Boston Celtics – LA Lakers, la storia

Larry Bird e Magic Johnson, due stili di vita, la stessa grande voglia di vincere.

Onore a due grandi sistemi offensivi come quelli dei Suns e dei Magic, peccato
per LeBron che non è giunto a giugno, ma per l'anno 2010 ci riproponiamo con un
bel Celtics-Lakers, la sfida storica e più bella della NBA.

Con questa seconda sfida in tre anni di Finals si legittima la terza generazione
del confronto. La prima aveva come protagonisti Bill Russell e Jerry West, la
seconda Magic Johnson e Larry Bird, quest'ultima Kevin Garnett, Paul Pierce, Ray
Allen e Kobe Bryant, Pau Gasol e Lamar Odom.

E' il dodicesimo incontro alle Finals, per le due squadre che guidano l'albo
d'oro dei titoli NBA. Boston è prima, con 17 anelli, i Lakers seguono a quota
15. Hanno vinto insieme 32 titoli su 63 in tutta la storia della NBA, ovvero
praticamente la metà  di tutte le competizioni alle Finals.

Il discorso però diventa impietoso se compariamo direttamente la storia delle
due squadre. Su 11 Finals fin qui giocate, il bilancio è 9-2 Celtics. Boston più
in generale non sbaglia quasi mai all'atto finale (17 vittorie su 20 Finals),
mentre i Lakers ne hanno giocate di più ma con un record peggiore (15-30).

Le trentunesime per i Lakers e le ventunesime per i Celtics sono anche le Finals
più equilibrate che ci potevamo regalare all'alba di un nuovo decennio di grande
basket. Nel 2008 i Celtics partivano indubbiamente favoriti, qui invece non è
azzardato affermare possibilità  al 50 e 50 per entrambe le squadre.

Di più, ai Big 3 dei Celtics si aggiunge un "nuovo" Rajon Rondo, più maturo, più
paradossalmente pazzo, ma sicuramente più presente al punto di poter parlare
legittimamente di Big 4. Stesso discorso dall'altra parte. Non c'è più Trevor
Ariza, ma con Ron Artest (che è anche quello del buzzer beater in gara 5) i
Lakers aggiungono un altro tassello pesantissimo al loro mosaico.

Equilibrio vero, uomini in più, sfida per i grandi numeri e per la dinastia (per
LA sarebbe un back to back, il primo dai tempi di Shaq, per Boston il secondo in
tre anni). Vecchi leoni che vogliono rimpolpare i propri numeri nella storia del
gioco. Per meglio presentarsi al giorno del giudizio, sulla soglia, per alcuni
di loro, della Hall of Fame.

Ancora Lakers contro Celtics, quindi. Ma per adesso facciamo un passo indietro.
Perché è proprio dal passato che questa sfida si può dire oggi leggendaria.

La prima generazione. Bill Russell, l'incubo dei Lakers

Per tutti gli anni '60, dalle parti di LA (dove i Lakers si erano spostati da
Minneapolis con 5 titoli in dote) l'incubo di Bill Russell e dei Boston Celtics
disturbò tantissime notti dei fan in California.

Il primo appuntamento è nel 1959, primo e ultimo a Minneapolis, poco più che una
comparsata. I Celtics vincono 4-0, perché George Mikan non gioca più da qualche
stagione e quei Celtics sono al secondo titolo della loro storia.

Troppo forti, con Bill Russell a dominare sotto canestro e Bob Cousy a guidare
il contropiede generato dalla difesa. Ci si trasferisce ad LA, ma è appena
l'inizio dell'incubo.

Soprattutto per due, Jerry West ed Elgin Baylor, già  presente alla prima
sconfitta. Perderanno non spesso, non qualche volta. Sempre.

Nel '62, '63, '65, '66, '68 e '69. Su 7 Finals (6 per Jerry West e per la città 
californiana) 7 sconfitte. Un anatema infallibile, una maledizione, un tormento
durato un decennio.

E la gloria, ovviamente, dall'altra parte. E' qui che si costruisce la rivalità ,
l'odio reciproco, gli stili diversi di gioco e di due città . La Boston irlandese
che vince, la Los Angeles scintillante che diverte ma perde. Sempre e comunque.

Gli eroi sono Bill Russell e Bob Cousy, come detto, ma anche John Havlicek, Bill
Sharman, Sam Jones. E' una squadra, anzi più squadre, semplicemente imbattibile.
Ma il cemento è sempre lo stesso. E' Bill Russell, la sua difesa, la sua grinta,
la sua voglia di vincere.

In panchina c'è Red Auerbach, un maestro, ma per le ultime due cavalcate è
sostituito proprio da Russell. Nel '69 sembra la volta buona per LA. I Celtics,
oramai vecchi, appaiono al tramonto.

Si qualificano ai playoff col quarto miglior record ad Est (all'epoca ultima
posizione utile), ma una volta dentro eliminano Philadelphia e New York. I
Lakers hanno invece il secondo miglior record in regular season (con Phila,
dietro i Baltimore Bullets), corrono e danno spettacolo, con Jerry West leader
assoluto, Elgin Baylor superstar veterano e soprattutto col nuovo acquisto Wilt
Chamberlain, pensato proprio per arginare Russell e il suo strapotere.

LA vince le prime due al Forum, ma Boston pareggia in casa portandosi sul 2-2,
grazie ad un buzzer-beater di Sam Jones. Gara 5 e gara 6 vanno ai padroni di
casa, una ciascuno, così la serie si sposta a gara 7, per la terza volta nella
storia della rivalità .

Questa volta però si gioca a Los Angeles, ed il Forum, com'ebbe a dire il
proprietario Jack Kent Cooke, era già  imbandierato a festa con i palloncini
dell'attesissimo trionfo. Non aveva però fatto i conti con l' "Irish Luck".

Don Nelson, proprio lui, l'allenatore con più vittorie nella storia NBA, si
ritrovò per caso in mano un pallone a pochi secondi dalla fine dei 24. Lo
raccolse, tirò subito, la palla toccò il ferro, s'innalzò in verticale e riscese
esattamente al centro del canestro. Fu l'allungo decisivo.

I palloncini e i lustrini furono riposti nel cassetto, Jerry West fu comunque
nominato MVP delle Finals, caso unico, e Bill Russell vinse il suo ultimo anello
prima del ritiro. Con il grande centro fuori scomparve anche la rivalità . Ma non
la voglia di rivincita dei Lakers belli ma dannati di quei bellissimi (per tutti
gli altri) anni '60.

La seconda generazione. Magic contro Larry, la pagina più bella

Dopo un decennio di riflusso, con la lega macchiata dall'etichetta dei suoi
gangsta players, tutti neri, l'ingresso simultaneo di Larry Bird da Indiana
State e di Magic Johnson da Michigan State, dà  nuova linfa alla rivalità  ma
ancor più a tutto il movimento.

Negli anni '80 si giocano tre Finals, una più bella dell'altra. Queste partite
sono tra le pagine più belle di tutta la storia NBA. Anzi, diciamo la verità , lo
spettacolo di quegli anni è stato il più esaltante di sempre. Un'irripetibile
carrellata di emozioni.

Fu una sfida epocale, senza mezzi termini, filosofica. Da una parte i Celtics,
con il loro gioco di squadra, il sacrificio in difesa, i loro fondamentali
tecnici, la disciplina, il coraggio e il sudore, l'ardore su ogni pallone.

Dall'altra parte, dall'Atlantico al Pacifico, Los Angeles con il suo Showtime, i
no-look pass e gli sky hook, il contropiede, le risate e la fantasia. La città 
più europea d'America ed Hollywood, il porto degli scaricatori irlandesi e le
spiagge degli attori all'ombra delle palme.

Non che ai Lakers mancassero gioco di squadra e tutto il resto, come ai Celtics
lo spettacolo, pur di altra marca. Ma le caratteristiche fondamentali delle due
squadre esaltavano quelle gare come lo scontro tra due way of life differenti,
come due modi diversi di stare al mondo.

Merito delle città , merito dei propri leader. Uno di fronte all'altro, tanto
diversi quanto entrambi vogliosi di conquistare il mondo. Larry Bird, bianco
dell'Indiana, contadino della provincia campagnola, tirato su per tirare da
fuori, evoluito poi in una superstar all around.

Earvin Johnson, afroamericano del Michigan, figlio dell'emigrazione industriale
dell'area metropolitana di Detroit, cresciuto a Lansing dove già  quindicenne era
Magic, fenomenale giocoliere con la palla in mano.

Si comincia nel 1984, subito a gara 7. 1-0 Lakers al Boston Garden, in gara 2
Gerald Henderson ruba palla a James Worthy e porta la gara all'overtime, dove
Boston si porta sull'1-1.

Gara 3 è una passeggiata per LA, tanto che Larry Bird dirà  che i suoi compagni
giocarono come "femminucce". La reazione non si fece attendere. In gara 4 un
altro overtime, vinto da Boston al Forum. E' la gara del famoso fallo di Kevin
McHale sul lanciatissimo Kurt Rambis in contropiede, letteralmente falciato. In
gara 5 stessi scontri fisici e stesso risultato a favore di Boston, ora sul 3-2.
E' la gara passata alla storia come "Heat Game", giocata sui 35° senza aria
condizionata.

Gara 6 è il match-point, ma LA vince e ML Carr, colpito con un bicchiere da un
tifoso, dichiara che non si tratta più di sport ma di vera e propria guerra. Si
arriva così a gara 7 al Boston Garden, palcoscenico finale della sfida più
violenta di sempre.

E' una partita combattuta, ma vinta con merito dai Celtics, grazie anche ad un
Cedric Maxwell da 24 punti, 8 rimbalzi e 8 assist. Larry Bird, MVP delle Finals,
ha vinto il primo round.

Il secondo si presenta subito, l'anno successivo. Anche questa volta Boston ha
il vantaggio del fattore campo. Gara 1 è la partita del "Memorial Day Massacre",
148-114 per i Celtics, 34 punti di margine che saranno la scossa per due
vittorie di fila per LA. In gara 4 però si torna in pareggio, 2-2, col tiro
decisivo di Dennis Johnson.

In gara 5 però non c'è storia, vittoria sicura dei Lakers, costretti adesso a
vincere il titolo nelle ultime due gare al Boston Garden. Succede subito, in
gara 6, con un Kareem da 29 punti, MVP delle Finals.

I Lakers hanno finalmente vinto una serie di finale contro Boston, la prima
volta dopo 8 memorabili fallimenti.

L'ultima serie arriva dopo un anno di sosta, con i Celtics campioni contro gli
Houston Rockets. Le Finals '87 sono a vantaggio dei Lakers, favoriti, ampiamente
col miglior record NBA (65-17), con Boston seconda a quota 59-23.

E' la prima volta che i pronostici danno ragione ai gialloviola senza tanti
dubbi. Ma è una serie, ovviamente, che si gioca fino all'ultimo respiro. Le
prime due gare al Forum vanno ad LA senza consumare troppe munizioni, 13 e 19
punti di margine.

Gara 3, di ritorno a Boston, vede vincere i Celtics, nonostante una gara da 32
punti di Magic. Gara 4 è la chiave di svolta. Il leggendario sky hook di Magic
gela il Garden, ponendo la pietra sopra un finale di gara punto a punto. 107-106
Lakers e 3-1. Sembra fatta, e difatti lo è.

Gara 5 è persa, nettamente, ma al primo match-point ritornati al Forum non si
sbaglia più. 106-93 per LA e seconda vittoria alle Finals contro i rivali.
Sarebbe stata l'ultima.

La terza generazione. I Big “Three” e Kobe, la storia continua

Dopo i fasti degli anni '80 e il ritiro di Magic e Larry, gli anni '90 sono
aridi per entrambe le squadre, oramai nobili decadute. I Lakers però si
riprendono prima e vincono tre anelli con Shaq, Kobe e Phil Jackson all'inizio
del terzo millennio.

I Celtics invece devono aspettare una geniale e complessa mossa di mercato. A
Paul Pierce si aggiungono per la stagione '08 Ray Allen e Kevin Garnett. I Big 3
contro Kobe maturo, che con il ritrovato Phil Jackson in panchina e Pau Gasol e
Lamar Odom come supporting cast, sono pronti a nuovi assalti.

Le Finals del 2008 sono molto belle. Una ritrovata rivalità  nel solco della
tradizione. I Celtics appaiono più quadrati, più esperti, più forti in difesa.
La maturità  di Kobe è appena all'inizio, così come l'apporto di Gasol, arrivato
a metà  stagione da Memphis.

Il campo non deluderà  i pronostici. Gare intense, abbastanza equilibrate, ma
Boston prevale. Da ricordare i 21 punti in 15 minuti di Leon Powe in gara 2 per
il 2-0 al Garden e la decisiva gara 4 del 3-1.

Dopo un primo quarto 35-14 per i Lakers, il vantaggio più grande per un primo
quarto nella storia delle Finals, i Celtics sono sotto anche nel terzo quarto,
di 24 punti, ma rimontano e vincono. E' il più grande comeback delle Finals dal
'71.

Gara 5 ha un simile, per i Lakers, motivo di fondo. Subito avanti, subito
ripresi, poi di nuovo avanti, poi ancora ripresi. Il finale è punto a punto, ma
Kobe va a schiacciare in contropiede per la firma del 3-2. Sfortunatamente per
lui, al ritorno al Garden non c'è storia. Vittoria di 39 punti, la più grande in
un "clincher", ovvero in una gara che assegna il titolo.

Siamo quindi al 2010. Kobe intanto ha vinto il "suo" titolo, contro i Magic
l'anno scorso, che hanno eliminato proprio i Celtics in gara 7 delle semifinali.

Quest'anno sarà  un'altra grande battaglia, ne sono sicuro.

Boston o LA Lakers, 50 e 50, la storia continua.

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