I Suns pareggiano i conti

Forse abbiamo una serie, avremmo potuto chiederci dopo gara 3.
Ebbene si, abbiamo una serie, ora c'è la certezza.

I Suns non hanno gli strumenti per fronteggiare in difesa i Lakers? Vero.
Non hanno le caratteristiche ideali per giocare sui loro punti deboli? Ugualmente vero.

Anziché fossilizzarsi su questo però coach Gentry, davvero strepitoso il suo primo anno intero da allenatore capo, ed i suoi ragazzi si sono concentrati su quello che sanno fare bene ed hanno cercato di farlo al massimo delle loro possibilità , esattamente come avevano già  fatto contro gli Spurs.

Tanta corsa, penetrazioni, transizione, tiro da 3, tanti assist, magari rischiosi, ma sempre poco prevedibili. I Lakers hanno risposto, hanno tenuto, trascinati da un Kobe davvero eccellente, ma ancora una volta hanno ceduto nell'ultimo quarto.

Certo, i Lakers possono essere relativamente fiduciosi vista la facilità  con cui hanno prevalso allo Staples center, ma il modo con cui i Suns hanno vinto queste due partite assomiglia tanto al modo con cui hanno rifilato un 4 a 0 agli Spurs, bisogna stare molto ma molto attenti a sottovalutarli.

L'arma decisiva dei Suns è stata senza dubbio la profondità  della panca, da cui si sono alzati i giocatori che hanno cambiato le sorti di questa squadra.

Dragic, Barbosa, Dudley, Amudson e Frye meglio di Nash, Richardson, Hill, Stoudemire e Lopez? I numeri dicono di si, in realtà  sappiamo che spesso il quintetto si è scontrato con il quintetto dei Lakers, comunque protagonista di una buona prestazione, mentre le seconde linee spesso hanno avuto a che fare con i vari Brown, Farmar, Walton, e la differenza è stata abissale.

Il fatto stesso che si possa porre il dubbio fa capire la chiave della vittoria dei Suns. 10 giocatori reduci da una ottima prestazione, solo l'ottimo Frye è stato in campo più di 30 minuti, fra questi 10 quello che ha giocato di meno è stato Lopez, che è rimasto in campo 13 minuti.

Fra i Lakers ci sono stati 4 giocatori autori di buone prestazioni, gli stessi di gara 3, cioè Gasol, Artest, Fisher e lo strepitoso Bryant di cui abbiamo già  parlato, autore di 38 punti con 22 tiri dal campo, eccezionale assist man con 10 assistenze, buone letture, buona visione di gioco, davvero uomo squadra.

Questi 4 tutti sono stati in campo dai 33 minuti di Fisher ai 45 di Bryant, arrivando per forza di cose stanchi alla fine della partita. Odom ancora parzialmente negativo, come in gara 3, Bynum leggermente migliorato, ma ancora troppo poco incisivo, specie a rimbalzo, invisibile Farmar, pasticcione Brown.

Come già  nelle serie precedenti, Gentry ha dimostrato di saper usare già  adesso la panchina meglio della stragrande maggioranza dei suoi colleghi, anche i più celebrati, come Phil Jackson. Forse stiamo davvero assistendo alla nascita di un grande coach?

L'andamento della partita è stato molto simile a quello di gara 3, con un primo quarto equilibrato ed i Suns che si sono avvantaggiati nel secondo quarto. Cambiano radicalmente i nomi dei protagonisti: anziché un grande Stoudemire (comunque buona la prestazione di Stat, che ha vinto il duello con Odom) i protagonisti dell'allungo dei Suns sono stati Dragic, Barbosa e Frye. Gentry li ha visti in forma ed ha deciso di calvalcarli, venendone ripagato con buone prestazioni che hanno portato la squadra dell'Arizona in vantaggio di 9 punti a metà  partita, nonostante la fiera opposizione di Kobe Bryant.

Nel terzo quarto riscossa gialloviola, con un Bryant immarcabile che ha trascinato i suoi. Un solo punto divideva le due squadre all'inizio dell'ultimo quarto di una partita veloce ed equilibrata. Possiamo criticare le difese, alcune scelte di giocatori e coach, ma lo spettacolo davvero non è mancato.

All'inizio dell'ultimo quarto tanti cambi in campo, per dare un minimo di respiro ai giocatori migliori, ma da una parte Dudley, Barbosa e Frye hanno giocato davvero bene, dall'altra i rincalzi dei Lakers no. Mentre i primi tre perforavano la retina, Brown, Farmar, Bynum, Odom sbagliavano ed i Suns si sono trovati sopra di 9 punti.

Difesa aggressiva dei Lakers, che hanno provato disperatamente a rientrare, ma sorprendentemente, incredibilmente, imprevedibilmente i Suns hanno dominato a rimbalzo, riuscendo a rintuzzare l'assalto degli avversari, di modo che Stoudemire e Nash hanno potuto chiudere la partita, fino al risultato finale di 115 a 106.

Davvero incredibile che i Suns abbiano dominato a rimbalzo, catturandone 51 contro i 36 degli avversari, che, ricordiamo, schieravano Gasol, Odom, Bynum, oltre ad Artest e Bryant che se la cavano pure loro. Com'è stato possibile? Chi ha preso questi rimbalzi? La risposta è semplice, a turno tutti.

Ancora una volta da elogiare soprattutto la prestazione di squadra, solamente Barbosa non ha preso nemmeno un rimbalzo, tutti gli altri si sono fatti valere. Per i Lakers tutto ciò rappresenta un campanello d'allarme, in queste due stagioni mai nessuno era riuscito a metterli in difficoltà  puntando sul gioco offensivo, sulla velocità , sulla circolazione di palla.

Probabilmente i meriti dei Suns sono maggiori dei demeriti dei Lakers, ma Phil Jackson deve assolutamente portare qualche correttivo. Sarà  difficile trarre qualcosa in più dalla panchina, Walton è fuori condizione, Vujacic non è più nemmeno preso in considerazione, Farmar continua ad essere un giocatore timido e poco incisivo, ed ormai lo è da 4 stagioni, Brown è atletico e volitivo, cosa molto utile per i Lakers, ma è anche pasticcione ed ha poca visione di gioco.

Qualcosa in più deve arrivare dalla difesa, che finora era stata molto migliore di quanto dimostrato in queste partite, e dai lunghi. In difesa diventa difficile sfruttare l'abilità  di Ron Artest, eccellente limitatore degli avversari più pericolosi, che contro una squadra tanto equilibrata come i Suns letteralmente non sa dove andare a chiudere, è indispensabile che i Lakers mostrino una maggiore coesione ed una difesa di squadra, armonica.

Impensabile che una delle difese migliori contro il tiro da 3, che lo scorso anno ha limitato in finale i micidiali tiratori dei Magic, non riesca a cavare un ragno dal buco contro Frye, Dudley e Barbosa, che pure erano stati letteralmente annullati a Los Angeles.

I lunghi poi rischiano di diventare un problema. Vero che lo scorso anno gli stessi problemi c'erano stati contro i Rockets, ma poi contro i Nuggets ed i Magic i lunghi gialloviola hanno vinto il confronto contro avversari molto pericolosi; se però Odom e Bynum sono questi sarà  davvero dura ripetere il successo dello scorso anno. Bynum si è leggermente ripreso rispetto alle gare precedenti, ma ancora non intimidisce affatto in area, Odom, l'eccellente giocatore che è risultato decisivo nelle gare a Los Angeles, a Phoenix sta faticando tantissimo.

Almeno Lamarvelous va recuperato quanto prima, ai Lakers serve il giocatore visto allo Staples, non il fratello timoroso visto in Arizona. Una migliore efficacia difensiva ed il recupero di Odom sono missioni realizzabili dai Lakers, ma ad onor del vero occorre ribadire che sono i Suns ad essere saliti molto di livello, non i Lakers ad essersi seduti.

“Speravo che ne avremmo vinta almeno una a Phoenix, ma abbiamo tirato meglio di loro, abbiamo giocato molto bene e non è stato sufficiente! La differenza probabilmente l'hanno fatta i tiri liberi”: Phil Jackson stavolta ha preso meglio la sconfitta che in gara 3.

“Noi crediamo in questi ragazzi e sappiamo che hanno ormai trovato fiducia in se stessi. Io pensavo che fossero molto migliori in fase difensiva, ma stasera hanno giocato molto bene anche in attacco”: Gentry ha elogiato molto la propria panchina, seguito a ruota da Nash e da Kobe Bryant.

Ed ora si torna a Los Angeles, dove avremo subito una partita decisiva per i campioni in carica. Se i Lakers vinceranno facilmente come nelle altre partite casalinghe finora disputate, allora resteranno decisamente favoriti.

Ma attenzione, questi Suns a San Antonio e Portland non si sono fatti troppi problemi, i Lakers dovranno giocare davvero al meglio per ottenere la vittoria.

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