La prossima stagione Barnes e Bryant saranno compagni…
Tra grida di gioia e lacrime di disperazione, tra sfarzose presentazioni del nuovo Dream Team formato Heat e proprietari che urlano al tradimento, "The Decision" è stata presa e non si torna più indietro. LeBron ha scelto gli Heat, l'alternativa più semplice per vincere nell'immediato e nel futuro, non solo prossimo. Ora la mossa spetta agli avversari.
Nonostante le dichiarazioni continue di Wade sul fatto che i Lakers siano la squadra da battere (e le ultime acquisizioni in casa giallo-viola tenderebbero a confermare questa tesi), l'intera NBA è apertamente schierata contro il trio di Miami ed i Gm di tutte le franchigie si stanno muovendo in funzione di trovare contromisure adatte a quei tre.
Menzione d'onore spetta ai Lakers che nonostante siano freschi di repeat e con un monte salari pesantissimo, hanno deciso di intervenire forte sul mercato con movimenti, a mio parere, mirati e decisamente efficaci.
Oltre alla riconferma del venerabile maestro Fisher, Kupchac ha lasciato partire il giovane Jordan Farmar, poco predisposto alla triangolo, per acquistare un giocatore dall'altissimo QI cestistico, adatto alle caratteristiche dell'attacco di coach Zen ed ottimo tiratore, vale a dire Steve Blake.
Notizia delle ultime ore è la firma dell'ex Orlando Magic Matt Barnes, che lo scorso anno ha fatto un più che discreto lavoro su Kobe in difesa e potrà essere utilissimo, al fianco del mastino Artest, per marcare Wade in un'eventuale Finals, lasciando così il 24 libero dall'incombenza di stare nella propria metà campo su uno dei migliori attaccanti della Lega.
Inoltre, per puntellare il reparto lunghi, è stato scambiato Powell con gli Hawks per ricevere in cambio il veterano Theo Ratliff. Gran difensore, poco, molto poco, attaccante, potrà essere utile negli scampoli di partita per difendere forte sulle ali grandi/centri avversari (vedi Chris Bosh).
L'altra finalista dello scorso anno ha invece puntato sulla continuità , compiendo un grande sacrificio economico per rifirmare Ray Allen e Paul Pierce, e dando fiducia al piccolo Nate Robinson, che ha ben figurato negli scorsi PO.
Ha però perso una pedina importante qual era l'altro Allen, Tony, finito in quel di Memphis, mentre attende la definitiva decisione di Rasheed, ormai prossimo al ritiro, per utilizzare il suo contratto da 12 milioni per i prossimi due anni, in una sign and trade con qualche squadra desiderosa di liberare spazio salariale.
Le grandi deluse dal mercato Free-Agenti, leggi New Jersey, Chicago e New York hanno invece intrapreso strade diverse.
I Nets del nuovo proprietario Prokhorov stanno formando un nucleo giovane, sotto l'egida di un allenatore determinato a fare bene come Avery Johnson, ma probabilmente non saranno molto competitivi nell'immediato futuro.
Le firme di Outlaw, Farmar e la scelta del rookie Favors (che non sta disputando una buona summer league) non sembrano poter cambiare drasticamente la situazione a Garden State; certo, sarà del tutto inaccettabile il ripetersi di una situazione simile allo scorso anno.
Chicago ha invece deciso di puntare forte sui propri gioielli Rose e Noah con la firma di alcuni FA di secondo piano, ma decisamente utili alla causa. Sono così arrivati nella Wind City l'ala grande Carlos Boozer ed il tiratore Kyle Korver, entrambi provenienti dai Jazz, mentre da Memphis è giunto Ronnie Brewer.
Così costruita la squadra sembra avere un discreto potenziale, ed essere abbastanza futuribile, soprattutto vista anche la scelta di affidare il pino ad un allenatore alla prima esperienza come head-coach, ma ormai veterano delle finali NBA, ossia Tom Thibodeau.
Ormai maturo, dopo i successi come secondo di Rivers, il genio della difesa proverà a plasmare una squadra tosta, che probabilmente non riuscirà subito a competere per il titolo ma sarà la vera sorpresa di questa stagione.
New York è ancora un cantiere aperto: dopo la firma di Amar'e Stoudemire per 100 milioni nei prossimi 5 anni, è arrivato Raymond Felton, decisamente non una prima scelta, e neanche una seconda, nelle previsioni pre-estive.
Perso Lee in una sign and trade con i Warriors, sono arrivati giocatori complementari come Ronny Turiaf, Azubuike e Anthony Randolph, dai contratti leggeri ed a breve scadenza. Si vuole probabilmente pensare già alla prossima estate, in cui sarà libero Carmelo Anthony, che non ha ancora firmato il rinnovo con Denver, ma rumors in tutta America dicono che Paul abbia chiesto esplicitamente agli Hornets di essere ceduto e NY è una delle pretendenti più accreditate.
Si pensa infatti che lui, Amar'e ed Anthony vogliano costituire il trio che combatterà alla pari con i tre di Miami, formando così due schieramenti imbattibili nella Eastern Conference.
I Mavs ed i Nuggets sembra si muovano a braccetto, assemblando ogni anno roster più che competitivi ma con i quali difficilmente riusciranno a portare a casa l'argenteria. Dallas ha rifirmato Nowitki fino al 2014 e si è tenuta Haywood, è arrivato Tyson Chandler dai Bobcats in cambio del più vecchio Dampier, ma l'uscita al primo turno a maggio contro gli Spurs evidenzia come con un roster del genere non si possa arrivare in fondo.
Denver ha firmato Al Harrington, che porterà punti dalla panchina e aggiungerà ancora più anarchia in un sistema che non sembrava averne particolare bisogno, ma si sa, i Gm, pur di muoversi cercando in ogni modo il tassello mancante per vincere e così trattenere la propria stella, compiono scelte sconsiderate.
Probabilmente, con il ritorno in panchina di George Karl, si riuscirà a passare il Primo Turno nella prossima stagione, ma difficilmente si otterranno risultati migliori di questo.
Ci sono infine franchigie che, pur puntando al vertice ogni stagione, hanno sempre un occhio attento verso il proprio monte salari.
San Antonio ha rifirmato Ginobili più o meno alle stesse cifre che percepiva prima del rinnovo per i prossimi 3 anni. Vera anima della squadra, senza di lui ci sarebbe stato l'inevitabile crollo dell'impero Spurs, che così verrà ritardato ancora di qualche anno. È stata data anche una seconda possibilità a Richard Jefferson, uscito dal contratto e interessato ad avere una sicurezza economica per i prossimi anni più che a guadagnare una cifra astronomica (per il livello del giocatore) nella stagione a venire.
Utah ha lasciato partire Matthews, accasatosi a Portland, Korver e Boozer: andranno a sostituirli nello spot di guardia titolare Raja Bell, che torna dopo il trasferimento ai Suns nel 2005, in quello di ala grande Al Jefferson, chiamato al difficile compito di occupare il posto lasciato dall'ex Duke ed ad una definitiva consacrazione nell'elite dei lunghi NBA e nel ruolo di sesto uomo il rookie Hayward, ancora tutto da scoprire.
I Magic, dopo la non gradita e troppo anticipata uscita di scena negli scorsi PO, hanno rifirmato Reddick e preso Quentin Richardson per aumentare la pericolosità da oltre l'arco, sacrificando il miglior difensore della squadra sugli esterni Matt Barnes.
Mossa azzardata, prima di tutto però i giocatori e l'allenatore dovranno ricompattarsi e trovare gli equilibri che l'hanno portata nel 2009 alle Finali NBA poi perse contro Los Angeles.
Ci sono infine squadre più o meno giovani, probabilmente non ancora pronte alla definitiva esplosione, come Portland ed i Thunder o Atlanta, che disputeranno una buona regular season per poi schiantarsi inesorabilmente contro la maggiore esperienza delle squadre più blasonate nella post-season.
Nonostante tutti gli spostamenti di questa estate, non vedo una bagarre accesissima per il prossimo titolo NBA.
A meno di stravolgimenti improvvisi, colpi di stato all'interno dello spogliatoio e golpe improbabili, la principale pretendente all'anello ad Ovest, rimane Los Angeles mentre ad Est, nonostante sia ancora tutta da verificare la possibile coesistenza delle tre stelle, penso che una squadra in missione quale saranno gli Heat l'anno prossimo, difficilmente troverà grandi ostacoli.
È chiaro come si sia formata un'evidente divisione tra squadre che puntano forte a vincere ed altre destinate inevitabilmente ad un futuro di sconfitte: Minnesota, Indiana, Philadelphia e Golden State sono all'interno di questo limbo da molti anni ormai.
Forse è davvero necessaria una rivoluzione delle regole all'interno del mondo NBA per evitare che realtà meno blasonate o potenti economicamente siano costrette per sempre a ricoprire un ruolo marginale all'interno della Lega e lentamente, ma inesorabilmente, a scomparire.