Animali da Playoff

Derek Fisher, decisivo nel titolo 2009 dei Lakers

I Playoff sono da sempre il palcoscenico che le star NBA calcano per mostrare il loro meglio con il solo obbiettivo di vincere il titolo.

Nei Playoff ogni possesso può essere decisivo per cambiare l'inerzia di una partita e di una serie. Nei momenti decisivi gli allenatori si affidano a chi può dare loro le migliori garanzie sia in attacco che in difesa e spesso è successo che giocatori non di primissimo piano risultassero decisivi per la vittoria di una serie o di un titolo.

Accanto alle stelle devono esserci giocatori solidi che fanno la differenza nelle piccole cose anche senza essere i top scorer della squadra. Il giocatore per eccellenza di questo tipo è stato Robert Horry che ha vinto con qualunque squadra abbia giocato, escluso Phoenix, risultando decisivo in ogni titolo con giocate difensive e tiri segnati allo scadere.

Alcuni giocatori, in definitiva, passano le regular season come se fosse una preparazione dei Playoff dove possono finalmente mostrare il loro meglio.

Derek Fisher

Come dimenticare il tiro a 0.4 secondi nella sfida tra i suoi Lakers e gli Spurs, gara 5 della serie del 2004. Fisher risponde ad un canestro impossibile di Duncan con un altro canestro altrettanto impossibile. I Lakers vincono la serie con gli Spurs, detentori del titolo, ma si devono arrendere ai Pistons di Billups, Hamilton, Prince e dei Wallace, nonostante la presenza in squadra di due veterani come Malone e Payton arrivati per dare una mano a O'Neal e Bryant.

Nel 2004 Fisher lascia i Lakers e firma un contratto più reditizzio con Golden State ma dopo due stagioni deludenti passa ai Jazz dove ritrova i Playoff. I Jazz arrivano fino alla finale di Conference ma si devono arrendere ai futuri campioni di San Antonio.

Fisher, nonostante la malattia della figlia, ricoverata a New York, lo costringa a frequenti viaggi, riesce a lasciare il suo segno anche in questa stagione. Di fronte Baron Davis e gli ex compagni dei Warriors reduci dall'upset sui favoritissimi Mavericks.

Durante gara 2 Fisher arriva direttamente dalla costa Est in aereo entrando nell'arena di Salt Lake a terzo quarto iniziato. Coach Sloan gli affida la marcatura di Davis e Fisher risponde limitandolo nei momenti chiave del finale e mettendo una tripla che chiude la partita nel supplementare.

Per rimanere più vicino alla famiglia Fisher rinuncia al contratto con i Jazz e torna ai Lakers. Nonostante l'età  e le difficoltà  nella marcatura di avversari più giovani e più veloci Fisher ha lasciato il suo segno anche nel titolo 2009.

Nella decisiva gara 4 ad Orlando Fisher ha segnato il suo primo canestro da tre dopo svariati errori a 4.6 secondi dalla fine portando il punteggio in parità . Non contento si è ripetuto nel finale dell'overtime mettendo la tripla della sicurezza.

Non a caso Fisher è l'unico giocatore con Bryant vincitore di tutti e quattro i titoli con Phil Jackson ai Lakers. Bryant si fida di lui più che di chiunque altro in squadra e Fisher difficilmente delude.

A 36 anni l'esperienza è la dote più apprezzata di Fisher che nella decade 2000-2009 è stato il giocatore con più gare di Playoff giocate (149) e decimo per minuti complessivi (4,221). Decisivo nei Playoff in vari momenti le Finals sembrano dargli una carica e una sicurezza ancora maggiore.

Le statistiche parlano del terzo giocatore per triple complessive segnate nelle Finals (41), solo una in meno di Jordan, per il secondo posto assoluto dietro Horry. Anche per percentuale da tre nelle Finals (46,1%) Fisher si piazza al secondo posto dietro solo Ray Allen, che però ha giocato un sola serie finale a differenza delle cinque giocate da Fisher.

Ron Artest

Ormai da più di dieci anni nella NBA Ron Artest non è mai stato in una squadra da titolo e la possibilità  di giocare nei Lakers è la vera occasione della carriera per una seria corsa all'anello.

Giocatore completo in grado di finire stagioni con venti punti di media a partita, Artest è considerato dai suoi stessi colleghi il miglior difensore della lega. I suoi atteggiamenti dentro e fuori il campo ricordano il Dennis Rodman versione Chicago Bulls.

Come Rodman con Jordan anche Artest gioca al fianco di una super star come Bryant in un sistema collaudato e con lo stesso allenatore, Phil Jackson.

Anarchico in un sistema di gioco che si basa sulle spaziature e sull'ordine, Artest è stato inserito per dare solidità  alla fase difensiva dei Lakers essendo in grado di occuparsi dell'esterno più pericoloso avversario per far riposare Bryant ma anche di difendere su qualsiasi ala.

Artest è nettamente il miglior difensore sulla palla della NBA, sia in situazione statica che dinamica. Meno efficace lontano dalla palla, sugli aiuti o nelle rotazioni, in una difesa come quella Lakers di alto livello solo quando stimolata Artest ha il compito di alzare il livello d'intesità  coinvolgendo così anche i compagni già  nella metà  campo difensiva.

Non secondario il fatto che Bryant non si troverà  di fronte l'avversario che lo ha messo più in difficoltà  negli ultimi anni, preservando così preziose energie per le partite decisive per il titolo.

Jason Terry

Se vi chiedete qual è l'unica squadra che negli ultimi dieci anni ha ottenuto sempre almeno cinquanta vittorie in regular season la risposta è Dallas.

Legata ormai indelebilmente a Nowitkzi, il giocatore che oltre al tedesco è il simbolo dei Mavs d'inizio millennio è sicuramente Jason Terry.

Uno dei pochi reduci della sfortunata squadra che perse le finali del 2006 assieme a Nowitkzi e Dampier, Terry è ormai da anni il sesto uomo anche se le cifre e il contratto parlano di un giocatore da quintetto. In una squadra che può schierare oltre a Nowitkzi anche Butler, Kidd e Marion, Terry rimane il secondo giocatore di riferimento in attacco.

La sua capacità  di uscire dalla panchina e di produrre punti non è seconda a nessuno ed è uno dei motivi principali delle ottime stagioni dei Mavs negli ultimi anni. Specialista del tiro da tre Terry ha chiuso la sua prima esperienza nei Playoff al suo primo anno a Dallas con un sontuoso 49% da oltre l'arco.

Con l'arrivo di Butler e Haywood Dallas ha la miglior squadra per primi sei della rotazione dopo i Cavs e i Lakers. Le rinnovate ambizioni di titolo hanno riportato Dallas tra le primissime ad Ovest dove lotta con Denver per i secondo posto assoluto. Butler sembra più solido sia in difesa che in attacco di Josh Howard e Haywood è un'altra alternativa a Dampier come centro.

Gli innesti di Febbraio hanno migliorato la squadra ma potendo contare sull'esperienza di Kidd e l'efficacia offensiva di Nowitkzi il vero termometro dei Mavs sarà  Terry. La sua capacità  di alzare il ritmo della partita è fondamentale quando Nowitkzi riposa in panchina.

Anderson Varejao

Con il ritorno di Ilgauskas il reparto lunghi dei Cavs è talmente affollato e completo che coach Brown dovrà  fare delle scelte che scontenteranno qualcuno. Tutti hanno mostrato di poter giocare e contribuire.

Jamison è il fattore offensivo che mancava, O'Neal è stato acquisito per dare un gioco in post basso credibile, Hickson porta fisicità  e atletismo, Ilgauskas è l'unico rimasto da quando James è in squadra ma Varejao è il lungo di cui Brown si fida maggiormente.

Anche Varejao parte dalla panchina ma non ha partilari doti offensive che ne giustifichino un utilizzo costante. Vive degli scarichi di James e dei rimblazi.

Quello che rende Varejao indispensabile è la sua difesa. Per energia e duttilità  è il miglior lungo difensivo della NBA, probabilmente in situazioni di raddoppio e di rotazioni è più efficace di Artest anche se la sua propensione ad accentuare i contatti, dovuta ai trascorsi FIBA, non lo rendono sempre credibile agli occhi degli arbitri.

Nonostante la presenza sia di O'Neal che di Ilgauskas il quintetto Cavs più efficace sembra essere quello in cui Varejao gioca da centro e James da ala grande. L'arrivo di Jamison è un tentativo di allungare una coperta che fino alla scorsa stagione era troppo corta anche se è probabile che nei momenti decisivi dei Playoff Brown si affiderà  al quintetto leggero con Varejao da centro pronto a chiudere qualunque buco difensivo e a buttarsi su qualsiasi rimbalzo difensivo e offensivo.

Michael Pietrus

Arrivato ai Magic la scorsa stagione in sordina si è dimostrato uno degli acquisti più azzeccati tra quelli non di primissima fascia. Nel sistema di gioco dei Magic si è inserito perfettamente. In attacco è un buon tiratore perimetrale e in difesa è lo specialista a cui vengono affidate le stelle avversarie.

La partenza di Turkoglu doveva concedergli la partenza in quintetto e un minutaggio maggiore ma l'arrivo di Barnes ha riportato la situazione dell'anno precedente. Sicuramente nei Playoff Pietrus avrà  più responsabilità , difficilmente Reddick sarà  utilizzato così tanto visto che non è sempre affidabile in difesa, dove il francese può dare una mano a Barnes nelle staffette contro i vari Pierce, Johnson e James.

Apprezzato per la difesa, Pietrus in attacco non danneggia affatto la squadra. Anche se il gioco dei Magic non spinge sempre sull'acceleratore e limita le doti atletiche del francese, il sistema di gioco all'europea basato sul "penetra e scarica" è adatto alle sue doti da tiratore.

Manuel Ginobili

Come nel caso di Terry, anche Ginobili è un giocatore da quintetto che parte da sesto uomo a cui è affidato il compito di sostenere la squadra quando i titolari rifiatano in panchina. La fiducia che ora Ginobili gode da parte di Popovich è cresciuta nel tempo e negli anni l'argentino è diventato l'uomo a cui si affidavano gli Spurs nei possessi decisivi, più di Duncan, più di Parker.

A differenza di Terry, vincitore di un titolo nazionale NCAA ma sfortunato da pro, Ginobili ha vinto con ogni squadra con cui ha giocato. Eurolega e Campionati con la Vitus Bologna, oro olimpico con la nazionale e tre titoli con San Antonio.

Popovich lo descrive come l'uomo più competitivo con cui abbia mai avuto a che fare e Ginobili si è calato perfettamente nell'ambiente Spurs. Oggi che Duncan è in difficolà  e Parker è spesso fuori per problemi fisici, Ginobili sta prendendo le responsabilità  che devono essere prese da un leader.

Negli anni, causa anche di molteplici infortuni, durante la regola season non ha mai mostrato tutto il potenziale con continuità , quasi a risparmiarsi per i Playoff dove conta solo vincere e dove ha dimostrato di fare la differenza. Ginobili aggiunge imprevedibilità  ad un attacco strutturato come quello degli Spurs e risulta essere la variante incalcolabile che sposta la bilancia dalla loro parte.

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