Il trio delle meraviglie di coach Sloan: Millsap, Boozer e Williams
I Jazz di coach Sloan laggiù nella loro tana, nel profondo west, in quello Utah colonizzato dai Mormoni intorno alla metà del XIX secolo, sono sempre stati un duro avversario per chiunque.
Persino i Bulls di Michael Jordan hanno dovuto sudare sette camicie a Salt Lake City, ci fosse o meno Madonna a rallegrare Dennis Rodman.
I Denver Nuggets non sono certo i Bulls dei sei titoli in otto anni, si sono complicati la vita oltremodo perdendo sorprendentemente in Colorado contro degli avversari privi di due giocatori importanti, Andrei Kirilenko e Mehmet Okur, ed ora, privati del vantaggio del campo, iniziano a temere di dover subire una eliminazione che sarebbe davvero clamorosa, sia perchè in teoria i Nuggets dovrebbero essere fra le pochissime squadre in grado di impensierire i Lakers ad ovest, ed in teoria dovrebbero essere più forti dei Jazz, sia perchè in campo avverso ci sono quelle importanti assenze sopra indicate.
Kirilenko in particolare è l'unico giocatore in forza a coach Sloan con le caratteristiche fisiche per provare a limitare Carmelo Anthony, stella dei Nuggets, mentre Okur potrebbe essere un'arma tattico, l'unico in grado di togliere dall'area pitturata uno fra Martin e Nenè.
I Jazz senza quei due giocatori sono evidentemente limitati nelle loro possibilità , tanto più che il play dei Nuggets, Chauncey Billups, è uno dei pochissimi giocatori davvero in grado di infastidire il loro leader, l'eccellente Deron Williams.
C'è però un problema. Pare che nessuno si sia ricordato di andare da coach Sloan e dai suoi ragazzi a fargli notare queste impeccabili analisi tecniche e tattiche, e loro continuano pervicacemente a giocare come se fossero tutte un cumulo di sciocchezze, ed hanno vinto anche gara 3, con il risultato finale di 105 a 93, portandosi sul 2 ad 1 nella serie.
Deron Williams è il condottiero di un gruppo che sa essere tale fino in fondo, in cui le responsabilità sono diffuse, in cui ognuno è sempre pronto ad aiutare gli altri, in cui tutti sembrano chiedersi non tanto quale giocata possono fare ma come possono essere più utili ai loro compagni.
Se le nude cifre non sono mai state sufficienti per comprendere l'andamento di una partita, a volte sono un indice importante e possono aiutare a comprendere ciò che è accaduto. 27 assist a fronte di 7 palle perse, 83 tiri divisi piuttosto equamente, con un Boozer non precisissimo che ha tirato dal campo 18 volte, i glaciali Williams e Millsap 14. 27 assist su 39 canestri dal campo.
Queste cifre rappresentano lo specchio di una circolazione di palla perfetta, paziente, di una squadra sempre alla ricerca dell'uomo libero e del tiro più semplice possibile. I Nuggets in teoria avrebbero potuto opporre la loro superiorità fisica, il loro atletismo notevolmente più accentuato, invece hanno finito per soffrire l'energia e l'atletismo di Paul Millsap, uno degli eroi di questa partita.
Nenè e Martin se lo ritrovavano sempre addosso, in prima battuta o in aiuto di un Boozer comunque positivo oltre le aspettative in difesa, dovunque cadeva un rimbalzo c'erano le manone del venticinquenne prodotto di Louisiana Tech, in attacco in alcuni momenti sosteneva da solo tutto il peso del settore lunghi dei Jazz, in particolar modo nel secondo quarto ha permesso alla sua squadra di restare a contatto di avversari che sembravano sul punto di prendere il largo.
Un vero incubo per i lunghi avversari, che hanno finito per andare completamente nel pallone. 22 punti e 19 rimbalzi alla fine per Millsap, mentre Martin, Nenè e Andersen in tre hanno segnato soli 15 punti, per altro con 15 tiri, catturando 26 rimbalzi. Un intero reparto che non è riuscito a replicare al solo Paul Millsap.
Se aggiungiamo che Carlos Boozer non sarà stato precisissimo, ma ha messo i suoi punti ed ha preso i suoi rimbalzi, e se aggiungiamo che Kyrylo Fesenko ha giocato molto bene in fase difensiva come in gara 2, ma ha messo su anche qualche numero, ecco in parte spiegate le ragioni del successo dei Jazz.
Fra gli esterni la lotta è stata più equilibrata, a fronte di un ottimo Deron Williams (coach Sloan immagino accenderà tutte le sere un cero pensando a quella caparbia decisione che nel lontano 2004 lo portò a far salire la sua squadra fino alla scelta numero 3 del draft per essere certo di accaparrarsi proprio il play di Illinois), preciso, attento, con una visione di gioco ormai chirurgica, e di un gruppo di gregari sorprendenti per impegno e dedizione, come Korver, Miles e Matthews, ci sono state delle prove decorosissime di Carmelo Anthony e di Chauncey Billups, che hanno lottato con il coltello fra i denti per provare a portare a casa questa vittoria; purtroppo per loro negli ultimi due quarti hanno avuto un aiuto assai scarso da parte dei compagni, anche quel J.R. Smith decisivo in gara 1 è stato solo un timido comprimario.
Aggiungiamo poi le difficoltà nella circolazione di palla, con soli 12 assist e 14 palle perse, ecco lo specchio di una squadra che è vissuta sugli isolamenti e sulle iniziative personali dei due suoi giocatori migliori, Anthony e Billups, che in due hanno tirato a canestro ben 35 volte, la metà dei tiri complessivi dei Nuggets.
Questa in parte è anche la motivazione della misera percentuale da tre punti della squadra di coach Karl, solo il 26%, 5 canestri su 15 tentativi. Il gioco era basato sulle penetrazioni di Melo, che costruiva dal palleggio o in giochi a due con Billups, solo Mr. Big Shot ha provato con continuità la soluzione da dietro la linea, quando hanno provato gli altri hanno provato tiri non semplici, dettati da una decisione estemporanea e non da una circolazione di palla, con risultati disastrosi, e quindi i Jazz hanno potuto difendere rinchiudendosi nel loro fortino.
“Sono molto deluso dal fatto che abbiamo fallito come squadra stasera. I Jazz hanno fatto un ottimo lavoro raddoppiando sistematicamente su di me, ogni volta mi trovavo di fronte due o tre giocatori”.
Tutto giusto, Melo, ma il fatto che una simile disamina sia fatta da un giocatore che ha smazzato due soli assist fa capire quanto i Nuggets abbiano fallito come squadra e cosa debbano di fare di diverso nella prossima partita se vogliono sperare di venire a capo di questa serie.
La partita è stata quindi decisa si dalla lucidità di Deron Williams e dall'energia strabordante di Paul Millsapp, ma ci sono anche precise ragioni tattiche, che portano diritte verso coach Sloan.
Il vecchio Jerry da anni prefigura un suo prossimo ritiro e da anni si immagina chi possa essere il suo sostituto, ma fino a che riesce ad essere così efficace ai play off non c'è nessuna fretta di trovargli un erede.