Niente ha potuto fermare Lebron in Gara 4
C'è solo un aggettivo per definire la prestazione della scorsa notte nell'Illinois da parte del numero 23 in maglia Cavs, c'è solo un aggettivo per descrivere la sensazione che ha trasmesso a quanti erano presenti al palazzetto della città che fu di un altro illustre 23, Micheal Jordan; c'è solo un aggettivo e quell'aggettivo è onnipotente.
Così è apparsa difatti la figura di Lebron James agli occhi dei suoi avversari e dei suoi compagni, così troppa è apparsa la differenza tecnica e agonistica da far imbarazzare persino i conduttori americani che non avevano più parole per descrivere la meravigliosa tripla doppia a cui stavano assistendo.
Chicago ha provato con la coppia Noah-Rose a restare in partita e, nonostante la prestazione di James, anche a livello difensivo dove sulla palla, sul lato debole e in aiuto e recupero è sembrato insuperabile, per i primi 20 minuti di gioco è sembrata poter tenere testa fino a che lentamente ma inesorabilmente i Cavs hanno cambiato marcia e allungato, emblematica la tripla a fine terzo quarto da metà campo indovinate di chi?
La serie ha avuto quindi una svolta netta con questa vittoria in trasferta dei Cavs che si ortano sul 3 a 1 e hanno il primo match point in casa alla Quicken Loans Arena in Ohio.
Qui Cleveland
Lebron James: Vasco Rossi cantava Senza Parole e così ci ha lasciato la prestazione da urlo del Re. Ha troppa fame di anello e troppa voglia di vincere e con grande determinazione spazza via i Bulls con una tripla doppia da 37 punti, 11 assist e 12 rimbalzi tutti difensivi; segna dal campo 11 tiri su 17 tentativi ma soprattutto sembra nato per uccidere questo gioco. Natural born killer, insomma Senza Parole.
Shaquille O'Neal: una volta in questo periodo dell'anno chi giocava con lui era fortunato e vinceva grazie alle sue prestazioni, ora è lui, anche per ovvie questioni anagrafiche, fortunato a giocare con Lebron James. Segna 6 punti con 7 rimbalzi e 5 falli in 17 minuti, di più ora proprio non può dare.
Antwan Jamison: sembra proprio l'uomo giusto al posto giusto e probabilmente al momento giusto. È la vera arma in più dei Cavs rispetto ai playoff 2009 e segna 24 punti con 7 rimbalzi e un buon 9 su 16 dal campo che consente di togliere pressione a Mo Williams e a Lebron James. Acquisto azzeccato.
Anthony Parker: non si vede ma c'è. Svolge il suo compitino da 12 punti e 2 assist, soldatino prezioso per l'armata Cavaliers.
Mo Williams: senza la pressione di essere il secondo violino di James gestisce bene ogni possesso e segna 19 punti con 2 assist e il 60% dal campo che castiga i Bulls su ogni minimo errore di rotazione.
La panchina dà il suo contributo e su tutti spicca Hickson con 10 punti, mentre gli altri, per una volta, danno fiato e riposo ai titolari in attesa di tornare tra le mura amiche a far sconquasso anche partendo dal pino.
Mike Brown: probabilmente vince partita e serie ma come è tutto più facile con il ragazzotto numero 23.
Qui Chicago
Joakim Noah: sembra un replicante di Blade Runner per la forza, l'energia e il coraggio che mette in ogni singola giocata; è una volta di più l'anima dei Bulls e scrive una magnifica doppia doppia da 20 punti e 21 rimbalzi, troppo spesso sottovalutato da questa lega è tuttavia un grande grande giocatore di basket con un cuore immenso.
Loul Deng: dovrebbe fare di più soprattutto tra le mura amiche dello United Center, segna 16 punti con un 7 su 17 dal campo che non aiuta i suoi compagni a restare in scia dei Cavs. Apatico e impalpabile dovrebbe prendere esempio dal suo compagni Noah.
Taj Gibson: in 21 minuti 4 punti e 7 rimbalzi. Male male male.
Kirk Hinrich: si ritorna nel letargo che lo ha caratterizzato nell'Ohio, un fantasma che dovrebbe essere leader e guida e che invece si scioglie come neve al sole; segna 10 punti con 4 rimbalzi ma con un pessimo 3 su 13 dal campo. Kirk dove sei??
Derrick Rose: non può sempre salvare le bella nel castello da solo, torna umano per una sera e i suoi Bulls pagano dazio perdendo partita e probabilmente serie. 21 punti e 5 assist per lui con un 9 su 20 dal campo che descrive la sua voglia di essere decisivo e contemporaneamente la sua pochezza della scorsa notte. Forse meriterebbe di più.
Murray è l'unico che con 11 punti dalla panchina dia un contributo tutto il resto è più arido del deserto dell'Arizona, un altro fattore che ha compromesso la partita e la gestione del risultato e dei titolari: la poca scelta della panchina dei Bulls.
Vinny Del Negro: perde partita e probabilmente serie ma come è tutto più difficile senza il ragazzotto con il numero 23 .
La serie come detto è quasi chiusa e i Bulls hanno un piede e mezzo fuori dai playoff.
Chicago non è riuscita a mettere alle strette i Cavs in gara 4 che se vinta sarebbe stata decisiva per affrontare con coraggio una fondamentale gara 5 in trasferta; ora tutto è più difficile anche se la storia ci insegna che il basket è strano.
Ma per quanto strano sia il basket sembra proprio che il Re voglia finalmente suonare la campana della storia e che non voglia fermarsi di fronte a niente e a nessuno; se aiutato da compagni e staff c'è da che temere per Orlando, Boston e le altre contender.
Con Lebron si rischia sempre di rimanere senza parole.