Ariza e Brooks, 2 candidati al titolo di MIP
Inizia il countdown per i playoff NBA, e con esso parte anche la volata finale agli award di stagione. Da sempre uno dei premi più difficilmente pronosticabili è quello del Most Improved Player o più semplicemente il MIP.
Difficilmente pronosticabile perchè non esiste un criterio preciso con cui lo si assegna, e anche scorrendo l'albo d'oro degli ultimi anni si può notare che a vincere l'award siano stati giocatori per cui la parola Improved assume connotati differenti.
Per poter definire una cerchia ristretta di papabili al premio, quindi, proveremo a definire alcuni possibili criteri con cui scegliere il futuro MIP, individuando per ognuna di queste categorie qualche possibile candidato.
Rising Star
In questa categoria rientrano quei giocatori che hanno notevolmente innalzato il livello di gioco dopo essere stati nel limbo NBA per qualche stagione, assumendo un ruolo da star e da punto di riferimento all'interno della lega. Per capirsi, in questa categoria rientrano il Tracy McGrady vincitore del MIP nella stagione 2000/2001, o Danny Granger lo scorso anno, vincitore del premio alla quarta stagione da Pro.
Quest'anno per il premio in questa categoria c'è un giocatore che è destinato a diventare un habituè della partita delle stelle, ma anche due giocatori che stanno dimostrando di essere in grado di spostare gli equilibri in una squadra.
Brook Lopez
(2008: 13ppg 8,1rpg 1apg – 2009 18,9ppg 8,7rpg 2,3apg)
Il contesto è quello che è, ossia un contesto perdente. Però nella stagione da record (negativo) di New Jersey spicca un nome, quello di Brook Lopez. Il gemello di Robin infatti è diventato già da questa stagione uno dei centri più dominanti dell'intera lega.
Se offensivamente è già dalla scorsa stagione giocatore completo, quest'anno ha anche iniziato a saper leggere meglio i raddoppi e a caricare la palla mettendo in ritmo i compagni, incrementando il numero degli assist.
In aiuto difensivo è già tra i migliori intimidatori della lega, grazie alle braccia lunghe e a una buona scelta di tempo per stoppare o comunque per rendere difficili i tiri. A suo discapito, però, oltre a una stagione perdente su tutta la linea, anche un carattere che pare non essere molto accomodante, e a un ego già da superstar affermata.
Vero che il premio di Most Improved non segue i criteri di quello di MVP che richiede di portare la squadra ad un record di alto livello, però difficile premiare un giocatore che non è riuscito a portare la propria squadra a più di 12 vittorie stagionali.
Andrew Bogut
(2008: 11,7ppg 10,3rpg 1,0bpg – 2009: 15,9ppg 10,2rpg 2,5bpg)
In questo caso ci troviamo di fronte ad una crescita costante. Il ruolo di centro da sempre è uno dei più difficili da interpretare ad inizio carriera e che richiede un periodo di apprendistato molto più lungo che in altri ruoli.
Per il giocatore di Milwaukee oltretutto c'è stato un rallentamento della crescita la scorsa stagione, per gran parte persa a causa di problemi fisici che lo hanno costretto a saltare 49 delle 82 gare stagionali, che però non gli ha impedito di quest'anno di diventare uno dei migliori centri NBA e di dare l'idea di poter diventare in futuro un centro dominante, sicuramente aiutato dalla penuria di centri che popola la lega ma ancor più aiutato dal fatto di essere decisivo su entrambi i lati del campo.
In questa stagione l'australiano ha saputo infatti accrescere di molto la sua capacità di aiuto in difesa, portandolo a commettere meno falli e a raddoppiare le sue statistiche alla voce stoppate.
Trevor Ariza
(2008: 8,9ppg 4,3rpg 1,8apg 31,9%3p – 2009: 14,7ppg 5,5rpg 3,7apg 33,3%3p)
Trevor è stato per la prima parte di stagione l'unanime MIP della lega, salvo poi rallentare la sua crescita a cavallo della pausa dell'All Star Game, quando qualche problema fisico lo ha fermato per qualche tempo.
L'ala dei Rockets alla quinta stagione nella lega e alla sua quarta incarnazione (prima di Houston è passato anche da Knicks, Magic e Lakers) pare aver trovato una dimensione che solo qualche tempo fa molti addetti ai lavori non avrebbero immaginato.
Ariza ha saputo infatti trasformarsi da giocatore prettamente difensivo e che basava i suoi punti sugli scarichi a giocatore che, palla in mano, sa creare canestri per se e per i compagni.
Molti erano gli scettici dopo il trasferimento da Los Angeles, dove ovviamente raccoglieva offensivamente le briciole di Bryant, Gasol, Odom e anche Bynum, alla franchigia del Texas, dove in contumacia Ming e McGrady ha dovuto essere anche in attacco una parte importante degli ingranaggi di coach Adelman. Ma lui ha spazzato via tutti gli scetticismi, dimostrando di essere giocatore vero e in grado, in futuro, di essere uno dei giocatori più completi della lega.
Sophomore explosion
Può essere normale per un giovane appena arrivato nella lega avere 1-2 anni di difficile ambientamento. Così come nei casi di Gilbert Arenas, vincitore del premio nel 2003 e di Monta Ellis nel 2007, l'esplosione di un giocatore, per vari motivi, può essere tardiva ma una volta avvenuta, nella stagione della consacrazione ci si trova di fronte a quello che diventerà di sicuro un giocatore dal futuro brillante nella lega.
Quest'anno ci troviamo di fronte a due sophomore di assoluto livello, e che in futuro sapranno farsi valere tra i pro.
Russell Westbrook
(2008: 15,3ppg 5,3apg 39,8%fg – 2009: 16,2ppg 8apg 41,9%fg)
Westbrook è uno di quei giocatori che sebbene già da rookie abbiano dimostrato di poter diventare delle stelle, aumentano il livello di gioco alla seconda stagione, dimostrando quanto la prima stagione sia servita più a lui a prendere le misure agli altri che il contrario.
Salta subito agli occhi il numero degli assist, cresciuto notevolmente rispetto alla stagione passata. Ad alcuni potrebbe sembrare un mero dato statistico, ma se si considera che uno dei dubbi sul numero zero era proprio sulla poca attitudine all'essere una Point Guard a tutto tondo, ecco che diventa un dato indicativo di come invece Westbrook sia stato capace in una sola stagione di essere un play efficace e di saper far girare la squadra.
Squadra che oltretutto sta arrivando per la prima volta alla Off Season, indice di come il miglioramento di Russell sia coinciso con un miglioramento generale della squadra. Certo, avere un Durant a livelli di MVP aiuta non poco, però si potrebbe anche leggere il miglioramento di Durant come una conseguenza del miglioramento dell'ex UCLA, ragion per cui la sua candidatura al MIP è una candidatura di tutto rilievo.
Danilo Gallinari
(2008: 6,1ppg 2rpg 0,5apg 14,7mpg – 2009: 15ppg 4,9rpg 1,7apg 33,9mpg)
La candidatura a MIP per Danilo la si potrebbe leggere come una scelta avventata, di cuore, e in parte è anche così. Però bisogna ammettere che il Gallo dopo la stagione passata più ai box che in campo a causa del'infortunio alla schiena, quest'anno ha dimostrato di essere diventato un giocatore chiave per i Knicks, per quanto disastrata possa essere la situazione della franchigia della Grande Mela.
Più che un improving rispetto alla passata stagione, per Danilo si tratta di un continous improving visto che dopo una prima parte di stagione in cui, magari anche a causa di una schiena non perfettamente a posto, è stato ai margini degli schemi della squadra e ha vissuto per l'80% del tempo fuori dall'arco del tiro da 3 e aspettando gli scarichi dei compagni, è diventato uno dei punti di riferimento offensivi del team di D'Antoni, potendo giocare molto più con la palla in mano e sfruttando i mismatch in post. Probabile che non basti per vincere l'award, ma già solo il fatto di aver dimostrato un miglioramento tale lascia presagire un futuro luminoso per il ventunenne di Sant'Angelo lodigiano.
Getting concrete
Ovvero quando un giocatore diventa un vero giocatore da NBA, come nel caso di Boris Diaw vincitore del premio nella stagione 2005/2006 dopo aver passato la prima parte della carriera a raccogliere pochi scampoli di gioco in quel di Atlanta o come nel caso di Bobby Simmons nel 2004/2005.
In questa categoria rientrano i giocatori che difficilmente potranno diventare star della lega, però sicuramente ne portanno far parte per una decade contrariamente a quanto fatto immaginare agli inizi.
In questo momento ci sono un paio di giocatori che stanno dimostrando tutto il loro valore all'interno dell'NBA.
Andray Blatche
(2008: 10ppg 5,3rpg 1,7apg – 2009: 14ppg 6,3rpg 2,1apg)
Quella di Blatche è la candidatura dell'ultima ora. Alla sua quarta stagione da Pro, in molti già si dicevano perplessi sulla possibilità di esplosione da parte del 24enne di Washington. Dopo quattro stagioni parecchio deludenti e una prima parte di 2010 tra l'anonimo e il sufficiente, negli ultimi mesi Andray pare essere sbocciato.
La cessione di Jamison ai Cavs ha sicuramente giovato al ragazzo, che è stato uno degli ultimi a saltare il college per approdare direttamente tra i pro. Statisticamente ha avuto prestazioni offensive di tutto rispetto, con alcune gare da 30 e più punti, e diventando anche più cattivo a rimbalzo, superando più volte quota 10.
La cosa che ha stupito di più del gioco del numero 7 dei Wizards, però, è stata l'ottima capacità di dar via palla. Per un lungo infatti non è facile trovare i tempi di passaggio che ha dimostrato di avere lui.
Anche per lui è difficile che possa arrivare la vittoria del trofeo, ed è probabile che l'highlight della sua stagione rimarrà la richiesta ad un avversario di concedergli un rimbalzo per arrivare alla tripla doppia più ancora che la sua capacità di sfornare 13 assistenze in una gara (la stessa dell'highlight oltretutto). Ora lo si aspetterà al varco per la prossima stagione, quella sì fondamentale per determinare la sua crescita effettiva.
Aaron Brooks
(2008: 11,2ppg 3,0apg 40,4%fg – 2009: 19,7ppg 5,3apg 43,1%fg)
Probabilmente il candidato più serio al titolo di MIP di questa stagione. In realtà già dagli scorsi playoff, dopo l'infortunio di Yao, Brooks ha alzato il volume della radio, portando con le sue prestazioni Houston a passare il turno contro i Blazers.
Quest'anno, con il ruolo di titolare ormai cucitogli addosso da coach Adelman, il piccolo play ex Oregon ha dimostrato di saper prendere in mano le redini della squadra, coadiuvato da un ottimo Ariza e da un sistema di gioco davvero ben strutturato.
Ovviamente con il crescere delle responsabilità sono aumentati i numeri di tiri a disposizione di Aaron, quindi l'incremento dei punti rispetto all'anno scorso è una diretta conseguenza. Però a vantaggio del giocatore dei Rockets c'è l'aumento delle percentuali al tiro, ed è utile rimarcare di quanto, per un esterno, sia difficile aumentare le percentuali aumentando il numero di tiri.
Different mental dimension
Un differente approccio mentale alla stagione o in generale al gioco può portare a miglioramenti inaspettati, anche da parte di giocatori che negli anni da pro hanno saputo dimostrare di avere talento e di essere comunque potenziali stelle.
Il caso di Turkoglu, che nel 2007/2008 ha dimostrato di diventare da giocatore di sistema a vero e proprio punto di riferimento del gioco di Orlando e uno delle migliori Point Forward della lega è lampante in questo senso.
Questo switch mentale è stato fondamentale per vedere due contender all'award di quest'anno consacrarsi come materiale da All Star Game.
Zach Randolph
(2008: 20,8ppg 10,1rpg 2apg – 2009: 20,8ppg 11,7rpg 1,9apg)
Forse un po' forzata la candidatura dell'ex cicciobello Knicks, anche perchè Zach il premio di Most Improved Player lo ha già vinto nella stagione 2003/2004. Il suo gioco, oltretutto, non è cambiato più di tanto.
In attacco infatti Randolph è sempre stato un principe, con una buona stazza, a volte anche troppo, da permettergli di catturare rimbalzi, ed un buco difensivo di grosse proporzioni. Però rispetto alle ultime stagioni pare essere cambiato l'approccio di uno dei principali crucci di Mike D'Antoni ai tempi di New York.
Dimostratosi decisamente più in forma fisicamente rispetto alle scorse stagioni, Zach ha anche stupito tutti per la sua adattabilità allo spogliatoio di Memphis, per la verità già problematico di suo per la presenza di un personaggio non semplicissimo come O.J. Mayo.
Però quest'anno non si è fatta menzione di problemi di spogliatoio causati dall'ex Blazer, e anche a lui e alle sue prestazioni si deve la stagione sopra le righe dei Grizzlies, soprattutto nella prima parte di stagione.
Insomma, per lui una menzione d'onore, nella speranza di ritrovare un giocatore che possa davvero essere importante all'interno di questa lega, come la convocazione all'All Star Game di Dallas ha dimostrato.
Josh Smith
(2008: 15,6ppg 7,2rpg 2,4apg 1,6bpg – 2009: 15,7ppg 8,7rpg 4,3apg 2,1bpg)
Quella di Josh è stata forse una stagione di svolta più ancora di quanto le cifre possano dimostrare. Quello che davvero colpisce dell'ala di Atlanta è il numero di tiri da tre presi in stagione: ZERO!
Si, perchè quello che gli si andava chiedendo già da tanto, era quello di giocare molto più dentro l'area per sfruttare le sue straordinarie doti atletiche, evitando i tiri da tre, arma non proprio letale per l'ex Oak Hill. Smith questo suggerimento l'ha preso alla lettera, aumentando il numero di rimbalzi, specialmente offensivi, rinunciando a stazionare oltre l'arco ma buttandosi al ferro ad ogni occasione, risultando anche decisivo per un paio di tap-in a fil di sirena per la vittoria della sua squadra.
Probabile che questo miglioramento non gli valga la vittoria dell'award, ma questo miglioramento rischia di diventare davvero fondamentale per lo Smith giocatore, che non avendo ancora compiuto 25 anni, ha la possibilità di diventare per un decennio buono una star di prima grandezza.
When MIP is almost MVP
Questa è una categoria alquanto complessa. Tutti gli anni tra i candidati compare un giocatore che per la prima volta si affaccia ad essere tra i protagonisti assoluti della lega. Difficilmente poi questo giocatore riesce a vincere uno dei due premi.
Troppo dominante e probabilmente poco sostanziale l'incremento rispetto all'anno precedente per vincere il MIP, non ancora totalmente pronto per vincere il titolo di MVP. Da questo limbo sono passati giocatori come LeBron James, più volte tra i candidati per il MIP ma mai vincitore del premio, e successivamente trionfatore dell'MVP Award.
Kevin Durant
(2008: 25,3ppg 6,5rpg 0,7bpg – 2009: 30,1ppg 7,6rpg 1bpg)
Last but not least, nelle candidature al MIP, per la seconda stagione di fila, ha diritto di cittadinanza Kevin Durant. L'ala dei Thunder ha raggiunto livelli di basket eccelsi in questa stagione, dimostrando che 3 anni sono stati più che sufficienti per dimostrare a tutti che può diventare uno dei padroni della lega in un futuro nemmeno troppo lontano.
Un giocatore dalle sue caratteristiche, un lungo che ha la velocità e il controllo del corpo di un esterno, ce ne sono pochissimi sul globo, e a questo Kevin aggiunge già una grandissima predisposizione a mettere i tiri che contano.
La sua candidatura si fa prepotente anche per il premio di MVP questa stagione, anche se difficilmente potrà arrivare alla vittoria vista la straordinaria stagione di LeBron James.
La sensazione è che proprio l'aver esagerato nella stagione in corso, porterà Durant ad essere preso in considerazione per premi più importanti, a discapito del MIP, considerato premio minore. Però non si può non rimarcare un ulteriore innalzamento del suo livello di gioco.
Chi vincerà ?
Come detto, è difficile riuscire a pronosticare un vincitore del premio, proprio per la disomogeneità di scelta nelle stagioni precedenti. Ognuno di noi può quindi sbizzarrirsi e dare il proprio favorito tra i vari contendenti.
Parere personale, i candidati più autorevoli per la vittoria finale si riducono a due elementi: Andrew Bogut e Aaron Brooks.
Il primo oltre ad avere davvero dato una svolta al suo gioco in questa stagione, ha anche dalla sua parte il vantaggio di essere un lungo, e la lega in questi anni ha necessità di avere qualche lungo emergente che faccia da contraltare ai mostri sacri o al giovane che avanza (Dwight Howard). Possibile quindi che si cerchi di premiare chi è riuscito ad emergere in un ruolo di più difficile interpretazione.
Il secondo, invece, è quello che più di tutti gli altri ha avuto la classica stagione che non ti aspetti, prendendo una squadra per certi versi nuova, data l'assenza del cinese e la grana T-Mac, e l'ha saputa condurre durante tutta la stagione portandola ad un record migliore del previsto e avendo statistiche personali da top player tra le point guard.
Chi la spunterà tra i due? Io vado con Aaron Brooks, sapendo che le previsioni le sbaglia chi le fa. Il motivo come spiegato sopra, è che Brooks ha innalzato il suo livello di gioco rispetto all'anno passato in modo quasi inaspettato, e ha saputo mantenerlo durante tutta la stagione, dimostrandosi di saper guidare una squadra che nella conference più combattuta, pur non arrivando ai Playoff, ha superato il 50% di vittorie.
A breve sapremo se anche la NBA la pensa come il sottoscritto.