Uno dei dogmi più veritieri e nello stesso tempo più banali che la NBA abbia coniato dice che il draft non è una scienza esatta.
Non è dunque sempre vero che il giocatore che sembra fatto dal sarto per inserirsi in un determinato contesto, si adatti con facilità e riesca ad incidere.
Mi chiedo però perché, vista la penuria di lunghi "vecchio stile" prodotti a livello universitario, si punti con la chiamata n.9 ad un ottimo tiratore qual è Gordon Hayward, piuttosto che ad un giocatore d'area fisico ed imponente che ti permetta di avere un centro solido e futuribile per gli anni a venire.
Sia chiaro, ammetto con estrema modestia di non essere un gran conoscitore di NCAA; la seguo con interesse, solo quando inizia ad entrare nella sua fase calda, per osservare i prospetti più interessanti degli anni a venire.
Quando vidi per la prima volta quella (guardia?) ala di 207 cm con un rilascio degno dei grandi tiratori di questa Lega, giocare nella cenerentola del torneo che quasi riusciva nell'impresa più incredibile della storia del basket collegiale, subito la mia attenzione si è dirottata verso di lui.
Ottimi fondamentali, capacità di arrestarsi in un fazzoletto e sparare a canestro grazie ad un movimento di tiro rapidissimo. Ottime doti di passatore, tali da permettergli di giocare spesso nel ruolo di Point Forward nella sua squadra al college.
Ball handling discreto, magari da migliorare in vista dei piani superiori, ma tenendo conto il sistema in cui andrà ad inserirsi, non pare una priorità . Buon rimbalzista, vista anche l'altezza superiore alla media per un'ala piccola, capace di catturare palloni anche in attacco.
C'è però anche il lato oscuro della luna, tutto quello che difficilmente si riesce a notare a livello NCAA, ma che risulta evidente una volta entrato nella Lega.
Per essere alto 2,07 m, deve rinforzare notevolmente il fisico, soprattutto nella parte alta del corpo se vuole difendere sulle ali piccole avversarie. Il suo atletismo, così come la sua rapidità , mi sembrano notevolmente limitati: come giocatore da catch-&-shoot può essere perfetto, ma utilizzare una chiamata così alta per uno specialista, è decisamente esagerato.
In difesa, penso che almeno per il primo anno soffrirà immensamente chiunque gli si pari davanti, anche perché la velocità di piedi nello scivolamento non pare eccelsa.
Se devo compiere una valutazione soggettiva, al momento della chiamata non sono rimasto per niente soddisfatto. La squadra in quel ruolo ha un giocatore da 17 milioni di dollari (AK47), che devi necessariamente utilizzare ed, oltretutto, è l'unico intimidatore d'area nonché miglior difensore in almeno 3 posizioni.
I back-up sono CJ Miles, in netta crescita nelle ultime stagioni, e Kyle Korver, che ha il contratto in scadenza il primo luglio ed a cui difficilmente verrà rinnovato vista la scelta al draft.
Inoltre, ad una valutazione magari superficiale, ma sicuramente condivisa, le condizioni muscolari precarie di Okur, la non certa permanenza di Boozer a Salt Lake ed una evidente mancanza di centimetri sotto le plance, avrebbero dovuto condurre alla scelta di un lungo, visti i prospetti interessanti ancora disponibili in quella zona del Draft.
Cole Aldrich, scelto alla n.11 dagli Hornets e poi girato ai Thunders, poteva essere un tassello di grande utilità . Centro "old school", con mani decisamente educate, sarebbe potuto diventare il degno erede di quel Greg Ostertag che in passato fu uno dei beniamini dell'Energy Solution.
Certo, non avrebbe risolto da solo i problemi in pitturato della squadra di Sloan, ma per quanto riguarda intimidazione e rimbalzi, sarebbe stato un innesto davvero efficace ed utile.
Analizzando i motivi della chiamata, è evidente come si sia voluto selezionare un giocatore "da sistema", con un QI elevato, in grado di inserirsi agevolmente negli schemi tattici offensivi e difensivi di Jerry Sloan.
L'innesto di un tiratore in un team che ne aveva estremo bisogno per allargare il campo e permettere a Deron ed (eventualmente) Boozer, di essere devastanti attaccando dal pick & roll, lascia trapelare una soluzione ampiamente ragionata, così come la possibilità di farlo giocare dalla punta come trattatore nei momenti in cui il numero 8 è in panchina.
La mia unica preoccupazione è che diventi un novello Steve Novak, giocatore con mai sopraffine ma che non è mai riuscito ad adeguarsi al gioco nella Lega, per evidenti limiti fisici e atletici.
Si è inoltre voluto evitare di rinnovare a cifre più sostanziose l'ex Creighton Kyle Korver: quando è arrivato a Salt Lake orami due stagioni or sono, pareva essere il perfetto innesto in una squadra in rampa di lancio per diventare a tutti gli effetti una contender.
L'inserimento non è stato però così immediato, inoltre i problemi fisici e muscolari lo hanno sostanzialmente levato dalle rotazioni per lunghi periodi durante quest'annata.
C'è infine da valutare il non secondario problema del rinnovo di Boozer, elemento imprescindibile, nonché miglior realizzatore e rimbalzista della squadra. Senza l'arrivo di quel centro di sostanza che tutti attendevano in sede di scelte, non ci si può permettere di avere un pacchetto di lunghi ridotto all'osso; è vero che Millsap sta raggiungendo la piena maturazione e richiede un elevato minutaggio, ma le condizioni di Okur non lasciano tranquilli ed i giovani Fesenko e Koufos sono immaturi ed impreparati per giocare a livelli elevati.
O'Connor ha già detto che la priorità di questa estate sarà rinnovare il lungo proveniente da Duke, ma penso alla fine la vicenda si concluderà con un sign-&-trade che porterà Booz a vestire la maglia di Miami o di un'altra squadra con ampio spazio salariale, per ricevere in cambio soldi, scelte ed un giocatore interno.
Intanto Deron Williams scalpita, vuole vincere, e vuole farlo ora. Non si aspetta repulisti e rivoluzioni nella squadra, chiede intorno a sé un gruppo solido che lo possa portare in fondo per (almeno) provare a puntare all'argenteria.
In questo momento, ritengo che le condizioni perché ciò avvenga non siano ancora mature, ma la fiducia nel GM e nell'allenatore sono pressoché illimitate; la chimica è perfetta, i settori in cui intervenire evidenti.
Bisogna intervenire in tempi rapidi, perché i top player della squadra sono nel momento di massima lucentezza e, si sa, c'è solo un piccolo spazio temporale nel quale una squadra può vincere il titolo.
Anche questo è solo un vecchio adagio NBA ed anche questo forse potrebbe risultare banale; ma tra tutti i dogmi che il campionato più bello del mondo ha creato, è in assoluto il più dannatamente sincero.