La rinascita di Miami dalle cenere delle stagioni post titolo ha catapultato inaspettatamente l'attenzione di tutto il mondo cestistico Pro americano in Florida e ha reso la Southeast la Division più competitiva e più talentuosa forse di sempre con Miami, Orlando e Atlanta a battagliare per il primato regionale.
Boston permettendo si tratta delle migliori tre squadre ad East, potenzialmente da 60 vittorie ciascuna specialmente se Atlanta manterrà il trend che la vede migliorare il numero di vittorie in regular season anno dopo anno da cinque stagioni.
Miami con l'arrivo di James e Bosh a casa Wade è diventata un Godzilla a tre teste che per potenziale è la prima dell'intera Lega. La reazione naturale delle altre ventinove franchigie è stata un distacco repentino quasi la squadra di Riley fosse stata rigettata come un corpo estraneo del resto della Lega.
In un campionato a trenta squadre che diluisce il talento in troppe realtà la moda degli ultimi anni è stata quella di cercare di accorparne il più possibile. La strada è stata tracciata dai Celtics con l'arrivo di Garnett e Allen per riportare ai vecchi fasti i bianco-verdi dell'ormai frustato Pierce. I Lakers hanno risposto pochi mesi dopo con l'aggiunta di Gasol, scambiato praticamente per niente, e poi di Artest.
Già in passato c'erano stati tentativi simile quando sempre ai Lakers decisero di giocare due veterani come Malone e Payton, a caccia del tanto agognato anello. La compattezza dei Pistons targati "Billups and Co." schiantò letteralmente la fragile armata giallo viola capitanata dall'ancora per poco duo Kobe-Shaq.
Il risvolto della medaglia è l'inevitabile presenza di altrettante squadre che pur di non spendere preferiscono rimane nella mediocrità , un'accozzaglia di scelta sbagliate al Draft e quando anche qualche talento emerge dalla mediocrità il primo pensiero è di guadagnarci scambiandolo per improbabili scelte protette future o giocatori dal contratto in scadenza.
La Free-Agency dell'estate 2010 ha portato all'esasperazione il concetto del risparmio, del creare spazio salariale per poter aspirare alla firma di qualche stella in odore di trasloco. Impensabile sarebbe stata una rivoluzione completa vista la lista dei papabili. Wade a Chicago, LBJ a New York, Stoudemire in New Jesey, Nowitzki ai Clippers e gli altri in attesa dell'occasione migliore.
La realtà è che per poter cambiare gli equilibri della Lega un massiccio cambio di casacche avrebbe riportato la stessa situazione di prima solo con squadre diverse. A beneficiarne di tutto questo naturalmente Lakers, Boston e Magic, le uniche realtà che negli ultimi anni hanno continuato un percorso tracciato da un progetto solido.
Invece quello che è successo e che quasi nessuno si aspettava rivoluzionerà gli equilibri della Lega per i prossimi cinque anni. Atlanta si è assicurata ancora qualche stagioni a buoni livelli con la rifirma di Joe Johnson, Nowitzki ha deciso di restare a vita ai Mavs, gli spostamenti di Stoudemire, Boozer, Lee nel computo totale non sono che piccoli arrangiamenti per squadre di medio livello.
La scelta del trio di Miami ha rivoluzionato il presente della NBA e influirà anche il futuro prossimo della Lega in trattativa per il rinnovo del contratto collettivo. Il prodotto NBA perde interesse se il campionato è diviso in due fasce, la prima con le squadre da titolo piene di giocatori di talento, nella seconda molte squadre che pensano a sopravvivere.
In tutto questo gli Orlando Magic non si sono fatti prendere dalla frenesia e hanno deciso di proseguire con la squadra dell'anno scorso senza grosse rivoluzioni.
I rumors che davano possibile l'arrivo di Chris Paul in uno scambio in cui sacrificare Nelson sono state presto smentite dal G.H. Smith ma non è detto che l'estate appena cominciata non porti un "colpo" di mercato come l'inatteso arrivo di Carter la passata stagione.
Smith ha dimostrato si saper lavorare bene tenendo flessibile per il futuro il monte salari di una squadra già ben oltre il cap. Il contratto di Carter è in scadenza e chiama 16 milioni che saranno una boccata d'aria fresca la prossima stagione. Se non dovesse arrivare il titolo l'ex Raptors farà le valigie per una nuova destinazione o si accontenterà di un nuovo accordo a cifre molto inferiori e con un ruolo ridimensionato.
La scelta di portare Carter in Florida è stata obbligata oltre per ragioni tecniche anche per ragioni economiche. Era d'obbligo sostituire Turkoglu con un giocatore pari valore in campo ma la mancata firma del giocatore turco ha liberato i Magic di un altro contratto pesante di ben cinque anni che avrebbe soffocato ogni tentativo sul mercato.
Le scadenze di Howard e Nelson non sono poi così lontane e se il centro sarà difficilmente in discussione per il playmaker la dirigenza dovrà decidere se continuare o meno con lui per il futuro. La sensazione è che se il titolo non arriverà quest'anno il primo a pagarne le conseguenze sarà Van Gundy e a seguire Lewis e Carter.
Il roster dei Magic è uno dei più completi della Lega ma in questa off-season si dovevano chiarire le posizioni di alcuni giocatori, su tutti Barnes e Redick. Per il secondo la offer shit di chicago per 20 ml in tre anni ha costretto i Magic, convinti a tenere la guardia tiratrice, ad appesantirsi con un altro contratto di medio livello.
Redick ha dimostrato negli anni di saper lavorare sui limiti, più fisici che tecnici, e di saper cogliere le occasioni concesse da Van Gundy. Funzionale al sistema di gioco dei Magic ha impressionato tutti ad Orlando per l'etica lavorativa e la professionalità .
Situazione differente per Barnes che ha giocato una positivissima stagione 2009/2010 conclusa la quale era di fronte ad un bivio: cercare la gloria restando ai Magic o monetizzare finalmente dopo anni in giro per l'America al minimo.
I Magic obbligati a trovare la riserva di Nelson in quanto Jason Williams ha lasciato la squadra, hanno utilizzato una parte della MLE a disposizione per firmare Duhon, Non avendo a disposizione molti soldi da offrire a Barnes la decisione era ormai presa anche se non ufficializzata.
L'arrivo in casa Magic dell'ala Quentin Richardson ha poi chiuso la strada di Barnes per un ritorno in Florida. Richardson prenderà il resto della MLE con un contratto triennale e prenderà presumibilmente anche il posto di Barnes in quintetto.
Se l'arrivo di Richardson è il consolidamento di un'idea di gioco ormai pluriennale espressa dai Magic, Duhon rappresenta una novità . L'ex-Duke ha giocato per Chicago e New York ritagliandosi spazio fino al quintetto nonostante partisse sempre relegato in panchina ad inizio stagione. Difficile che riesca a scalzare Nelson dal ruolo di Point Guard titolare ma come riserve rappresenta un giocatore dalle caratteristiche opposte.
Molto più ordinato in attacco e molto più difensore di Nelson non è considerato un grande attaccante anche se è stato capace di diverse partite oltre i 20 punti. A questo punto Van Gundy avrà a disposizione una variante tattica da poter sfruttare quando Nelson sarà messo in difficoltà in difesa e avrà un'alternativa che darà diversi minuti di riposo al playmaker titolare.
Richardon invece sembra il giocatore ideale per il sistema Van Gundy.
Meno difensore di Barnes è un attaccante più affidabile e soprattutto un tiratore da tre punti più continuo. I problemi alla schiena l'hanno limitato principalmente a tiratore perimetrale ma rispetto a Barnes ha più fisico per reggere in difesa e giocare in post in attacco.
Probabilmente sarà partente in quintetto e con lui Orlando può schierare una serie di quattro tiratori mortiferi attorno a Howard con Pietrus e Redick pronti dalla panchina.
I due nuovi arrivi non chiudono il mercato in casa Magic. Come affermato dal G.M. Smith serve ancora un terzo playmaker per sostituire il partente Anthony Johnson.
Sempre sull'argomento mercato Smith, ben consapevole delle limitate possibilità di movimento se non tramite trade in cui però inserire qualche pezzo grosso della squadra, a chi gli chiede di un ritorno d'interesse per Chris Paul risponde con il sempre classico "mai dire mai".