I Suns stavolta ci hanno provato, e l'hanno fatto davvero, con convinzione. Occorre riconoscerlo e rendergliene merito. Il risultato finale però non li ha premiati.
Ad ogni passo avanti dei Suns ha fatto riscontro un progresso dei Lakers, che sono sembrati avere ulteriori margini di crescita. E questa notizia non può certo far piacere a coach Gentry ed ai suoi ragazzi.
Eppure l'allenatore dei Suns qualche correttivo l'aveva portato.
Ad esempio, dopo l'incredibile partita di Kobe Bryant in gara 1, ha modificato la marcatura su di lui, continuando a fare affidamento sugli ottimi Hill e Dudley ma studiando un sistema di aiuti sistematici.
Kobe in effetti ha segnato molto meno, passando da 40 punti con 23 tiri a 21 punti con 18 tiri dal campo, con soli 4 liberi tirati. Partita deludente del Mamba? Nemmeno per sogno.
Con l'aiuto del suo allenatore si è reso conto della situazione, soprattutto in un terzo quarto che vedeva i Suns in piena rimonta, fino a raggiungere il pareggio, ed ha varato un piano di riserva.
Kobe infatti, specchiandosi negli avversari, ha fatto finta di essere un bianco canadese ed ha imitato il più famoso dei giocatori avversari, Steve Nash, trasformandosi in un perfetto uomo assist, lanciando Pau Gasol a ripetizione.
Questo piano era stato escogitato lo scorso anno per scalfire le ottime difese dei Celtics e dei Cavaliers, che uscivano bene a pressare sugli esterni e non lasciavano respirare Kobe, ma di fronte ad un tizio di 2 metri e 13 che usciva sul perimetro a fare la guardia, si lanciava in area come un'ala ma aveva i movimenti di un centro vero non trovavano contromisure.
Quest'anno, vuoi per le difficoltà fisiche di Gasol nella prima parte della stagione, vuoi per la mania di giochicchiare che ha preso i Lakers nella seconda, questa soluzione si è vista poco, ma occorre dire che questa serie di giochi a due fra guardia e lungo mobile, marchio di fabbrica dei Suns, hanno reso meglio quando applicati dai Lakers.
15 assist per un ottimo Steve Nash e 18 punti per Stoudemire da una parte, 13 assist per Bryant e 28 punti di Gasol dall'altra. L'inizio della partita ha ricalcato quello della prima gara, con i Suns che si sono leggermente avvantaggiati nel primo quarto per essere poi raggiunti e lasciati indietro dai Lakers.
Stavolta però i Suns sapevano cosa attendersi e nel secondo quarto hanno tenuto bene il campo, dimostrando finalmente di avere una panchina davvero lunga e tante alternative in ogni ruolo. Nel terzo quarto la marcatura su Kobe Bryant si è fatta asfissiante, Grant Hill ha dimostrato tutta la sua classe ed una buona forma fisica, dedicandosi con grinta a marcare cotanto avversario ma dando anche un ottimo contributo in fase offensiva e con un quintetto leggero, in perfetto stile small ball, con Dudley ed Hill ali e Stoudemire centro, i Suns hanno completato la rimonta, infliggendo un discreto parziale agli avversari; con 8 punti consecutivi di Grant Hill la rimonta era servita.
Nell'ultimo quarto però i Lakers hanno dimostrato perchè sono loro i campioni in carica.
Per Kobe le strade verso il canestro erano chiuse? Nessun problema, se hai in squadra due giocatori come Pau Gasol e Lamar Odom.
Tanti palloni sotto, un Kobe che smazza 4 assist e fa solo due tiri dal campo in un quarto, Suns che alzavano ed abbassavano disperatamente il quintetto senza trovare mai il bandolo della matassa, scivolando verso un 124 a 112 finale per i gialloviola.
Ben oltre il 50% di percentuale al tiro per i Lakers, in una sera in cui i Suns hanno provato a difendere e soprattutto si sono spremuti tantissimo su Kobe Bryant. In una sera in cui Hill ha sfiorato la perfezione, ma anche Dudley e Lopez in fase difensiva hanno svolto un buon lavoro.
La sensazione è che ci sia un eccessivo divario fisico perchè i Suns possano davvero riuscire a limitare l'attacco dei Lakers. Se contro dei lunghi relativamente statici come sono ormai quelli degli Spurs un quintetto leggero ha molte carte da giocarsi, contro gente rapida, agile e dotata di buoni fondamentali come Odom e Gasol diventa difficile competere senza mettere in campo i muscoli.
Man mano che la pressione difensiva dei Suns saliva, la circolazione di palla dei Lakers migliorava e le giocate estemporanee sparivano. 32 assist per 45 canestri sono un dato che raramente si vede in un parquet dell'NBA odierna, solamente squadre come questi Suns o i Jazz a volte raggiungono simili cifre. Ed ecco spiegato anche l'incredibile 57% al tiro.
6 uomini in doppia cifra, Farmar e Brown ancora positivi, persino segni di risveglio di Bynum, che ancora non ha inciso come dovrebbe ma almeno ha dato un minimo di presenza offensiva, un Artest positivo in entrambi i lati del campo, un Fisher che sta faticando meno del previsto, tutto ciò non dovrebbe lasciare scampo ai malcapitati Suns. Eppure la squadra di coach Gentry ha limitato i danni, ha lottato con coraggio ed ha perso di 12 punti, perdendo contatto solo nei minuti finali.
Da questo devono ripartire i Suns a Phoenix, dal fatto che hanno avuto la capacità di tenere il campo e sperare di trovare di fronte al proprio pubblico quel qualcosa in più che gli possa consentire di impensierire davvero gli avversari.
Personalmente dubito che Gentry possa migliorare molto la situazione difensiva, davvero i Suns sembrano avere poche carte ancora da giocare, occorrerà segnare di più, ma questo è stato nell'ultimo decennio il marchio di fabbrica della franchigia dell'Arizona.
Anche l'allenatore però dovrà fare un salto di qualità , perchè anche la sfida delle panchine ha avuto l'andamento di quella del campo, Gentry che ha lavorato bene ma Phil Jackson è sembrato sempre un passo avanti a lui.
"Non riusciamo a rallentarli in attacco. Ogni volta che una nostra soluzione inizia a funzionare, loro cambiano qualcosa e siamo d'accapo. Noi abbiamo giocato molto bene in attacco, ma non riusciamo a limitarli. C'è un motivo se sono campioni in carica, ma noi continueremo a provarci fino in fondo!": Gentry ha parole battagliere, ma la sua opinione non sembra poi lontana dalla mia.
"Diventa facile giocare partite come queste quando hai un giocatore come Gasol, che gioca benissimo contro team che in difesa raddoppiano e provano la zona, come i Suns!": anche Kobe lascia la vetrina al compagno spagnolo.
"Abbiamo giocato bene in attacco, ma se vogliamo vincere dobbiamo limitarli con la difesa!": lo so, caro Steve Nash, la stessa cosa che ha detto il tuo allenatore. Ma da quel che si è visto in queste due partite a Los Angeles è più facile a dirsi che a farsi.
Se non vogliono una serie brevissima e scontata però sarà bene che i Suns almeno a casa loro qualcosa riescano ad inventarselo.