Amarè ora può concentrarsi sulla pallacanestro giocata, e i risultati si vedono…
Se ci permettete il gioco di parole, dopo le ultime 18 partite in cui i Suns hanno totalizzato 14 vittorie, si potrebbe dire che i Soli sono (ri)sorti. Non sembrava possibile soltanto un mese fa.
Infatti, dopo lo scintillante inizio (14-3) i Suns erano andati alla deriva con un triste bilancio di 12 vittorie e 18 sconfitte dall'1 Dicembre al 27 Gennaio.
Da lì in poi, sembra tutto cambiato. Le ragioni dell'improbabile risalita di una squadra che sembrava destinata di nuovo alla lotteria sono numerose.
La principale ragione sembrerebbe l'inserimento nel quintetto del "sophomore" Robin Lopez che, dopo una stagione "rookie" a dir poco deludente, sta diventando un giocatore fondamentale. "Credo che la gente stia sottovalutando molto il suo impatto sul nostro recente miglioramento", dichiarava Grant Hill.
Il suo impatto, numeri alla mano, è impressionante.
A livello individuale è passato da segnare 4 punti a partita come riserva a 12 come titolare e da catturare 2,8 rimbalzi a 6,3, tirando col 61% dal campo e 71% nei tiri liberi. Oltre al suo innegabile e, almeno in parte, prevedibile apporto in fase difensiva, Robin sta sorprendendo soprattutto dall'altra parte del campo, dimostrando delle ottime qualità tecniche in attacco.
"Sin dal primo giorno qui a Phoenix abbiamo lavorato sul mio gioco offensivo perché non voglio essere un giocatore troppo unidimensionale", dichiarava Lopez. Il risultato del suo costante impegno in palestra è una partita come quella contro i Clippers, in cui il meno famoso dei fratelli Lopez è diventato protagonista per un giorno, segnando 30 punti e totalizzando 12 rimbalzi.
Ma per calcolare esattamente "l'effetto Lopez" bisogna lasciare da parte i suoi numeri e concentrarsi su quelli della squadra.
Quando Frye giocava titolare i Suns avevano un margine a rimbalzo (differenza tra rimbalzi propri e degli avversari) di -1,9, da quando c'è Lopez in quintetto i Suns sono diventati una delle migliori squadre a rimbalzo della NBA con un margine di +4,4.
L'effetto diretto di questo miglioramento è la diminuzione del numero di tiri degli avversari e, di conseguenza, la diminuzione dei punti subiti. Prima i rivali dei Suns disponevano di 6,4 tiri in più a partita, adesso soltanto 2,4 e in particolare, Phoenix pre-Robin, subiva 3,4 punti dopo rimbalzi offensivi in più di quelli che segnava. Adesso invece ne segna 0,3 in più degli avversari.
In generale, il team di Gentry è migliorato moltissimo in difesa a partire dall'All-Star game. Dopo il weekend delle stelle a Dallas i Suns, in dieci partite, hanno subito una media di 97.8 punti. Una cifra impressionante se la si paragona ai 107.5 che subivano pre-All-star.
In quanto alle percentuali di tiro, i Suns prima concedevano il 46% ai rivali, una cifra del tutto rispettabile che però non bastava visto il maggior numero di tiri di cui disponevano le altre squadre che obbligava i Suns ad essere sempre quasi perfetti in attacco. Adesso che i Suns controllano i rimbalzi e concedono solo il 45% dal campo (nona miglior squadra della lega) non c'è più bisogno di dominare in attacco per vincere una partita.
"A livello offensivo sono i migliori Suns dell'era Nash - dichiarava Gregg Popovich - e sono anche quelli che difendono meglio".
Effettivamente, ora i Suns vincono partite grazie alla difesa, come contro gli Hawks, un match finito con un risultato per niente "Sunsiano": 88-80.
"Non è proprio da noi - dichiarava Jared Dudley - ma non possiamo sempre affidarci a Steve e Amar'e. Se c'è bisogno è così che dobbiamo giocare".
Sono state proprio le riserve come Dudley a vincere la partita con la loro difesa, che ha aiutato a limitare Atlanta a soltanto 30 punti nel secondo tempo. Riserve come Dragic che, dopo un primo anno difficile, si sta rivelando un talento da tenere d'occhio.
Ad Oklahoma City, con Nash a riposo, è dovuto partire da titolare e sostituire il due volte MVP. Un compito difficile per un giovane sloveno con poca esperienza in NBA e in casa della squadra rivelazione dell'anno.
La sua performance è stata sorprendente: 16 punti, 10 assist, 4 rimbalzi e 7 su 11 dal campo. "Goran ha fatto un gran lavoro guidando la squadra e cercando di servire i suoi compagni", dichiarava il coach a fine partita.
L'unica pecca della squadra di Gentry, a questo punto, sono le palle perse.
I Suns continuano a perdere troppi palloni e sono incapaci di recuperarne molti.
Un esempio lampante di questo problema è stata l'ultima sconfitta, contro i Jazz. Una partita dominata da Nash e soci su tutti i fronti. Infatti, a fine del terzo quarto i Suns stavano tirando intorno al 60%, limitando i Jazz al 40% e, nonostante ciò, vincevano di soli 8 punti a causa delle innumerevoli palle perse in attacco che si sono rivelate poi fatali.
Nonostante le due dolorose sconfitte contro i Jazz e soprattutto contro gli Spurs, partita persa negli ultimi minuti, con schiacciata sbagliata da Richardson inclusa, i Suns sono in una buona posizione per raggiungere i Playoff. Con 40 vittorie e 25 sconfitte si trovano quinti nella Western Conference, con ancora buone possibilità di raggiungere i primi quattro posti e assicurarsi il fattore campo a favore nel primo turno. Insomma, ragioni per un moderato ottimismo non mancano.
Una di queste è sicuramente il "non-scambio" di Stoudemire, che dopo essere stato per settimane offerto a destra e a manca è rimasto nella Valle del Sole, almeno fino a quest'estate, quando può svincolarsi e tornare a monopolizzare le notizie sportive dell'Arizona.
La conferma di Stoudemire sembra aver fatto contenti tutti. "Ci sentiamo meglio perché adesso sappiamo che questa è la squadra con cui concluderemo la stagione - affermava Gentry, il giorno dopo la 'trade-deadline'- c'è meno pressione".
Lo stesso Amar'e, che ha sempre mantenuto un comportamento ineccepibile durante le ultime settimane, ha detto che non c'è "nessun risentimento nei confronti della società ".
Con Stoudemire e con la nuova identità difensiva dei Suns, i Playoff non sono più una chimera. Da lì in poi, anche nella Valle del Sole, è consentito sognare.