Inarrestabile Melo in Gara 1
Sfida fra due squadre cui finora è mancato qualcosa per puntare davvero al massimo risultato, due squadre che di recente sono anche arrivate alla finale dell'ovest, venendo respinte dalla squadra campione, i Jazz dagli Spurs tre anni fa ed i Nuggets dai Lakers lo scorso anno, sfida fra due allenatori piuttosto quotati, che amano un basket organizzato ed un gioco di squadra armonico.
Se dobbiamo indicare una squadra favorita occorre per forza di cose indicare i Denver Nuggets di George Karl, perchè ultimamente il “Chauncey to Melo” (gioco a due fra Billups ed Anthony) ha funzionato meglio del “Deron to Carlos” (Williams e Boozer), ma soprattutto perchè nel complesso nelle ultime due stagioni la squadra del Colorado ha reso indubbiamente di più, dal momento in cui Karl e Warkentien si sono resi conto della solenne sciocchezza che avevano compiuto qualche tempo prima, seguendo le regole dello star system anziché quelle dello sport, dando via un buon play come Miller per prendere un realizzatore dal palleggio come Iverson, distruggendo la squadra, ed hanno rimediato all'errore cedendo una stella come “The Answer”, sfruttando il suo contratto in scadenza, e prendendo uno dei play più forti della lega, esperto, forte in difesa, buono a dettare i ritmi ma anche gelido quando si tratta di scoccare il tiro decisivo, Chauncey Billups.
Quella fra Billups e Deron William è anche la sfida principale della serie, quella che fa venire l'acquolina in bocca agli appassionati. Da quanto tempo non si vedeva una sfida fra due play così forti, e sottolineiamo la parola play maker, gente che oltre a giocar bene fa giocare meglio la squadra, inseriti in un ottimo meccanismo di squadra?
Si tratta di una merce sempre più rara nella NBA attuale, inevitabile andare a cercare i pop corn, le ciabatte più comode e svegliarsi ad orari poco ortodossi per godersi ogni istante della sfida.
Diciamo subito che la prima partita della serie, pur senza entusiasmare troppo, non ha nemmeno deluso. I due play hanno ben giocato, entrambi ben oltre cifre comunque ottime (26 punti con 11 assist per Deron, 15 con 8 assist per mr. Big Shot), ma nell'insieme i Nuggets hanno dato un'impressione molto migliore, meritandosi il risultato finale di 126 a 113.
In primo luogo la seconda stella dei Jazz, Carlos Boozer, si è trovato di fronte un buon Kenyon Martin, in grado di infastidirlo, mentre la seconda stella (ed occorre sottolineare che, nonostante la passione di chi scrive per i play, seconda stella non vuol dire secondo violino, ma solamente la stella nominata per seconda qui, in questo contesto!) dei Nuggets, Carmelo Anthony, non ha trovato alcun ostacolo sul suo cammino, libero di fare il bello ed il cattivo tempo.
Resta il rimpianto di non aver visto in campo Kirilenko, il russo che sarebbe stato l'avversario perfetto per Melo, in quanto nessuno degli esterni dei Jazz poteva opporsi a lui. Miles, Korver, Matthews non potevano che essere vittime designate di quello che ormai è uno dei migliori realizzatori dell'intera NBA, che non a caso ha segnato i suo record di punti in una partita di play off.
“Ha posto la parola fine su questa partita, tirava anche con le mani in faccia. Sembrava sempre che stesse per perder palla, poi la raccoglieva e tirava. Per questo ci manca tanto Andrei Kirilenko.”
Anche Carlos Boozer riconosce i meriti di colui che ha posto la parola fine sulla prima partita di questa serie. “Quando mi sono trovato di fronte un marcatore singolo ho tratto vantaggio da questo, quando mi hanno raddoppiato ho passato la palla, cercando di essere paziente e trarre un vantaggio dal comportamento dei miei avversari. Questi sono i play off.”
Tutto vero, Melo lo ha fatto veramente e questo comportamento è stato la chiave della vittoria dei Nuggets.
I Jazz, distribuendo tiri e punti, hanno retto fin quasi alla fine, ottenendo dalla panca, grazie a Korver e Millsap, quell'apporto che Matthews e, soprattutto, Okur, partiti in quintetto, non riuscivano a dare, ma nell'ultimo quarto Melo ha accelerato senza neanche voltarsi, scavando un solco impossibile da colmare, con la collaborazione di J.R.Smith, autore di bel 18 punti (contro i soli 2 messi a segno nei primi tre quarti), glaciale sia dalla linea dei tre punti che da quella del tiro libero.
Smith ed Anthony si sono cercati molto bene, scambiandosi assist a ripetizione, facendo girar palla e compiendo ottime scelte di tiro, di fronte ad avversari che non avevano la possibilità di opporsi.
I Jazz ora dovranno ripartire dalla consapevolezza che per tre quarti e qualcosa sono riusciti a mettere in difficoltà gli avversari, ma onestamente servirà ben altro per portare a casa la serie. In primo luogo Boozer e Millsap si sono battuti con coraggio, limitando i danni contro i lunghi avversari, ma per vincere la serie i lunghi di coach Sloan dovranno vincere il confronto, non limitare i danni.
Il turco Memhet Okur avrebbe dovuto essere una delle chiavi tattiche della sfida, grazie alla capacità di allargarsi, aprendo spazi a Boozer, ma anche grazie alla stazza che gli potrebbe consentire di lottare sotto i tabelloni, invece è stato quasi impalpabile.
I soli 31 rimbalzi contro i 42 dei padroni di casa sono un chiaro indice della difficoltà sotto i tabelloni dei lunghi della squadra di Salt Lake City. Oltre al dominio di Carmelo Anthony, le due difese sono state in costante difficoltà , e le percentuali molto elevate stanno a dimostrarlo.
Se la situazione può anche andar bene ai Nuggets, che sembrano in grado di accelerare il ritmo per qualche minuto staccando gli avversari, la situazione non può assolutamente andar bene ai Jazz. Vediamo come Jerry Sloan, una vecchia volpe, l'allenatore che siede da più tempo su una panchina NBA (non ho fatto ricerche in proposito ma dubito esista qualcuno al mondo che sieda da più tempo su una panchina importante di uno sport professionistico qualsiasi) riuscirà a mettere una pezza a questa situazione, ma l'impressione è che sarà molto ma molto difficile per lui cambiare l'inerzia di questa serie.
Anche la panchina dei Nuggets infatti è sembrata più profonda e completa, grazie a giocatori come il tatuatissimo Anderse, il giovane Lawson e, soprattutto, un J.R.Smith decisivo nell'ultimo quarto. E, tutto sommato, per una volta credo si possa dire che una soddisfazione George Karl la merita in pieno.
Non me ne vogliano i tifosi dei Jazz, ma è difficile non tifare per un allenatore che si alterna fra sedute di chemioterapia ed il parquet, cercando di ottenere una vittoria ben più importante di una serie, fosse pure dei playoff NBA.