Magic: cosa salvare e cosa cambiare

La delusione in casa Magic è fuoco vivo che brucia ancora dopo l'eliminazione nella finale di Conference ad opera dei Boston Celtics.

La convinzione di poter tornare alle Finals era forte ma la squadra di Van Gundy si è scontrata contro un muro e il risveglio è stato tardivo.

Vincere quattro partite consecutive contro i Celtics sarebbe stata un'impresa storica, essere la prima squadra a rimontare da uno 0-3 avrebbe dato la spinta emotiva e la sicurezza per dare l'assalto al titolo.

La serie contro Boston nonostante la sconfitta ha dimostrato come Orlando non sia così inferiore ai Celtics ma come nelle Finals 2009 con i Lakers ai Magic sembra mancare qualcosa nelle partite equilibrate decise nel finale.

La serie contro i Celtics è stata segnata dalle due sconfitte interne che obbligavano i Magic a vincere almeno due volte a Boston. Entrambe le sconfitte sono state di misura, una di tre e una di quattro punti, con Carter autore di due errori ai liberi nel finale di gara 2 decisivi.

Come dichiarato dal G.M. Otis Smith, dopo la trade che portò in Florida Vince Carter, esiste una finestra temporale di pochi anni in cui una squadra può competere per il titolo.

Ora ci si aspetta una mini rivoluzione in casa Magic o solo pochi cambiamenti per provare a colmare il divario che c'è attualmente con Celtics e Lakers?

Più che aspetti tecnici o tattici i Magic devono migliorare l'aspetto psicologico non meno importante ai massimi livelli.

Sul banco degli imputati di questi play-off ci sono sicuramente Rashard Lewis e Vince Carter. Lewis reduce da una stagione tribolata sembra aver trovato ritmo una volta iniziata la post season. Invece la marcatura di Garnett ha reso il gioco di Lewis sterile. Le percentuali al tiro delle prime gare contro Boston descrivono perfettamente la difficoltà  nel trovare soluzioni adeguate ad una difesa organizzata.

Vince Carter invece è mancato nel momento in cui avrebbe dovuto fare la differenza.
Acquisito dai Nets per diventare il giocatore a cui affidarsi nei finali punto a punto, Carter aveva iniziato bene le prime due partita con Boston sfiorando il trentello nella prima ma gli errori ai liberi di gara 2 sono ancora una ferita aperta che ha segnato il proseguo della serie.

Chi invece esce rafforzato da questi play-off è indubbiamente Nelson tra quelli del quintetto e Redick tra i panchinari. Il playmaker si è imposto come leader della squadra, anche più di Howard, mentre la guardia da Duke ha finalmente trovato la sua dimensione di gioco.

Non peregrina sarebbe l'idea di spostare Redick in quintetto facendo uscire come sesto uomo Carter. Così lo stesso Carter potrebbe trovare spazio offensivo come riferimento per il secondo quintetto lasciandolo libero di prendersi le conclusioni che preferisce e aumentando così anche le potenzialità  dalla panchina.

Il contratto e lo status di Carter non consentirebbero l'operazione ma se realmente Carter si vuol mettere a disposizione della squadra per vincere l'anello sarebbe una possibilità  da esplorare.

Howard ha fatto un percorso ricco di alti e bassi. Quando si tiene lontano dai falli riesce a dominare in entrambe le metà  campo. Boston ha dimostrato di poter difendere in copertura singola su di lui limitando così la circolazione mortifera innescata dai raddoppi.

Van Gundy ha trovato la chiave per scardinare la difesa Celtics con il pick and roll centrale forse tardivamente. Nonostante Rondo sia stato eletto nel quintetto difensivo della stagione per le doti di ruba palloni seconde a nessuno nella Lega il punto debole della difesa Celtics è proprio lui.

Incapace di trovare rimedi subisce il pick and roll passivamente costringendo i compagni a rotazioni dispendiose.

Il centro dei Magic non ha inciso in gara 1 con i Boston come in tutta la serie contro Charlotte ma nel proseguo della serie contro i bianco-verdi ha trovato con continuità  la via del canestro mostrando anche movimenti non di sola potenza. Vero è che le potenzialità  per migliorare ancora molto ci sono alla base ci devono essere applicazione negli allenamenti e duro lavoro nella off-season.

Orlando è una delle squadre che spende maggiormente per il monte salari e quest'estate deve decidere se rifirmare diversi giocatori. Il primo della lista è Barnes che ha un altro anno di contratto ma può decidere di uscirne prima.

Autore di un'ottima annata l'ex UCLA ha dichiarato la volontà  di rimanere a Orlando senza trascurare comunque l'aspetto economico. Se arriveranno offerte molto più alte Barnes cambierà  squadra e Orlando dovrà  cercare un sostituto.

La perdita di Barnes non sarebbe irrimediabile ma dopo un anno in cui ha dimostrato di poter rendere nel sistema di Van Gundy e di essere un ottimo difensore che non ti danneggia in attacco i contro alla sua partenza sarebbero maggiori che i pro.

Discorso analogo per Jason Williams. Tutto dipende dalla volontà  di continuare a giocare e dal contratto che vuol ottenere. Se si accontenterà  del minimo rimarrà  come back-up affidabile di Nelson.

Altro Magic in scadenza è JJ Redick ma il suo status di restricted free-agent permette di pareggiare qualsiasi offerta. Nonostante sia conosciuto come un tiratore Redick ha dimostrato nella serie contro i Celtics di essere il solo tra le guardie a leggere la difesa e trovare soluzioni adeguate.

Se Carter alterna tiro da fuori spesso da isolamenti a penetrazioni fino al ferro e Pietrus preferisce il tiro da oltre l'arco, Redick è l'unico che con l'ormai fuori moda "arresto e tiro" aggiunge una dimensione al gioco di Van Gundy poco esplorata. La dirigenza ha già  dichiarato che l'intenzione di tenere Redick è forte visti l'impegno del giocatore e l'etica lavorativa.

Sicuro il ritiro di Foyle che entrerà  nella dirigenza e la partenza di Anthony Johnson.

Otis Smith ci ha già  sorpreso più volte nel recente passato e non è detto che non possa farlo ancora quest'estate. Se il ricco mercato dei free-agent non è proponibile per i Magic l'unica via percorribile sarebbe scambiare giocatori.

Incedibili sicuramente Howard, Nelson e Lewis; Carter sarebbe l'unico appetibile sul mercato con il suo contratto in scadenza. Tra gli esterni che quest'estate sono in scadenza quello che si adatterebbe meglio al gioco dei Magic è Ray Allen. L'unico modo per ottenerlo sarebbe un scambio con Carter dopo la sua conferma ai Celtics per un "sign-and-trade"

Altro possibile partente è Brandon Bass. Lo scarso utilizzo fin dall'inizio mette Bass tra i possibili partenti. Nella disperata ricerca di una soluzione Van Gundy ha dato spazio anche a lui contro i Celtics e Bass non ha demeritato. Il suo contratto non è onerosissimo ma dura ancora tre stagioni. Il giocatore ha molti estimatori e una trade non è impossibile.

Cos'è mancato ai Magic per tornare in finale e giocarsi nuovamente il titolo? Una statistica pubblicata da nba.com prima dell'inizio dei play-off mostrava come ad Est il quintetto con il miglior rendimento complessivo era quello dei Magic.

Come criterio utilizzato solo un minutaggio complessivo in stagione di almeno 100 minuti. Orlando ha dimostrato di avere una squadra ottima per la regular season ma ancora acerba per la vittoria finale. Ancora una volta s'impone la legge dell'esperienza per cui vince l'anello che ha in squadra i leader oltre la trentina.

Una soluzione che lo stesso Van Gundy ha in mente di provare è quella di spostare Lewis in ala piccola. Questo implicherebbe l'abbandono almeno parziale del 4-1 offensivo. In attacco Lewis non troverebbe grossi problemi mentre quello che desta dubbi sarebbe l'aspetto difensivo. Lewis è un buon difensore sui lunghi statici ma soffre gli esterni veloci.

Altra implicazione di un Lewis spostato in ala piccola sarebbe l'inserimento di un secondo lungo in area. La coppia Howard-Gortat è già  stata provata a piccole dosi nelle ultime due stagioni ma la soluzione interna più affidabile sarebbe quella di Bass.

Anche se altamente spettacolare e sbilanciato offensivamente il sistema 4-1 non ha ancora portato nessuna squadra alla vittoria del titolo. I Magic sono quelli che ci si sono avvicinati maggiormente nel 2009.

Le squadre che hanno vinto gli ultimi titolo, dai Bad Boys di Detroit agli Spurs di Popovich fino alla rinata rivalità  tra Lakers e Celtics passando pe gli Heat di Wade e Shaq, hanno sempre schierato un coppia di lunghi classica, uno più propenso alla difesa, l'altro capace di segnare dal post basso.

La prossima stagione potrebbe essere l'ultima per molti giocatori di Orlando. Nel caso non si raggiungesse il titolo il primo a farsi da parte sarebbe Van Gundy e di conseguenza verrebbero messi in discussione anche Lewis, Pietrus e Carter. Alla sua quarta stagione come coach dei Magic Vab Gundy ha dimostrato di poter far bene ma non ancora di poter fare l'ultimo passo.

Le gerarchie ad Est potrebbero mutare rapidamente dopo l'inizio della free-agency, tutto dipenderà  da James e Wade e con la concreta possibilità  che i Celtics perdano non solo Thibodeau ormai nuovo coach dei Bulls ma anche Rivers e alcuni giocatori tra cui Ray Allen, Orlando potrebbe instaurarsi come capofila dando continuità  al lavoro degli ultimi anni.

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