Quale Garnett si presenterà a Gara2? I Celtics sperano quello delle serie precedenti.
Che la prima partita delle Finals fosse la più difficile per i Celtics, a casa dei Lakers, era abbastanza assodato.
Che i verdi patissero la fisicità dei lunghi gialloviola anche. Ma quello che non era preventivabile era che i Celtics perdessero alcune battaglie su terreni a loro più congeniali.
Intensità di gioco
Tutti gli analisti sono concordi nel dire che la gara è stata vinta dai Lakers grazie all'intensità messa sul parquet. Come anche sottolineato da Magic Johnson nel recap post partita “i Lakers hanno messo in piedi una partita dura, con la quale hanno messo in grave difficoltà i Celtics e li hanno surclassati a rimbalzo”
Su questo tasto ha voluto soprattutto Doc Rivers in una delle sue dichiarazioni post partita: “Nelle situazioni di gioco 50-50 siamo andati sotto 17-4. E' impossibile vincere in trasferta quando perdi così tanti duelli in queste situazioni”.
Il coach ha poi continuato: “Credo che i Lakers siano stati molto più fisici di noi oggi, sono stati più aggressivi. E quando sei più aggressivo anche i fischi degli arbitri tendono ad essere dalla tua parte”.
Un Rivers quindi che non usa l'arbitraggio come scusa ma legge bene i fischi e punta il dito contro lo scarso approccio fisico dei suoi.
Non dello stesso avviso il suo giocatore Ray Allen che invece trova nell'arbitraggio (gli hanno effettivamente fischiato un paio di falli discutibili) un alibi alla sua deludente partita: “Ho visto la partita dalla panchina per troppo tempo. E' frustrante, ma ho avuto brutti fischi contro. Che ci posso fare?”.
Ed effettivamente i problemi di falli del numero 20 di Boston ha cambiato non poco lo script della partita per Coach Rivers. Ray era infatti l'uomo da cavalcare in attacco per il mismatch con Fisher e doveva garantire punti nei momenti di secca offensivi. Con lui fuori e Tony Allen in campo i Celtics pativano troppo in termini di fluidità offensiva.
La sconfitta è stata mal digerita da tutti i Celtics proprio perchè arrivata per la mancanza di intensità .
A fine gara il capitano ha infatti fatto presente che “Nello spogliatoio a fine gara si sono viste le facce dei giocatori, erano arrabbiati. Non era una tipica atmosfera dopo una sconfitta. Le partite si possono perdere e si possono vincere, ma non si possono perdere in questo modo. La squadra però ha un grande orgoglio e non vuol più perdere così”.
Clear path to the basket
Di solito con questa espressione si tende a discriminare un tipo di fallo intenzionale, fatto quando l'attaccante ha la strada libera verso il canestro. In questo caso però la traduzione è letterale.
Il clear path to the basket è stata in gara1 una situazione sistematica a vantaggio dell'attacco Lakers. Già alla fine del primo quarto Doc Rivers infatti dichiarava “Stiamo concedendo agli esterni avversari troppe penetrazioni. Stanno arrivando troppo comodamente al ferro”.
Questo ha portato lo staff dei Celtics ad utilizzare molto Tony Allen, unico vero difensore sugli esterni per cercare di contenere le penetrazioni. Il problema è che Tony, già Kobe-stopper designato, ha dovuto occuparsi per gran parte del tempo proprio di Bryant, anche a causa dei problemi di falli del suo omonimo Ray Allen.
In questo modo ne hanno potuto approfittare tutti gli altri esterni gialloviola, a partire da Farmar e Shannon Brown, che dalla panchina hanno portato non pochi grattacapi alla difesa di Boston. Le continue penetrazioni delle guardie lacustri, quando non hanno prodotto punti diretti hanno inoltre avuto il grosso vantaggio di muovere la difesa dei Celtics, che ha come prima mission quella di aiutare quando il difensore viene battuto dal palleggio.
Ovvio quindi che i lunghi di Los Angeles avessero vita facile a rimbalzo offensivo in queste situazioni come testimoniano i numeri, impietosi in questo caso con 16 second chance points per i padroni di casa contro gli zero degli ospiti. Se si dovesse definire con una sola parola la difesa dei Celtics, che ha concesso il 49% dal campo e più di 100 punti agli avversari, si può tranquillamente utilizzare l'aggettivo usato da coach Rivers a fine gara: “Orribile!”.
Parola che raramente è stata accostata da qualcuno alla difesa dei verdi.
Il problema Garnett
L'anno scorso Boston non ha potuto contare sul numero 5 per la post season, e la sua assenza si è sentita. Quest'anno in Regular Season l'ex Timberwolves pareva parecchio limitato fisicamente e non sembrava aver recuperato a pieno dall'infortunio al ginocchio.
Nella post season però il bigliettone ha alzato il livello del proprio gioco, e ha dimostrato sia nella serie contro Cleveland sia in quella contro Orlando di essere in grado di giocare con grande intensità su entrambi i lati del campo, tanto che coach Rivers si è lanciato nel dire “Questo quintetto non ha ancora mai perso una serie di playoff” riferendosi al fatto che con KG in campo Boston non tema nessuno.
Il Garnett arrivato a Los Angeles in Gara1 però è sembrato lontano parente di quello delle Finali di Conference, soprattutto nella propria zona difensiva. Il suo diretto avversario, Pau Gasol, è stato infatti il migliore dei suoi e ha abusato della difesa dei verdi a piacimento.
L'immagine perfetta delle difficoltà del numero 5 è stata l'azione del quarto quarto in cui il lungo di Boston ha sbagliato due appoggi a canestro da pochi centimetri perdendo la palla dopo aver preso un rimbalzo offensivo che avrebbe potuto riportare la squadra a contatto con i Lakers. Emblematico anche il fatto che specialmente nel primo tempo la squadra ha giocato molto meglio nei momenti in cui KG era fuori con Wallace suo sostituto.
Se si vuole avere una serie equilibrata e si vuol sperare in una chance di vittoria per il titolo, è assolutamente necessario che a partire da domenica notte si presenti un Garnett più incisivo come lui stesso ha dichiarato a fine gara “Io sono meglio di come ho giocato questa notte. Ho giocato davvero male” (l'ultima frase in realtà era decisamente più colorita ndr).
Protezione dei tabelloni
Come giustamente afferma Garnett: Non si può assolutamente vincere una gara di playoff, specialmente in trasferta, se si va sotto così tanto a rimbalzo”.
Nella serie di finale del 2008 la differenza statistica sotto le plance ha fatto tutta la differenza del mondo. I Celtics due anni fa hanno decisamente dominato gli avversari a rimbalzo, dimostrando tutta la loro fisicità . L'unica gara in cui i Lakers lottarono ad armi pari in questa voce statistica fu Gara4, che Boston vinse con enorme fatica.
La scorsa notte il dato si è ribaltato, con i gialloviola che hanno battuto i verdi per 42 a 31 e di conseguenza si è ribaltato il risultato finale. Uno dei lunghi della squadra del Massachussets, Glen Davis, ha riconosciuto che il problema sotto i tabelloni è stato causato da un approccio sbagliato alla gara: “I rimbalzi sono una questione di volontà . Devi avere voglia di lottare per prendere rimbalzi, soprattutto offensivi. Loro hanno dimostrato più voglia e ci hanno surclassato, ma noi siamo capaci di far molto meglio. Semplicemente non lo abbiamo fatto in Gara1”
Anche Doc Rivers punta il dito contro i suoi lunghi: “Non mi ricordo se abbiamo avuto un'altra gara del genere (34 a 17 il conto dei rimbalzi a fine terzo quarto). Ma se mai l'avessimo avuta, di sicuro l'abbiamo persa. Ci hanno decisamente uccisi sotto i tabelloni”
La strada per Gara2
Il mismatch da cavalcare rimane quello tra Ray Allen e Fisher, considerando che Rondo è marcato da Bryant e può prendersi i suoi punti ma in momenti meno caldi della gara, Pierce è guardato da Artest e si può prendere meno punti del solito principalmente utilizzando tutto il suo talento e Garnett ha palesi difficoltà a produrre contro i lunghi fisici di Los Angeles. Però Ray deve essere messo i condizioni di far bene in attacco, cosa non facile se in difesa si deve occupare di Bryant e se magari il numero di falli sarà inferiore nella prossima gara, il dispendio di energie è comunque alto.
Doc Rivers lo sa e come ha affermato a fine gara: “Ray non ha avuto la possibilità di giocare, ha avuto subito problemi di falli e non è riuscito ad entrare in ritmo. Dobbiamo sicuramente fare qualche aggiustamento in questo senso”.
E quali aggiustamenti ci potremmo aspettare?
Dal mio punto di vista la cosa migliore sarebbe quella di far prendere Kobe da Pierce, che si è occupato egregiamente di lui nella serie del 2008. Probabilmente Allen patirebbe un po' la fisicità di Artest, che però avrebbe meno palloni in mano di Bryant e lascerebbe più fresco “He got game” nella zona offensiva e il capitano potrebbe spendere tutto in difesa, sapendo che in attacco avrebbe comunque vita dura contro un marcatore come Ron Ron.
Altro aspetto su cui dovrà lavorare lo staff di Boston sarà la troppa facilità con cui è stata concessa ai Lakers la via per il ferro. Gli esterni dovranno limitare maggiormente le incursioni avversarie per evitare che la difesa si sbilanci troppo in aiuto e i lunghi gialloviola ne approfittino a rimbalzo offensivo.
Questi gli aggiustamenti necessari ad entrare nella serie, sempre sperando che il Garnett in campo domenica notte sia quello delle Finali di Conference, altrimenti una vittoria finale sarà sempre troppo lontana.