Fine della serie, come da pronostico, allo US Airways Center di Phoenix, alla sesta gara.
Fine della serie, ma davvero anche stasera spetta i Suns l'onore delle armi, fino alla fine non si sono arresi, hanno dato tutto, hanno creduto all'impossibile fino all'ultimo pallone, sfruttando al meglio ogni minima possibilità concessagli.
Nash e Stoudemire sono tornati ai fasti dei tempi di Mike D'Antoni, giocando una ottima serie, almeno da punto di vista offensivo, alcuni giocatori sono saliti su livelli cui non si pensava potessero arrivare, come Frye, Lopez, Dragic, abbiamo riscoperto un Grant Hill che pensavamo perso per via dell'età e dei mille guai fisici, ma c'è da dire che tutti i primi dieci della rotazione dei Suns sono da elogiare, e di conseguenza occorre dire bravo all'allenatore, Alvin Gentry, che sembra all'inizio di una luminosa carriera.
I Suns hanno giocato come sanno, correndo, tirando, puntando sempre sulla freschezza e sulla lucidità che gli consentiva la loro lunga panchina, piazzando in questo modo la solita rimonta nel finale, ma i campioni in carica hanno dimostrato perchè, appunto, sono tali.
In una giornata in cui Odom e Gasol in fase offensiva non ne azzeccavano una (e per Odom il rendimento in trasferta inizia ad essere una costante negativa piuttosto pericolosa), Phil Jackson ha trovato dei terminali offensivi nuovi, un Bynum parzialmente ritrovato, un Fisher lucidissimo e, soprattutto, un Ron Artest rinfrancato dal canestro vincente di gara 5 a cui entrava davvero di tutto.
Un complesso quindi forte, una squadra vera, capace di giocare in modo armonico, di assorbire le giornate negative di alcuni giocatori e di esaltare le giornate buone di altri, guidata da un maestro della panchina, una squadra autentica che ha la fortuna di avere un condottiero eccellente.
Kobe Bryant ha avuto un rendimento superiore a quello che dicono le cifre, e le cifre parlano di 37 punti, 11 su 25 dal campo, 11 liberi conquistati, 6 rimbalzi. Numeri comunque lusinghieri, ma in campo si è visto un giocatore sempre decisivo nei momenti importanti, tranquillo quando le cose andavano bene, protagonista nel momento in cui la sua squadra provava ad avvantaggiarsi o nel momento in cui gli avversari provavano la rimonta.
Una serie strepitosa per il Mamba, sempre oltre i 30 punti, con l'eccezione di questa ultima gara 6 sempre vicino alla tripla doppia e, cosa da rimarcare quando si parla di Kobe, quasi mai cannibale nei confronti degli stessi compagni, solamente in gara 5 ha in parte ecceduto.
Qualche forzatura, certo, come il canestro della vittoria sbagliato proprio in gara 5, ma ad un giocatore del genere qualche forzatura devi lasciarla, sia perchè il loro numero è drasticamente calato con gli anni, sia perchè in genere le sua letture del gioco sono buone, sia perchè in un contesto ordinato serve un minimo di imprevedibilità , sia perchè quelle forzature nelle giornate buone hanno la sinistra tendenza a trasformarsi in canestri.
In questa gara 6 i Lakers sono scesi in campo decisi e convinti di chiuderla subito. D'altra parte negli ultimi 2 anni hanno vinto 10 serie su 11 ed hanno avuto 11 partite per vincere la serie, mancandone solo una, lo scorso anno contro i Rockets.
Numeri del genere non sono un caso, Phil Jackson ed i suoi sanno che le occasioni vanno colte quando se ne presenta l'opportunità e sanno come gestire al meglio la tensione. Non c'è ombra di quella cosiddetta paura di vincere che coglie spesso gli sportivi che sono poco abituati a vincere.
Dopo un primo quarto equilibrato e teso, ma in cui le difese sono state a guardare, nel secondo quarto i Lakers hanno deciso di stringere i tempi. Decorosissimi i comprimari Bynum, non al massimo ma in ripresa, Farmar, sempre molle ma almeno positivo in attacco, e Vujacic, finalmente ai livelli di due anni fa.
Visto il vantaggio che si andava allargando Phil Jackson ha colto la palla al balzo, ha mandato in campo il quintetto ed i Lakers hanno preso il volo, arrivando a metà partita con 12 punti di vantaggio, merito soprattutto di una stretta difensiva che i Suns evidentemente non si aspettavano.
Nel terzo quarto ancora la difesa dei Lakers ha funzionato, trovando qualche difficoltà giusto da Nash e Stoudemire, ma gli avversari stavano trovando contromisure all'attacco gialloviola, che stava faticando non poco, prima che Bryant decidesse che era il caso di accelerare, chiudendo il terzo quarto con 17 punti di vantaggio.
Nell'ultimo quarto i giochi sembravano fatti, la partita decisa, ma, come già detto, questi Suns non avevano nessuna intenzione di arrendersi. Ancora una volta seconde linee in campo, per provare poi la rincorsa nel finale, ma fra queste seconde linee c'era Goran Dragic, e Phil Jackson, per evitare rischi come quelli di gara 5, in cui i giocatori del quintetto hanno finito con il fiatone, aveva lasciato qualche rincalzo in campo, come Sasha Vujacic.
Tiro sbagliato da Sasha, canestro di Goran che poi va a pressare Sasha, il quale si innervosisce e compie la più assurda delle scene isteriche, facendo finta di alzare le braccia per ricevere e dando una gomitata all'avversario fingendo di non fare apposta, dimostrando oltretutto di essere anche un attore pessimo.
Scena talmente pietosa che gli arbitri non hanno potuto esimersi dal concedere un fragrant foul che stava per riaprire la partita.
“Lo ucciderò per questo” ha detto poi Kobe Bryant in una intervista a partita finita. Non sappiamo quanto scherzasse Kobe, ma vista la faccia fossi in Vujacic per qualche giorno mi troverei una buona guardia del corpo.
Dragic ha messo i liberi, ha realizzato un canestro ed ha recuperato 4 punti in una sola giocata, realizzando poi un altro canestro in penetrazione. Da 17 punti di scarto a 9 in un minuto o poco più. Jackson si è sbrigato a metter dentro Bryant e Fisher, cui stava concedendo un minimo di riposo, ma i Suns stavano trovando fiducia ed iniziavano a crederci veramente, arrivando a soli 5 punti di distacco grazie ad un esuberante Amar'è Stoudemire, a poco più di 5' dalla fine, fra l'entusiasmo del pubblico di Phoenix.
Rischio vero che la rimonta si completasse? Nessuno, con Kobe Bryant in campo.
Negli ultimi 5 minuti il Mamba ha realizzato 11 punti e smazzato un assit perfetto per Fisher, spegnendo ogni velleità di rimonta dei Suns, fino al risultato finale di 111 a 103.
Al netto della fesseria di Vujacic e degli 8 punti concessi in un minuto a Dragic, i Lakers hanno anche mostrato di nuovo una buonissima difesa, mettendo in difficoltà l'attacco dei Suns per tre quarti di partita, concedendo solamente 75 tiri a degli avversari abituati a tirare una quindicina di volte in più a partita.
Se i lunghi gialloviola sono stati piuttosto assenti in attacco ed hanno faticato molto a limitare Stoudemire e Frye, hanno però vinto nettamente il confronto a rimbalzo. 10 rimbalzi in più per i Lakers, 41 in tutto, di cui 14 importantissimi in attacco.
– “Kobe è incredibile, per lui lo straordinario è ormai una cosa normale!”
– “Credo che sia attualmente il miglior giocatore in assoluto!”
– “Kobe è stato l'uomo decisivo stanotte!”
Lamar Odom ed i coach, sia Gentry che Jackson, hanno messo l'accento sulle prestazioni di Kobe Bryant. Difficile dargli torto.
“Avete visto tutti quanto siamo maturati. Ci hanno battuto nettamente nei play off qualche anno fa, ma adesso c'è stata la possibilità di dimostrare quanto siamo cresciuti come squadra”: Kobe invece ha preferito parlare da leader, nella sua mente ora c'è posto solamente per i Boston Celtics, alla finale più classica che ci sia ed alla vendetta per la sconfitta netta di due anni fa.
Il suo mentore, colui che lo scelse al draft e convinse i Lakers a puntare ancora su di lui dopo i problemi del 2004, Jerry West, ed il vicepresidente dei Lakers, Magic Johnson, sono stati protagonisti come lui di lunghe ed estenuanti sfide in finale contro i Celtics.
Mentre però West venne regolarmente respinto, dovendosi accontentare di essere l'unico sconfitto della storia a vincere il premio di miglior giocatore delle finali, Magic riuscì a prevalere nel confronto molto più spesso delle volte in cui venne sconfitto.
A chi saprà ispirarsi Kobe e, soprattutto, a quale delle due celebri versioni dei Lakers del passato sapranno accostarsi i Lakers attuali, a quelli degli anni '60, che furono grandissimi ma dovettero aspettare che la dinastia dei verdi finisse per vincere, o a quelli degli anni '80, che seppero batterli?