso discorso fatto per Brown. Buon gregario, playmaker adatto alla triangolo perchè veloce nei movimenti, creativo e dotato di un buon tiro dal perimetro. Certo, in difesa non è un valore aggiunto ma in attacco dà  quel pizzico di imprevedibilità  che è risultata importante in più di un'occasione, anche ai play-off.

Adesso andrà  a giocare nei New Jersey Nets, e avrà  più chances di mostrare il suo talento. Ad ogni modo, per chi viene dall'Università  di Los Angeles vincere due titoli con i Lakers dev'essere una bella soddisfazione. Voto: 6

Sasha Vujacic: Phil Jackson aveva detto, ad inizio anno, che sperava di poter dare più spazio a Vujacic. In realtà , la guardia slovena ha giocato molto poco, con appena 8 minuti di media all'attivo tra regular season e play-off.

Per un tiratore stare in campo con un minutaggio limitato è ancora peggio, perchè è più difficile trovare il ritmo…ma non è facile trovare spazio per lui. Fisher e Bryant sono i titolari indiscussi, mentre Farmar e Brown danno maggiori garanzie rispetto a lui per creatività , atletismo e gestione della palla. Voto: 5,5

Luke Walton, Josh Powell, DJ Mbenga, Adam Morrison: nessuno di questi quattro giocatori ha giocato abbastanza tempo per poter dare loro un voto. Walton è stato frenato dagli infortuni, mentre gli altri tre sono stati sempre ai margini delle rotazioni, e non hanno avuto la possibilità  di mettersi in mostra.

Il cammino giallo-viola

Non era facile ripetersi per i ragazzi di Phil Jackson, che però grazie alle loro qualità  e ad una incredibile solidità  mentale sono riusciti a ripetere l'impresa del 2009.

Nel corso della regular season, chiusa con un buon record (57-25) erano suonati diversi campanelli d'allarme: i brusii dello Staples Center ogni volta che Artest si apprestava a tirare da 3 erano eloquenti, la panchina non offriva garanzie consistenti e, più in generale, c'era il rischio concreto che la squadra fosse appagata del titolo vinto pochi mesi prima.

Invece, nulla di tutto questo. Ogni giocatore ha dimostrato sul campo, specialmente nei play-off, di voler difendere l'anello, e gli sforzi fatti sono stati infine ripagati.

Un ruolo importante lo ha giocato anche il crollo di alcune delle contenders. Gli Orlando Magic, finalisti nel 2009, dopo un'ottima regular season ed un secco 8-0 nelle prime due serie di play-off, non sono riusciti ad arrivare in finale.

Stesso discorso per i grandi favoriti della vigilia, i Cleveland Cavaliers di LeBron James, che hanno chiuso al primo posto con 61 vittorie per poi capitolare anche loro sotto i colpi dei Boston Celtics.

Anche nella Western Conference diverse squadre hanno reso sotto le aspettative: i Denver Nuggets e i Dallas Mavericks sembravano serie sfidanti dei Lakers, e invece non hanno superato il primo turno. Ciò ha agevolato il cammino dei campioni in carica, anche se le difficoltà  e gli avversari di spessore non sono mancati.

Gli Oklahoma City Thunder, per dire, sono una squadra di sicuro avvenire, ed hanno spaventato i ben più esperti avversari. Non si può dire lo stesso per gli Utah Jazz, spazzati via 4 a 0 anche se limitati da alcuni infortuni, mentre finalmente è arrivata la rivincita contro i sorprendenti Phoenix Suns, che eliminarono i Lakers nei play-off del 2006 e del 2007.

La Finale è stata un classico, una delle più belle degli ultimi 20 anni. E se i Thunder, i Jazz e i Suns erano avversari tosti ma comunque inferiori, lo stesso non si può dire per i Boston Celtics, che come detto prima si sono tolti il lusso di eliminare due pretendenti al titolo come Cavaliers e Magic.

Ciò che ha colpito di più dei ragazzi di Phil Jackson è stata la capacità , ancora una volta, di dare il meglio di sé con le spalle al muro. Gara-5 con i Thunder, Gara-5 con i Suns, Gara-6 e Gara-7 di Finale erano tutti dei "must win game", e in tutte queste occasioni i losangelini non hanno deluso le aspettative, portando a casa delle vittorie fondamentali.

2009-2010: La Top Ten

Anche quest'anno torniamo con la "Top Ten", ovvero i 10 momenti più significativi della stagione.

10. Esce Ariza, entra Artest (8 luglio 2009): da almeno 2 anni Artest si proponeva ai Lakers, per provare a vincere il titolo ed essere ricordato come uno dei migliori difensori della storia. Ci sono stati molti dubbi intorno a quello che è stato l'unico cambiamento rispetto alla squadra del 2009, ma alla fine la dirigenza giallo-viola ha avuto ragione. Ariza è un grande giocatore, ma forse non sarebbe riuscito a dare un apporto difensivo così convincente come quello del numero 37.

9. I Cavaliers violano lo Staples (25 dicembre 2009): nella classica di Natale è suonato il primo campanello d'allarme per i giallo-viola. Alla vigilia questa gara veniva definita come un antipasto della Finale di giugno, ed entrambe le squadre ci tenevano a far bene. Ma i Cavaliers avevano più voglia dei loro avversari, ed hanno messo a segno una convincente vittoria 102-87. In quel momento, Kobe e compagni hanno capito che bisognava dare qualcosa in più per essere campioni.

8. Kobe batte il tempo… per 7 volte!!!: che fosse un giocatore straordinario negli ultimi secondi, si sapeva. Ma in regular season Kobe Bryant si è superato, mettendo a segno ben 7 buzzer-beater, che hanno regalato altrettante vittorie alla sua squadra. Le "vittime" sono state, in ordine cronologico: Miami Heat, Milwaukee Bucks, Sacramento Kings, Dallas Mavericks, Memphis Grizzlies, Boston Celtics e Toronto Raptors. Decisivo.

7. Il tap-in di Artest contro i Suns in Gara-5 (27 maggio 2010): e a proposito di buzzer-beater, come non ricordare il tap-in di Ron Artest? Finali di Conference contro i Phoenix Suns, la serie è sul 2 a 2 e a pochi secondi dalla fine Gara-5 è sul 101 pari.

Bryant prende l'ultimo tiro, subisce il fallo ma gli arbitri non fischiano e la palla non raggiunge nemmeno il canestro. Richardson e Artest lottano per il possesso, il giallo-viola strappa il pallone dalle mani dell'avversario e infila la giocata che vale la partita. I Lakers vanno sul 3 a 2, e per una volta è Kobe a dover ringraziare Ron per il suo contributo offensivo.

6. Il tap-in di Gasol contro i Thunder in Gara-6 (30 aprile 2010): anche qui, stessa dinamica. Bryant sbaglia il canestro della vittoria, ma Gasol è più lesto di tutti a raccogliere il rimbalzo ed infila i due punti della vittoria appoggiando al tabellone. Grazie allo spagnolo, i Lakers vincono la gara e la serie: senza di lui, infatti, i Thunder avrebbero vinto 94 a 93 e si sarebbe andati a Gara-7.

5. Fisher, il guerriero (8 giugno 2010): anche in questo 2010 Fisher ha trovato il modo di rendersi decisivo in una gara di Finale. Nell'ultimo quarto di Gara-3 i suoi 11 punti, scaturiti da un perfetto 4 su 4 dal campo, e le sue iniziative offensive sono state la chiave di volta della partita.

Ormai questa sua capacità  di incidere nei momenti topici non sorprende più nessuno, ma pochi altri giocatori nella storia hanno mostrato il suo stesso carattere. Nell'intervista post-partita, colto dall'emozione, "Da Fish" si lascia andare anche a qualche lacrima, nonostante ne abbia viste di tutti i colori in 14 anni di NBA.

4. Gara-6 con Boston (15 giugno 2010): se i Lakers alla vigilia della Finale erano dati per favoriti, questo ruolo è passato decisamente ai Celtics alla vigilia di Gara-6. I bianco-verdi, infatti, erano in vantaggio per 3 a 2, stavano giocando un ottimo basket e sembravano pronti a violare ancora una volta lo Staples.

In Gara-6, però, i losangelini hanno reagito alla grande, impattando la serie con ben 22 punti di vantaggio. Bryant con 26 punti, Artest con 15, Gasol vicino alla tripla doppia con 17 punti, 13 rimbalzi e 9 assist…più una difesa di ferro, per una delle migliori gare di play-off giocate dai ragazzi di Phil Jackson negli ultimi 10 anni.

3. Gara-7 con Boston (17 giugno 2010): Gara-7 di Finale tra Lakers e Celtics è una sfida che tutti vorrebbero vedere. Visto il grande equilibrio tra le due squadre, la serie è arrivata ad un attesissimo epilogo, in cui le due squadre si sono giocate l'intera stagione.

I Celtics hanno condotto nel gioco e nel punteggio per buona parte del match, poi un po' per la loro stanchezza e un po' per il talento dei Lakers, hanno capitolato di appena 4 punti. E' stata una sfida intensa, dura, imprevedibile…poco spettacolare magari, ma anche questo è basket di grande livello.

2. Ancora tu, Phil! (17 giugno 2010): se chiedete ad un appassionato di basket chi è il miglior allenatore della storia, spesso vi risponderà  "Phil Jackson". Nonostante gli acciacchi e i 10 titoli già  vinti, Jackson è riuscito a trovare come al solito le motivazioni giuste per dare la caccia all'undicesimo anello, che prontamente è arrivato al termine di una stagione non facile. Ogni anno sembra che la sua leggenda sia giunta al termine, e puntualmente "Coach Zen" scrive un nuovo capitolo…immenso.

1. Kobe nella leggenda (17 giugno 2010): se dopo il successo dell'anno scorso Kobe Bryant veniva considerato come un leader vincente, dopo quest'anno difficilmente lo si può tener fuori dalla Top Ten dei migliori giocatori di sempre.

Cinque titoli sono davvero tanti, più tutte le altre cose mostrate in questi 14 anni di NBA che non stiamo qui a ricordare per motivi di spazio. Da due anni era impressa nella sua mente la faccia impotente dopo la Finale del 2008…la rivincita è arrivata, contro quella che probabilmente è la miglior squadra mai affrontata da lui nei play-off, Spurs permettendo. Un trionfo. Ma come per Phil Jackson, c'è da chiedersi…avrà  finito o continuerà ?

Curiosità 

1) I Lakers in Europa!: la squadra giallo-viola è stata scelta, insieme ai New York Knicks e ai Minnesota Timberwolves, come protagonista dell'NBA Europe Live, ovvero il tour che annualmente vede impegnate alcune squadre del basket americano nel nostro continente. Bryant e compagni giocheranno il 4 ottobre a Londra contro i Timberwolves, e tre giorni dopo (7 ottobre) a Barcellona contro la squadra spagnola. Una partita, quest'ultima, che servirà  ai tifosi di casa per rendere omaggio a Pau Gasol, che nella squadra catalana ha mosso i suoi primi passi da professionista.

2)Complimenti, Dr. Jerry!: divenuto ormai una leggenda grazie ai 9 titoli vinti come proprietario della franchigia, Jerry Buss verrà  introdotto nella Hall of Fame. Insieme a lui verrà  introdotto anche un altro ex giocatore dei Lakers, Karl Malone, che però disputò una sola stagione a Los Angeles nel 2003-2004, e che ha scritto quasi tutte le pagine più importanti della sua carriera con la maglia degli Utah Jazz.

3)Kobe Bryant recordman di punti nella storia dei Lakers: il 2 febbraio 2010, Kobe Bryant ha superato Jerry West nella classifica dei migliori marcatori di regular season nella storia giallo-viola. West è fermo a quota 25.192, a Kobe bastavano 29 punti contro i Grizzlies e ne ha messi 44. Alla fine è arrivata una sconfitta per la sua squadra, ma il record ha regalato comunque grande felicità  al numero 24, che per la cronaca adesso è fermo a 25.790 segnature.

4) Odom porta-bandiera dei Lakers ai Mondiali: ai Mondiali di Turchia che inizieranno il 28 agosto, Lamar Odom sarà  l'unico giocatore dei Lakers a far parte della Nazionale Americana. Anche stavolta, dopo l'oro olimpico di Pechino 2008, molte stelle hanno rinunciato alla convocazione: nessuno dei 12 giocatori che vinsero l'oro, infatti, parteciperà  ai Mondiali.

5) Kobe e Pau negli All-NBA Team: Kobe Bryant è stato nominato nel primo quintetto All-NBA per l'ottava volta in carriera, mentre Pau Gasol è stato inserito nel terzo quintetto. Bryant è stato anche inserito nel primo quintetto difensivo.

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