Stavolta i Suns (o forse oggi dovrei scrivere "Los Suns"? Infatti sulle canotte è stato cambiato il nome, scrivendolo in spagnolo, per protesta contro le nuove leggi dell'Arizona sull'immigrazione) iniziano a crederci davvero, dopo aver vinto anche la seconda gara di questa serie dei play off.
Come nella prima gara il punteggio è stato incerto, con momenti in cui si avvantaggiava una squadra, anche di molto, seguiti dalla riscossa dell'altra, ma la conclusione è stata la stessa, anche con un punteggio sorprendentemente simile, 110 a 102.
Stavolta la partenza bruciante è stata quella degli Spurs, che hanno difeso con decisione ed imposto i ritmi ai Suns, conquistando un vantaggio di 10 punti firmato soprattutto da Tim Duncan.
L'inizio di una cavalcata? Assolutamente no.
Nel secondo quarto i Suns hanno difeso in modo più convinto, sono stati più attenti a rimbalzo, le seconde linee degli Spurs hanno commesso qualche errore e la seconda frazione è stata chiusa in pareggio, 51 a 51.
Nel terzo quarto la sfida si è accesa, sotto la guida dei leaders designati, Nash, Stoudemire e Richardson da una parte, Duncan, Parker e Ginobili dall'altra, ed il punteggio è rimasto costantemente in bilico.
Tale equilibrio è rimasto anche nell'ultimo quarto, ma i Suns si sono lentamente ma inesorabilmente avvantaggiati, possesso dopo possesso, limando ora un punto, ora due, fin quando gli Spurs si sono scoperti in passivo di una decina di punti.
Ancora una volta, come dicono gli americani, "mai sottovalutare il cuore di un campione": Duncan, il campione per eccellenza, si è ribellato a questa situazione ed altri due vincenti come Parker e Ginobili gli hanno dato man forte, difendendo alla morte e giocando in attacco con una grinta ed una concentrazione non facili da trovare.
Però, appunto, mai sottovalutare il cuore di un campione. Anche nell'altra squadra ce n'era qualcuno, soprattutto uno che in vita sua non ha mai vinto nulla, ma ha il cuore di chi ha vinto tantissimo, Steve Nash.
Rimbalzo catturato a meno di due minuti sull'ennesimo errore di uno spento Jefferson, che avrebbe potuto portare gli Spurs a meno due, canestro, poi tiri liberi realizzati con calma glaciale e la partita si chiude.
Ancora una volta partita molto equilibrata, ancora una volta ottima prestazione dei tre leaders di entrambe le squadre, Nash, Richardson e Stoudemire da una parte, Parker, Ginobili e Duncan dall'altra, ancora una volta decisive le cosiddette seconde linee.
Gli Spurs hanno avuto un George Hill migliorato, ma ancora timido, Richard Jefferson ha messo delle buone cifre, ma ancora una volta non ha convinto in difesa e le sue scelte non sempre sono state impeccabili, negativi McDyess, Blair e Bogans.
Il fatto che non siano solo i tre giocatori simbolo a dover segnare punti è sicuramente positivo per gli Spurs, ma se vogliono davvero sperare di ribaltare il risultato devono assolutamente stringere qualche maglia difensiva e darsi una mossa a rimbalzo, per non lasciare punti facili ad uno dei migliori contropiede in circolazione.
Dire questo di una squadra allenata da Greg Popovich ed in cui giocano personaggi come Duncan e Ginobili sembra strano, ma così è. I Suns invece hanno avuto un buon contributo ancora una volta da Frye e Dudley, già positivi in gara 1, ma soprattutto hanno avuto in campo un giocatore strepitoso, che ha inciso in modo decisivo su questa vittoria dopo aver già ben figurato nella prima partita.
Stiamo parlando del vecchio Grant Hill, 38 anni, mille infortuni che ne hanno limitato l'atletismo, ma sempre un signor giocatore. 18 punti (con buone percentuali) e 6 rimbalzi sono buone cifre, ma non dicono molto sull'impatto che ha avuto Grant sulla partita. Una difesa attenta, maniacale, grintosa su un Manu Ginobili che rivedrà nei suoi incubi le manone del vecchio leone.
Intendiamoci, Ginobili non si è scoraggiato e si è adeguato, 8 tiri ed 11 assist da parte dell'argentino sono un chiaro indice di come abbia reagito all'asfissiante marcatura, ma alla lunga la mancanza dei punti di Ginobili nei momenti importanti è risultata decisiva.
Altro applauso che occorre fare è quello per coach Gentry. Diciamo la verità , se qualcuno avesse previsto che dopo le prime due partite della serie la sfida fra coach Alvin Gentry e quella fra coach Greg Popovitch sarebbe stata appannaggio del primo sarebbe stato preso per pazzo. Eppure questo è avvenuto.
Gentry è riuscito a portare spesso gli Spurs sui ritmi più congeniali alla sua squadra, ha creato un muro nell'area pitturata per cui l'unico avversario a riuscire a catturare qualche rimbalzo offensivo è Tim Duncan, mentre i suoi ragazzi ne hanno presi ben 18, con un incredibile vantaggio di 48 rimbalzi a 37, decisivo per il gioco in transizione dei Suns, ed ha costruito un sistema difensivo che non sarà all'altezza dei più celebrati, ma ha portato alcuni buoni risultati.
Stiamo forse assistendo alla nascita di un nuovo allenatore di prima fascia, vedremo se confermerà in futuro l'ottima impressione che per ora sta destando.
"Grant Hill non cessa di stupirmi" ha dichiarato lupus in fabula, coach Gentry.
Popovich invece ha reso omaggio ad altri due giocatori dei Suns, Channing Frye: "Quando gioca così è molto difficile marcarlo!"
E Jared Dudley: "Il suo gioco nella prima metà ha cambiato l'intera gara!"
Ed ora si va in Texas, vediamo se le cose cambiano.
I Suns hanno tutte le possibilità di vincerne una e mantenere il vantaggio, ma attenzione a dare per morti gli Spurs, non resta che ripetere, per l'ennesima volta "mai sottovalutare il cuore di un campione!".