Quella fra i San Antonio Spurs e i Phoenix Suns è una delle rivalità più accese fra quelle nate negli ultimi anni; i Suns di Mike D'Antoni hanno sognato per diverso tempo di poter arrivare ad un titolo in modo diverso dal solito, correndo, segnando tantissimo e con meno centimetri sotto le plance di altre squadre, ma sono regolarmente stati sconfitti dai San Antonio Spurs di Gregg Popovich, squadra che più di altre privilegiava ritmi bassi e difesa solida.
Polemiche fra i giocatori, fra i dirigenti, verso gli arbitri, infortuni decisivi, sanzioni del giudice sportivo mai accettate, non è mancato nulla a queste serie in passato.
Quest'anno le due squadre sembravano sottotono.
I Suns hanno provato in passato più soluzioni per battere gli Spurs, prima aggiungendo i chili di Shaquille O'Neal ed un giocatore più individualista ma meno dipendente da Steve Nash degli altri come Jason Richardson, di fatto peggiorando la squadra, poi il GM Kerr ha provato a mandar via D'Antoni sostituendolo con Porter, pensando di mantenere l'attacco rinforzando la difesa, ma ottenendo il risultato inverso, quando poi è stato preso il coach Gentry, assistente di D'Antoni, ed è stato mandato via Shaq, tutti abbiamo pensato che l'idea fosse quella di far divertire il pubblico mentre si smantellava la squadra.
Invece i Suns hanno disputato una stagione rispettabilissima ed eccoli al secondo turno.
Gli Spurs invece hanno sofferto in parte l'età dei comprimari, in parte la crescita del Lakers, e sembravano in parziale declino, quest'anno hanno aggiunto gente come Richard Jefferson, il giovane Blair ed il vecchio McDyess; il risultato per gran parte della stagione è sembrato negativo, ma poi sono arrivati i play off e, come sempre, gli Spurs si sono trasformati diventando una squadra da considerare con il giusto rispetto.
In gara 1, allo US airway center di Phoenix, Arizona, abbiamo assistito ad una buona gara, ben giocata da due squadre che hanno dimostrato una filosofia meno differente rispetto al passato, viste le modifiche apportate dagli Spurs al loro stile di gioco.
I Suns hanno giocato secondo il loro sistema, correndo e cercando un tiro in meno di 7 secondi, ma alla fine hanno avuto 79 tiri dal campo e 29 tiri liberi, tanti, ma un numero tutto sommato non enorme in assoluto, segno che non hanno poi esagerato.
La responsabilità offensiva è spettata quasi interamente ai tre giocatori al momento più rappresentativi, Steve Nash, Jason Richardson ed Amarè Stoudemire, autori rispettivamente di 33, 27 e 23 punti, con un computo totale di 52 tiri e 17 liberi.
Monopolio della palla da parte delle stelle, secondo il vizio di tanta NBA attuale, si potrebbe pensare, ma i Suns sono in realtà una squadra con un sistema di gioco preciso ed un leader come Steve Nash, maestro nell'individuare linee di passaggio che gli altri non riescono nemmeno ad immaginare, in realtà abbiamo visto una buona circolazione di palla, che partiva sempre dal contropiede o dai giochi a due fra lo stesso Nash e Stoudemire, e tutto sommato pochi isolamenti.
Certo, 16 assist e 16 palle perse non sono un dato entusiasmante, andrà migliorato se i Suns vogliono vincere questa serie, ma dall'altra parte c'erano pur sempre i San Antonio Spurs, non più la difesa durissima degli anni passati, ma pur sempre una squadra cui non è facilissimo fare canestro. Popovich non sarà stato affatto contento di vedere i suoi ragazzi concedere agli avversari il 52% dal campo ed il 35% da 3 punti, percentuali che evidenziano qualche lacuna difensiva, impensabile qualche tempo fa negli Spurs.
La maggiore pericolosità offensiva poi si è palesata solo a tratti, infatti come quasi sempre abbiamo visto negli ultimi anni la responsabilità di fare canestro è andata quasi sempre ai soliti tre giocatori, i simboli degli Spurs, Tony Parker, Manu Ginobili e Tim Duncan, che hanno avuto 21, 20 e 15 tiri siglando rispettivamente 26, 27 e 20 punti.
Molto poco coinvolti gli altri, a partire dal colpo estivo, Richard Jefferson, che ha avuto solo 3 tiri (mettendone 1). Non si è poi notata la rotazione lunga fra gli esterni, infatti Hill, Mason e Bogans hanno inciso pochissimo sulla partita; specialmente il primo forse ha subito la personalità di Steve Nash e si è trovato in grosse difficoltà che non è riuscito a superare.
Meglio i comprimari dei Suns, principalmente Channing Frye ed il vecchio Grant Hill, malandato, reduce da mille infortuni, ma ancora capace di giocare una buona pallacanestro, specie in fase difensiva.
All'inizio i Suns si sono subito avvantaggiati, con una partenza rapida firmata da Nash e Stoudemire, e chiudendo il primo quarto con un vantaggio di 8 punti. Nel secondo quarto gli Spurs hanno limitato i danni, hanno provato a stringere un minimo la difesa, la palla è stata gestita quasi esclusivamente da Parker e Ginobili e le distanze sono rimaste più o meno le stesse.
Nel terzo quarto la sfida si è accesa. Grazie ad alcuni canestri di Ginobili e Parker e qualche errore al tiro dei Suns forzato dalla difesa avversaria gli Spurs si sono portati addirittura in vantaggio, sul 67 a 64.
Ancora a due minuti dalla fine del quarto il punteggio era in parità , poi Steve Nash ha deciso che era il momento di accelerare ed è salito in cattedra: il ritmo è aumentato vertiginosamente ed in due minuti il play canadese ha servito 3 assist perfetti a Frye e Richardson, mentre Stoudemire per parte sua ha contribuito in modo decisivo facendosi valere sotto le plance.
Gli Spurs sono stati sorpresi da questa accelerazione, si sono fatti scappare qualche rimbalzo, hanno commesso qualche errore al tiro ed il quarto si è chiuso con i Suns in vantaggio di 10 punti, poi dilatato a 14 punti dopo un 4 minuti dell'ultimo quarto.
Conti chiusi e tutti a gara 2?
Neanche per sogno, non con gli Spurs e Tim Duncan in campo. Pressione difensiva, qualche palla rubata, attenzione ai rimbalzi, attenta scelta dei tiri, ed ecco che gli Spurs, giocando secondo il loro marchio di fabbrica, sono arrivati a ridosso degli avversari. Un solo punto di distacco e finale vero, giocato sul filo dei punti.
La maggiore precisione al tiro dei Suns è stata a questo punto decisiva, quando gli Spurs hanno deciso di fermare il cronometro e mandare gli avversari in lunetta Jason Richardson e Steve Nash hanno realizzato quasi tutti i liberi concessi e la gara si è conclusa con il punteggio finale di 111 a 102 per la squadra di casa.
Partita godibile, tirata, combattuta, i Suns hanno probabilmente vinto perchè sono riusciti a portare gli avversari sul proprio terreno. Gli Spurs dovranno fare qualcosa di differente in futuro, soprattutto sfruttare di più il fatto che vicino ad Amarè Stoudemire ci sia uno fra Collins, tanto impegno ma una mano inadeguata a questi livelli, e Frye, buono ma potrebbe pagar dazio fisicamente.
Fra gli esterni Nash e Richardson hanno vinto il duello con Parker e Ginobili, ma la sfida è stata tanto equilibrata che è difficile immaginare come possa andare nelle prossime partite. Gli Spurs però hanno di sicuro bisogno di un contributo maggiore da parte di Jefferson ed Hill, deludenti in gara 1.
L'altro Hill, il vecchio Grant, ha tirato poco ed ha giocato da comprimario, ma ha fatto vedere di essere ancora più che adeguato anche a questo livello. Parole di ammirazione per Steve Nash alla fine della partita sia da Gregg Popovich che da Tim Duncan, che hanno reso onore all'avversario di mille sfide accesissime.
La migliore fotografia della partita però forse l'ha scattata Manu Ginobili: "Quello che è accaduto è frustrante; questa gente a tratti ha una confidenza col gioco che ti rende impotente!"
"Piano con gli entusiasmi, questa è una grande squadra che sa come riprendersi in una serie!" ha gettato acqua sul fuoco, saggiamente, un Amarè Stoudemire che più volte in passato ha visto fondatissime ambizioni ridimensionarsi davanti agli Spurs.
"Gli abbiamo concesso punti in transizione, e questa è la migliore squadra in transizione della lega!": giusto Duncan, hai ragione, iniziate voi lunghi a vincere il duello a rimbalzo e forse i Suns avranno qualche transizione in meno.
Per chiudere, una buona notizia per i Suns, che fra i lunghi hanno rotazioni ridotte all'osso. Robin Lopez, centro difensivo che quest'anno lentamente ha trovato la sua dimensione, ha dichiarato di non essere ancora pronto ma tornerà sicuramente in campo in questa serie.
Ce ne sarà bisogno, specialmente in Texas.