Tony Gwynn: 19 anni di carriera, tutti nei Padres
Avete presente il tipico fuoriclasse degli albori del baseball? Media battuta stratosferica, pochi homerun ma numero irrisorio di strikeout. Questo quando il livello medio di lanciatori e difensori era decisamente inferiore e c'era molta più possibilità di arrivare in base. Certo, oggi è diverso: il livello tecnico è più alto, le medie battuta sono calate, si va ordinariamente strikeout cento volte l'anno ma si parla comunque di ottima stagione… eppure un uomo ha acceso la macchina del tempo e ci ha riportato ai fasti di una generazione in cui i campioni di allora scommettevano coi compagni di squadra in quale fazzoletto di terra avrebbero battuto contro quel preciso lanciatore, e il problema non era colpire il lancio (qualsiasi esso fosse), ma solo farlo bene. Quest'uomo si chiama Tony Gwynn, e proprio pochi giorni fa (ieri, nel momento in cui scrivo) è stato ammesso a pieni voti e di diritto nell'olimpo del baseball, la Hall of Fame.
Chi era Tony Gwynn? Un “Natural”, un campione-nato come nel film con Robert Redford? Un fenomeno sportivo di quelli che ne nascono ogni morte di papa? Sicuramente. Aveva una vista ed una coordinazione oculo-manuale fuori del comune, e non tralasciamo che lo stesso giorno in cui fu scelto dai Padres nel terzo turno del draft 1981, fu anche preso dai San Diego Clippers, squadra di NBA, nel decimo turno del draft, in quanto ottimo giocatore di NCAA (Basket Collegiale) e recordman di assist per la squadra della San Diego State University… scelse però il baseball, e sappiamo quanto giusta fu quella decisione.
Quindi, Gwynn è solo un talento puro, nato per lo sport e per giocare a baseball? La risposta è semplice: NO.
Il talento non è nulla se non è ben usato e coltivato, e questo Tony lo sapeva benissimo.
Egli infatti era un assiduo studioso del suo swing e della sua tecnica, lavorava incessantemente nel costante tentativo di migliorarsi, guardando ore e ore di videotape.
E' stato uno dei primi giocatori a fare intenso uso di materiale video per analizzare i suoi turni in battuta, e correggere eventuali imprecisioni. Durante i suoi primi anni a San Diego i suoi compagni di squadra lo soprannominarono “Captain Video”, per la sua enorme videoteca costituita da centinaia e centinaia di apparizioni al piatto. Comprò per cinquecento dollari uno dei primi VHS sul mercato, nel 1983. Dieci anni dopo, ne investì centomila per installare nel clubhouse dei Padres una struttura all'avanguardia per la proiezione e l'analisi di centinaia di ore di turni in battuta.
Quindi talento, sì, ma anche tanta fatica e lavoro.
Gwynn studiava meticolosamente ogni aspetto del suo hitting. Aveva mani piccolissime, e batteva con mazze altrettanto piccole e leggere, scelte direttamente alla “Hillerich&Bradsby”, dove si fabbricano le celebri Louisville Slugger.
Le sue mazze avevano misure da Little League: 32 pollici e mezzo di lunghezza per 31 once di peso. Una mazza così leggera e maneggevole gli permetteva di avere un totale controllo del suo swing, e raggiungere qualsiasi lancio.
Altro aspetto molto studiato da Gwynn era la sua stance (posizione di battuta: chiusa, aperta, parallela…). Si preoccupava molto di battere nel campo giusto i lanci, e le sue hitting chart sono le più uniformi che possiate vedere: batteva ovunque, tanto sul proprio lato che su quello opposto, che fa dannare non pochi battitori.
Un giorno infatti Gwynn notò che c'era qualcosa che non andava nello swing di Greg Vaughn, che attaccava troppo i lanci, rendendosi vulnerabile alle palle esterne. Così gli mise una palla su un Tee, sul punto più arretrato del piatto e gli disse “Batti questo”; “E' troppo arretrato” rispose Vaughn; “No, non lo è”. Quella fu la migliore stagione di Greg Vaughn, che finalmente cominciò a battere homerun anche in campo opposto, totalizzandone ben 50 a fine stagione.
In più, Gwynn aveva un importante dono naturale per un battitore: una vista eccezionale, che gli permetteva di vedere cose che gli altri battitori non percepivano. Non solo era in grado di vedere l'impugnatura del lancio attraverso il guanto del lanciatore o nel momento in cui la mano ne usciva, ma sapeva analizzare la rotazione delle cuciture della palla, e calcolare di conseguenza la traiettoria, tutto in una frazione di secondo!
Una vista simile non si vedeva dai tempi di un altro maestro della battuta: Ted Williams. Egli diceva che la 4-seam fastball, nel momento in cui viaggiava dalla mano del lanciatore al guanto del catcher, fosse tutta rossa, mentre la 2-seam bianca con due strisce. Si dice anche che fosse in grado di leggere l'etichetta di un disco in vinile mentre girava velocissimo sul giradischi… ecco che campioni nascono quando ad uno straordinario talento si uniscono grande intelligenza e tanto lavoro e dedizione.
Gwynn indirizzava le sue immense qualità verso un solo fine: colpire la palla ed arrivare in base. Egli era un grande battitore di singoli, diceva infatti: “Scopo del battitore è colpire la palla, e se cerchi il singolo la colpisci più spesso che cercando l'extra-base hit”.
Mirava sempre a quello che chiamava il “5.5 hole”, il “varco 5.5”, situato tra terza base (numero 5 nei boxscores) e interbase (numero 6). Situazione ancor più complessa considerando che Gwynn era un battitore mancino, e battere in campo opposto è in teoria più complesso… ma non per lui ovviamente.
Grazie a questa “Filosofia del Contatto”, Gwynn mise su statistiche decisamente fuori moda, degne di un Ty Cobb o un Nap Lajoie, che giocavano qualche annetto prima di lui…
Ecco appunto qualche cifra, corredata da raffronti coi nostri tempi e coi campioni di un secolo fa:
– Media battuta in carriera: .338… Ad oggi anche essere sopra il .310 è un evento. Questa media lo posiziona come diciassettesimo di tutti i tempi, e tra questi solo Tony Gwynn e Ted Williams hanno giocato negli ultimi ottant'anni.
– Media battuta tra il 1993 e il 1997: .368, neanche Williams battè tanto per cinque anni consecutivi.
– Media battuta superiore al .300 per diciannove anni consecutivi. Meglio solo Cobb.
– Ha chiuso la stagione 1994 nel mese di Agosto (a causa del famigerato sciopero) a quota .394, battendo in quel mese .475 e proiettato a raggiungere una media battuta stagionale superiore ai .400, cosa che non accadeva dal 1953 col .406 di Ted Williams.
– Nella sua ultima stagione, nel 2001, ha battuto .324 anche se in soli 102 turni in battuta. Non ci sono dubbi che la media sarebbe stata alta anche in 500 AB. Se gli infortuni non gli avessero impedito di continuare, sicuramente sarebbe stato in grado di giocare per molti anni ancora.
– Ha vinto otto Batting Titles (media battuta più alta della stagione). Quanto Honus Wagner (record per la National League) e superato solo da Ty Cobb.
– Ha battuto la sua valida numero 1000 contro Nolan Ryan.
– Nella sua carriera ha subito solo una volta tre strikeout in una partita.
– Inoltre, è andato strikeout 434 volte in 19 anni, una media di 22,84 a stagione. Il suo “anno nero” fu il 1988, in cui fu messo strikeout addirittura 40 volte… nel 1995 invece subì 15 strikeout, pressapoco quanti ne prendeva McGwire in un paio di settimane.
Numeri questi che ai giorni nostri si vedono molto raramente, e rendono Gwynn un “anacronismo” quanto mai positivo, un giocatore che sovverte la naturale tendenza degli ultimi anni, facendo solo ciò che dovrebbe fare ogni buon battitore: colpire la palla.
Gwynn poi fu anche un eccellente esterno destro, tra i migliori degli ultimi anni. Ha vinto cinque Gold Glove tra il 1986 e il 1991 (mancando solo il 1988), ed è stato uno dei più bravi ad eliminare in seconda base i corridori che giravano la prima in cerca di un'extra-base, caratteristica saliente di chi gioca nella sua posizione, arrivando in una partita contro i Mets ad eliminare in seconda su outfield assist ben tre corridori in cinque inning. Cose che non si vedevano dai tempi di Willie Mays.
La carriera di Gwynn fu purtroppo minata da qualche infortunio di troppo e da un dannato sciopero, che gli impedirono di giocare tanto quanto avrebbe meritato: “solo” 3141 valide in carriera per lui, contro le 4000+ di Cobb e Rose.
A tal proposito c'è un gustoso aneddoto, che è anche la storia della sua prima valida in MLB: era il 19 Luglio 1982, si giocava Padres-Phillies al Jack Murphy Stadium. Un rookie di nome Tony Gwynn al piatto contro Sid Monge, un buon rilievo; 1-1 il conto: Monge lancia una curva per portarsi in vantaggio, e poco dopo Gwynn è in seconda base grazie ad un bel doppio. In quella partita il prima base dei Phillies era Pete Rose, che inseguiva il primato di valide in carriera di Ty Cobb… Rose, probabilmente colpito dal meraviglioso swing di Gwynn, trotterella verso la seconda, con un beffardo sorrisetto guarda Gwynn e gli fa “Ragazzo, non raggiungermi nel giro di una serata, eh?!?”, gli stringe la mano e torna alla sua posizione. Poche cose hanno mai colpito Gwynn come questo avvenimento, fu per lui una frase “pesante come un sacco carico di mattoni”.
Altro fattore limitante è stato giocare in una squadra poco competitiva. Comunque ha disputato due World Series (entrambe perse) nel 1982 contro i Tigers e nel 1998 contro gli Yankees. Memorabile il pomeriggio prima di Gara-1, in cui Gwynn, emozionato per il fatto di giocare finalmente allo Yankee Stadium, visitò il Monument Park porgendo omaggio alla placca di Babe Ruth. Quella sera avrebbe battuto un homerun nell'upper-deck, totalizzando poi un ottimo 8 su 16 in quelle serie, che però gli Yankees vinsero agevolmente in quattro partite.
Se mai ce ne fosse bisogno, l'anello di campione del mondo è forse la ciliegina sulla torta che è mancata a Gwynn per coronare una grande carriera. Ma il fatto di averci riportato ad altri tempi con il suo approccio umile e concreto al baseball, di averci fatto vedere uno swing di meravigliosa bellezza, di aver mostrato quanto l'impegno e il lavoro paghino, di essere stato la quint'essenza del battitore di contatto nell'era del fuoricampo, è forse il coronamento più grandioso che si possa sognare.