Mikko Koivu è uno dei protagonisti dei Minnesota Wild di questa stagione
È uno spasso gironzolare a casaccio nell'area urbana rappresentata dalle città di Minneapolis e St. Paul, le Twin Cities (città gemelle). Le due metropoli sono unite l'una all'altra, ma anche senza guardare i cartelli, è piuttosto facile indovinare in quale ci si trovi.
Minneapolis, la più grande, possiede strade molto larghe, la cui disposizione rende semplice l'orientamento, e un'architettura moderna. St. Paul, la capitale dello Stato del Minnesota, si contraddistingue invece per una rete piuttosto intricata di vie molto più strette, e diversi quartieri vantano edifici di epoca vittoriana molto ben conservati.
Ciò che a prima vista sembra una tranquilla convivenza a braccetto, nasconde invece una rivalità storica radicata in diversi settori. In molti casi, per esempio, per non fare torto a nessuno si è deciso di raddoppiare gli sforzi. E così, entrambe le città hanno un campus dell'Università del Minnesota, e quando nel 1915 St. Paul costruì la sua imponente cattedrale, Minneapolis seguì a ruota con un altrettanto maestosa basilica. I censimenti dei primi anni del XX secolo si trasformavano in una battaglia all'ultimo abitante per fregiarsi del titolo di centro più popoloso.
L'Xcel Energy Center, la casa dei Minnesota Wild, si trova a St. Paul. Fondati nel 2000, i Wild hanno preso il posto nel cuore degli appassionatissimi tifosi locali (una discreta porzione della popolazione degli Stati del nord ha origini scandinave e segue con grandissimo interesse l'hockey su ghiaccio) dei Minnesota North Stars, che giocarono a Bloomington tra il 1967 e il 1993 prima di trasferirsi al caldo del Texas e diventare i Dallas Stars.
Considerato che Bloomington è un sobborgo delle Twin Cities, Minneapolis-St. Paul è una delle tre aree urbane al momento rappresentate sulla cartina geografica della NHL che nel corso della storia hanno dovuto salutare una franchigia, per poi accoglierne una nuova anni dopo. Le altre sono Denver, che nel 1982 disse addio ai Colorado Rockies, diventati i New Jersey Devils, e salutarono i Colorado Avalanche quattordici anni dopo, e Atlanta, che si godette una franchigia tutta sua, i Flames, per otto soli anni, prima di vederla trasferirsi a Calgary nel 1980.
I Minnesota Wild, che, opinione personale, vantano forse il logo più riuscito dell'intera Lega (un paesaggio forestale o un orso inferocito, secondo come lo si guarda), dalla loro nascita sono stati molto convincenti, considerato che sono soltanto al decimo anno di vita. È vero, altre franchigie "giovani", come i Tampa Bay Lightning e gli Anaheim Ducks, hanno una Stanley Cup in bacheca, ma la squadra ora affidata a Todd Richards dopo i primi due campionati di assestamento hanno concluso tutte le sei stagioni successive con più vittorie che sconfitte, dimostrando quindi bella continuità .
Nel 2003, addirittura, eliminarono i Colorado Avalanche e i Vancouver Canucks dopo essere stati sotto in entrambe le serie per 3 a 1, prima di essere fermati nella finale della Western Conference dall'altra grande sorpresa della stagione, gli Anaheim Mighty Ducks, che poi persero la finalissima contro i New Jersey Devils.
Quest'anno, il primo senza papà Jacques Lemaire, la stagione è stata una delusione. Il nuovo allenatore Todd Richards ha cercato di introdurre un cambio radicale di mentalità , passando da un modulo ultradifensivo a un gioco più di manovra, più portato a offendere. Paradossalmente, però, ha cercato di praticarlo con una rosa di giocatori che per caratteristiche sarebbero stati molto apprezzati dal suo predecessore, attaccanti come Antti Miettinen, Mikko Koivu e Andrew Brunette, bravi all'attacco, straordinari nella fase difensiva. L'unico che avrebbe potuto divertirsi un mondo nei Minnesota Wild nuovo formato sarebbe stato Marian Gaborik, ma ha portato le sue reti a Manhattan, e il suo sostituto, Martin Havlat, è stato a lungo in infermeria.
Il progetto, in ogni caso, sembra essere valido. Lo Stato del Minnesota ha grande voglia di hockey, che questi primi dieci anni di Wild non hanno ancora sfamato, dopo i sette di digiuno seguiti al trasferimento a Dallas dei North Stars. E in caso di trionfo, potete esserne certi: Minneapolis e St. Paul metteranno da parte le rivalità e si uniranno come un'unica, grande città pazza di gioia.
E alle Twin Cities termina anche il nostro lunghissimo viaggio, partito il 17 settembre da Edmonton. Abbiamo parlato di tutto, ma proprio di tutto, dagli squali della baia di San Francisco al musicista jazz William Christopher Handy. Ma soprattutto, e ci mancherebbe altro, abbiamo parlato di uno sport magnifico, l'hockey su ghiaccio. Noi ci siamo divertiti. Speriamo anche voi.
Ma il vero divertimento inizia adesso. Buoni Play Off a tutti!