La tensione era palpabile, allo Staples center, i dubbi molti, le paure ancora di più.
Nelle ultime due gare giocate a Boston i Celtics erano sembrati superiori più di quanto dicesse il punteggio, i giocatori erano sembrati in crescita di forma, al contrario dei gialloviola, più decisi e grintosi, lo staff tecnico era sembrato più pronto ad effettuare correttivi.
Non sarebbe certo stato sufficiente per i Lakers il fatto di giocare in casa e di avere il pubblico dalla propria parte per superare questa prova. Serviva di più. Ed il di più è arrivato.
Prima di scendere in discussioni tattiche, ancora una volta occorre notare l'atteggiamento dei giocatori in campo, decisivo come spesso è accaduto.
Le molli vittime designate di gara 5 si sono trasformate, hanno trovato grinta e voglia ed hanno iniziato a giocare con determinazione. Da parte gialloviola quei tagli sui blocchi che venivano effettuati passeggiando sono stati effettuati correndo con potenza, a rimbalzo i gialloviola hanno messo fisico, grinta e decisione, al momento del tiro c'è stata piena convinzione, in difesa una concentrazione assoluta.
Subito nel primo quarto i Lakers hanno messo le cose in chiaro, per poi annichilire totalmente l'attacco dei Celtics nel secondo quarto. Il dominio gialloviola a rimbalzo e la grande attenzione posta sulla circolazione ha tolto la possibilità ai Celtics di partire in transizione, la grande attenzione difensiva e la prontezza ad aiutare il compagno in difficoltà ha permesso di limitare gli isolamenti e la circolazione di palla non è mai stato il punto di forza dei Celtics, che non sono riusciti a trovare il bandolo della matassa.
In attacco le cose sono migliorate relativamente poco, le percentuali sono rimaste quelle ed Lakers hanno trovato pochi spiragli in più, ma tutti i giocatori si sono fatti trovare pronti, si son fatti vedere attivamente e sono stati coinvolti, la palla ha circolato meglio, i lunghi hanno avuto più palloni e le guardie, Kobe per primo, hanno avuto tiri più vicini al canestro ed in generale più agevoli, cosa fondamentale in previsione di una durissima gara 7.
Intensità , decisione e grinta, aspetti psicologici che erano venuti progressivamente meno a Boston e sono stati recuperati a Los Angeles, sono stati gli aspetti decisivi per questa vittoria. Non a caso in copertina dobbiamo mettere non tanto mirabolanti giocate di Kobe Bryant, che pure ha giocato davvero molto bene, o i movimenti da ballerino di Gasol, anche lui molto positivo, ma la difesa di squadra, che ha consentito ai Lakers di tenere gli avversari a soli 67 punti realizzati, di fronte agli 89 realizzati.
Oltre ad una migliore difesa sull'uomo, bisogna notare che c'era sempre un gialloviola pronto ad aiutare, Pierce e Rondo non hanno mai potuto andare in isolamento contro un avversario singolo, ma hanno sempre trovato un raddoppio a chiudere la strada, Allen non ha mai trovato tiri semplici, Garnett non ha mai avuto spazio per il suo tiro dalla media.
Questa è stata la chiave della vittoria dei Lakers, e di questo occorre dar merito a Phil Jackson, che è stato criticato con ragione quando non trovava correttivi per aiutare i suoi giocatori in gara 4 e 5, ma stavolta va esaltato, sia per il lavoro psicologico che ha avuto i suoi risultati, ma anche per il lavoro tecnico, per cui non va eccessivamente famoso, ma ha svolto molto bene.
In campo si è visto che i gialloviola avevano studiato a fondo l'attacco avversario e si adeguavano alla perfezione per limitarlo. Rispetto alle gare precedenti occorre poi citare un'assenza ed una presenza, che sono state importanti. Kendrick Perkins è caduto male dopo un contatto a rimbalzo, gli si è girata la gamba ed ha subito una distorsione al ginocchio che quasi certamente gli impedirà di partecipare anche a gara 7.
Sarebbe stato il giocatore ideale per far sentire i muscoli a Pau Gasol e la scarsa salute di Bynum, che prudenzialmente è stato spesso tenuto in panca, gli avrebbe permesso di aiutare molto la sua squadra sotto le plance.
La presenza invece è stato il debutto di un nuovo giocatore in questa serie. I Lakers hanno trovato ad aspettarli, allo Staples center, Lamar Odom, che aveva preferito non giocare le prime 5 gare e debuttare adesso.
C'è chi asserisce di averlo visto in campo, ma si tratta sicuramente di una allucinazione, non è possibile che quel budino gialloviola che zompettava timidamente per il Boston Garden facendo venire il mal di fegato ai tifosi dei Lakers ogni volta che toccava palla fosse Lamar Odom.
Stavolta invece Lamarvelous è sceso sul parquet con determinazione ed ha giocato con intensità , risultando fondamentale per la sua squadra. I lunghi avversari si ricorderanno a lungo della sua prestazione in questa gara.
Incredibilmente, dopo aver ricevuto infinite critiche, tutte giustificate, anche la panchina dei Lakers si è decisa a svolgere il suo compito. Farmar, Vujacic e Brown non sono certo stati i giocatori decisivi per la vittoria, e d'altra parte nessuno glielo chiedeva, ma sono stati in campo con la giusta decisione, hanno svolto il loro compito ed hanno permesso a Fisher di giocare solo 15' e di preservarsi per una gara 7 che è il suo pane.
Per contro la panchina dei Celtics ha reso pochissimo, i vari Robinson, Davis, Wallace, Daniels, Tony Allen non hanno inciso affatto. Difficile dare a loro la colpa di una disfatta, ma nelle altre gare della serie avevano dato ben altro contributo.
In gara 7 le due panchine probabilmente saranno usate poco, c'è da spremere ogni energia dai migliori giocatori senza nessun calcolo, ma per la prima volta in questa serie si intravede la possibilità che in caso di utilizzo quella gialloviola regga il confronto.
Già , gara 7. Le menti vanno solo su quella, tutti ci aspettiamo chissà cosa. Le due squadre si conoscono a menadito, sanno benissimo cosa fare per mettere l'altra in difficoltà e dove l'altra cercherà di far male.
Non sembra però che la vittoria possa dipendere da qualche nuovo schema inventato nelle notte e provato al mattino o da qualche adeguamento difensivo. L'impressione che hanno dato le ultime due gare è che l'aspetto più importante sarà quello psicologico, conterà tantissimo chi avrà più grinta e determinazione, chi sarà più convinto di portare a casa il risultato e, qualora entrambe le squadre si dimostrassero convinte e decise, come in gara 2 e 3, chi troverà il Jolly, il giocatore in gran serata capace di dare qualcosa in più.
Phil Jackson è un maestro di queste partite, lui ha vinto 10 titoli ed ha perso solamente 2 finali in carriera, finali per altro decise abbastanza nettamente a favore di avversari che si sono dimostrati evidentemente superiori, lui sa quali corde toccare e come parlare ai suoi giocatori.
Attenzione però a sottovalutare Doc Rivers; per una volta sarà lui al centro dell'attenzione e non il suo assistente Tom Thibodeau; il prossimo anno la coppia si scioglierà e vedremo chi dei due saprà camminare con le proprie gambe senza il supporto del collega (dovessi fare un pronostico direi entrambi, ma come sempre attendiamo la prova dei fatti), ma in questa gara non conterà tanto effettuare ulteriori correzioni difensive, i Celtics ne hanno provate mille e dovranno solo scegliere le soluzioni più adatte, o trovare qualche accorgimento nuovo, nessuno credo abbia voglia di rischiare, ma conterà parlare con i giocatori, spiegare esattamente quel che lo staff si attende da loro, dargli fiducia e spronarli, convincendoli in più ad agire come una squadra e non singolarmente, cose in cui Rivers si è dimostrato davvero bravo, molto di più di quanto ci si potesse attendere prima della composizione di questo gruppo.
Essendo assolutamente impossibile prevedere razionalmente l'esito di questa gara, a noi non resta che preparare una tanica di caffè, un silos di pop corn e prepararci ad assistere ad un grande spettacolo sportivo, magari dando un'occhiata, come preparazione, a grandi giocate del passato e, soprattutto, i momenti di tensione, immaginando Bill Russell che guarda i palloncini gialli e viola appesi nel palazzetto e suggerisce ad Auerbach come gli piacerebbe usarli, salvo poi andare ad abbracciare il grande sconfitto Jerry West a fine partita, McHale che abbatte Rambis, Bird glaciale al tiro, Pierce miracolato che si alza dalla sedia a rotelle, ma anche Junior Sky Hook (vabbè, quello era contro Philadelphia, ma non sottilizziamo), Kareem che suona la carica, Magic che con un sorriso dolce lancia lo showtime facendo a fette la difesa celtica.
Questa serie incerta, in cui ogni partita ribalta completamente ogni certezza, forse dal punto di vista dei personaggi non sarà completamente all'altezza di quelle passate, ma come quelle è incerta, piena di tensioni e di mille temi da ricordare.