Wade, un uomo solo al comando…
Probabilmente si era stufato. Stufato di aspettare che i suoi compagni alzassero finalmente il loro livello di gioco. Stufato di dover continuamente stuzzicare Beasley per ottenere qualcosa di più. Ed allora ha deciso di prendere lui in mano la situazione, come fanno sempre i grandi giocatori nelle occasioni importanti.
Nel caso ci fossero dei dubbi, stiamo ovviamente parlando di Dwayne Wade, che ha giocato una gara 4 al limite della perfezione: le cifre sono impressionanti (46 punti, massimo storico nei playoffs per la franchigia, con 16/24 al tiro e 5/7 da tre punti), ma comunque non raccontano il senso di onnipotenza di un giocatore speciale in una serata assolutamente da ricordare.
Per dare un'idea della gara che ha fatto, soprattutto nell'ultimo quarto, quando ha definitivamente permesso ai suoi di allungare, basta dire che ha segnato trenta punti nella seconda metà del match. In particolare, ne ha messi diciannove nel solo quarto periodo, quattro in più di tutti Celtics nello stesso lasso di tempo perché, come dice lui: "Sono un giocatore di ritmo e, quando entro nel ritmo giusto, penso di poter mettere ogni tiro".
Ed era così caldo, ad un certo punto del quarto periodo, che ha anche mimato il gesto di soffiarsi sulle mani, figurativamente in fuoco, davanti allo sguardo soddisfatto di Pat Riley e alla sua saltellante mamma, che era venuta a tifare in tribuna. A fine gara era, ovviamente, sulla bocca di tutti: Rivers lo definiva fenomenale, Spoelstra parlava di grandezza e Richardson dichiarava così la sua ammirazione per il compagno di squadra: "Quando gioca così, non c'è molto che tu possa fare".
E il bello è che, nonostante questo Wade, Boston ha avuto più di una possibilità di vincere questa gara e chiudere la serie: i Celtics ora si staranno mangiando le mani per i tiri sbaglaiti da Rondo sotto canestro e i liberi mancati da Ray Allen (tre negli ultimi minuti, un record per lui che ha tirato con il 91% dalla lunetta in stagione). Segnandoli avrebbero potuto riaprire la gara, ed invece questi errori hanno condannato i Celtics alla sconfitta ed alla necessità di giocare almeno un'altra partita per chiudere la serie.
La gara ha avuto un andamento quantomeno bizzarro: nel primo tempo Miami esce dai blocchi fortissimo con Wade e Richardson, arrivando anche a diciotto punti di vantaggio (42-24), per poi subire il ritorno di Boston, che sembrava prendere il controllo della gara.
Poi, nel terzo quarto, Boston ha definitivamente ribaltato la situazione, andando avanti e dando l'impressione di aver dato il colpo psicologico definitivo a Miami che, dopo un primo tempo di ottimo livello, non si aspettavano di ritrovarsi gli avversari alle calcagna così presto.
E invece no, gli Heat (che all'inizio dell'ultimo quarto erano ancora sotto di sei) hanno deciso che affondare e perdere non sarebbe stato un buon modo di chiudere la stagione: hanno, quindi, tirato fuori gli attributi e ribaltato di nuovo tutto, sulle ali dello show messo in piedi dal già citato Wade, riuscendo poi a gestire il vantaggio nei minuti finali.
Ed è sicuramente da notare come per Miami il canestro probabilmente più importante sia stato quello del giocatore più discusso in questo periodo, Michael Beasley. Dopo uno dei liberi sbagliati da Ray Allen, Dorrell Wright ha sparato da tre punti, non toccando neanche il ferro: a quel punto, l'ex Kansas State ha preso la palla e, in un solo movimento, ha segnato, portando i suoi a +6 con poco più di un minuto da giocare.
Era una vita che Boston non perdeva contro Miami: in questa stagione il conto era sei vittorie a zero per i Celtics che, da Aprile 2007, avevano vinto quattordici di quindici incontri.
Negli spogliatoi i Celtics sembrano prenderla con filosofia, cercando di vedere le cose con praticità , come dicono sia Garnett ("Hanno fatto quello che dovevano, difendere il fattore campo, che è quello che dovremo fare noi") che Rondo ("Non è questo gran problema, ora dobbiamo chiudere la serie in sei partite, noi abbiamo fiducia").
Di sicuro ora si ritorna a Boston, e la stagione per i Celtics sarà ancora
lunga. A Miami, invece, c'era preoccupazione per questa partita, che potrebbe essere storica: non tanto per il risultato finale o per questa serie, né per le condizioni del polpaccio di Wade, ma piuttosto per la possibilità che questa, vista la scadenza di contratto estiva e le tante decisioni da prendere per il nativo di Chicago, sia stata l'ultima partita del numero tre con la maglia degli Heat all'American Airlines Arena di Miami. Nel caso, ha salutato davvero in grande stile.