Jazz al secondo turno

E così siamo arrivati all'epilogo di questa serie, un epilogo che sembrava francamente incredibile prima dell'inizio, ma che con il passare delle partite è sembrato sempre più quello più probabile.

Una squadra vera contro un gruppo di buoni giocatori che provavano a giocare insieme, con alterni risultati. Questa è sembrata la storia della serie.

Ed a dirla tutta è un vero peccato, perchè lo scorso anno i Nuggets sembravano davvero aver cambiato marcia, avevano fermato l'emorragia di sconfitte al primo turno, con Chauncey Billups in squadra erano arrivati alla finale di conference dove qualche pensiero ai Lakers campioni l'hanno pur dato.

In stagione regolare l'andamento è stato altalenante, ma ai play off si è visto di nuovo il solito vecchio problema dei Nuggets, ripresentarsi come i cetrioli nell'insalata, ti pare di averli digeriti ma dopo ore ogni tanto ancora li senti agitarsi nello stomaco.

Anche stavolta un Melo Anthony ben controllato che ha sempre atteso troppo per scaricare ed è mancato in parte nelle letture, anche stavolta lunghi poco coinvolti, anche stavolta pochissima pressione difensiva sugli avversari, anche stavolta troppi, troppi isolamenti.

Tanto lavoro in estate attende George Karl, se riuscirà  ad avere la meglio sulla malattia come dichiara di potere e tutti ci auguriamo riesca a fare.

Di la una squadra con dei limiti, una panchina corta a causa degli infortuni, qualche perplessità  per i prossimi turni, ma una squadra vera, armonica, in cui davvero c'è poco da rimproverare a qualcuno.

Ed in più un leader vero in campo, il giocatore che più di tutti ha inciso, dimostrando di essere un vero condottiero capace di guidare i compagni alla vittoria senza togliere loro spazio: Deron Williams.

Quando si parla delle migliori point guard della lega spesso si parla ancora dei vecchi Kidd e Nash, o magari dello stesso Billups, o magari dei più funambolici Paul e Rose, ma questo davvero sembra oggi il giocatore più completo nel ruolo, da un anno all'altro, impensabilmente, riesce a migliorare in alcuni dettagli, ormai davvero rappresenta il giocatore ideale cui affidare le chiavi di una squadra.

“Solamente” 14 punti per lui, abituato a superare quasi sempre i 20, ma soli 10 tiri ed una perfezione chirurgica nel far circolare palla. I Nuggets lo temevano, erano molto attenti su di lui, ed allora Deron ha pensato a mettere in ritmo i compagni, facendolo benissimo. Giù il cappello, signori.

Come in altre occasioni, i Jazz hanno resistito agevolmente alla sfuriata iniziale dei Nuggets, già  nel primo quarto hanno iniziato a prendere il sopravvento e nel secondo hanno iniziato a scavare un solco.

Il marcatissimo Deron Williams ha fatto circolare palla, i tiri sono stati equamente divisi e se ne è avvantaggiato soprattutto la matricola Wesley Matthews, che ha sfruttato alla grande il suo spazio punendo spesso e volentieri avversari che lo dimenticavano per raddoppiare il più celebre compagno di squadra.

Korver e Price sono stati altri eroi inattesi ed il vantaggio della squadra di casa è aumentato, fino ad un primo tentativo di rimonta, siglato a sorpresa da Joey Graham, il quale ha siglato ben 8 canestri (su 9 complessivi) nel secondo quarto.

I Nuggets così sono riusciti a chiudere la prima metà  della partita sotto di soli due punti. Nel terzo quarto, dopo il riposo, grazie a due triple di Billups i Nuggets sono andati addirittura sopra di 8 punti, ma li sono finiti i loro sogni di gloria.

I Jazz infatti hanno aumentato leggermente la pressione difensiva ed hanno iniziato a girar palla con più pazienza ed attenzione. Anthony ha proseguito il suo dissidio con il canestro, Graham si è spento, i lunghi non hanno visto palla, mentre dall'altra parte arrivavano canestri dai giocatori più disparati, ed il terzo quarto si è chiuso con i Jazz in vantaggio di 3 punti.

Nell'ultimo quarto però la partita è stata equilibrata, ma è durata solo fino a 6 minuti dalla fine. Vantaggio Nuggets grazie ad un canestro di Melo ed ad una schiacciata del buon rookie Ty Lawson, poi ancora grazie ad Andersen, finalmente cercato da Lawson e Billups, ma è stato l'ultimo sussulto della serie.

Deron ha deciso di provare a dar palla prima ai lunghi, vista la pressione su di lui, Boozer e Millsap hanno sfruttato al meglio la circostanza, poi, di fronte all'aggiustamento difensivo dei Nuggets, ha girato palla agli esterni, Matthews e Price, trovandoli spesso liberi.

I giocatori dei Nuggets, già  non eccelsi di per se in difesa, sono andati totalmente nel pallone, in attacco hanno perso lucidità  ed il solo Billups ha mantenuto i nervi saldi provando a tenere botta. Netto il solco scavato negli ultimi minuti, fino al risultato finale di 112 a 104.

Come detto, una squadra armonica e paziente che cercava di trovare con calma il modo di colpire i punti deboli degli avversari contro una serie di ottimi giocatori che cercavano di vincere la partita da soli.

Qualche numero che possa aiutare a comprendere le cose: lo stesso numero di canestri dal campo, 36 per le due squadre, di fronte ad 83 tentativi dei Nuggets e 69 dei Jazz. I Nuggets hanno così vanificato i 5 rimbalzi presi in più e le 8 palle perse in più cui sono riusciti a costringere gli avversari.

Normali stavolta le differenze negli assist, 26 con 10 palle perse dagli Utah Jazz contro 19 con 10 perse dai Nuggets.

Stessi canestri dal campo, una circolazione dei Jazz comunque con qualche pecca, dove è arrivata la differenza, allora, ci si potrebbe chiedere?

Semplice, i Jazz sono riusciti a cogliere l'attimo nel momento in cui arrivava il raddoppio di Deron, facendo arrivar palla sotto ai lunghi o ad un esterno pronto alla penetrazione e sono riusciti a forzare gli avversari a concedere un elevato numero di tiri liberi.

Ben 11 i tiri liberi tirati dai Jazz in più dei Nuggets, con 8 falli in meno commessi. Chi ha subito questi falli ed ha tirato i liberi? In parte Deron Williams, 10 liberi, ed era ampiamente preventivabile, tutto sommato un dato ampiamente nella norma, dato che contenere Deron non è semplice per nessuno.

In parte Paul Millsap, 10 liberi anche per lui, un giocatore fondamentale per tutta la serie grazie al suo atletismo ed alla sua energia. Sorprendente però il giocatore che ha tirato più liberi: Wesley Matthews, che ha tirato ben 15 liberi ed è riuscito a sfruttare benissimo gli spazi che ha avuto a disposizione tagliando la difesa avversaria come un grissino.

Questo nome e questo fatto dimostrano come e perchè i Jazz abbiano passato il turno: senza stare troppo a preoccuparsi di assenze e problematiche, hanno cercato i punti deboli degli avversari e li hanno sfruttati, anche quando per farlo dovevano dar palla a comprimari e fidarsi ciecamente di loro, mentre dall'altra parte i leaders cercavano di caricarsi la squadra sulle spalle vincendo da soli.

Augurando a coach Karl ogni bene, impossibile non tifare per lui nella personalissima battaglia che sta combattendo, molto più importante di una serie di play off, nel suo ritorno in panca, che tutti gli auguriamo con calore, dovrà  lavorare molto su questo aspetto, sperando che l'età  ed i guai fisici di alcuni sui giocatori glielo permettano.

Martin ha 33 anni e punta tantissimo sull'atletismo, Billups 34, Nenè ha subito una incredibile serie di infortuni nella sua carriera, Afflalo e Lawson sono molto giovani e non ancora pronti a prendere le redini della squadra, J.R. Smith a tratti è devastante, ma ancora non trova continuità , passa da ottime partite come gara 1 e gara 5 a comparsate anonime come quella di questa partita finale, e poi soprattutto Melo Anthony, colui che dovrebbe essere il trascinatore, non può nella partita decisiva, in cui ci si gioca il passaggio del turno, segnare 20 punti con 22 tiri dal campo.

Se una soluzione non va ne va provata un'altra, se proprio non è sera occorre far girar palla, non è questa la strada giusta. Ed ecco che quando tutti pensavamo che l'infinita serie di eliminazioni al primo turno fosse finita, si rivela invece una eccezione l'ottima stagione 2008/2009.

Ora i Jazz vanno al secondo turno contro i campioni in carica, i Lakers, contro cui partono sfavoriti, anche perchè negli ultimi 3 anni hanno dimostrato di avere poche armi per sconfiggerli, nessun giocatore in grado di limitare Kobe Bryant ed una certa inferiorità  sotto canestro, i Lakers poi soffrono soprattutto squadra atletiche che aggrediscano e difendano duro più che squadra con una ottima circolazione di palla e buoni fondamentali, ma se l'atteggiamento è quello dimostrato in questa serie e, soprattutto, se Deron Williams è quello che abbiamo potuto ammirare nessun risultato è precluso.

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