Gasol festeggia il tiro della vittoria con Bynum!
Quando Kobe Bryant sbaglia il tiro della vittoria, e già questo sarebbe di per sè un avvenimeno, sarebbe cosa buona e giusta assicurarsi di tagliare fuori il proprio uomo e prendere il rimbalzo. Purtroppo per i Thunder però Serge Ibaka e Nick Collison hanno prestato troppa attenzione al tiro di Bryant, perdendo di vista Pau Gasol.
Il catalano è così stato in grado di strappare il rimbalzo numero 18 della sua partita ed appoggiare la palla nel canestro con 0.5' sul cronometro. 95-94 Lakers, prima vittoria in trasferta di questi Playoffs e biglietto per il secondo turno strappato.
“Fortunatamente sono stato in grado di seguire la traiettoria del pallone e segnare il tap-in vincente,” le parole dello spagnolo a riguardo dell'ultima concitata azione.
È stata una gara-6 apertissima, non sempre giocata nella miglior maniera da entrambe le squadre ma combattutissima e sempre molto vicina nel punteggio. Nel finale sembravano essere i Thunder ad avere la meglio ma la solita difesa di Ron Artest, un paio di canestri di Bryant (32 punti per lui, 12/25 dal campo) negli ultimi minuti ed il tap-in di Gasol hanno fatto la differenza.
“Era difficile riuscire a segnare anche solo un canestro per come stavano giocando le due difese,” continua lo stesso Gasol nel post-partita. “Sull'ultimo tiro, ho cercando di farmi spazio, di restare attivo. Non ho giocato un buon secondo tempo, non ho avuto la mia miglior serata al tiro ma ho continuato a lavorare sodo per la mia squadra sotto i tabelloni.”
I problemi di Oklahoma City sono però arrivati ben prima dell'ultima azione.
Dopo aver recuperato un deficit di sette lunghezze con un parziale di 10-0 all'interno dell'ultimo quarto l'attacco dei Thunder va completamente in stallo negli ultimi due minuti di gioco.
Westbrook e compagni commettono il grave errore di gestire i pochi punti di vantaggio, entrando tardi nel proprio set offensivo e cercando di far trascorrere più secondi possibile. Come sottolineato da Jeff Van Gundy in telecronaca non puoi abbandonare quello che ti ha portato ad essere in vantaggio sui Lakers a due minuti dalla fine di una partita, cioè il contropiede ed il gioco in velocità .
Il risultato è che i Thunder non segneranno più un canestro negli ultimi due minuti e mezzo di gioco, consegnando le chiavi della partita e della serie in mano alla squadra di Phil Jackson, che a fine partita avrà parole di elogio nei confronti del suo collega Scott Brooks e della sua squadra.
Kevin Durant, attesissimo per una grande prestazione da tutti i tifosi di OKC, è stato per l'ennesima volta oscurato da un incredibile Artest, che ha chiuso la serie con un'altra clamorosa prestazione difensiva.
Il leading scorer della stagione NBA sbaglia i primi sette tiri dal campo e non riesco mai ad entrare in ritmo. A fine gara i punti realizzata saranno comunque 26, frutto però di un estremamente deficitario 5/23 dal campo (a cui aggiunge 14 tiri liberi segnati su 15 tentativi).
“Sono molto competitivo. Voglio vincere ogni partita che gioco,” le parole di un affranto Durant in conferenza stampa. “Voglio diventare un campione, voglio vincere un anello e queste sconfitte fanno male. Ho lavorato così tanto, insieme ai miei compagni abbiamo lavorato duramente e crediamo che ogni volta che scendiamo in campo possiamo portare a casa la vittoria.”
Non questa volta. Durant si getta a terra dopo aver visto la preghiera finale di Westbrook fermarsi sul primo ferro. Tutto il Ford Center si alza in piedi e regala una standing ovation ai suoi ragazzi, autori comunque di una stagione incredibile, che nessuno avrebbe mai potuto lontanamente immaginare.
Bryant si ferma a salutare il suo rivale a metà campo, un abbraccio e qualche parola di conforto all'orecchio. Non sappiamo cosa si siano detti, ma siamo sicuri che non sarà l'ultima volta che questi due giocatori si sono affrontati all'interno di una serie di Playoffs.
I Lakers ora tornano a casa, pronti ad affrontare una nuova sfida contro gli Utah Jazz. Non c'è tempo per riposarsi o ricaricare le batterie, si comincia domenica sera.
“Saremo pronti,” e se lo dice Kobe c'è da credergli.