La difesa è sicuramente l'aspetto del gioco più difficile da quantificare per un giocatore NBA. Molte delle statistiche che dovrebbero far trapelare chi sia o meno un buon difensore, sono del tutto irrilevanti ai fini di una valutazione oggettiva, di quanto in realtà un singolo giocatore riesca a mettere in difficoltà il diretto avversario, non permettendogli di segnare.
Un esempio lampante sono le steals (palle rubate): se alla posizione numero uno di questa speciale classifica troviamo un più che discreto difensore, pur con grandi lacune nel contenimento 1v1, come Rajon Rondo, alla numero due c'è un giocatore che probabilmente non entra neanche nella top 20 dei difensori Nba, vale a dire Monta Ellis.
Il giovane Monta può contare su una rapidità di mano e di testa superiore rispetto alla maggior parte dei giocatori nella Lega, il che gli permette di intuire le linee di passaggio agevolmente, ma nel contenimento del diretto avversario è considerato un vero e proprio buco nero, un ectoplasma, completamente invisibile all'attaccante che facilmente lo può battere dal palleggio.
Altra statistica del tutto ingannevole sono le blocks (stoppate): il primo posto è affidato al probabile prossimo vincitore del titolo di Miglior Difensore dell'Anno, Dwight Howard, ma nelle prime 10 posizioni troviamo dei gronchi rosa che probabilmente sono in lista come Peggiori Difensori dell'Anno (forse esagero un po'), tra cui Pau Gasol, che quando decide di non difendere, potrebbe tranquillamente sedersi in panchina a guardare l'azione, il che non influirebbe minimamente sull'esito della stessa, e Brook Lopez che" beh, guardate il record dei Nets e fate le vostre considerazioni.
In questa stagione, la lotta per il titolo di Defensive Player of the Year sembra essere un affare tra due soli giocatori, che si contenderanno il premio tanto ambito: l'ala dei Los Angeles Lakers Ron Artest ed il centro degli Orlando Magic Dwight Howard.
Questi due mastini, completamente differenti per ruolo e stile di gioco, riescono ad influire all'interno della propria squadra ed ad essere decisivi soprattutto nella propria metà campo, più che in quella avversaria.
L'ex Rockets è stata una delle firme più discusse della free-agency di questa estate: è stato chiamato a sostituire un potenziale grande difensore come Trevor Ariza, forse ancora troppo acerbo per essere l'ala piccola titolare nonché principale stopper in una squadra da titolo, ed ha assunto questo compito come principale ragione di vita.
Non particolarmente interessato alla fase offensiva, dove comunque può produrre punti in doppia cifra, grazie soprattutto ai tiri presi dagli scarichi in angolo che gli mette a disposizione la Triple Post Offense, in difesa si incarica sempre di marcare il più forte attaccante avversario: può difendere agevolmente su quattro ruoli e, se i centri avversari sono degli under-size, anche su cinque.
Madre Natura ha dotato Ron Ron di un fisico molto possente che durante l'estate ha ulteriormente rinforzato in palestra. Questo gli ha tolto un po' di agilità e velocità ma gli ha permesso di poter contenere molto meglio i giocatori che lo portavano in post-basso o quelli con grande forza fisica, come 'Melo Anthony.
È sicuramente il miglior difensore sugli esterni e le ali della Lega, impossibile da battere in post, ha acquisito una tale conoscenza del gioco che anche quando viene battuto dal palleggio, riesce a recuperare da dietro, sporcando i possessi o recuperando palloni che sembravano ormai lontani dalla sua sfera di competenza. Anzi, c'è di più: sembra quasi preferisca farsi battere dal proprio diretto avversario per poi controllarlo, passando dietro.
Certo, nei recuperi sui tiri dagli angoli non è propriamente efficace, vista anche la sua non eccelsa velocità , ma fino ad ora si è dimostrato il rinforzo adatto per una squadra che nei Play-Off dovrà contenere attaccanti come Anthony, Durant e, probabilmente, LeBron.
La prima scelta del 2004 degli Orlando Magic è invece un atleta semplicemente pazzesco: 2,11 m per 120 kg, un fisico statuario ed una facilità di salto incredibile. Si è confermato miglior centro della Lega, senza mezzi termini l'uomo d'area più devastante di tutta la Nba. Se è vero che in attacco spesso fa ancora molta fatica, a causa di movimenti troppo scolastici e di un tiro dalla media neanche lontanamente accettabile, nella propria metà campo si fa perdonare per ogni suo errore.
Nella difesa sul diretto avversario può opporre chili e centimetri, oltre ad una velocità di piedi impressionante per un giocatore della sua altezza, ma la fase migliore del suo gioco difensivo è l'aiuto dal lato debole ed in generale, nell'area pitturata.
I suoi compagni sanno che basta contenere per uno o due palleggi con lo scivolamento l'attaccante diretto verso il ferro e portarlo tra le grinfie di Dwight, che con la sua prestanza oscura la vallata o stoppando il tiro, con la palla spedita direttamente in terza fila, oppure non permettendo un facile appoggio a canestro.
Se poi il compagno di squadra che deve compiere lo scivolamento si chiama Matt Barnes, allora l'unica soluzione per gli attaccanti è prendersi un arresto e tiro dai 4 o 5 metri oppure una tripla, perché il lavoro dell'ex Warriors sugli esterni, anche a livello psicologico, è qualcosa di superlativo, soprattutto in una squadra che può vantare in mezzo all'area Howard.
Ci sono poi una serie di giocatori, veri e propri scienziati della difesa all'interno del sottobosco Nba, che forse non vinceranno il titolo di Miglior Difensore dell'Anno, ma nelle rispettive squadre sono tanto importanti quanto le stelle con cui giocano.
Tra questi, menzione d'onore va, a mio parere, all'ex Biella Thabo Sefolosha. Lo svizzero ha capito che non sarebbe mai diventato il leader offensivo di una squadra, ha deciso così di rimboccarsi le maniche e mettere a disposizione tutto il suo talento nella fase difensiva. Per tutti gli esterni della Lega è un vero e proprio incubo, ha una velocità di piedi incredibile, nonché una tecnica sopraffina.
Se la squadra allenata benissimo da Scott Brooks si è rivelata la vera sorpresa di questa stagione, oltre all'esplosione dei vari Durant, Westbrook e Green, parte del merito va affidata anche all'ex Bulls, ormai inserito ad inizio anno nel quintetto titolare e più andatosene.
Simile a Sefolosha, ma con molta più esperienza alle spalle, è il dottore che insegna difesa nel sud degli USA, dalle parti di Houston, vale a dire Shane Battier.
Uscito dall'università di Duke come stella a livello offensivo, si è laureato dottore nel contenimento sugli esterni di tutta la Lega. Il suo punto di forza è la tecnica individuale; è meno atletico di quasi tutti i giocatori che deve marcare e l'età non è più verdissima, ma quando viene fronteggiato dall'avversario, sfodera il suo arsenale fatto di mano davanti al volto, continuo cambio di guardia e ricerca del pallone con il braccio di richiamo.
Impossibile non citare inoltre J-Smoove, al secolo Josh Smith, atleta incredibile e super-stoppatore, che se solo riuscisse a diventare più educato cestisticamente potrebbe veramente essere un giocatore che sposta gli equilibri nella sua Conference. Può cancellare completamente dal campo il suo avversario se solo è concentrato sulla partita, ma i cali di attenzione sono un difetto che non è ancora riuscito a superare, altrimenti staremmo parlando di un novello Garnett.
La lista potrebbe essere ancora lunga, tra i nomi più illustri che non ho menzionato c'è sicuramente quello di Kobe Bryant, per singolo possesso probabilmente il miglior difensore Nba o lo stesso Kevin Garnett che, nonostante l'età , è ancora il giocatore più importante dei bianco-verdi nella propria metà campo: sarebbe impossibile elencarli tutti, ma stiamo parlando di giocatori eccezionali, che magari non saranno mai osannati dal grande pubblico come le stelle offensive di questa Lega, ma all'interno di una squadra rivestono esattamente la stessa importanza dei loro più celebri compagni.