Spurs: il momento della verità 

Manu Ginobili sta attraversando un periodo di forma smagliante…

Manu Ginobili esegue il mortifero step-back e infila la retina da 7 metri e mezzo, George Hill penetra e va deciso a canestro, Richard Jefferson schiaccia in campo aperto, Matt Bonner segna una tripla dopo l'altra.

Sono le lucenti polaroid di una stagione non troppo brillante ed ancora nebulosa se si spostano le coordinante verso i caldi mesi a seguire. San Antonio c'è ma deve ancora capirlo fino in fondo e soprattutto deve convincersi di esserlo.

Dopo la discontinua e abituale tourneè lontano dal Texas (4-4), gli Spurs hanno inanellato una positiva striscia di prestazioni e vittorie con l'unico neo dell'infortunio di Tony Parker, protagonista di una delle più sfortunate stagioni della sua carriera.

Con l'assenza del play franco-belga, Popovich si è visto vaporizzare la rotazione che aveva in testa e ha dovuto ripiegare verso una line-up che non aveva previsto spostando Manu Ginobili da 6° uomo di lusso a titolare nello spot di play.

Sicuramente non è stato un male.
L'affiatamento e la confidenza con il quale Ginobili ed Hill condividono le posizioni del back-court mascherano le tante qualità  che Parker porta su un campo da basket. Il sophomore da IUPUI è molto più responsabilizzato nel portare palla (vedremo in seguito le cifre) mentre l'argentino è immerso nella stagione più creativa della sua carriera garantendo assist sia per i affamati di pick 'n roll (Blair e McDyess) che per i tiratori dall'angolo (Mason e Bonner).

Delle 11 partite che sono seguite al Rodeo Trip, San Antonio ha centrato 9 vittorie con 2 sconfitte a Houston e Cleveland (senza Lebron James). Molto significativa l'affermazione sui Phoenix Suns in una partita di puro stampo play-off che ha però evidenziato ancora una volta di più la cronica allergia nel difendere gli ostici ed efficaci giochi a due tra Nash e Stoudemire.

Una vittoria sudatissima, di cuore e con qualche fortunata stella (vedi schiacciata in campo aperto sbagliata da Richardson) che ha sorriso ai texani che sono riusciti nell'impresa di eludere i 41 punti di Stoudemire con la miglior gara in maglia Spurs di Richard Jefferson e con un Duncan imperiale (nella metà  campo offensiva).

Sotto una lente diversa va vista la sconfitta a Cleveland. Senza Lebron è stata una brutta occasione buttata al vento, nonostante una discreta partita offensiva ma controbilanciata da una modesta esecuzione nel finale con tiri perfettamente costruiti e puntualmente sbagliati.

Il solo Roger Mason ha fallito 5 delle 8 triple con almeno due metri di spazio e campo libero davanti a sé. Tutti tiri costruiti magistralmente da Ginobili che in questa gara (38 pts) ha fatto vedere sprazzi del vintage Manu.

Di seguito a questa sconfitta, tre facili vittorie contro avversarie modeste e dalle ambizioni smarrite e tutte tenute sotto i 90 punti. Statistica vitale per i San Antonio Spurs che quando riescono a limitare l'attacco degli avversari al di sotto di questa cifra hanno vinto 17 volte su 17.

Il mistero Richard Jefferson

A San Antonio c'è chi ci crede ancora.
Lo fa (forse) per necessità  o perché fa parte di quel circolo di intramontabili ottimisti ma è fuori di dubbio che la stagione di Jefferson è stato finora assai deludente.

Il calo di cifre era stato ampiamente previsto. Passare dall'essere la prima e seconda scelta offensiva di una squadra (i Bucks) alla ricerca di un equilibrio verso una che ha Parker, Duncan e Ginobili nel proprio roster, non poteva che far scendere drasticamente la produzione offensiva del prodotto di Arizona.

Il problema non sono i suoi discontinui ventelli.
La preoccupazione non troppo nascosta di Popovich risiede in quello che fa nell'altra metà  campo, dove Jefferson non si è dimostrato all'altezza come sostituito di Bruce Bowen, assioma principale del progetto (costato parecchio) estivo di portare ad Alamo City, l'ex Nets.

Che non fosse Bowen, lo si era notato ampiamente nei suoi 8 anni di militanza NBA ma la opaca, discontinua e perdurante "poca difesa" è stata una terribile scoperta per Popovich, RC Buford e tutta la dirigenza si San Antonio. Se poi ci aggiungiamo l'evidente difficoltà  nell'entrare nei giochi offensivi, resta un progetto ancora in alto mare.


NETS 07/08 BUCKS 08/09 SPURS 09/10
Pts 22.6 19.6 11.9
FG att. 16.2 14.9 9.5
Inside (%) 38% (60.1) 27% (56.9) 31% (65.2)

Ciò che rende ancora ottimisti i tifosi degli Spurs, ed in particolare quelli di RJ, resta la sua proverbiale e decisa volontà  nell'attaccare il ferro. E' la principale situazione dove si intravedono i risvolti positivi che Jefferson può dare a questa squadra.

Attaccare il ferro sfruttando i quintetti piccoli e la pericolosità  dall'arco dei tiratori di San Antonio. Rispetto alla stagione disputata a Milwaukee, la percentuale di situazione "inside" è aumentata sia da un punto di vista distributivo (+4%) ma soprattutto come efficacia (+7.8%) anche se continua ad affidarsi un po' troppo al suo jumper che converte con un mediocre 42% reale.

La discontinuità  sta accompagnando la sua stagione. Si passa da ventelli in pantofole a partite con un numero esiguo di tiri, pochi punti e pochissimo coinvolgimento. Prima dei 37 punti segnati nelle vittorie contro Wolves e Clippers, RJ era riuscito a mettere a referto due gare con 3 punti e 16 rimbalzi complessivi.

In netto miglioramento la percentuale ai liberi. 82% nelle ultime 14 partite giocate.
Il tempo degli esperimenti, che nel mondo dei nero-argento si traduce con "regular season", sta per finire. I playoff sono in arrivo. Richard Jefferson anche (si spera).

Il vecchio Ginobili ed il nuovo Hill

I capelli sono sempre meno. L'esplosività  si è persa insieme ai tanti infortuni che lo hanno limitato negli ultimi anni. Le sue percentuali sembrano in calo ma Manu Ginobili è ancora un giocatore capace di spostare gli equilibri di una partita, di una stagione, di una squadra e forse anche di una Conference.

L'età  avanza ma l'argentino ha ancora tanta grinta, classe e tenacia da vendere. I 38 punti di Cleveland ne sono una dimostrazione, i quasi 7 assist di media nelle ultime 8 gare un'ulteriore salto di qualità  come passatore, dote in quale è sempre stato sottovalutato.

E' uno dei pochi giocatori della NBA capace di sfiorare un "quarantello" giocando principalmente per la squadra. L'assenza di Parker gli ha regalato quel quintetto che ha sempre rifiutato (d'accordo con le scelte di Popovich) alterando l'unica certezza (partire come primo cambio) che c'era nel mezzo dei mille quintetti provati da Popovich in questa stagione.

Il minutaggio, nelle 4 partite da starter, non è cambiato ma ciò è dipeso essenzialmente dal basso livello delle avversarie affrontate.

Chi invece non ha problemi di minutaggio e di energia da spalmare e conservare è George Hill, la vera sorpresa (relativa per chi ha sezionato attentamente il suo 1° anno) di questa stagione dei San Antonio Spurs.

E' il giocatore più utilizzato da Popovich ed è contemporaneamente quello più "amato" dallo stesso allenatore dei nero-argento che dopo averlo svezzato alla sua maniera lo scorso anno, ora si ritrova tra le mani un giocatore già  modellato ad arte per il suo sistema e per il futuro della franchigia.

Il dopo-Duncan è una pianura immersa in una nebbia fitta ma Hill occuperà  sicuramente uno dei 5 posti nel quintetto dei prossimi San Antonio Spurs. Il merito principale di George Hill è stato quello di resistere e contemporaneamente apprendere al primo anno di militanza-Popovich. Ha dimostrato carattere senza quella voglia di farlo notare, è migliorato dopo un estate passata ad allenarsi duramente nel suo Indiana ed è tornato nel camp di San Antonio con un vestito tecnico che è subito piaciuto al palato fino ed esigente dell'allenatore.

Dopo un inizio brillante, la definitiva consacrazione con la promozione in quintetto. Da quando parte titolare, le cifre ed il suo impatto emotivo sono lievitati di pari passo. 16 punti di media in quasi 35' di utilizzo con la recente scoperta di essere anche un assist-man (aspetto dove può ancora progredire). 19 assist e 2 palle perse nelle ultime 2 vittorie.

L'estate dei free agent (con il rischio di perdere Ginobili) può essere vista con minor preoccupazione, vista la continua ascesa dell'uomo che ha messo sulla mappa cestistica, l'impronunciabile università  dell'IUPUI (Indiana University-Perdue University Indianapolis).

Supporting (rollercoaster) cast

Essere continui con il pane quotidiano che ti fornisce Popovich, è un'impresa mica da ridere. Chiedere a Matt Bonner, Keith Bogans e Roger Mason per delucidazioni.

La (parziale) scusante di Bonner risiede nell'infortunio (uguale a quello subito da Parker) che ha bloccato la sua perfida mano per un mese e 16 partite consecutive. Dopo un lentissimo recupero (2.5 pts nelle seguenti 15 gare), "Red Rocket" ha ritrovato ritmo e conseguentemente minuti, segnando quasi 12 punti a gara in 19' con il 50% da 3.

Il rapporto tra Roger Mason e la pazienza di Popovich è ormai ai titoli di coda con la scritta "The End" in arrivo. Neanche il giocatore nativo di Washington si rende conto di quanto sia importante il suo tiro nell'economia dell'attacco dei San Antonio Spurs. Il problema è che quest'anno quel tiro non è mai entrato quanto contava.

La difesa di Keith Bogans è uno dei tanti elementi messi a fuoco nella lente d'ingrandimento di questa strana stagione. Difensivamente è il migliore degli Spurs (dove sei Duncan?) ma ciò che fornisce nella metà  campo difensiva non vale le troppe giornate a vuoto nei 14 metri offensivi.

Nelle ultime 19 giocate (a quasi 20' di media) in più della metà  delle gare è uscito senza aver siglato un singolo punto. Difensivamente non vale ciò che toglie in attacco. Un po' sopravvalutato ma ancora fondamentale per il sistema Spurs.

Coming Soon

Il rush finale dei San Antonio Sprus è da brividi. Fino alla duplice sfida contro Cavs e Lakers all'AT&T Center, ci sono 4 trasferte impegnative e l'impegno casalingo facile con i Warriors. Le 4 gare lontano dal Texas sono divise in due back-to-back, il primo in Florida con l'accoppiata Heat-Magic mentre il secondo vedrà  i ragazzi di Popovich giocare prima ad Atlanta e poi ad Oklahoma City.

Un giorno di riposo e poi sarà  il turno di Lebron e di Kobe, in 3 giorni che diranno tanto sull'amletica stagione dei San Antonio Spurs.

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