Oklahoma City Rocks

Durant e Westbrook applaudono i compagni dalla panchina!

Solitamente un'arena NBA durante una partita il cui punteggio non ha più nulla da dire tende a svuotarsi ben prima del suono della sirena finale, con i tifosi che preferiscono uscire anticipatamente per cercare di evitare il traffico che si andrà  a formare.

A cinque minuti dalla fine di questa gara-4 gli Oklahoma City Thunder erano avanti di ben 29 lunghezze ma tutti i 18342 presenti, rigorosamente vestiti di bianco, erano ancora in piedi davanti al loro posto, ad intonare il coro “Beat L.A.”.

In fase di presentazione della serie avevamo detto che i Thunder, per avere una possibilità  di giocarsi il passaggio del turno, avrebbero dovuto sfruttare il mis-match tra Russell Westbrook e Derek Fisher e cercare di alzare i ritmi delle partite, impedendo ai Lakers di schierarsi difensivamente, soprattutto con la batteria dei loro lunghi.

Dopo gara-3 avevamo aggiunto che era fondamentale per Oklahoma City controllare i tabelloni e guadagnarsi una buona dose di viaggi in lunetta.

Quando tutte queste cose si allineano alla perfezione cosa può succedere?
Semplicemente quello che è successo in gara-4, una partita in cui la squadra con il seed#1 sembrava essere quella che in realtà  detiene il numero otto. Una partita in cui i Thunder si permettono di far riposare per l'intero quarto periodo sia Westbrook (altra eccellente prova da 18 punti, 8 rimbalzi e 6 assist con 0 palle perse) che Kevin Durant mentre dall'altra parte Kobe Bryant si alza dalla panchina verso la metà  del quarto, prendendo però la via degli spogliatoi e non quella del campo.

I Thunder hanno semplicemente dominato qualsiasi aspetto del gioco, tecnico o tattico che sia ma soprattutto fisico e di voglia di giocare, combattere e buttarsi su ogni pallone vagante. Sono andati 48 volte in lunetta, realizzando 42 tiri liberi (nessuno meglio di loro in questi Playoffs 2010), hanno attaccato il canestro, preso 50 rimbalzi, di cui 13 in attacco, e tenuto i Lakers a 64 punti segnati nei primi tre quarti, quando cioè la partita aveva ancora ragione di esistere.

“Molte persone non pensavano che saremmo arrivati dove siamo, e una volta arrivati dicevano che non avremmo vinto una partita,” dice Kevin Durant (autore di 22 punti, in soli 31 minuto di utilizzo) nella conferenza post-partita. “Ma noi sapevamo cosa saremmo stati in grado di fare, sappiamo come durante giochiamo ogni partita e come ci alleniamo ogni giorno.”

Con un primo quarto in totale controtendenza rispetto alle prime tre partite della serie i Thunder si portano subito avanti di dodici lunghezze. Phil Jackson cerca di cambiare il proprio piano partita, dopo le 31 conclusioni da tre punti tentate in gara-3, servendo costantemente i suoi lunghi sotto canestro.

Il risultato è un Bryant da 0 punti e soprattutto 0 tiri tentati durante tutto il primo periodo (la prima conclusione di Kobe arriverà  quando sul cronometro mancheranno 9'07'' alla fine del secondo quarto), completamente fuori dal ritmo della partita.

“Inizialmente stavo gestendo la partita esattamente come avrei voluto, sfortunatamente ci è però sfuggita di mano,” le parole di uno sconfortato Bryant. “Loro sono stati in grado di usare al meglio la loro transizione offensiva, assicurandosi canestri facili in contropiede. Quella è stata la chiave, non sono poi stato in grado di fare quello che faccio solitamente nel finale di partita.”

L'ultimo vantaggio di LA arriva dopo cinque minuti dall'inizio della partita. Da lì in poi sarà  solo Oklahoma City, con la loro second unit che non fa rimpiangere i compagni del quintetto. James Harden, Serge Ibaka, Nick Collison e Eric Maynor si prendono gioco delle loro controparti gialloviola. Coach Scott Brooks può così permettersi di dare un po' di riposo alle sue stelle, il vantaggio della sua squadra non scenderà  mai sotto la doppia cifra.

“Questa era una partita fondamentale,” dice il neo-vincitore del premio per l'allenatore dell'anno. “Stiamo giocando contro una delle squadra più forti della Lega sul nostro campo. Come ho detto ai ragazzi negli spogliatoi, i Lakers hanno fatto il loro dovere nelle prime due partite prendendo cura del fattore campo. Noi dovevamo fare la stessa cosa. E l'abbiamo fatto.”

Forse nessuno si aspettava che dopo quattro partite questa serie sarebbe stata sul 2-2, con l'inerzia completamente a favore di quelli che ad inizio Playoffs venivano visti come la prima vittima sacrificale dei campioni in carica.

I Thunder stanno ancora combattendo contro la storia. Solo tre squadre su cinquantadue con l'ottavo seed hanno mai battuto l'avversaria con il seed numero uno e le squadre di Phil Jackson sono 44-0 dopo aver vinto la prima partita della serie.

La storia avrà  anche la sua importanza ed il suo peso specifico, ma c'è qualcuno che adesso si può permettere di scommettere contro questi Thunder? Kobe e i Lakers no di certo.

Si torna in campo martedì sera allo Staples Center, “pivotal Game 5”, come dicono loro.

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