Certamente ai Denver Nuggets non si può rimproverare la mancanza di orgoglio.
Già in gara 4 Melo Anthony e compagni avevano provato in qualche modo a reagire, ma l'avevano fatto in modo troppo individualista, soprattutto Melo si era intestardito a provare a battere da solo gli avversari, vanificando così la buona volontà .
Stavolta i Nuggets, pur non essendo una squadra precisa, ordinata ed armonica come gli avversari, gli Utah Jazz di coach Sloan, per lo meno hanno fatto un minimo tentativo di giocare insieme, come giocatori con un cervello ed una visione di gioco, anziché andare a sbattere tutti contro lo stesso muro allo stesso modo come tanti lemmings arrivati alla scogliera.
Certo in casa, davanti al proprio pubblico e, soprattutto, lontani dalla infuocata arena di Salt Lake City, le cose possono essere più semplici, ma il segnale di vita dato dai ragazzi della franchigia del Colorado è innegabile, la vittoria ottenuta con il punteggio finale di 116 a 102 è meritata, qualche speranza di ribaltare il risultato e portare a casa la serie se la sono guadagnata.
All'inizio sembrava di assistere ad una delle partite precedenti, con i Nuggets che tentavano subito di prendere il largo, i Jazz che resistevano e col loro gioco tranquillo e paziente non solo tenevano botta, ma addirittura si avvantaggiavano.
Poi, a verso la fine del primo tempo, c'è stata la mazzata del brutto infortunio a Nenè, il cui ginocchio sarà valutato ancora martedì, ma c'è il rischio che il danno sia piuttosto serio.
Un peccato, per un ragazzo che ha avuto tanti problemi fisici nei suoi primi anni in NBA, finalmente sembrava aver trovato una certa continuità e si stava affermando.
Forse però in questa partita più che mani morbide ai Nuggets servivano muscoli, durezza ed atletismo, quindi nel terzo quarto, con il francese Petro e il Birdman Andersen a spartirsi i minuti del centro brasiliano la franchigia del Colorado ha preso il largo.
Deron Williams, come nelle altre partite della serie, si guardava intorno, cercava il compagno smarcato, ma stavolta faticava a trovarlo e se lo trovava arrivavano scelte meno precise, qualche errore evitabile, dovuti anche ad un minimo di pressione difensiva degli avversari, quindi il play dei Jazz era costretto a mettersi in proprio; 34 punti e 10 assist sono cifre sontuose, ma diciamo la verità , 20 tiri dal campo e 10 liberi non sono numeri cui Deron ci ha abituato e sono il segno di una qualche difficoltà nel trovare soluzioni offensive.
Stavolta poi Billups non è stato costretto a limitare i danni al meglio, ma è riuscito anche a dare il suo contributo in entrambe le estremità del campo, ed è stato lui il difensore destinato a seguire le tracce di Williams anziché Afflalo, Melo Anthony è stato sempre un ottimo realizzatore, ma ha compiuto scelte migliori ed ha coinvolto i compagni, Smith ha ritrovato un minimo di mano e quindi nella seconda metà della partita i Nuggets hanno lentamente ma progressivamente preso il sopravvento.
I Jazz come sempre hanno provato a far circolare palla e trovare spiragli per la soluzione migliore, ma il fatto che i due leaders, Williams e Boozer, si siano presi la metà dei tiri complessivi e ci siano stati 19 assist a fronte di 15 palle perse, numeri non pessimi in assoluto ma ben distanti dagli standard dei ragazzi di coach Sloan fa capire che stavolta qualche granello nel loro ingranaggio sia stato messo.
Non che i Nuggets si siano trasformati improvvisamente in una micidiale organizzazione difensiva come i Celtics di due anni fa, ma per lo meno si sono dati da fare ed hanno cercato di far valere il loro fisico. I 20 assist a fronte delle 13 palle perse dei Nuggets sono numeri appena migliori, ma se teniamo conto che sono stati realizzati da una squadra che continua a puntare un poco troppo sugli isolamenti ecco che questi numeri assumono un risultato diverso.
Melo ha continuato ad attaccare il canestro, come deve fare, a volte è stato ben contrato dalle marcature in raddoppio degli avversari, ma a volte ha anche trovato la lucidità necessaria per scaricare al compagno più libero, e stavolta i compagni hanno sfruttato i palloni ricevuti.
J.R. Smith, Martin ed anche Afflalo ed Andersen hanno tutti ringraziato e sono andati in doppia cifra di punti segnati come i due leaders della squadra.
Afflalo e Smith hanno trovato con più frequenza il canestro, ottimo in special modo J.R. Smith dalla linea dei tre punti, perchè erano più concentrati o perchè sono stati più coinvolti nel gioco?
Melo ha avuto più aiuto perchè i compagni hanno giocato con più grinta o perchè li ha messi in condizioni di aiutarlo?
C'è del vero in tutte queste affermazioni, perciò probabilmente i Nuggets hanno portato a casa la partita.
Poco hanno da rimproverarsi i Jazz, Boozer ha giocato una onesta partita, ottima in attacco, comunque decente in difesa, sopra la sufficienza anche Matthews, Millsap e Fesenko, ma stavolta è stata pagata una panchina troppo corta, Miles e Korver sono stati spazzati via da Melo e non c'era nessun altro cui chiedere un minimo di aiuto.
Come sempre sontuoso Deron Williams, prino giocatore della storia a segnare nelle prime 5 partite di una serie dei play off almeno 20 punti e servire 10 assist, non a caso il grande ex Adrian Dantley, una volta giocatore dei Jazz, ora assistente allenatore a Denver, ha dichiarato: “Abbiamo giocato una buona difesa su di lui, ma è davvero un gran bel giocatore di pallacanestro!”
“Finalmente ognuno ha fatto la sua parte, tutti siamo cresciuti. Quando Nenè si è fatto male 'Frenchie' (Petro) si è dato da fare e Birdman ha giocato come tutti ci aspettiamo che faccia sempre, ognuno di noi ha svolto bene il suo ruolo, così abbiamo vinto”: Carmelo Anthony ha come sempre posto l'accento sul gioco di squadra, ma stavolta ha predicato più o meno come prima aveva razzolato, dando il buon esempio in campo.
“Dobbiamo chiudere la partita venerdì, ma non sarà semplice”: concreto come è in campo Deron Williams. E forse ha ragione.
I Nuggets sono più veloci ed atletici, se riescono a far circolare palla anziché intestardirsi a fermarla possono far valere queste doti fisiche indubbiamente maggiori a quelle degli avversari.
Per conto loro i Jazz hanno dimostrato di saper essere pazienti e di saper sfruttare i punti deboli degli avversari, possono inoltre sfruttare il fatto di avere il match point in casa, davanti al loro caldissimo pubblico, un'occasione davvero da non farsi sfuggire.