E così finisce, in un modo che sembrava incredibile prima dell'inizio.
Un 4 a 0 secco credo proprio che Tim Duncan non se lo ricordasse, era dai tempi dei Lakers del Threepete che non lo subiva, e comunque è un risultato che in Texas sono più abituati a rifilare a terzi che a subire.
Era circa un decennio che i Suns provavano a sconfiggere gli Spurs in una serie di play off, ma fra infortuni, polemiche, differenza di sangue freddo erano sempre stati respinti. Adesso addirittura prendono la scopa e spazzano via gli avversari con un cappotto che non ammette repliche.
Per carità , anche stavolta partita tutto sommato equilibrata, anche stavolta Spurs che hanno giocato probabilmente al massimo delle possibilità attuali, ma anche stavolta nell'ultimo quarto i Suns hanno salutato e preso il largo.
Gli Spurs sapevano che l'impresa era disperata, ma ad onor del vero ci hanno provato. Con grande intensità , come nelle partite precedenti, alla palla a due hanno preso un certo vantaggio, riuscendo persino ad ottenere qualcosa da un Jefferson che finora era stato impalpabile, sfruttando molto le penetrazioni centrali di un Tony Parker che, ovviamente, Nash non può contenere, viste le differenza di età e fisico.
Anche stavolta i Suns hanno retto e sono tornati sotto, dominando il secondo quarto. Secondo quarto, d'accordo, ma hanno mostrato subito che quando accelerano davvero gli Spurs non tengono il passo.
In ogni modo le due squadre sono arrivate a metà gara con soli 3 punti di divario, la partita era ancora equilibrata, ed i texani ci tenevano moltissimo a salutare il proprio pubblico con dignità .
Il Terzo quarto è stato interlocutorio, chiuso con un punto di vantaggio dai Suns, giocato su ritmi più lenti del consueto.
Gli Spurs hanno tentato di rallentare, difendere meglio, portare la partita sul proprio terreno, ma ciò ha funzionato per pochissimo tempo.
Nell'ultimo quarto ancora una volta il play dei Suns ha fatto la differenza, solo che stavolta Steve Nash ha guardato Dragic, lo ha avvisato che la ricreazione è finita ed ora i professori tornano in aula, il bravo sloveno deve pensare a terminare la scuola e, soprattutto, il praticantato.
In versione capitan uncino, con un occhio chiuso da una botta ricevuta in un contatto di gioco, Nash ha preso in mano il pallino della situazione, segnando 10 punti (con pochissimi errori) e 4 assist ha condotto i suoi compagni a correre a perdifiato verso la vittoria di maggior soddisfazione degli ultimi anni, con il risultato finale di 107 a 101.
Come si può giustificare questa incredibile lezione inflitta dai Suns agli Spurs?
In parte ci sono stati demeriti da parte dei texani.
In primo luogo la squadra non è riuscita a metter su una difesa come quella cui eravamo abituati da anni, e tutto sommato era anche impensabile che nuovi arrivi difendessero come quei vecchi briganti, rotti a mille battaglie cestistiche, che riempivano il roster in passato.
C'era però la fondata speranza che i nuovi arrivi dessero qualcosa in più in attacco, ma questo si è visto solo a tratti. Jefferson ha dimostrato di essere il bell'incompiuto che avevamo visto in New Jersey, non il potenziale campione che si sperava potesse diventare.
Mason non ha ripetuto la bella stagione passata, Bogans ha davvero deluso, Hill e Blair sono andati bene, ma non ancora al punto di incidere davvero ai play off, il vecchio McDyess appunto ha qualche annetto di troppo, Bonner è stato positivo ma è e resta solo un buon comprimario.
La nuova strutturazione del roster ha anche impedito un uso troppo prolungato di quella specie di small ball che ogni tanto Popovich aveva sperimentato lo scorso anno, con Duncan circondato da quattro esterni.
In estate Popovich e Budford dovranno inventarsi qualche mossa a sorpresa come quelle cui ci avevano abituato anni fa, magari pescando qualche comprimario che riesca ad essere continuo al tiro e qualche buon difensore. E magari occorrerà riavvicinare Tim Duncan al canestro.
Fra i tre leaders Parker è ancora giovane, una annata non ai suoi livelli non è certo un dramma, tanto più che tutto sommato poco gli si può rimproverare, se non di non essere stato in grado di essere un trascinatore.
Duncan e Ginobili hanno fatto il possibile, vista l'età ed i fisici minati dai tanti infortuni, e proprio questo probabilmente è il problema. Il possibile dei due forse non è più sufficiente, servirebbe una iniezione di talento, ed è quello che ha provato a fare Budford prendendo Jefferson e compiendo probabilmente il primo vero errore dopo tanti anni, un errore che, se l'ala non cambierà passo, sarà quasi certamente pagato, visto il contratto lungo ed oneroso del giocatore.
Non vorrei però porre l'accento solo sui demeriti degli sconfitti, cui spetta senza meno l'onore delle armi, vista la dignità con cui hanno tenuto il campo. Sono davvero molti i meriti dei Suns.
Nash e Stoudemire hanno giocato al loro meglio, come ai tempi di Mike D'Antoni, ma sono molti i giocatori a meritare applausi. Barbosa è tornato ad incidere, dopo la cattiva stagione passata, Richardson ha impiegato tempo ad inserirsi, ma finalmente ha dato il suo contributo, Grant Hill è sempre un giocatore sontuoso, avanti con gli anni e vittima di tanti infortuni, ma se non gli si chiede di essere un trascinatore è ancora capace di giocare ad alto livello.
Ci sono poi tre comprimari di cui assolutamente occorre parlare. Channing Frye è il giocatore che è sempre mancato ai Suns negli anni passati, un lungo capace di giocare vicino a canestro e di allargarsi per lasciare spazio ad Amarè Stoudemire, con un buon tiro, una buona capacità di passare bene la palla ed una buona visione di gioco, unita alla capacità di correre con i compagni.
Goran Dragic è una buonissima scoperta dello staff dei Suns, cercato con insistenza lo scorso anno e finalmente capace di dare qualche minuto di pausa a Nash, addirittura capace di condurre i compagni alla vittoria con una grande prestazione in una importante gara 3.
L'ultimo comprimario da citare è un giocatore lontano dai riflettori, che in genere non ha cifre rilevanti sul tabellino, poco più di 7 punti e 3 rimbalzi di media in questi play off, ma complessivamente importantissimo nell'economia del gioco dei Suns.
Stiamo parlando di Jared Dudley, un giocatore che credo nessuno mai avrebbe potuto immaginare decisivo, probabilmente nemmeno lui stesso. Eppure è stato importante, ha portato solidità fisica, grinta e tanta difesa, più la capacità di mettere tiri piazzati quando servito con spazio libero. In più ha saputo alternarsi anche con i lunghi, giocando diversi minuti da ala forte, consentendo a coach Alvin Gentry di schierare quintetti velocissimi.
Ecco, oltre ad un roster più completo, se consideriamo che spesso partiva in quintetto Jarron Collins, gregario spesso invisibile, e che diversi muniti ha avuto lo specialista difensivo Amudson, abbiamo anche elencato la più grande differenza col passato.
Non è giusto fare paragoni fra Mike D'Antoni, che comunque una semifinale di conferenze l'ha vinta, anni fa, ed Alvin Gentry, visto che il roster è più completo e gli Spurs non sono quelli di qualche tempo fa, ma almeno questa differenza fra i due, potremmo quasi dire fra maestro ed allievo, c'è e va rimarcata.
Come hanno detto illustri commentatori, Mike D'Antoni vuole un roster con 7 giocatori, ne fa giocare 6, quando può preferisce farne giocare 5 e si fida davvero di 4. Si tratta di un limite che ha dimostrato in Italia, già al suo esordio da allenatore, quando allenava l'Olimpia Milano, poi ha dimostrato anche quando ha allenato la Benetton Treviso, che ha condotto ad alcune delle vittorie più prestigiose, ha poi confermato a Phoenix e sta dimostrando anche ora a New York.
Alvin Gentry ha leaders che sono quasi gli stessi di D'Antoni, Nash e Stoudemire, più Hill e Richardson che sono arrivati quando ancora c'era il coach italo americano, c'è Barbosa che allora era il sesto uomo, da spazio ad un Frye che anche D'Antoni farebbe giocare, ma da spazio anche a Dragic, Collins, Dudley, Amudson.
Una rotazione con 9 giocatori che superano i 10' di media? E tutto ciò nonostante la mancanza dell'infortunato Robin Lopez, reduce da una ottima stagione regolare? In Arizona non crederanno ai propri occhi.
Oltretutto se Dragic sta giocando benissimo, nell'ultimo quarto continua lui, non rientra Nash perchè solo del canadese ci si fida, se funzionano bene le cose addirittura si può giocare quel quarto per quasi tutto il tempo con Dragic, Barbosa, Hill, Dudley e Frye. Impensabile anni fa.
Per ora sembra che Gentry abbia sfruttato l'ottimo lavoro di D'Antoni, proseguendo sulla strada tracciata dall'illustre predecessore, ma sia riuscito anche a correggere qualche difetto che i Suns si portavano dietro da tanti anni.
La rotazione più lunga ha dato soprattutto due risultati: una maggiore freschezza nell'ultimo quarto, decisiva per sconfiggere i rivali di sempre, ed una migliore tenuta difensiva. Ed attenzione, la tenuta difensiva non è certo demerito degli Spurs, in quanto in attacco i texani non sono certo peggiori di quelli che vincevano qualche anno fa, è in difesa che non riescono ad essere impermeabili come una volta.
Adesso nella finale di conference ci saranno probabilmente i Los Angeles Lakers che hanno tre match point a disposizione, vedremo cosa avverrà . In passato, nel 2006 e 2007, i Suns erano evidentemente superiori, anche se nel 2006 hanno dovuto faticare più del previsto per prevalere, poi nei due anni scorsi, nel 2008 e nel 2009, le due squadre non si sono incrociate ai play off, con i Suns che uscivano presto nel 2008 e non si qualificavano nemmeno nel 2009, mentre i Lakers andavano in finale e vincevano il titolo, ma durante la stagione regolare non c'è stata storia, con i gialloviola che sono sembrati molto superiori. Vedremo se Gentry ed i suoi ragazzi sorprenderanno ancora.
Chiudiamo con un accenno. Gli anglosassoni spesso dicono che solo chi sa perdere può vincere. Non so quanto questo sia vero, nel mondo latino il saper perdere non è un pregio così diffuso, ma occorre anche riconoscere che Greg Popovich in passato ha dimostrato di saper vincere, fino a tre anni fa, ultimamente sta dimostrando di saper perdere.
Sperando che in questo non si voglia leggere una presa in giro, non sarebbe davvero il momento giusto, l'allenatore degli Spurs ha dimostrato una grande classe attendendo con calma che gli avversari terminassero di festeggiare, quindi si è andato a congratulare con loro.